Editoriali — 28 Ottobre 2015

Molto si è detto sulla possibile influenza dell’attività solare sulla rigidità degli Inverni europei, ma difficilmente sono state poste delle prove atte a determinare questo, visto che la questione è ancora dibattuta.

In realtà i meccanismi con i quali le variazioni dell’attività solare influenzano il clima del nostro Continente non sono stati ancora ben compresi; si suppone comunque un’influenza sull’Oscillazione Artica, tale da favorire la presenza di Anticicloni Settentrionali e quindi di afflussi freddi sull’Europa.

Comunque, la correlazione appare bene evidente: consideriamo i due grafici in successione.

Dapprima, il grafico delle variazioni della Radiazione Solare dal 1600 ad oggi, stando al World Data Center of Paleoclimatology, ricostruendo la variazione della radiazione solare grazie alla quantità di Isotopi presenti nella materia del passato (la quantità di C14 e di O18 varia a seconda dell’intensità della radiazione stessa), grafico tratto da climate4 you.

Il secondo grafico mostra la frequenza dei congelamenti del Lago di Zurigo nello stesso periodo considerato (semplice grafico di frequenza effettuato dall’autore).

Notiamo come la radiazione solare sia variata nel tempo di una quantità molto bassa, di appena 3,4 W/mq, tuttavia è stata sufficiente a provocare un aumento sensibile della frequenza di Inverni rigidi in Europa Centrale.

Il Lago di Zurigo, infatti, per congelare completamente, necessita di un lungo periodo di freddo, all’incirca temperature sotto i -10°C per almeno 30 giorni.

Notiamo come la frequenza sia massima nel periodo compreso tra 1660 e 1830, periodo di radiazione solare molto più bassa dell’attuale, e successivamente di nuovo è congelato di frequente nel periodo 1880-1963, con un corrispondente calo della radiazione solare nel periodo compreso tra il 1880 e gli anni Venti del XX Secolo.

Invece, nessun episodio tra il 1831 ed il 1879, e nel periodo successivo al 1963, caratterizzati da una risalita netta della quantità di radiazione solare.

Infine, tra il 1660 ed il 1718 abbiamo avuto la frequenza più alta di congelamenti, pari ad un inverno ogni 6 circa.

Appare quindi evidente che, malgrado la Radiazione solare vari di una quantità piuttosto bassa, entrano in gioco meccanismi atmosferici (o forse oceanici, ad esempio un indebolimento della Corrente del Golfo), che permettono un forte aumento del numero di inverni rigidissimi sul nostro Continente.

tratto dal blog freddofili

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