TRECATE: 28 FEBBRAIO 1994 – 28 FEBBRAIO 2014 IN RICORDO DEL TRAGICO EVENTO DELL’ESPLOSIONE DEL POZZO PETROLIFERO TR24, E DEL DISASTRO ECOLOGICO, SUBITO DALLA NOSTRA CITTA’…
Trecate 28 Febbraio 1994, in ricordo dei tragici eventi che sconvolsero la quoditianità della nostra città, e in occasione dei 20 anni (28 Febbraio 1994 – 28 Febbraio 2014) dall’esplosione del maledetto pozzo Trecate 24 dell’Agip, in quel pomeriggio di brumosa pioggerella, in questa fetta di pianura padana, ho pensato di raccontare per non dimenticare, attraverso articoli di giornale, immagini e commenti, quanto accadde quel pomeriggio, quando alle 15.30, a causa della rottura di un tubo di trivellazione, a una profondità di circa 5400 metri, e della non tenuta di alcuni sistemi di sicurezza ( che non funzionarono) il getto di petrolio, sparato fuori a una potenza di circa 200 atmosfere, raggiunse il cielo sottoforma di nube tossica mischiata a metano, arrivando a circa 200 metri di altezza, unitasi alla pioggia che cadeva dalla mattina, il petrolio ricadde sui campi e sulla città di Trecate, sulle case, sulle strade e sui cittadini spaventati;
28 FEBBRAIO 1994, IL LUNEDI’ NERO DI TRECATE, MA DOVE VIVIAMO? TRATTO DAL BISETTIMANALE “IL TICINO”
28 FEBBRAIO 1994
Giornale: Il Ticino
Ma dove viviamo? Ecco la domanda più assillante che rimane dopo la vicenda del pozzo esploso. Possiamo ancora dormire tranquilli? Ogni tanto, quando la TV parlava di Napoli, non riuscivo a non pensare alle case costruite costruite sulle pendici del Vesuvio. “Povera gente, mi dicevo, da un momento all’altro potrebbero perdere tutto”. E noi adesso sappiamo che a Trecate corriamo praticamente gli stessi rischi. Doveva esplodere un pozzo di petrolio però per sapere che siamo una delle maggiori aree a rischio, e che, soprattutto, siamo impreparati alle emergenze. La prima cosa che mi viene in mente appena iniziato il disastro sono le parole di due tecnici dell’Agip.
Il Pozzo Petrolifero “TR24”
Ricordo bene: si trattava di un consiglio comunale “aperto” (sindaco Borando, vice Antonini); i due dovevano relazionare sulle trivellazioni che l’Agip avrebbe compiuto per estrarre il petrolio. Da qualche parte ho anche gli appunti con i nomi dei due ingegneri, ma in questi giorni, disgustato, non ho avuto voglia di cercarli. I due, rassicuranti garantirono che non ci sarebbe stato alcun tipo di pericolo per l’ambiente e per la popolazione. Una eventuale fuori uscita di petrolio sarebbe stata subito fermata da sistemi di sicurezza, valvole ecc. E poi, la zona di rispetto attorno ai pozzi sarebbe stata una più che sufficiente protezione. Come volevasi dimostrare… Adesso si dirà che è stato un incidente anomalo, imprevedibile, più unico che raro ecc ecc. Ma ormai il germe del dubbio si è insinuato in noi..
FLAVIO BELTRAMI
CRONISTORIA DEL DISASTRO DEL POZZO DI PETROLIO DI TRECATE
LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 1994 ORE 15,30
Il pozzo petrolifero denominato “Trecate 24” situato in località Cascina Cardana, impazzisce e salta in aria.
Si forma una colonna alta 100 metri che scaglia in aria una micidiale miscela di petrolio, gas, sassi, terra e acqua.
Ad una pressione di circa 600 atmosfere vengono nebulizzate in aria 400 – 500 metri cubi di greggio al giorno.
Per Legambiente e WWF la quantità di greggio che fuoriesce è maggiore di quella dichiata dall’Agip.
LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 1994 ORE 16
Viene dato l’allarme generale.
Su Trecate e dintorni piove.
L’acqua è mescolata al petrolio.
Le auto si trovano in pochi secondi con i tergiscristalli “impastati”, e slittano sull’asfalto che diventa sempre più viscido.
Qualcuno, a piedi, scivola e cade.
LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 1994 ORE 17
Trecate viene isolata.
In prefettura a Novara viene dato l’ordine di evacuare le famiglie che vivono nei dintorni del pozzo (circa 30 persone).
C’è il serio pericolo di una esplosione.
Il greggio ed il gas nebulizzati dalla forte pressione, se innescati dal fuoco,potrebbero innescare una fiammata larga alcuni chilometri.
Per fortuna continua a piovere.
Dalla prefettura viene frettolosamente disposto un piano di evacuazione per 200 trecatesi.
Vengono inviati cinque pullman militari (!)
I trecatesi residente che si trovano fuori paese e tentano di rientrare vengono bloccati dalle autorità.
Strade e ferrovia sono sbarrate.
Molti raggiungono casa nonostante il divieto utilizzando stradine secondarie.
LUNEDI 28 FEBBRAIO 1994 ORE 19,45
Il sindaco Magnaghi viene intervistato dall’inviato della Rai.
Le sue dichiarazioni sono rassicuranti.
Dichiara che il rischio di incendio è molto basso.
Anche la presenza di acido solfidrico, molto pericoloso per la salute dell’uomo, è presente in 0,4 parti per milione nell’aria.
La soglia di rischio è considerata 10 parti per milione.
LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 1994 ORE 21,00
I trecatesi sono tappati in casa davanti alle televisioni.
Un sordo e sinistro boato continua a diffondersi per tutto il paese, che sembra quasi trattenere il fiato.
Il rumore conferma che il getto di petrolio non si è arrestato.
Le linee telefoniche sono praticamente saltate non si può nè chiamare, nè ricevere telefonate da fuori Trecate.
Anche le comunicazioni interne del paese sono difficilissime.
I tecnici cercano di intervenire inutilmente.
MARTEDI’ 1 MARZO 1994 ORE 08,00
L’amministrazione comunale di Trecate fa spargere sulle strade cittadine quantali di seppiolite, un terriccio granulare, solitamente usato per i bisogni fisiologici dei gatti da appartamento, che ha un forte potere assorbente.
I tecnici non sanno come fare a fermare il getto di petrolio.
Sono stati convocati d’urgenza i tecnici texani della società “Wild Well Control inc.”.
I pozzi del Kuwait, dove i tecnici hanno lavorato, avevano poche centinaia di metri di profondità.
Quello di Trecate è profondo 5700 metri.
La pressione del getto di petrolio è fortissima.
Anche i texani non sanno cosa fare.
Non è possibile usare la dinamite.
Mezza Trecate andrebbe a fuoco.
MARTEDI’ 1 MARZO 1994 ORE 10
Le scuole restano regolarmente aperte ma nel plesso di via Andante funziona il riscaldamento ad aria soffiata.
Alcuni bambini accusano sintomi preoccupanti:
Conati di vomito; Capogiri; Mal di testa.
La direttrice dispone la chiusura della scuola.
A mezzogiorno viene chiuso anche l’asilo nido.
In prefettura, alla riunione del comitato di crisi, partecipano i sindaci di Trecate, Romentino e Cerano.
L’Agip comunica che pagherà tutti i danni.
MARTEDI’ 1 MARZO 1994 ORE 12
I contorni del disastro ecologico sono ormai ben delineati.
Il pozzo continua ad eruttare la sua miscela distruttiva.
Le televisioni di tutto il mondo parlano del fatto.
Trecate è diventata di colpo tristemente famosa.
Qualcuno dichiara: “… è come se una petroliera avesse naufragato nel cielo del paese!”.
La statale 11 è interrotta sulla circonvallazione nel tratto fra il semaforo per Galliate e San Martino.
I tecnici prevedono tempi lunghi.
Il pozzo potrebbe continuare ad eruttare per giorni, settimane.
Il piano di evacuazione è più che mai attivo.
Un quarto di Trecate potrebbe essere trasferito in alberghi requisiti sul Lago maggiore.
La gente non sa cosa fare.
La confusione è totale.
MARTEDI’ 1 MARZO 1994 ORE 19
Dalla prefettura giunge l’ordine di non consumare ortaggi e frutta coltivati nei territori di Trecate e Romentino.
Il mercato del mercoledì è stato sospeso.
La scuola elementare di via verra e l’asilo nido restano chiusi.
E’ stato un pomeriggio concitato.
Riunioni con agricoltori, tecnici dell’USSL, dell’Agip, delle associazioni ambientaliste, si sono succedute di continuo.
Cominciano le polemiche politiche.
Diversi partiti chiedono l’immediata sospensione di ogni attività estrattiva da parte dell’Agip.
MERCOLEDI’ 2 MARZO 1994 ORE 04,30
Come d’incanto, preceduto da qualche boato, il pozzo si ferma da solo.
Il consigliere di minoranza Carlo Garavaglia dirà: “Dopo la peste del 1630 fu costruita la chiesa della Madonna delle Grazie.
La chiesa è vicina al pozzo e forse, in questa che dopo la peste è la catastrofe più grave che ha colpito Trecate, ci ha aiutato a superare la crisi.
MERCOLEDI ‘ 2 MARZO 1994 ORE 12
Il sole illumina un paesaggio spettrale.
Ettari ed ettari di terreno sono coperti da una spessa coltre di petrolio.
Le case sono annerite, i pavimenti irrimediabilmente unti, le auto incatramate, gli orti inservibili, la puzza insostenibile.
GIOVEDI’ 3 MARZO 1994 ORE 12
Il comune ha predisposto, di comune accordo con l’Agip, un modulo da compilare da parte di chi ritiene di aver subito danni.
Si formano code in municipio per ritirare il modulo.
Scoppiano ulteriori polemiche.
GIOVEDI’ 3 MARZO 1994 ORE 21
Piazza Cavour è affollata.
Ci sono le telecamere di Rai Tre, per la trasmissione di Santoro, “il rosso e il nero”.
CRONACHE TRATTE DAL BISETTIMANALE: CORRIERE DI NOVARA SUL DISASTRO DI TRECATE (NO)
TRECATE CORRIERE DI NOVARA GIOVEDI’ 3 MARZO 1994 – E’ Passata la paura – Almeno in parte.
Il pozzo Trecate 24 che lunedì pomeriggio aveva iniziato a “sputare petrolio”, così dicono gli abitanti delle zone vicine all’insediamento Agip, ha finito la sua erogazione incontrollata mercoledì alle 4.30, proprio mentre cessava la pioggia che in questi giorni aveva contribuito a evitare il disperdersi dei fumi e della nebulizzazione su una più vasta superficie di territorio.
Non è stato ancora possibile accertare con precisione quanto greggio sia fuoriuscito e soprattutto quale sarà l’impatto ambientale.
Ora il pozzo non ha più la sua nuvola di fumo, ma l’emergenza resta, almeno per 48 ore.
Un “connubbio” (così è stato definito dal responsabile Agip Rosario D’agata) tra natura e uomo ha messo fine alla fuoriuscita di petrolio e di gas.
Passando per Trecate forse la zona più colpita, ma si parla di un raggio d’azione dei gas di circa
10 – 15 chilometri, si possono vedere i segni del dramma.
Mercoledì mattina non pioveva più, ma le auto parcheggiate erano tutte di un solo colore, marrone.
Moltissimi residenti stavano cercando di eliminare la patina di petrolio e oli vari che ricopriva la soglia delle loro case.
Una lotta impari con le canne dell’acqua.
Negli ambienti Agip trapela un certo ottimismo, ma con riserva.
A mezzogiorno, in prefettura, una conferenza stampa con il prefetto Alberto Ruffo, il sottosegretario al dipartimento della Protezione Civile presso la presidenza del consiglio, Vito Riggio, il presidente della Regione Gian Paolo Brizio, l’assessore all’Ambiente Giuseppe Fulcheri, l’assessore alla Protezione civile Ugo Cavallera e la presidente del consiglio regionale Carla Spagnuolo, fa il punto della situazione dopo 37 ore e mezza di panico.
Secondo Riggio: “Si è trattato di un evento molto grave che è stato fronteggiato con perizia dal Prefetto di Novara.
Subito si è allertata la Protezione Civile che ha seguito il fenomeno dall’inizio in perfetta sintonia con i responsabili dell’impianto.
Ora – ha ribadito il sottosegretario – siamo ancora in condizione di allerta per 48 ore, il tempo necessario ai tecnici dell’Agip per mettere in sicurezza il pozzo.
