Aria fredda e mar Mediterraneo notoriamente non hanno un bel rapporto. Capita così che durante il semestre freddo, imponenti colate di aria gelida di diretta estrazione polare puntino dritte il nostro Paese, salvo poi evitare l’ostacolo deviando all’ultimo momento verso ovest. Il freddo, soprattutto se ha anche una componente continentale, si spalma quindi sul cuore dell’Europa finendo per scivolare a volte persino sulla penisola Iberica e anche oltre, arginato fisicamente dalle imponenti barriere montuose che le si frappongono, primo fra tutti l’arco alpino.
Ma cos’altro impedisce all’aria fredda di entrare decisa sul Mare Nostrum? Beh, certamente l’effetto della rotazione terrestre (forza di Coriolis) ci mette del suo, deviando i nuclei freddi verso destra (verso ovest nel nostro emisfero). Inoltre, come ben sappiamo durante l’inverno le temperature della superficie marina mediterranea sono decisamente più elevate rispetto a quelle della terraferma. Tra continente e mare cambia dunque la struttura termodinamica dello strato atmosferico che risente dei processi di rimescolamento prossimi al suolo (lo strato limite planetario o Planetary Boundary Layer, PBL).
A questo punto non sarà difficile comprendere che la nostra massa d’aria fredda cercherà di mantenersi attiva con il minor dispendio energetico possibile, dunque eviterà di disgregarsi sul mare caldo e tenderà a rimanere il più possibile su superfici continentali fredde.
Insomma, il freddo invernale rimane spesso solo sulla carta o, ben che vada, ci interessa solo marginalmente rispetto al resto dell’Europa? Da oggi, cari lettori, anche in previsione del prossimo inverno, sapete di cosa tenere conto per evitare frustanti delusioni.
Luca Angelini per Meteoservice.net