(Rinnovabili.it) – Limitare il riscaldamento globale non a 2 °C, ma addiriturra ad 1.5 °C, è possibile. Lo afferma uno studio pubblicato su Nature Climate Change, che entra a gamba tesa in un dibattito ancora aperto, sebbene già 100 nazioni abbiano abbracciato la soglia dei 2 °C come limite da cui partire per raggiungere un accordo globale sul clima durante la COP 21 di questo dicembre a Parigi.
Un obiettivo che, nonostante le richieste dei piccoli Stati insulari che temono la cancellazione, sembra già per molti irrealistico, dato lo scarso coraggio politico dei grandi inquinatori: UE, USA, Cina, Giappone, Canada e Russia, per dirne alcuni, hanno tutti annunciato impegni conservativi e niente affatto impossibili da raggiungere. Il rischio è che non arrivino nemmeno a rispettare il tetto dei 2 °C fissato dall’IPCC come limite entro il quale abbiamo il 50% di possibilità di scampare agli impatti più estremi del cambiamento climatico.
Eppure il rapporto di Nature Climate Change, scritto da ricercatori tedeschi e austriaci, sostiene che misure tempestive e radicali possono ancora contenere il global warming entro i limiti del grado e mezzo.
Un aumento repentino di misure per l’efficienza energetica e riduzioni di CO2 più poderose sarebbero fondamentali, dicono gli esperti, per mantenere in vita una possibilità di arginare il riscaldamento globale entro quella soglia da qui al 2100. La finestra per raggiungere questo obiettivo è piccola e in rapida chiusura, avvertono.
In sostanza, le azioni da intraprendere sono le stesse che si prevedono per il tetto dei 2 °C, solo più tempestive. Le scadenze, da qui a 10-20 anni, prevedrebbero un mondo carbon neutral. La Costa Rica è sulla buona strada per diventare il primo Paese a zero emissioni nel 2021.
Quando si parla di misure drastiche, bisogna sempre aspettarsi qualche secondo fine. Infatti, anche in questo studio, si fa riferimento alla necessità delle tecniche CCS, controversi metodi di cattura e stoccaggio del carbonio. Anche i biocarburanti vengono sostenuti come soluzione praticabile, tenendo conto che vanno a competere con la produzione di cibo. Lo studio sostiene la necessità di approfondire le sue tesi in ambito IPCC. Il panel internazionale sui cambiamenti climatici si è riunito questa settimana per discutere l’adozione di nuovi strumenti di analisi, ad esempio l’uso di dati socioeconomici come l’aumento della popolazione e la riforma del settore energetico, al fine di valutarne l’impatto sul riscaldamento globale.
Fonte: Rinnovabili.it