In Italia esistono 718 impianti a rischio e dovremo valutare serenamente il problema della prevenzione e della sicurezza delle aree di questi insediamenti che dovrebbero passare di competenza regionale.
Tuttora sono in corsi i lavori di “soffocamento” del pozzo e poi affrotneremo il discorso della bonifica dei territori colpiti, ma l’Agip ha già fatto sapere che risarcirà tutti i danni.
Poco prima si era svolto un sopralluogo al pozzo della seconda commissione ambiente della Regione. “I nostri tecnici – ha detto il presidente della Regione Brizio – sono giunti a Trecate lunedì sera.
Sembra che le cose stiano andando per il verso giusto, ma l’emergenza rimane.
In questo momento quello che interessa è uscire dallo stato di allerta, ma il Piemonte deve rivedere a fondo la questione degli insediamenti di questi impianti a rischio.
Se, e sottolineo se, devono avvenire, vengano allora garantiti la sicurezza, la salute e l’ambiente.
La Regione si farà carico di approfondire l’argomento con l’Agip Stessa”.
L’assessore Cavallera ha posto l’accento sul fatto che “occorre una svolta.
Sono da perfezionare sicuramente la legislazione in materia e, non ultimi, i piani integrati in caso di calamità.
Sarà questo il nostro terreno di lavoro”.
L’Agip, che sta collaborando con le associazioni ambientalistiche per valutare e creare una vera e propria mappa dei danni, istituirà presso i municipi dei comuni colpiti dalla fuoriuscita di greggio appositi uffici per facilitare i rimborsi dei danni.
SANDRO DEVECCHI
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994: MENTRE CONTINUA L’ALLARME PER IL PETROLIO FUORIUSCITO, IL POZZO NON SPUTA PIU’ PETROLIO
Alle 4,30 di ieri, mercoledì 2 marzo 1994, si è interrotta la fuoriuscita di combustibile dal pozzo numero 24 Agip di Trecate. A circa 38 ore – l’allarme era scattato alle 15 di lunedì 28 febbraio – che ha provocato l’erogazione incontrollata di idrocarburi (ne sarebbero stati eruttati 500 metri cubi al giorno, con uno zampillo alto 50 metri che si disperdeva su un’area di circa trenta chilometri, arrivando a non più di 5 chilometri dal Parco del Ticino), cause naturali hanno facilitato ai tecnici dell’Agip l’intervento di interruzione del flusso.
Al momento in cui il nostro giornale va in stampa l’allarme non è comunque cessato: sono infatti in corso gli interventi per la totale messa in sicurezza del pozzo dopo le indispensabili verifiche tecniche sulle cause dell’interruzione del getto di idrocarburi.
In proposito, sono due le ipotesi: la diminuzione della pressione della sacca sotterranea o una frana che, nel sottosuolo, avrebbe costituito una sorta di tappo.
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994: COSI’ LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 1994 E’ SCATTATO IL DRAMMA
COSI’ LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 1994 E’ SCATTATO IL DRAMMA
“Intorno alle 15 di lunedì 28 febbraio, durante le normali attività di perforazione del pozzo Trecate 24, che si trova in località cascina Cardana, i tecnici hanno trovato difficoltà.
Mentre si cercava di riprendere la perforazione si è rotta la parte bassa della batteria, si è cercato allora di far salire la trivella e a quel punto i dieci tecnici presenti sul pozzo si sono visti fuoriuscire un’erogazione incontrollata di idrocarburi.
Subito è scattato il sistema Agip per la sicurezza e sono state attivate tutte le squadre tecniche di pronto intervento.
Sul luogo dell’incidente è intervenuto anche il presidente dell’Agip SPA, Guglielmo Moscato, e in breve tempo si è deciso di fare intervenire due specialisti provenienti dal Texas per cercare di riportare la situazione alla normalità”.
È il responsabile per l’immagine dell’Agip, Rosario D’agata, a ricostruire in una conferenza stampa, martedì pomeriggio, al centro Oli di San Martino di Trecate, le vicende di queste ore angosciose.
Mentre gli specialisti, arrivati nella mattinata di martedì, perlustrano il luogo dell’incidente, si profilano i possibili modi d’intervento: a lungo termine, nel giro di alcune settimane, la possibilità di scavare un pozzo attiguo per incanalare gli idrocarburi; a breve termine un intervento diretto alla bocca del pozzo, più pericoloso per chi ci avesse lavorato.
Dalla falda, intanto, fuoriescono fra i quattrocento e i cinquecento metri cubi di idrocarburi al giorno, che ricadono sull’ambiente circostante e lo stravolgono gettando nel panico la popolazione.
Per il rischio di esplosioni, dapprima, e poi per il grado di tossicità della nube che si alza nell’aria.
E’ Luigi Torricelli, responsabile del distretto di Crema, del quale fa parte anche il Centro Olii di Trecate, a precisare: “Nella drammaticità dell’evento non c’è comunque rischio per le popolazioni circostanti.
Sono state evacuate le persone che abitano nel raggio di ottocento metri dal pozzo.
Per la popolazione dei paesi vicini non c’è alcun tipo di problema: la nube tossica, con presenza di idrogeno solforato, è altamente al sotto dei limiti di guardia.
Già ieri la ditta Sarpom e una ditta nostra contrattista ci hanno fornito dati rassicuranti: ieri l’acido solfidrico era di 0,4 e oggi di 0,1 parti su un milione.
Quindi, lo ripeto, non ci sono rischi per le popolazioni circostanti: l’odore dà fastidio ma non fa male.
E poi non è possibile dire che un incidente del genere era prevedibile.
-Ha sottolineato Luigi Torricelli.
È successo un incidente ma il “doveva succedere” non lo accetto”.
Gli interrogativi si spostano sul futuro: si riuscirà a ripristinare la zona circostante?
È come? “abbiamo in dotazione tutti i mezzi necessari per restituire il territorio circostante – è la risposta di D’Agata – .
Nel terreno circostante al pozzo sono già in funzione le vasche naturali per la raccolta del materiale che fuoriesce e poi si sta provvedendo ad utilizzare sostanze assorbenti per ridurre al minimo l’impatto ambientale”.
Quanto al risarcimento dei danni – ha concluso Luigi Torricelli – non esiste alcun tipo di problema.
Tutti i danni, che secondo le prime stime si aggirano attorno ad alcune decine di miliardi, verranno interamente pagati dall’Agip SPA”.
LUISA GAVINELLI
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994: MERCOLEDI’ MATTINA (2 MARZO 1994): UNA SPERANZA CON RISERVA, L’ALLARME NON E’ ANCORA CESSATO
MERCOLEDI’ MATTINA (2 MARZO 1994): UNA SPERANZA CON RISERVA
“PERCHE’ L’ALLARME NON E’ ANCORA CESSATO”
SAN MARTINO DI TRECATE: – “Sono stato buttato giù dal letto all’alba con una notizia che mi ha fatto cambiare umore”.
Così ha spiegato Rosario D’Agata, responsabile immagine e iniziative pubblicitarie dell’Agip, commentando il fatto che il pozzo Trecate 24 non è più in erogazione incontrollata.
“In poco tempo siamo passati – continua il dirigente dell’Agip – da una grossa preoccupazione a una buona speranza.
Parlo di speranza sia per una sorta di prudenza, sia per correttezza nei confronti degli abitanti delle zone colpite dalla nuvola”.
Alle 4,30 di mercoledì mattina il pozzo ha smesso di erogare greggio ed ora i tecnici dell’Agip proseguono il loro lavoro d’intervento diretto sulla testa del pozzo e dalle postazioni vicine per mettere definitivamente il sicurezza il pozzo, intervenendo sulla formazione produttiva.
“Questo fenomeno, ma soprattutto questa soluzione, è stato il classico esempio di collaborazione fra la natura e l’uomo.
I tecnici – prosegue D’Agata – che hanno contribuito a ridurre l’emergenza hanno operato aumentando la produzione dell’intero campo per diminuire la pressione del flusso del getto di petrolio e quindi abbiamo trovato la risoluzione per “compensazione”.
La natura ha fatto il resto”.
Ma cosa è successo veramente? “A dire la verità non lo sappiamo ancora, ma in questo momento ci stiamo preoccupando di mettere definitivamente il pozzo in sicurezza, poi cercheremo di studiare il meccanismo che ha bloccato la fuoriuscita del liquido”.
Secondo le prime analisi l’erogazione sarebbe terminata in seguito a una frana del terreno sottostante al pozzo.
Ma D’Agata non si sbilancia: “Non possiamo ancora fare stime precise nè su quanto greggio sia fuoriuscito, nè su cosa sia accaduto.
All’origine del guasto dovrebbe esserci “l’asta” sopra la trivella, ma non abbiamo ancora effettuato tutti gli accertamenti”.
Per mettere in sicurezza il pozzo i tecnici stanno pensando ad una valvola di ritegno che possa bloccare un eventuale getto di greggio.
“Tutta l’organizzazione continua a svolgere la propria attività, così come proseguono regolarmente tutti i lavori iniziati e programmati per fronteggiare la situazione.
L’Agip continuerà a collaborare con la LegAmbiente, il WWF e le altre organizzazioni ecologiste per effettuare una valutazione dell’impatto ambientale al fine di attuare le azioni più adeguate per la bonifica e il ripristino dell’area interessata, nonchè per assicurare il dovuto indennizzo a chiunque possa aver subito danni”.
Nel frattempo l’emergenza durerà ancora presumibilmente per 48 ore e l’Agip ha chiesto alle autorità di continuare nel supporto alle operazioni, mantenendo la zona sotto il controllo delle forze dell’ordine, in previsione di dover movimentare altre attrezzature ed equipaggiamenti di dimensioni rilevanti.
SANDRO DEVECCHI
TRECATE, CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994, QUANDO DAL CIELO PIOVE PETROLIO
QUANDO DAL CIELO PIOVE PETROLIO
Com’è potuto accadere e quali le conseguenze?
Alla prima domanda cerchiamo di rispondere con l’aiuto, ovviamente “anonimo”, di alcuni amici che lavorano nel laboratori Agip di San Donato Milanese.
Il pozzo Trecate 24 di Villa Fortuna, a Trecate, non ancora produttivo, ha raggiunto un fase di perforazione di circa 4000 metri, ancora pochi rispetto ai 6000 – 6500 necessari per arrivare al giacimento scoperto nel 1984.
Durante le trivellazioni si incontrano pressioni assai elevate, per bilanciare le quali, si deve ricorrere al pompaggio all’interno delle aste perforanti di speciali “fanghi” a composizione e densità legate alle caratteristiche degli strati rocciosi incontrati, garantendo così anche un’indispensabile lubrificazione delle aste stesse.
Quando poi si rende necessario sostituire lo “scalpello” che lavora in profondità, le relative operazioni di estrazione delle aste possono richiedere più giorni e risultare piuttosto delicate: si potrebbe allora giustificare l’evento eruttivo con una “disattenzione” o con un bilanciamento della pressione non totalmente corretto, piuttosto che con una generica rottura di una non meglio identificata tubazione, come finora sostenuto?
Queste sono naturalmente solo delle semplici ipotesi, ma rimane il fatto che nei moderni pozzi di perforazione, qual’è di certo quello di Trecate, tutte le “manovre” sono registrate senza soluzione di continuità e ogni paramentro ( pressione, avanzamento e così via) viene memorizzato nei calcolatori della cabina di controllo; anche se oggi la dinamica dell’incidente può apparire incerta, l’Agip è dunque sicuramente in grado di stabilirne le cause con precisione.
Le conseguenze immediate: scongiurato il pericolo di incendio del “Geyser” il disagio è stato comunque notevole, poichè il velo oleoso depositatosi su case, automobili e strade non rappresenta proprio il massimo per una migliore qualità della vita.
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine, possiamo garantire ( sempre su informazioni di altri specialisti che per il momento non gradiscono essere nominati ) che l’acido solfidrico, il più tossico dei composti solforati ( ben noto per il suo caratteristico e nauseante odore di uova marce), che con altri gas di pozzo si sprigiona insieme al petrolio greggio, si è mantenuto a concentrazioni di almeno due ordini di grandezza inferiori alla soglia di pericolo.
La pioggia che ha accompagnato l’eruzione ha inoltre contribuito a restringere l’area inquinata nella quale non sussistono reali minacce di contaminazione delle falde acquifere, mentre per le acque superficiali e i terreni agricoli non si può fare altro che attendere un’accurata determinazione dei possibili inquinanti depositati e procedere di conseguenza alla bonifica che non dovrebbe presentare vere difficoltà ( oggi si coltivano anche batteri in grado di “digerire” gli idrocarburi).
E sui risultati di tali analisi torneremo sicuramente.
