Editoriali — 14 Gennaio 2014

__060408___img15Nonostante i reiterati tentativi di ricompattamento del Vortice Polare andranno a mettere i bastoni tra le ruote dell’inverno italiano ed europeo, la stagione in atto, pur NON presentando i valori di gelo che molti meteoappassionati vorrebbero, potrebbe comunque risultare discreta, soprattutto nella sua seconda metà. Accantonando un attimo da parte le anomalie termiche positive registrate sul continente, guardando al nostro “orticello”, il transito frequente di perturbazioni sta dispensando preziosi centimetri di neve lungo tutto l’arco alpino dove la stagione sta facendo il suo corso in modo eccellente. L’unico neo di questo inverno riguarda la totale mancanza di irruzioni fredde in grado di portare atmosfere più invernali anche a bassa quota e sulle pianure, latita la NEVE anche sull’Appennino.

Cosa bolle dentro il pentolone del lungo termine?

Occorre innanzitutto sottolineare la mancanza di un deciso e duraturo raffreddamento sull’est Europa. A tal proposito qualche tentativo verrà svolto solo dal pattern barico in atto in questi giorni su scala europea ma resterà probabilmente un episodio fine a se stesso. L’inverno in Italia ed in Europa potrebbe essere invece portato dalla recidiva e costante ingerenza di alcune depressioni di origine nord-atlantica, le quali andrebbero a veicolare sull’Europa aria fredda di origine artico-marittima.

Questa tendenza appare oggi quella maggiormente sposata dai principali modelli a nostra disposizione. L’aria fredda dai settori nord-atlantici verrebbe veicolata verso le medie latitudini grazie a modeste azioni di forcing anticiclonici in sede atlantica.

Subentrerebbero sull’Italia valori di gran gelo?

Le uniche masse d’aria in grado di garantire gran freddo sul vecchio continente, sono rappresentate dalle azioni retrograde portate dall’aria gelida di estrazione continentale provenienti da est Europa, Russia e più raramente Siberia. L’aria artico marittima nel suo tragitto dall’alto oceano Atlantico sin verso l’Europa centrale e meridionale, è obbligata ad attraversare vaste porzioni di oceano prima di poterci raggiungere. Durante questo lungo tragitto, la massa d’aria tende a surriscaldarsi, sopraggiungendo sulle nostre regioni priva di quei valori di gelo che possiede solo all’inizio del suo lungo viaggio.

L’aumento termico maggiore avviene negli strati prossimi al suolo mentre spostandoci sugli strati d’aria posti a quota maggiore, si verifica spesso una maggiore conservazione del freddo che è in grado di amplificare il gradiente termico verticale, agevolando così la formazione di ciclogenesi associate a nubi e precipitazioni.

L’avvio di questa fase di dinamicità atmosferica nord-atlantica potrebbe manifestarsi già durante la terza decade di gennaio ma necessitano ancora diverse conferme.
Meteolive.it

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