Italia — 28 Marzo 2015

Quando si farnetica sul presunto aumento degli eventi estremi si omette (forse maliziosamente, forse per ignoranza) di dire che essi sono sempre stati una caratteristica del pianeta e, in passato, quando l’uomo era in grado di difendersi in maniera meno “tecnologica” arrivavano a creare non solo devastazioni, lutti ma anche tanta miseria.

E’ il caso della estrema propaggine settentrionale dell’Alto Adige-Sud Tirolo, e precisamente delle valli di Tures-Aurina, che oggi conoscono un grande sviluppo turistico.

In passato molti abitanti della valle trovarono lavoro grazie alla miniera di rame a Predoi. In un certo periodo le miniere occuparono sino a 300 lavoratori. Per il resto gli abitanti della Valle Aurina e della contigua valle di Tures vissero soprattutto di agricoltura.

Frequenti alluvioni, frane e valanghe portarono di tanto in tanto la miseria in singole località. La Chiesa Parrocchiale della Valle Aurina, che prima si trovava a San Martino, si dovette spostare due volte a causa delle alluvioni.

Soprattutto l’abitato di Tures fu devastato più volte dal torrente Aurino (in tedesco infatti la località prende il nome di SAND, sabbia).

Verso il 1850 un’alluvione allagò la conca di Tures distruggendo molte case. L’acqua coprì i campi migliori e la zona fu trasformata in un unico grande lago. L’acqua era così alta che insabbiò la canonica fino all’ottavo gradino. Un quarto dei campi migliori si trasformò in una palude maleodorante impestando l’aria e diffondendo febbri tra uomini e bestie.

Solo grazie ad un instancabile impegno fu possibile bonificare i campi. Un evento catastrofico tremendo però nel 1878 condiziò per sempre la vita di centinaia di persone. Le fonderie vennero completamente distrutte. Una frana staccatasi per il maltempo nei pressi di San Giovanni bloccò il corso dell’Aurino e diede origine ad un grande lago che si estese sin dietro la Chiesa Parrocchiale della Valle Aurina.

Alcuni giorni dopo le acque sfondarono il vallo e si riversarono violentemente a valle portando con sè interi costoni. La situazione tornò solo lentamente alla normalità ed altre frane ed alluvioni imposero la ricollocazione della strada dall’argine destro a quello sinistro del torrente e scavata nella roccia sotto il castello.

Da allora eventi tanto catastrofici non si sono più verificati, alla faccia di chi continua a ritenerli una minaccia costante. Questo però non significa che il rischio di frane in montagna sia stato ridimensionato.

La valle Aurina, come tante altre valle alpine, continua a fare i conti con alcuni movimenti franosi, ma l’uomo con il grado di progresso raggiunto riesce a farvi fronte ed ad evitare gravi conseguenze per il territorio, la gente che lo abita e le attività che svolge.

Fonte: Meteolive.it__069772___valle_aurina

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