GIUSEPPE BONISSONI
QUALE FUTURO PER DUEMILA ETTARI DI TERRE COLTIVATE?
Per Fabrizio Poggi, direttore dell’unione provinciale agricoltori, che intervistiamo martedì pomeriggio, non ci sono dubbi.
“Stimiamo in circa 2000 gli ettari di terreno agricolo fino ad ora colpiti dalla pioggia di petrolio misto ad acqua.
Erano terreni coltivati a cereali”.
Perchè “erano”?
“Perchè il terreno impregnato di petrolio diventa incoltivabile. Su questa terra non potrà crescere più niente.
Si apre un problema enorme”.
Di che tipo?
“In teoria si dovrebbe asportare tutto lo strato di terreno imbevuto di questa miscela di acqua e olio.
E poi sostituirlo con un altro terreno di coltura fertile.
Ora, noi non siamo ancora in grado di sapere quanto in profondità è penetrata questa miscela: pochi centrimetri, mezzo metro, un metro?
In ogni caso si tratta di un volume enorme di terra che deve essere rimossa e sostituita.
Dove andiamo a prendere quella buona?
E ammesso che l’operazione sia fattibile, a che costi lo sarà?
Non so proprio che soluzione potremo trovare”
E i danni, siete in grado di quantificarlo?
“No. Sono enormi, di sicuro.
Ma ora come ora un calcolo sarebbe improponibile.
Più petrolio fuoriesce, più la situazione peggiora”.
È una calamità più grave dell’alluvione che nell’autunno scorso ha danneggiato molte colture? “Si perchè vede, l’alluvione può produrre danni anche gravissimi alla produzione, che viene persa, alle strutture, alle strutture, alle macchine.
Ma nel giro di qualche anno, a seconda dei casi, la situazione di partenza può essere ricostituita.
Qui si ha un danno irreversibile all’elemento primo dell’agricoltura: la terra”.
FRANCO MOIA
CORRIERE DI NOVARA, TRECATE 3 MARZO 1994, MERCATO SOSPESO 2 SCUOLE CHIUSE
MERCATO SOSPESO, 2 SCUOLE CHIUSE,
Trecate – il Mercato è stato sospeso.
Due scuole, la Elementare “Don Milani”
di via Andantee il vicino asilo Nido,
sono state chiuse a tempo indeterminato.
Le ordinanze del sindaco di Trecate,
Giuseppe Magnaghi, sono state emanate
nel tardo pomeriggio di martedì 1 marzo.
In pratica è stata vietata l’esposizione di
generi alimentari, mentre la chiusura
delle scuole si è resa necessaria per il tipo
di riscaldamento, ad aria, presente
nell’edificio scolastico.
Molti, comunque, sono stati i genitori che,
hanno preferito, giù nella giornata di martedì,
non mandare a scuola i propri figli.
E la decisione si è dimostrata oculata,
perchè alcuni bambini, e non soltanto tra quelli,
che frequentano la scuola Don Milani,
durante l’orario scolastico hanno dato segni di
malessere fisico.
Altri trecatesi, pochi, i più fortunati,
hanno invece preferito fare i bagagli e lascia Trecate.
Per tutti gli altri, la maggioranza, rimasti in paese,
vista la mancanza di tempestive indicazioni al riguardo,
si è trattato di compiere scelte autonome di comportamento.
Le mascherine, ad esempio, sono andate a ruba,
sembra che in tutto il paese non ce ne sia più una sola in vendita.
Informazioni e suggerimenti alla popolazione sono stati diffusi
dalla prefettura soltanto nella serata di martedì.
INQUINAMENTO: “INTERVENIRE SUBITO DOVE E’ POSSIBILE FARLO
INQUINAMENTO: “INTERVENIRE SUBITO DOVE E’ POSSIBILE FARLO
MANCANO I PIANI DI EMERGENZA
TRECATE – Il camper della Legambiente è arrivato a Trecate, sul luogo dell’incidente nel tardo pomeriggio di martedì.
A trenta metri dal pozzo 24, i tecnici hanno fatto i prelievi del caso.
Vogliono verificare il grado e il tipo d’inquinamento di aria, acqua e suolo.
“Il petrolio che fuoriesce da quel pozzo – ha dichiarato il segretario regionale della legambiente Attilio Tornavaca, presente, martedì sera, all’incontro pubblico a cui hanno partecipato rappresentanti di varie associazioni ambientaliste e sostenitori del polo progressista – è di tipo leggero.
Che cosa significa?
Che il prodotto ha una minore concentrazione di idrocarburi aromatici, i più pericolosi per la salute, quelli, in pratica, che sono causa certa di tumori.
Questo è certamente un dato positivo, anche se in questi due giorni la continua caduta di petrolio ha certamente prodotto un’elevata concentrazione di idrocarburi.
Proprio per questo motivo vogliamo conoscere, al più presto, i risultati delle analisi che i nostri tecnici stanno effettuando.
Quello che, oggi, mi preoccupa è la mancanza quasi totale di interventi di bonifica o di tamponamento al grave inquinamento ambientale tuttora in atto.
Per i pozzi di acqua potabile, il problema dell’inquinamento non sarà immediato, ma, immancabilmente, si presenterà in un futuro prossimo.
Ecco perchè diventano fondamentali interventi di bonifica mirati e immediati.
Evitare che il petrolio arrivi in profondità sarà difficile, non perchè il prodotto abbia grandi capacità di penetrazione, anzi, ma piuttosto perchè, in tutto il territorio, sono state compiute migliaia di trivellazioni di ricerca a elevata profondità.
Attraverso questi buchi il petrolio finirà, direttamente, nelle falde acquifere più profonde”.
Quali interventi suggerisce Tornavaca?
“Innanzitutto tentare di risolvere i problemi che è possibile, subito affrontare.
Parlamo del depuratore di Cerano, ad esempio.
Attualmente, mi è stato detto, le acque nere di Cerano e Trecate vanno direttamente nel ticino.
L’impianto non può infatti trattare queste acque perchè il contenuto di petrolio, in un litro è passato da 1,6 grammi a 4.
perchè non prevedere l’utilizzo di autobotti che prelevino a Cerano e smaltiscano in altri depuratori?
Parte dell’inquinamento potrebbe essere così, fermato”.
Carla Cavagna, rappresentante novarese dei verdi, solleva, invece, il problema delle aree a rischio e di come l’emergenza venga affrontata.
“Trecate e Cerano sono sprovvisti dei piani di emergenza che la legge Seveso dell’89 prevede per le aree a rischio.
Gli amministratori dei due paesi sono stati sollecitati più volte, e da tempo, dalle minoranze, ma hanno sempre disatteso la legge.
Che cosa sarebbe successo se l’incidente di lunedì avesse avuto conseguenze più gravi?
Se si fosse resa necessaria l’evacuazione immediata della popolazione? Il caos più completo”.
MIRELLA MORANDI
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994, TRECATE: STRADA STATALE 11 ANCORA CHIUSA
TRECATE – La strada statale 11 è tuttora chiusa al traffico nel tratto che va dal semaforo di via Romentino a San Martino di Trecate.
Chi da Novara va verso Trecate troverà un posto di blocco all’altezza della discoteca Celebrità e dovrà deviare obbligatoriamente verso Sozzago e Cerano per Raggiungere Trecate.
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 2013 TRECATE, CHE DISASTRO, TUTTO IL PAESE E’ SPORCO DI PETROLIO
I TRECATESI, ALLARMATI, PROTESTANO PER LA SCARSA INFORMAZIONE
“CHE DISASTRO! TUTTO IL PAESE è COPERTO DA UNO SPESSO STRATO DI PETROLIO”
TRECATE – Molti trecatesi si sono accorti che qualcosa era successo dalla “puzza” che ha invaso la cittadina.
“All’inizio si sentiva solo la puzza – ha riferito R. Geddo – . Ieri sera sono uscito e con degli amici siamo andati a vedere più da vicino cosa era accaduto, siamo arrivati fino ai blocchi, poi era impossibile proseguire, lì l’odore era più forte e ci è venuto istintivo coprirci la bocca con le sciarpe, ma non credo che la situazione sia di pericolo pe -r le persone, per ora.
La prima cosa che mi sono chiesto, in realtà, era se qualcuno degli addetti si fosse fatto male, se si fosse ferito qualcuno al momento dello scoppio”.
Non era solo la puzza e non lo è tuttora l’unico motivo che desta preoccupazione negli abitanti di Trecate: “Paura non anc ora, ma questo è un incidente gravissimo – ha dichiarato Isora Tonucci
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Io mi preoccupo dei nostri giardini, dei nostri orti, dell’agricoltura.
Io mi preoccupo dei nostri giardini, dei nostri orti, dell’agricoltura.
Sono preoccupata di quello succederà dopo; se la natura si risolleverà e che cosa ne rimarrà.
In paese l’odore comunque persiste e in alcune zone è quasi asfissiante.
“C’è una puzza pazzesca in giro e anche se adesso non sono spaventata spero che passi in fretta – ha affernato Luciana Mocchetto.
Che disastro! Già normalmente c’è l’inquinamento, tra i gas di scarico e il riscaldamento adesso ci mancava anche questa pioggia di petrolio! Appena sono uscita mi sono sentita rivoltare lo stomaco, nel mio stato (Luciana Mocchetto aspetta un figlio) forse non sarei dovuta uscire.
Ieri sera quando l’ho saputo ero per strada, eravamo in giro, abbiamo visto un certo traffico ed abbiamo chiesto spiegazioni a un vigile, poi ci siamo resi conto delle persone che pulivano i vetri e della patina scivolosa che si era formata in terra, abbiamo capito che era successo qualcosa di veramente grave”.
“Speriamo che non sia niente di irreparabile – hanno affermato Giovanni e Roberta Longhi – noi al momento in cui è accaduto non ce ne siamo accorti, poi ha telefonato mia sorella domandandomi se sapevo che cosa era successo, io – ha proseguito Giovanni – vedevo quelli che pulivano le macchibe mentre pioveva e mi è parso strano.
Per il futuro spero che finisca presto.
Aspetto un bambino – ha concluso Roberta – e vorrei che tutto si risolvesse per il meglio, nel frattempo abbiamo fatto scorte d’acqua in previsione dell’inquinamento delle falde acquifere”.
Molti i trecatesi, almeno una parte, hanno fatto scorte anche delle mascherine per proteggersi dall’inquinamento, alla Coop di Trecate, ad esempio, alle 10,30 di martedì mattina ne erano rimaste solamente due.
Il fatto che possano venire attaccate le vie respiratorie preoccupa molto.
“Soprattutto per i bambini – ha spiegato Monica Mossoni – perchè se è vero quello che dicono, che prende gola e polmoni abbiamo paura; e poi non siamo per niente informati”.
“Ci siamo un pò preoccupati e non abbiamo avuto un granchè di informazioni – ha proseguito Barbara Caccia – inoltre, dato che io abito abbastanza vicino, mi crea un certo timore la possibilità che possa verificarsi qualche esplosione.
E poi anche le scuole le hanno lasciate aperte, io per precauzione mio figlio l’ho tenuto a casa.
Secondo me non sono state prese le dovute precauzioni, non hanno tenuto conto del fatto che poteva accadere un incidente di questo genere.
Comunque non siamo stati informati su cosa è veramente accaduto, su come comportarci, sul pericolo reale”.
Altre testimonianze fanno capire quanto questa realtà sia veramente “piovuta” dal cielo così all’improvviso.
“Me ne sono accorta all’uscita dal lavoro, sono salita in macchina e i vetri dell’auto erano sporchi d’olio”.
“In realtà la maggior parte dei trecatesi ha potuto constatare il fatto verso sera, all’uscita dal lavoro, senza però poter aver la certezza di che cosa fosse veramente accaduto.
Oggi l’odore pare leggermente diminuito, ma dipende dalle zone in cui ci si trova, comunque in tutto il paese si sente un rombo assordante come di un aereo sulle nostre teste che avvisa che la fuoriuscita di gas e greggio non è ancora conclusa”.
“C’è un rumore fortissimo a causa del petrolio che continua a uscire – ha riferito Giovanni Zanotti – chissà quando smetterà; è una cosa gravissima sta rovinando tutta l’agricoltura”.
“Lo si sente tutta la notte, ma in realtà quello che mi preoccupa è che cosa potrà succedere un’altra volta – ha precisato Claudio Mocchetto”.
“Sono uscito dal lavoro alle 22 circa – ha spiegato Fabio Previtali – e mi sono accorto subito di questo rombo assordante e dell’aria che dava fastidio; mi trovavo a circa 1 chilometro dal luogo in cui si trova il pozzo”.
