Editoriali — 11 Maggio 2015

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E’ il caso di andare a fare un giretto al Polo Nord. Si legge in giro che quest’anno il disgelo è finalmente nella norma, che i ghiacci artici sono in gran forma, che hanno recuperato alla grande dispetto al disastro del 2012 eccetera.

Balle. O meglio: il recupero esiste solo se ci si limita a considerare l’estensione dell’Artico conalmeno il 15% di ghiaccio. Ma – a differenza rispetto al passato – la superficie con almeno il 15% di ghiaccio non è un gelato bensì un semifreddo. L’agonia dell’Artico continua: le cartine relative alla concentrazione dei ghiacci mostrano che ora in corrispondenza del Polo Nord c’è circa il 50% di ghiaccio. Appena. Il resto è acqua.

Le uniche – apparentemente – buone notizie sullo stato di salute dei ghiacci artici vengono dal grafico del Nsidc statunitense, che evidenzia la superficie con almeno il 15% di ghiaccio. Quella effettivamente, dopo tanti anni, è nella norma. Clic sull’immagine per accedere al grafico aggiornato.

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Se invece si guarda il grafico che considera la superficie con almeno il 30% di ghiaccio, la musica comincia a cambiare. E’ redatto dal Center for Ocean and Ice della Danimarca; clic sull’immagine per accedere all’originale.

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Ma non è che l’inizio. La cartina di Chryosphere Today dà conto della concentrazione dei ghiacci. Guardate la legenda e la zona del Polo Nord: 50 di ghiaccio e 50% di acqua. Sempre clic per arrivare all’originale aggiornato.

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L’Università di Brema conferma in modo ancor più dettagliato ed impressionante. Altro clic per arrivare all’originale: il ghiaccio sembra ad un soffio dallo spezzarsi in due blocchi.

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Il pallino grigio esattamente sopra il Polo Nord è la “zona cieca” che i satelliti non riescono a vedere e per la quale quindi l’Università di Brema non dà informazioni. Però è un’area veramente molto limitata la cui situazione è ricostruibile ad intuito. Ho usato le carte e i grafici con gli ultimi aggiornamenti disponibili: alcuni sono datati 28 agosto, altri 29. Ma non sono 24 ore a fare la differenza

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