“E’ una cosa tremenda, non si può uscire di casa, provoca il capogiro, prende lo stomaco – ha dichiarato Giuse Solazzo – .
Quando è successo mi trovato davanti alla finestra a lavare i vetri, ho sentito questo forte odore e ho aperto le finestre pensando ad una fuga di gas, poi quando sono scesa in strada l’odore persisteva, si scivolava già sul pianerottolo di casa, in seguito ho saputo dello scoppio.
Ora spero che si risolva davvero il più presto possibile”.
“Oltre al rumore che c’è vedo un gran trambusto ha affermato Enrica Corna – non mi rendo ancora conto. Spero che passerà”.
Un pò impauriti un pò speranzosi gli abitanti di Trecate sono quasi certi che la situazione prima o poi si risolverà, ma i timori rimangono per le coltivazioni, per l’aria, per l’acqua e per quel rumore che indica che ancora non è finita.
Ed ascoltano quel sibilo che non li fa dormire e temono che possa accadere ancora qualcosa.
I vigili urbani di Trecate hanno affermato che “non c’è nulla di nuovo”, e che “il pozzo non è ancora stato chiuso”.
Abbiamo domandato loro cosa sia successo lunedì sera: In primo luogo è stato avvertito il sindaco, che mi ha chiamata – ha riferito Ivana Medino – poi ci siamo recati sul luogo, ma non siamo riusciti ad arrivare al pozzo, ci siamo dovuti fermare prima poichè non si riusciva a vedere nulla.
Siamo rientrati ed abbiamo avvisato le autorità preposte: l’agip, l’Anas, che si occupa della circolazione, la Provincia, la protezione civile.
C’è stato un consiglio straordinario ieri sera ed oggi si terrà alle 10 un’altra riunione in prefettura.
Per la salute pubblica non ci dovrebbero essere problemi in quanto il livello di pericolo, secondo le verifiche che sono state fatte, non è stato raggiunto.
Per quello che riguarda la circolazione abbiamo messo sulle strade pubbliche dell’antisdrucciolevole, del sabbiolite, per i luoghi privati verrà usato del disperdente”.
La pioggia oleosa che lunedì era caduta in abbondanza, martedì è cessata ma i rischi per la circolazione rimangono, e anche per la salute della gente: il pozzo coi suoi vapori è li, con la sua nube, ben visibile e presente al nostro olfatto.
SERVIZIO E FOTOGRAFIE DI M.GABRIELLA DI GIOVANNI
LA DECISIONE IN UN INCONTRO TRA I SINDACI DI TRECATE, CERANO E ROMENTINO, ESCLUSO IL SINDACO DI SOZZAGO, PERCHE’? MONITORAGGIO SU ARIA, ACQUA E SUOLO
CERANO – Ore di preoccupazione anche a Cerano in conseguenza all’incidente verificatosi al pozzo petrolifero dell’Agip di Trecate.
Nella serata era distinguibilissimo il rumore, causato dall’altissima pressione di fuoriuscita del combustibile, proveniente dal comune limitrofo.
Un rumore inquietante, cupo, paragonabile a quello di un aereo in volo a bassa quota.
Per i ceranesi lo strascico più immediato dell’incidente è stato quello del cattivo odore che ha incominciato a diffondersi in atmosfera nelle prime ore del mattino di martedì.
“Una puzza – diceva qualcuno – che “prende” la gola e la bocca dello stomaco…”. E anche questo, insieme con il rumore, è diventato un elemento della vicenda che ha contribuito non poco a preoccupare la gente. “Nella giornata e nella serata di lunedì – ha confermato il comandante dei Vigili urbano ceranesi
Adriano Bagnaschi – le chiamate da parte di persone che si rivolgevano allarmate ai nostri uffici e che chiedevano che tipo di comportamento bisognava tenere sono state davvero moltissime, circa un centinaio.
Certo le autorità competenti hanno comunicato che il pericolo non c’è, ma è inevitabile che, nel clima che si era creato, ci potessero essere reazioni di questo genere.
Lunedì notte ci siamo resi comunque disponibili per dare una mano ai nostri colleghi di Trecate qualora ce ne fosse stato bisogno.
Quali sono le reali conseguenze sul piano ambientale per Cerano?
E’ ancora presto per poterlo dire – ha detto bagnaschi – la situazione dal punto di vista atmosferico legata alla direzione dei venti: fino a questo momento non abbiamo avuto gravi problemi, a parte qualche goccia di sostanza oleosa ricaduta sulle strade in maniera circoscritta.
Sarà inevitabile, poi, che i corsi d’acqua portino nella nostra direzione lo stesso olio e che magari questo possa essere scoperto anche all’interno delle falde”.
“La situazione è quella dello stato di allerta, ma è tutto sotto controllo”.
Queste rassicuranti parole sono il primo commento del sindaco di Cerano Mario Quaglia.
“I tempi tecnici di ripristino della normalità – ha spiegato – sono stati valutati nell’ordine di qualche giorno.
A martedì mattina l’emissione si aggira ancora intorno ai cinque – seicento metri cubi e si speria di riuscire ad arginare il problema grazie all’intervento dei tecnici specializzati appena arrivati dal Tezas su interessamento dell’Agip”.
Ma quali sono i provvedimenti e gli interventi immediati da parte delle autorità locali? “Innanzitutto – ha precisato il sindaco – siamo in continuo contatto sia con i sindaci degli altri paesi, sia anche con gli uffici della prefettura, della Protezione civile e delle forze dell’ordine.
Durante l’incontro tenutosi a Romentino nel pomeriggio di Martedì con i sindaci di Trecate e Romentino e con alcuni rappresentanti dell’Agip, sono stati inoltre delegati alcuni docenti universitari che fanno a capo ai professori Luigino Maggi e Giorgio Cecchi, rispettivamente delle università di Pavia e di Torino, per far partire entro le ore immediatamente successive un ampio monitoraggio della situazione aria, acqua e suolo su tutto il territorio”.
SOZZAGO Situazione sotto controllo anche secondo il primo cittadino di Sozzago, Franco Fossati. Lunedì sera all’uscita da una riunione in municipio – ha riferito il sindaco – abbiamo notato la presenza di gocce d’olio sulle macchine, ma questa conseguenza allo scoppio del pozzo di Romentino è ampiamente rientrata già nelle prime ore del mattino successivo.
Il cattivo odore? Si, anche quello era percepibile, ma fortunatamente, con il passare del tempo, questo è andato diminuendo.
La sua diffusione in atmosfera dipende dalla direzione del vento”.
È mancata la partecipazione di Fossati alla serie di incontri di coordinamento per la gestione dello stato di emergenza che si sono tenuti nei giorni scorsi tra i sindaci dei Comuni direttamente interessati dall’incidente del pozzo dell’Agip. “Non sono stato invitato – ha detto il sindaco di Sozzago – e non mi sono nemmeno posto il problema se partecipare di mia iniziativa o no all’incontro al quale non ero stato chiamato a prendere parte”.
LALLA NEGRI
EVACUATE ALCUNE FAMIGLIE; BLOCCATE DUE AZIENDE
ROMENTINO – L’eruzione del pozzo numero 24 del giacimento Villa Fortuna in territorio Trecate non ha causato finora danni in Romentino.
La caduta al suolo del materiale sprigionato dalla postazione petrolifera (olio greggio, gas, acqua e particelle solide), veicolata dalla pioggia non ha interessato Romentino in quanto il vento ha finora spirato in direzione opposta.
Il Comune si è comunque subito allertato, stante la maggior vicinanza dell’abitato di Romentino (rispetto a quello di Trecate) dal pozzo incriminato..
“La situazione non è drammatica – ha detto il sindaco Alberto Negri dopo aver partecipato con l’assessore Franco Invernizzi all’unità di crisi insediata presso la prefettura di Novara – ma ci dobbiamo sentire in emergenza”.
Immediatamente l’amministrazione ha provveduto ad emettere delle ordinanze di evacuzione e sgombero che hanno interessato famiglie e attività produttive nel raggio di 1000 metri dalla postazione, misura precauzionale presa a seguito del rilevamento di idrocarburi dispersi in atmosfera e della presenza di acido solfidrico nell’area circostante il pozzo:Gianfranco Caviggioli e Giovanna Porzio in località Cascina Vallone; famiglia Francesco Porzio via rocchetta; fratelli Locatelli Cascina Invernizzi; Famiglia Luigi Baldi strada Torre Mandelli; famiglia Baldassarre Roppolo strada Torre Mandelli. Con on’ordinanza sono stati inoltre bloccati i lavori della Fonderia Triestina dei fratelli Valsecchi e della ditta Pattano Felice e C. Produttrice di carta da macero.
Le famiglie evacuate hanno trascorso la notte tra lunedì e martedì presso parenti, tranne una famiglia che ha pernottato all’Hotel Europa messo a disposizione dall’Agip.
Nella mattinata di martedì è stata emessa un’altra ordinanza, con obbligo alla cittadinanza che, chi rinvenisse animali selvatici morti a farli pervenire con urgenza al servizio sanitario dell’USSL 52.
per quanto riguarda la circolazione su strada, la Polizia Municipale ha tranquillizzato la popolazione, avvertendo che la situazione è sotto controllo; le uniche vie bloccate sono quelle in direzione del pozzo, ma potrebbero essere attuate alcune interruzioni stradali.
In paese non è stato vissuto il disagio causato a Trecate dalla pioggia nera che ha depositato una viscida pellicola su strade, automobili e campi; un forte e assordante rumore si continua però ad avvertire dal momento dell’eruzione, soprattutto nelle zone periferiche di Romentino.
Il botto è stato avvertito anche a Romentino, intorno alle 15,10.
Ce lo ha confermato Francesco Porzio, uno dei romentinesi evacuati: “Io non ero in casa in quel momento ma mia moglie ha sentito un grosso botto.
Un botto di tale intensità io lo avevo avvertito già qualche settimana prima.
Sono sicuro che non si trattasse di un botto da tuono.
Siamo con il morale a pezzi, dopo la telefonata di ieri sera (Lunedì) verso mezzanotte che ci ha avvertito di preparare i bagagli per un’imminente evacuazione”.
Luigi Baldi ha vissuto anche lui la stessa drammatica situazione, dovendo abbandonare la sua casa dopo la telefonata del Comune: “Noi non abbiamo sentito strani rumori e siamo stati avvisati dell’accaduto da nostro genero.
Siamo chiaramente scossi, in modo particolare mia molgie che è molto spaventata”.
Di fronte al Municipio abbiamo incontrato la famiglia Braghin che, evacuata dalla Cascina Cardana, ha trascorso la notte di lunedì all’hotel Europa.
Volevano ritornare a casa per prendere alcuni effetti personali, ma dovevano essere scortati dalle forze dell’Ordine di Trecate.
Il morale è a terra, “E’ uno schifo – tuona Luisa Tramainiu – abbiamo dovuto lasciare di corsa la nostra casa e non sappiamo quando vi ritorneremo.
E’ sempre la gente a pagare…”. Aggiunge Roberto Braghin. “questa situazione può protrarsi per giorni, non si può prevedere il ritorno alla normalità”.
MARIANNA CALIO’
ELEONORA GROPPETTI
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994 – DANNI GRAVI ALL’AGRICOLTURA
ROMENTINO – Prorietario di buona parte dei campi che circondano il pozzo numero 24 è Bruno Treccani.
Lo incontriamo martedì pomeriggio all’imbocco della strada che che porta al pozzo.
Quello è il punto massimo d’avvicinamento, più avanti non si può andare, la strada è sbarrata.
Da lì può vedere coi suoi occhi che cosa sta capitando ai suoi terreni.
“Sono circa 8 ettari – spiega – che avevo già preparato per la coltivazione a riso.
Il vento per ora spinge dall’altra parte il petrolio risparmiando i miei terreni, ciò non toglie che la situazione è grave.
Nelle mie stesse condizioni ci sono tutti gli altri coltivatori della zona.
Non chiedetemi che cosa succederà adesso.
I nostri rappresentati sono già al lavoro per valutare il grado di inquinamento del terreno e i danni che saremo costretti a subire.
Se quest’anno sarà possibile la semina non lo sappiamo, sono certo, però, che i verdi si opporranno”.
“Oggi – prosegue Treccani indicando un gruppetto di persone che stazionano sul punto di sbarramento della strada d’accesso al pozzo – sono arrivati dei tecnici specializzati dal Texas.
Sono gli stessi che hanno spento i pozzu del Kuwait.
Speriamo risolvano in fretta questa difficile situazione”. Sulla strada che porta al luogo dello scoppio, intanto, transitano camion carichi di sabbia.
Viene buttata sul terreno, serve ad assorbire il petrolio.
CORRIERE DI NOVARA 3 MARZO 1994 – IL FORTE RUMORE DEL GETTO DI PETROLIO SI SENTIVA ANCHE A GALLIATE
GALLIATE – Alle 16 di lunedì pomeriggio è scattato l’allarme per una nube di petrolio che ha iniziato a ricadere sull’abitato di Trecate sottoforma di pioggia.
Il pozzo dell’Agip “Trecate 24” in corso di trivellazione è saltato.
Sembra che durante la perforazione si sia arrivati al giacimento, la pressione incontrata era superiore alle attese.
Sono saltate le valvole di sicurezza, , installate alle varie profondità, l’ultima che avrebbe dovuto tranciare il tubo e impedire la fuoriuscita del greggio lo ha soltanto ripiegato e il petrolio è stato sparato dopo un boato in aria e continua ad uscire sotto forma di nube nebulizzata a causa della pressione.
Siamo a martedì mattina ma le previsioni sono che la situazione di emergenza potrebbe continuare per quattro o cinque giorni.
A Galliate il problema ambientale non è tale per ora da dover emettere ordinanze.
Lunedì pomeriggio ci sono stati problemi di viabilità per la chiusura della statale 11 che ha costretto gli automobilisti a deviare su Galliate. “Tanti veicoli hanno creato problemi – dice il comandante della Polizia urbana Franco Misic, – ma la situazione è stata aggravata da ordini scoordinati ipartiti da diversi organi e soprattutto da notizie imprecise”. Verso le 20 la situazione si è normalizzata.
Legambiente circolo di Galliate ha chiesto l’intervento SOS ambiente per effettuare nella zona prelievi di aria e di acqua dai rubinetti.
C’è timore per le falde acquifere oltre che per l’inquinamento dell’aria.
Durante la notte con il rumore ambientale zero, era ben udibile dalle abitazioni del centro il rumore dell’impianto paragonabile a una grossa centrale termica in funzione.
Non è stato invece visivamente osservabile nell’acqua piovana una rilevante traccia oleosa.
CORRIERE DI NOVARA LUNEDI’ 7 MARZO 1994 – NELLA BASSA, DOPO LA GRANDE PAURA L’AGIP FA IL BILANCIO DELL’INCIDENTE
ROMA – La situazione del pozzo “Trecate 24” in provincia di Novara, interessato da una fuoriuscita di petrolio, è stata riepilogata oggi 5 marzo dall?Agip (la società del gruppo Eni che gestisce appunto le prospezioni petrolifere).
L’Agip ha colto anche l’occasione per sottolineare l’importanza economica dell’attività petrolifera nell’area di Trecate nonchè la sua lunga tradizione di attività petrolifere senza incidenti in Italia.
Innanzitutto la società ribadisce in una nota che la fuoriuscita di petrolio è stata arrestata alle ore 3 del 2 marzo: l’erogazione incontrollata – afferma – è durata quindi 36 ore e non cinque giorni come riportato da alcuni organi di stampa.
Il pozzo – aggiunge l’Agip – è attualmente in “sicurezza” e quindi non può più lasciar uscire idrocarburi.
La fuoriuscita si è probabilmente fermata – spiega la nota – per la frana di una parte del foro al fondo del pozzo, ma l’Agip aveva comunque movimentato in poche ore tutti i mezzi necessari per effetturare la chiusura dell’asta alla testa del pozzo che, rompendosi, aveva dato origine all’incidente.
Se il flusso non si fosse arrestato da solo la chiusura sarebbe avvenuta con un’apposita apparecchiatura comandata a distanza che esperti arrivati da Houston avrebbero installato servendosi di macchinari che l’Agip ha espressamente predisposto per i casi di emergenza.
Nell’area intanto proseguono il monitoraggio atmosferico affidato ad otto stazioni di rilevamento e le azioni di bonifica per le quali sono state coinvolte anche le migliori ditte internazionali e nazionali del ramo.
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – GLI AGRICOLTORI DANNEGGIATI DENUNCERANNO L’AGIP
Gli agricoltori di Trecate, Romentino e Cerano, proprietari o affittuari, dovranno recarsi oggi pomeriggio lunedì 7 marzo, nei rispettivi municipi, dopo le 14, a depositare la richiesta di risarcimento danni e a firmare la delega alle associazioni agricole di categoria per procedere alla causa contro l’Agip presso la magistratura di Novara. Lo ha spiegato il procuratore legale Francesco Corica Sabato mattina nell’affollata e movimentata riunione a Villa Cicogna a Trecate indetta dalle tre associazioni di categoria, rappresentate dai tre direttori: Antonio Spinello, Frabrizio Poggi e Sergio Suardi (rispettivamente Coldiretti, Unione Agricoltori e Confederazione Italiana Agricoltori).
Questi hanno assicurato che “Le associazioni anticiperanno le spese della causa contro l’Agip e, se necessario si costituiranno parte civile”. “Ma bisogna fare in fretta – ha incalzato il presidente della Coldiretti, Giampaolo Padovani – per
impedire all’Agip di intervenire nell’immediato sui danni vibili, scaricando così le responsabilità sui danni che si rimarcheranno nel futuro”.
“Per questioni di immagine l’Agip tende infatti a procedere molto in fretta – ha sottolineato Sergio Suardi – senza curarsi del dopo.
Ma le operazioni di pulizia devono essere condotte in modo approfondito, a costo di doverci mettere più tempo.
Successivamente, terminata l’emergenza per lo scoppio del pozzo 24, sarà tempo di fare il punto della situazione anche su tutti gli altri pozzi”.
Il legale Francesco Corica ha poi sottolineato come la denuncia debba prendere in considerazione due aspetti: “lo stato dei luoghi attuale, che cambierà a causa dell’operazione di pulizia,e i danni successivi, da un punto di vista della fertilità dei terreni, ancora non quantificabile.
L’importante è che il maggior numero di agricoltori presenti la richiesta di ricorso, già entro martedì prossimo”.
In sala anche i sindaci di Trecate, Romentino e Cerano, che hanno evidenziato l’incertezza su come comportarsi, a causa della carenza di informazioni e con dati oggettivi e precisi.
Mentre a Romentino Alberto Negri nella sua ordinanza ha posto il “divieto” agli agricoltori di procedere con le coltivazioni su tutto il territorio comunale, a Trecate Magnaghi ha lasciato la facoltà al singolo agricoltore di valutare i danni dei propri terreni ed agire di conseguenza.
A Cerano invece non si può parlare di vera e propria ordinanza, ma di indicazioni.
Tastabile la preoccupazione dei coltivatori, preoccupati anche per l’avvicinarsi della data della semina del riso e dell’allagamento delle risaie: ” Se anche tra qualche giorno sapremo se il nostro terreno può essere coltivato, ormai sarà troppo tardi per i tempi tecnici necessari e il danno lo avremo lo stesso” hanno fatto notare numerosi presenti. “Anche in questo caso – ha spiegato Corica – dovrà essere richiesto il risarcimento.
Strada facendo si rinuncerà alle cause i cui estremi verranno a mancare.
Ma ora tutti, individualmente, dovete presentare richiesta.
Il procedimento è indispensabile affinchè il tribunale istituisca immediatamente un organo super partes per la valutazione dei danni, mediante un accertamento tecnico preventivo.
Non si può rischiare di trovarci poi con la sola documentazione dei periti dell’Agip”.
Le associazioni agricole hanno nel frattempo ottenuto di entrare a far parte dell’unità di crisi che si è istituita in prefettura, che si riunirà lunedì mattina alle 9,30 insieme con i rappresentanti dell’Agip, e hanno autonomanente istituito un’altra commissione, della quale fanno parte anche l’associazione irrigua Est Sesia, la Proprietà Fondiaria e il Servizio decentrato dell’agricoltura.
Sempre lunedì alle 17,30 nel municipio di Trecate si incontreranno i rappresentanti delle organizzazioni agricole, dell’Est Sesia e l’assessore regionale all’agricoltura, mentre continua l’interessamento al problema di trasmissioni televisive come “Verde Fazzuoli” di Telemontecarlo e il “Coraggio di Vivere” di Rai Due. Una presa di posizione sull’incidente del pozzo 24 giunge anche da organismi non propriamente della zona, come il Centro per la salute Maccaccaro di Castellanza, i circoli per l’Ambiente e i comitati di difesa ambientale di Romentino, Cuggiono, Galliate, Castelletto, Arconate, Davirago, Inveruno, Turbigo, Buscate, insieme alle associazioni ambientaliste e alcune liste politiche, con Cittadini Trecatesi e Medicina democratica.
Questi hanno inviato un documento unitario alla direzione generale dell’Agip, all’ingegner Torricelli, ai sindaci di Romentino, Trecate, Galliate, Cerano, alla Regione Piemonte, alla Provincia di Novara, e alle USSL 51 e 52, nel quale viene chiesto “Il monitoraggio, la bonifica ambientale e una informazione completa e permanente alla popolazione”.
Sulla questione della bonifica insistono anche Cgil, Cisl e Uil, rivendicando la necessità di attuare un “Progetto Ambiente” “Già sottoposto, insieme a Legambiente, alla Provincia, ai Comuni e al Parco del Ticino, sottolineando la necessità di elaborare un piano di bonifica correlato ad un intervento più complessivo sul territorio”.
“Un impegno a tutto campo” è garantito anche dalla Regione Piemonte i cui vertici hanno effettuato un sopralluogo nelle zone dove è caduta “la pioggia nera” mercoledì scorso, incontrandosi con il sottosegretario alla Protezione civile Riggio.
MARIA GRAZIA PEDRINI
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – LE MISURE PRECAUZIONALI SUGGERITE DAGLI ESPERTI RIUNITI IN PREFETTURA
Dalla riunione con gli esperti del Dipartimento della Protezione Civile e del Consiglio superiore della sanità, svoltasi mercoledì in Prefettura alla presenza del direttore generale per l’inquinamento Dottor Corrado Clini, nel corso della quale si è proceduto ad un esame analitico delle prime risultanze del monitoraggio avviato nei giorni scorsi, è scaturito un comunicato prefettizio in cui si suggerisce l’uso delle seguenti misure precauzionali: 1) Evitare il contatto diretto della cute con il greggio disperso (per cui si raccomanda l’uso di guanti di gomma qualora si renda necessaria la manipolazione o la pulizia di oggetti imbrattati);
2)Utilizzare scarpe alte e chiuse qualora si debba percorrere terreno intriso di greggio; 3) Utilizzare nelle operazioni di pulizia degli oggetti, oli di origine vegetale (Semi, Oliva) evitando l’uso di sostanze detergenti o solventi (smacchiatori, benzina) e ciò allo scopo di impedire ulteriore dispersione nell’ambiente dei residui di greggio; 4) Allo stesso scopo soprassedere per il momento ad eventuale lavaggio di muri e pulizie non strettamente necessarie; 5) Rivolgersi, per il lavaggio delle autovetture, alle stazioni di servizio individuate dai Sindaci, utilizzando allo scopo buoni gratuiti messi a disposizione presso i Municipi di Trecate e Romentino; 6) Evitare, sempre a scopo prudenziale, di rimanere a lungo in ambienti esterni che risultino particolarmente intrisi di greggio; 7) E’ stata infine rappresentata l’opportunità che il Sindaco di Romentino sospenda l’esercizio della pesca sportiva nel laghetto posto nelle vicinanze della zona interessata all’evento.
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – TRECATE LE PESANTI ACCUSE DEI TRECATESI CONTRO L’AGIP E AMMINISTRAZIONE AL CONSIGLIO COMUNALE APERTO, ESPLODE LA RABBIA DELLA GENTE, ALLA FINE L’ASSEMBLEA VOTA LA CHIUSURA DEI POZZI
TRECATE – Confronto amaro giovedì sera in consiglio comunale tra amministratori e popolazione, davvero arrabbiata per ciò che è successo e per i lati oscuri che ancora permangono dal punto di vista ambientale.
Trecate una cittadina che, ultimamente, è salita agli onori della cronaca per fatti tutt’altro che piacevoli, dalla prima tangenti – story piemontese, all’attuale coinvolgimento ambientale che conferma con drammaticità il triste primato di una zona tra le più a rischio in Italia.
Le luci televisive hanno illuminato una sala consiliare stracolma, luci forti ad evidenziare un nervo scoperto in cerca di certezze.
Il sindaco ha aperto la seduta in un’atmosfera di palpabile tensione.
Magnaghi ha ricordato l’evolversi degli eventi.
I dati finora a disposizione sulle condizioni atmosferiche sono riferibili ad analisi compiute da specialisti di Pavia in via Franzina, via Andante e corso Roma; i valori riscontrati sarebbero ben al di sotto della soglia di pericolosità.
Il sindaco ha cercato di tranquillizzare anche sulla potabilità delle acque, considerando che la profondità di trivellazione, 5300 – 5700 metri, grarantisce da infiltrazioni nelle falde acquifere, scavate a 100 – 180 metri.
Magnaghi ha consigliato di non gettare nelle fogne i residui petroliferi raccolti durante le bonifiche ma di tenerli in sacchi che saranno prossimamente raccolti.
Il Comune si è costituto parte civile contro l’Agip, ritenuta responsabile per danni a persone, animali e cose. “Siamo stati i primi ad attivare uno sportello per raccogliere le lamentele dei cittadini – ha detto il sindaco – . Domani (Venerdì 4 marzo) emetteremo un’ordinanza per l’agricoltura.
Dove si riscontreranno tracce di greggio la coltivazione non potrà essere effettuata; per sondare e recuperare i terreni, le risaie, l’Agip si appoggia a un istituto di Ginevra”.
Già in queste prime fasi di lavoro si sono registrate interruzioni.
Il consiglio è stato aperto ai cittadini e subito sono esplose le contestazioni, la rabbia accumulata in questi giorni insieme al ributtante manto oleoso.
Tanti gli interventi, spesso urlati, quasi tutti contro amministrazione ed Agip. Riportiamo i più significati. Buzzoni ha accusato “una chiara sudditanza del Comune verso l’Agip che è un ente economico e che dunque ragiona di conseguenza”.
Duro l’intervento di Confalonieri che ha denunciato “Il Paradosso della pezza giustificativa da consegnare all’Agip per il risarcimento danni”, considerata una presa in giro, Lavazzi ha chiesto le dimissioni della giunta e la chiusura dei pozzi. Toccante la testimonianza di Garavaglia, uno degli abitanti sfollati dalla Cascina Cardana, che ha detto “che a lanciare l’allarme dell’esplosione del pozzo non è stata l’Agip, come ha spiegato magnaghi, ma la mia famiglia” e poi rivolgendosi al primo cittadino, “provi lei a dormire di notte con a fianco gente che lavora 24 ore su 24 con motori diesel.
Ho già reclamato in passato per la nostra situazione di disagio vicino ai pozzi”. Peretti ha esortato una riunione in gruppi organizzati dai cittadini per garantirsi nei confronti dell’operato dell’Agip. Un chimico della Lega Ambiente ha spiegato “non esiste dato di soglia limite per l’ambiente, certe sostanze non devono essere presenti”.
Perini ha accusato di scarsa attenzione riguardo a condizioni di bambini ed anziani, “Perchè – ha chiesto – i vigili nei giorni scorsi portavano le mascherine?
I tanti buchi nel territorio, operati dall’agip in passato dovrebbero far preoccupare per l’incolumità delle falde aquifere”.
Una rappresentante della lega Ambiente di Galliate:
“Non firmate degli atti liberatori di risarcimento con l’Agip ma costituitevi parte civile”. A questo punto sarebbe dovuto intervenire l’Ingegner Torricelli, responsabile Agip della zona, ma la maggioranza della gente in sala si ribellava ad un suo intervento.
Il dirigente usciva di scena ma veniva quasi subito richiamato per fornire risposte.
L’ingegnere ha confermato quanto già la popolazione sapeva sull’intervento dell’azienda petrolifera ed anzi, è stato messo in seria difficoltà da domande semplici quanto sacrosante del tipo: “Cosa avevate previsto in caso di un incidente di questo tipo per un’emergenza estrema del genere?”
oppure “Quando potranno tornare a giocare a contatto con la natura i nostri bambini?”.
Il consigliere di “Insieme per Trecate Garavaglia ha ricordato la battaglia sostenuta in campo ambientale nel passato, ricambiata dall’indifferenza delle varie maggioranze succedutesi “nonostante – ha detto – che organi di informazione nazionali (Il Giornale) già nel 1989 avesse definito Trecate una bomba ad orologeria, al 16° posto tra le zone ad alto rischio”.
Garavaglia ha chiesto al rappresentante Agip spiegazioni sul perchè di due diverse convenzioni.
Nella prima erano inseriti punti di salvaguardia ambientale, tolti poi nella successiva (rifatta dopo il travaglio tangentizio) dove, anzi, fu fissato un risarcimento forfettario di 600 milioni onnicomprensivo di tutti danni arrecati al territorio.
Al termine di questo intervento la gente rumoreggia, chiede spiegazioni a Torricelli che, in sostanza non danno esito.
Un altro cittadino, Beltrami, paonazzo in volto ha urlato il suo disappunto sottolineando il grave danno patrimoniale causato dall’inquinamento. “Qui ci sono responsabilità precise, di chi ha permesso l’espansione abitativa nel nuovo piano regolatore vista la situazione di pericolo contingente”. Ed ancora “se domani dovessi vendere la mia casa, varebbe la metà, ma le tasse le paghiamo per intero”. Buzzoni: “I pozzi li voglio spenti perchè voglio essere sicuro di vivere con la mia famiglia senza pericoli in agguato”. Magnaghi, apparso stanco e provato dalla vicenda e dagli attacchi di alcuni cittadini, dopo un intervallo, ha dato la parola ai consiglieri. Sono intervenuti Gavin, Masaracchio, Garavaglia, Pozzato, Grippa, Mascaro, Taccjino, Zaia. Alla fine il consiglio ha votato all’unanimità un ordine del giorno che dispone: la chiusura dei pozzi; la creazione di un comitato scientifico che valuti i danni al di la delle valutazioni dell’Agip, la nomina di una commissione consiliare aperta di coordinamento della situazione; la richiesta all’Agip di istituire un fondi in denaro a disposizione del Comune oltre al normale risarcimento danni.
L’avvocato Taddi ha puntualizzato che il Comune si muoverà per aprire un procedimento penale nei confronti dell’Agip se già non ne fosse stato aperto uno dalla magistratura.
ENRICO RUGGERONE
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – CADE LA RICHIESTA CHE IL COMUNE SPORGA DENUNCIA CONTRO IL PREFETTO,PER L’EVACUAZIONE? 5 PULLMAN E LE AUTO PRIVATE…
TRECATE Alle 20 e 45, quando arriviamo a Trecate, la sala del centro anziani è già stracolma.
La gente s’accalca sugli scalini dell’ingresso.
Non si riesce ad entrare.
E neppure a capire che cosa là, all’interno, stanno dicendo.
Si sente soltanto, a cadenze, l’applauso forte e convinto di chi sta in sala.
Sottolinea la compattezza della gente che dimostra così di condividere appieno le accuse, la rabbia, il risentimento, le preoccupazioni, le paure che i trecatesi, a turno, stanno pubblicamente denunciando.
Tra i molti che fanno ressa sulla porta c’è chi protesta: “hanno fatto di proposito il consiglio qui, non volevano partecipasse troppa gente”.
Sono soltanto le 21 e giò qualcuno esce.
Quando riusciamo a guadagnare la porta e a entrare scopriamo subito il perchè.
La sala è un forno.
Ma la sofferenza della gente non sembra dipendere dalla pena dello stare in piedi, accalcati o dal caldo.
Loro pensano al pozzo, ai rischi che continuano a correre, ai danni, fisici, morali, patrimoniali che stanno pagando oggi e che, prevedibilmente, continueranno a pagare domani.
Facce dure, contratte, preoccupate affollano la sala.
E le voci sono cariche di rabbia. “Avremmo potuto morire come tipi”; “Nessuno si è preoccupato di noi”; “Avete aspettato che i bambini si sentissero male prima di prendere provvedimenti”; “Dove sono i piani d’emergenza?”; “State giocando sulla nostra pelle”; “Diteci che aria stiamo respirando, che acqua stiamo bevendoo, quando i nostri figli potranno ancora andare a giocare in giardino”; “Quanto vale oggi la mia casa? Se volessi andarmene da Trecate chi me la comprerebbe?” ; “Posso venderla a lei signor sindaco? Oppure me la vuole comprare l’Agip?”
A turno i trecatesi, si alternano al microfono sistemato sul tavolo, proprio a fianco dell’ultimo consigliere di maggioranza.
Ogni intervento, ogni accusa, ogni polemica sono sottolineati da grida di consenso e forti applausi.
Quando il sindaco chiede di poter dare la parola all’ingegner Torricelli, la gente urla il suo dissenso.
Qualcuno, però, avanza delle obiezioni.
Alla fine, per alzata di mano, al responsabile di zona dell’Agip, viene concesso di parlare.
Torricelli, che intanto aveva già lasciato la sala, viene richiamato.
Il sindaco gli cede il posto.
Il gesto non piace, è visto dalla gente come atto servile e lo contesta apertamente.
Per l’ingegnere l’approccio è davvero difficile.
Trovare le parole giuste, quasi impossibile.
Certo l’esordio è una evidente stonatura: “Sicuramente non capita tutti i giorni un incidente del genere…”.
Fa rumoreggiare la sala.
Quando poi dichiara: “Risarciremo tutti i danni che l’incidente al pozzo ha provocato” viene subito interrotto da un trecatese che racconta come l’Agip non abbia ancora pagato i danni che lui ha subito sei anni fa.
L’atmosfera diventa sempre più pesante, le domande sempre più feroci.
Torricelli abbassa la testa, non risponde più.
A questo punto il sindaco sospende i lavori.
Le finestre vengono aperte, qualcuno abbandona la sala, finalmente vengono spenti i riflettori.
La temperatura cala, anche gli animi sbollono. Alla ripresa del consiglio prendono la parola Gavin, Masaracchio, Garavaglia, Pozzato e Grippa.
Alcuni interventi sono lunghi e articolati.
E’ subito chiaro che nessuno dei consiglieri di minoranza intende approfittare del drammatico momento per aprire una battaglia politica.
I loro interventi sono tutti propositivi, che porteranno, alla fine, alla stesura dell’ordine del giorno votato all’unanimità.
La tensione torna a salire quando Gennaro Mascaro, consigliere di maggioranza, di professione medico, esamina gli interventi di protezione civile adottati fino a quel momento. “Per un’eventuale evacuazione si è fatto affidamento su 5 pullman e sulla certezza che tanto tutti i trecatesi hanno una macchina.
Per la salute della gente non si è fatto nulla.
Addirittura è stata fatta obiezione da parte della prefettura quando il sindaco lunedì sera, ha manifestato il proposito di ordinare la chiusura delle scuole.
E la motivazione è stata “meglio di no, altrimenti la gente si allarma”. Mascaro propone che l’amministrazione comunale sporga denuncia contro il prefetto di Novara. Gavin dice :”D’accordo”.
Gli altri non parlano.
La richiesta muore lì.
MIRELLA MORANDI
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – TRECATE TUTTO IL PAESE LAVA E SPAZZA
TRECATE – A Trecate la gente tenta di tornare alla normalità. E tutti cercano invano di “lavare” via anche il ricordo di quei tre giorni di pioggia nera. “Un disastro – dice Rita Moia Lavazzi, che abita proprio in zona Madonna delle Grazie, una delle più colpite. Ho dovuto rivolgermi a un’impresa di Romentino specializzata in questo genere di lavori. Io sono sola. Come avrei potuto riuscire a pulire tutto? Mi spiace soprattutto per le mie piante – di lamenta, mostrandoci quello che rimane del piccolo giardino che circonda la casa. Ho sempre avuto una vera passione per i fiori. E adesso… La magnolia stava per fiorire, come ogni primavera. La guardi, sembra uno scheletro…”. “E pensare che una volta venivano nel mio giardino addirittura a fare le foto per i matrimoni – commenta con rimpianto Angela Mittino, anche lei residente in zona Madonna delle Grazie – e ora vengono a fotografare la sporcizia…”. Anche Angela Mittino ha dovuto rivolgersi a una ditta specializzata “per tentare di eliminare dalla casa e dal cortile quella terribile patina di petrolio”. E poi la paura, ” di quel terribile rumore, che non finiva mai, mai…”. Ugo Bellan, invece, armato di scope e secchielli, sta tendando di cancellare le tracce del petrolio davanti al negozio di profumeria della figlia, Ivana Benatti, in via Matteotti. “Ma non so se ci riuscirà. L’unto ha intaccato le beole, è penetrato negli interstiti. E a casa non ci è andata meglio. Avevamo speso più di diciotto milioni, pochi mesi fa, per ristrutturare tutto…” clonclude amaramente Ivana Benatti.
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – TRECATE IN DIRETTA SU RAI TRE COL PROGRAMMA DI SANTORO – IL ROSSO E IL NERO
TRECATE: “Il Rosso e il Nero
TRECATE – Audience alle stelle nella nostra zona per la stelle nella nostra zona per la trasmissione di Michele Santoro “Il rosso e il Nero”, andata in onda giovedì scorso su Rai Tre. Il tradizionale collegamento “con la piazza” era infatti con Trecate.
Alcuni cittadini, attraverso il microfono dell’inviato Riccardo iacona, hanno fatto conoscere la situazione di disagio nella quale il paese versa e la preoccupazione per il futuro.
A prendere la parolam mentre sullo schermo scorrevano le immagini prima dell’aula nella quale si stava svolgendo il consiglio comunale, poi dei campi, della vegetazione e delle case imbrattate dal petrolio fuoriuscito dal pozzo, sono stati l’agricoltore Mario Villani, presidente della Coldiretti Trecatese, e Federico Confalonieri, che hanno esposto, pur con accenti diversi, all’ex – ministro
dell’ambiente Carlo Ripa di Meana, presente nello studio di Rai Tre, i guai che la popolazione si è trovata e si troverà ad affrontare (“Chissà quando si priprenderà la nostra agricoltura”, ha sospirato Villani). “Una zona – è stato sottolineato dai cittadini trecatesi –nella quale il problema inquinamento e della situazione di rischio a livello ambientale in termini di sicurezza non è certo una novità, visto che lo si vive da tempo con gli abitanti dei Comuni limitrofi”.
LALLA NEGRI
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – LA GENTE E’ PREOCCUPATA PER IL FUTURO – VIA QUESTA COLATA DI PETROLIO DA CASA MIA! – PER CHI POSSIEDE ANIMALI IL CONSIGLIO DEL VETERINARIO
TRECATE– La pioggia oleosa non c’è più ma nei trecatesi è rimasta rabbia, paura e voglia di eliminare subito ogni traccia del disastro.
Si sono perciò subito dati da fare immediatamente e hanno iniziato a lavare le auto, i cortili, i vialetti di casa i balconi, le finestre, le inferriate dei cancelli e tutto ciò che era possibile ripulire.
Ma l’impresa non è certo facile, anzi, risulta essere lunga e faticosa.
Siamo andati per le vie della cittadina a cogliere di persona alcuni commenti. “C’è petrolio dappertutto – ha dichiarato Roberto Manica – anche per chiedere i danni come possiamo quantificarli? Per esempio, non si sa cosa ne sarà delle piante e dei giardini, magari quest’anno sopravvivono ed il prossimo muoiono”. “Il petrolio penetra nel terreno, nelle radici – ha aggiunto la moglie virgina .
E poi dicono che non c’è pericolo per la popolazione però con questo sole il petrolio evapora e noi lo respiriamo.
I balconi poi, sono una cosa spaventosa.
Noi casalinghe vorremmo sapere se possiamo essere sicure quando stendiamo i panni fuori, non vorremmo ritrovarci il bucato inquinato.
L’importanza è che non rientri in funzione il pozzo, perchè noi, dai pozzi di petrolio non abbiamo avuto nessun vantaggio”. “Sembra, anzi, dalle dichiarazioni che sono state fatte – ha concluso Roberto Monica – che a essere di troppo sia la popolazione e non i pozzi”.
Con lui a pulire i vialetti del palazzo c’era Alberto Mazza. “Per ora facciamo tutto noi, a nostre spese, ci siamo messi di buona volontà tra condomini e facciamo un pezzo per sciascuno”. Giuseppe Saronne, che lavora in Svizzera, il colpo è stato durissimo. “Sono 38 anni che lavoro in Svizzera ed ogni tanto ritorno a casa; alla fine dell’anno andrò in pensione e tornerò definitivamente in questo “bel” paeseNel paese in cui lavoro è tutto pulito, le macchine sono tutte fornite di tubo catalitico. E’ da ieri, quando sono tornato, che sto pulendo le inferriate. Ne avremo per un bel pezzo. Chiedere i danni? E chi lo sa, dovrebbero pagarci il lavoro svolto per pulire, ma se ci sarà una richiesta di danni la farò”. È sicuramente un problema quello della stima dei danni.
“Come vuole che chieda i danni; non so a quanto possano corrispondere – ha spiegato Angelo Torone – so che da ieri continuo a pulire. Ieri ho lavato tutto il cortile, oggi sto pulendo le finestre; mia nuora è quella che in famiglia ha avuto pià problemi per pulire la macchina, lavora vicino al pozzo che è saltato, in via Madonna delle Grazie, è tornata a casa con l’auto in uno stato pietoso. L’ha subito portata a far lavare; la mia e quella di mio figlio, invece, spero di poterle lavare con acqua e sapone qui a casa”. “Il danno maggiore che ho avuto riguarda la pulizia del marmo – ha riferito Luigi Ranieri – ieri ho pulito le finestre, le tapparelle, ora sto lavando per la seconda volta i marmi esterni con un’altro prodotto ma non riesco a farli venire puliti, se ci riuscissi non credo che chiederei i danni all’Agip. Il problema è che non si sa cosa usare per pulire”. “Abbiamo cominciato ieri con purte, finestre e balboni ora continuiamo a pulire – ha spiegato Cassiana Pedrinazzi – a poco a poco ogni trecatese pulirà il suo pezzetto. Cosa dobbiamo fare? I più danneggiati sono gli agricoltori, mio marito è fra questi”. “Per la bonifica occorreranno almeno due anni – ha dichiarato il marito Giuseppe Travaglino – poi, per i danni manderanno un tecnico”. Danni ingenti li hanno subiti anche le strutture sportive, ci siamo recati al Tennis Club dove uno dei soci, Luigi Locate, ci ha illustrato la situazione. “I palloni che ricoprono i campi da tennis sono ormai inutilizzabili, non siamo riusciti a trovare un materiale che li possa pulire senza danneggiarli, ovvero mantenendo la loro funzione di impermeabilità; ritirarli così come sono vuol dire, durante l’estate, far attaccare fra loro le parti che, in inverno al momento della riapertura si spaccherebbero. La pista per l’atletica è cosparsa di olio, anche dove non si vede è scivolosa, non si può pulire, è fatta di materiale plastico e forse sarà da rifare completamente. Si salvano i campi coperti, ma gli altri appena si bagnano diventano scivolosi e pericolosi. Nel nostro giro abbiamo incontrato il dottor Giorgio Neri, veterinario. “Non abito a Trecate e danni non ne ho avuti, tranne per la macchina da lavare e per la vetrina dell’ambulatorio da ripulire, comunque avrei qualche consiglio utile a chi possiede degli animali, che in questi giorni risultano essere molto più sottoposti all’inquinamento degli esseri umani, sia perchè stanno per terra, sia perchè solitamente stanno fuori. Bisogna comunque evitare gli allarmismi inutili, grossi problemi non ne ho nnotati, qualche cosa si vede, sintomatologie delle vie respiratorie, quali bruciori di gola, tracheiti, riniti, occhi infiammati, quasi mai sintomi di intossicazione da idrocarburi, mi è capitato un solo caso proveniente dalla zona più colpita, quella della Madonna delle Grazie. La raccomandazione che posso fare è quella di evitare di portare fuori gli animali, anche se l’emergenza è passata. Il problema può verificarsi nel caso in cui gli animali dopo essere usciti si lecchino, è opportuno quindi lavarli subito al rientro per eliminare i residui. Inoltre, l’errore che qualcuno sta facendo è di dare da bere del latte per disintossicarli, è un errore, è nocivo in questo caso perchè gli idrocarburi sono sulubili nei grassi, quindi anche nel latte, in questo modo l’intossicazione è più facile che si verifichi”. Altri cittadini hanno dimostrato la loro rabbia per l’accaduto: “E’ da ieri che stiamo lavando” hanno dichiarato Renzo Trombetta e la moglie Ivana Ferioli. “Sono rimasto a casa per pulire; – ha spiegato Antonio Coriolani mentre lavava la sua automobile – anche il furgone che uso per lavorare è da pulire. Per la casa e i mezzi ho usato dell’ammoniaca ma il prato e il giardino è rovinato, è tutto pieno d’olio. Ed è quello che mi interessa di più, ho dei bambini piccoli che tra un mese, con la bella stagione, vorranno uscire a giocare, su un prato così non potranno di certo. Oggi dovrebbe arrivare un tecnico che mi farà un preventivo; occorrerà rovesciare la terra, livellarla e seminarla nuovamente, ci vorranno due milioni. Certo la situazione è peggiore per chi ha un giardino coltivato”. O per chi, aggiungeremmo noi, vive sulle coltivazioni. E’ il caso di Maria Elisa Rosina, proprietaria dell’azienda agricola di Trecate la Garinina. “La situazione è difficile, i teloni che ricoprono le serre con la pioggia di catrame si sono oscurati, i fiori e le piante non ricevono più la luce necessaria per vivere; per le piante è indispensabile che si trovino in piena loce; inoltre i teli sono stati danneggiati irrimediabilmente, la plastica è colata, si sta sciogliendo curvandosi verso l’interno della serra ed il timore è che con la pioggia possano crearsi delle sacche che, rompendosi, lascino penetrare il petrolio. Sarebbe un danno notevole per le colture. Tra qualche tempo, poi quando il sole scalderà di più, la plastica diverrà porosa e i prodotti inquinanti, evaporando, creeranno qualcosa di simile ad una camera a gas”.
“Un altro problema riguarda la perdita di vendite – ha continuato il marito Martino Villani – Essendo ormai inquinato il terreno, e quindi non coltivabile, chi vorrà comprare queste piante? Noi abbiamo circa 15,000 – 20,000 piantine di verdura, 6,000 di gerani e 10,000 annuali. Noi viviamo con queste produzioni. Ora, indipendentemente dal fatto che ci pagheranno o meno, i teli dovremmo sostituirli e la spesa ammonta a circa 15 milioni, sono 5 i tali da cambiare. “In tanta disgrazia – ha concluso Maria Elisa Rosina – c’è di buono che i tecnici dell’Agip sono venuti subito per fare una perizia dei danni. Ho portato stamattina (giovedì) alle 9,30 la domanda di risarcimento in comune e alle 12,30 erano già qui”.
- GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – ROMENTINO, MOLTI AGRICOLTORI SONO CONTRARI ALL’ORDINANZA CHE VIETA LA COLTIVAZIONE DEI TERRENI – “SE LE BONIFICHE SANERANNO I NOSTRI TERRENI LO SAPREMO SOLO NEI PROSSIMI ANNI”
ROMENTINO – La campagna ha cambiato volto.
I terreni dei coltivatori romentinesi sono ora ricoperti di uno strato oleoso e scuro: quelli del territorio di Trecate e da martedì notte anche quelli in Romentino, da quando cioè il vento, cambiando direzione, ha dirottato la pioggia nera verso il nostro paese.
Quanti saranno i raccolti pregiudicati?
Antonio e Paolo Bottini sono toccati in prima persona dall’accaduto “Bisogna andare a vedere per credere – ha tuonato Antonio – I terreni sono ricoperti da uno strato di nero spesso quattro o cinque centimetri.
In queste condizioni nessuno ci dà spiegazioni: cerchiamo di raggiungere i nostri campi per constatare quali danni abbiamo riportato ma non ci permettono di entrare.
Non appena sarà possibile quantificare i danni faremo richiesta di risarcimento, visto che sono stati danneggiati 25 ettari di terreno.
In questi giorni inoltre l’Agip sta scolturando parte di un nostro appezzamento, a cinquanta metri dalla postazione petrolifera, per creare una piazzola dove verrà smontata la torre del pozzo.
Ovviamente nessuno ci ha avvertito”. L’incidente è avvenuto proprio prima della ripresa dei lavori: “Tra venti giorni – ha affermato il fratello Paolo – avremmo dovuto sommergere le risaie e invece siamo costretti a stare fermi.
E’ una strage: vedere i nostri campi ridotti in queste condizioni è veramente desolante.
Inoltre: dove sistemeranno la terra che stanno asportando per creare lo spiazzo, visto che è inquinata?”.
Un’ordinanza del sindaco che intima, in via cautelativa fino a diversa disposizione, la sospensione di tutte le attività di coltivazione dei terreni ubicati nel territorio comunale, non trova concordi gli agricoltori: “Non siamo d’accordo con questo provvedimento – sottoineano i fratelli Bottini – che non ci dà chiare delucidazioni”. Anche Pierino Canna è rimasto scottato da questa situazione: “L’80% o anche più dei terreni che coltivo si trovano nella zona compromessa.
Non si sa quando potranno riprendere i lavori e non sono ottimista circa una soluzione immediata di questa situazione.
La sospensione dell’attività in tutto il territorio danneggia noi coltivatori ma forse è indicata per la salvaguardia della salute pubblica”.
Pino Porzio avanza una precisa richiesta: Vogliamo sapere se e quando potremo riprendere i lavori e quali sono le zone a rischio”. È stato eseguito un rilievo aereo con pellicole a raggi infrarossi che dovrebbe consentire di individuare la totalità dell’area inquinata. “Coltivo cento pertiche nel raggio di un chilometro dalla zona colpita –ha detto Battista Ceffa – e sono piuttosto pessimista per il futuro del nostro territorio”. L’impossibilità di avvicinarsi ai propri terreni amareggia gli agricoltori: “Io coltivo due campi nella zona colpita e ciò che mi rammarica ancor di più è il fatto di non poter andare direttamente sulla mia terra” ha messo in evidenza Giuseppino Cattaneo.
“Il mio morale è a terra.
Non so quanti danni ho subito nelle quattrocento pertiche coperte adesso da due dita di petrolio.
Solo dopo le analisi dei terreni potremo conoscere la triste realtà”, ha amaramente sollineato Mario Baldi. “La nostra azienda è situata in posizione opposta rispetto al pozzo – ha detto Massimiliano Porzio della Cascina Fornace – . Tuttavia a centocinquanta metri dalla postazione petrolifera abbiamo un appezzamento appena livellato che ci risulta sia stato completamente sommerso da una patina oleosa.
Chiederemo il risarcimento anche dei danni causati dall’ordinanza del sindaco che impedisce l’attività di coltivazione fino a data da stabilirsi: sospendere l’attività in questo periodo che il più intenso di lavoro in vista di preparazione delle risaie significa doversi affrettare nel tempo successivo che rimarrà a disposizione”.
Anche il presidente della Coldiretti di Romentino Sergio Bertolino non è d’accordo con l’ordinanza del sindaco. “Mi sembra assurdo questo provvedimento perchè il territorio di Romentino è abbastanza vasto e ci sono zone che distano oltre i tre chilometri dal pozzo, non colpite dai depositi.
Se è solo questione di giorni può anche essere accettabile ma potrarlo a lungo bloccherebbe i lavori in un periodo per noi importante.
Le organizzazioni sindacali si sono messe d’accordo per prendere dei provvedimeti nella speranza che gli agricoltori vengano a conoscenza entro breve termine di quali siano le zone a rischio.
Il danno c’è ed è grave: il fatto che ci paghino un mancato raccolto è normale, regolare; ma ci auspichiamo che venga fatta una bonifica a regola d’arte.
Se agiscono in maniera corretta lo sapremo solo nei prossimi anni.
Una dichiarazione rilasciata da un responsabile Agip mi ha fatto dubitare: nel giro di un mese o due la situazione verrà alla normalità…
Mi sembra fin troppo esagerato”. Anche la sezione provinciale della Coldiretti è un piena mobilitazione. “E’ assolutamente impossibile fare stipe perchè non si sa con precisione quanta superficie sia interessata – ha detto il presidente Giampaolo Padovani – .
Effettivamernte la situazione dal punto di vista economico è grave perchè le nostre colture sono compromesse per due o tre anni.
Siamo preoccupati per come potremo andare a porci nei confronti dell’Agip: ci sarà sicuramente frizione con l’ente di stato.
Dopo il dinsinquinamento verranno fatte delle analisi per verificare la fertilità rimasta; di conseguenza ci rivolgiamo all’Agip per chiedere il giusto.
Senza dubbio è l’ambiente ad aver riportato maggiori danni, poi il suolo.
Ci stiamo muovendo in difesa della nostra categoria per agire di concerto con i Comuni colpiti: l’unica amministrazione che ha assunto una presa di posizione rigida nei confronti dell’Agip è quella di Romentino”.
Il tecnico Cata dottor Gabriele Balzaretti precisa che “occorre effettuare un’analisi chimica per rilevare il grado di inquinamento.
Sicuramente sono stati causati dei grossi danni, non solo per l’ambiente ed il suolo ma anche per la salute umana.
Non è facile bonificare questi terreni: se asportiamo i dieci centimetri di terra inquinata dobbiamo trovare una discarica per questo terreno; si potrebbero usare dei solventi chimici ma con questo metodo il terreno potrebbe diventare sterile;
oppure seguire un metodo biologico”.
MARIANNA CALIO’ ELEONORA GROPPETTI
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – CONTINUANO LE PAURE E I DISAGI DI CHI E’ STATO EVACUATO – “NON SAPPIAMO QUANDO TORNEREMO A CASA”
ROMENTINO Permangono forti i disagi a Romentino a seguito dell’incidente al pozzo Agip T24.
L’allarme ha fatto scattare continue misure di sicurezza; sospeso il mercato limitatamente alle bancarelle di generi alimentari; sconsigliati il consumo di ortaggi e verdura prodotti sul territorio; chiusi i laghetti di pesca sportiva.
Il sindaco Alberto Negri: “Sino a diversa disposizione valgono a pieno le ordinanze emesse nei giorni scorsi.
Romentino ha avuto dei danni alle coltivazioni agricole dal momento in cui il vento ha cambiato direzione: da un sopralluogo ho notato che centinaia di pertiche hanno subito danni.
Il Comune ha incaricato dei legali per intraprendere tutte le azioni civili e penali nei confronti dei responsabili una volta che verranno accertate le responsabilità.
Tutto questo al fine di ottenere i risarcimenti di tutti i danni patrimoniali, morali ed ambientali patiti e patendi, il monitoraggio dell’aria, del suolo e dell’acqua non può essere lasciato a chi ha causato il danno.
Per questo ci siamo rivolti a provessori universitari del dipartimento di chimica analitica ed organica di Pavia e all’Alos di Torino per la programmazione, l’assistenza, il controllo, l’integrazione, il completamento e l’interpretazione di tutti i dati analitici relativi ai monitoraggi in corso, anche in contradditorio con le altre strutture”.
Dal 4 marzo è stato aperto in comune uno sportello al pubblico (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12,30) per la ricezione di denunce – richieste di risarcimento danni.
Disagio anche per gli evacuati che non sanno quando potranno ritornare nelle loro case: “Ho dovuto abbandonare la casa alla mezzanotte di lunedì scorso dopo essere stato avvertito da mio fratello Francesco – ci racconta Romani Locatelli della Cascina Invernizzi – . Per il momento l’attività della mia azienda è completamente bloccata: non posso neppure proseguire i lavori nei campi distanti dalla zona compromessa perchè i trattori sono in cascina.
Sono quindi a riposo forzato.
Per quest’anno non sarà possibile coltivare riso poichè buona parte dei territori è compromessa.
I danni non sono ancora quantificabili: non solo, con il cambio di direzione del vento anche la mia cascina è stata investita dalla pioggia nera”. Attività sospesa anche per Francesco Porzio: “La coltre nera ha raggiunto anche la mia abitazione.
Mia moglie è piuttosto demoralizzata dopo che abbiamo dovuto lasciare la casa, costretti a portare via solo l’essenziale in tre borse.
Il disagio è notevole”.
“Trascorro le mie giornate dalla figlia, in compagnia del nipotino, a riposo – ci ha detto Luigi Baldi. Ho dovuto evacuare all’improvviso, senza portare via niente.
Io riesco a superare questo momento, ma non mia moglie che è molto agitata”.
Gianfranco Cavigioli: “Vivo a Galliate da mia sorella da quando ho dovuto abbandonare la Cascina Vallone con mia madre.
Non sono in grado di fare una stima dei danni che ha riportato la mia attività, ma certo per qualche anno ne risentiremo”.
MARIANNA CALIO’ ELEONORA GROPPETTI
CORRIERE DI NOVARA 7 MARZO 1994 – SOZZAGO – IL SINDACO DI SOZZAGO POLEMIZZA DOPO L’INCIDENTE AL POZZO DI TRECATE – “NON HO AVUTO IL PIACERE DI VEDERE O SENTIRE QUALCUNO”
SOZZAGO -“Certo è che se questo è il modo di operare in caso di calamità naturali o di incidenti imprevedibili, c’è solo da sperare che non ne avvengano, o pregare che qualche santo provveda…”.
A parlare senza “peli sulla lingua”, è il sindaco di Sozzato, Franco Fossati. Lunedì pomeriggio gli effetti dell’esplosione al pozzo petrolifero Trecate 24 si sono fatti sentire anche in paese. “Abbiamo avvertito per qualche odora l’odore, acre e persistente, e il rumore, come di un aereo che per tutta la notte, avesse rombato sulle nostre teste.
E poi la pioggia “nera”, che per fortuna ci ha lasciato in ricordo soltanto alcuni aloni oleosi nelle pozzanghere”.
Ciò di cui Fossati si stupisce però, “E’ l’assoluta mancanza di informazioni ufficiali.
A tutt’oggi, nonostante si parli di operazioni di “monitoraggio” in corso per circa 40 chilometri quadrati intorno alla zona dell’incidente, non ho avuto il “piacere” di vedere nè di sentire nessuno.
Ho cercato di mettermi in contatto con le autorità competenti e con l’Ussl, per avere indicazioni sul comportamento da seguire, ma anche in questo caso non sono riuscito a sapere nulla”.
Già da mercoledì mattina, il sindaco ha fatto affiggere un avviso in paese, in cui si invita la popolazione a non consumare i prodotti dell’orto. “Una misura precauzionale – spiega – adottata di mia iniziativa, semplicemente per tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini, almeno fintanto che si riuscirà a saperne di qualcosa di più.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che sia inutile creare ingiustificati allarmismi, ma agire con leggerezza o lasciare la popolazione nel dubbio è ancora peggio…”. Polemico, Fossati, anche sulla sua esclusione dalla riunione, svoltasi martedì scorso a Cerano, fra gli amministratori dei comuni interessati dagli effetti dell’incidente al pozzo.
“Non voglio pensare che Sozzago sia ritenuto un paese di serie “B”… Tengo comunque a precisare che io, di quella riunione, non conoscevo proprio l’esistenza.
Non avrei quindi neppure potuto essere nelle condizioni di scegliere se “autoinvitarmi” oppure no”.
Nel frattempo, si cerca di tracciare un primo bilancio. “Fortunatamente – dice il vicesindaco Mario Bosetto – pare che, in paese, l’agricoltura non abbia subito danni, almeno non visibili.
Certo che, per capire se i microrganismi del terreno sono stati intaccati, ci vorrà del tempo…”.
Nessun problema anche ai frutteti dell’azienda Fonio.
“Non prevediamo alcuna perdita – dice Mauro Nuvolone – .
In questo periodo dell’anno, infatti, le gemme sono ancora chiuse, la vegetazione è ferma.
Fosse accaduto solo tra un mese…”.
E la gente? Come ha vissuto i giorni dell’emergenza? “Sinceramente – esordisce Franca Vivacqua, della tabaccheria di via Rosina – l’unica cosa che ho avvertito è stato il rumore, sordo e continuo.
Come quello di una pentola in ebollizione…”.
“Il petrolio è arrivato anche da noi, eccome – dice invece Pietro Rosina – Ho dovuto lavare tutto il cortile: sulle piastrelle si vedeva benissimo l’alone untuoso lasciato da quella pioggia nera.
Per non parlare della puzza.
Sono uscito in campagna e la sentivo addosso, sulle labbra…
E poi ci sono gli orti.
Come dobbiamo comportarci?
Seminarli, correndo magari il rischio di dover buttare via tutto?”.
SERVIZIO DI LAURA CAVALLI
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – SPOSTATA A CERANO LA PARTITA TRECATE – JUVE DOMO
Il terreno dello stadio comunale di Trecate si presentava ieri mattina come un manto scuro e oleoso, che faceva presagire nulla di buono sull’esito dell’incontro in programma nel campionato di Eccellenza tra Trecate e Juve Domo.
La fuoriuscita di greggio dei giorni scorsi dal fatidico “pozzo Trecate 24”, che ha ricoperto Trecate di un pesante strato oleoso, ha consigliato i dirigenti biancorossi di cercare ospitalità nel vicino stadio di Cerano.
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – ALLE 17.20 LA CITTA’ DI TRECATE E’ IN DIRETTA SU RAI DUE AL PROGRAMMA “IL CORAGGIO DI VIVERE” PER NON DIMENTICARE IL DISASTRO CHE HA COLPITO LA CITTA’
VA IN ONDA ALLE 17,20
STASERA SU RAIDUE IL DRAMMA DI TRECATE A “IL CORAGGIO DI VIVERE”
Il devastante incidente ai pozzi di petrolio dell’Agip di Trecaten sarà al centro della puntata di oggi, giovedì 10 marzo de “Il Coraggio di Vivere”, il programma di Riccardo Bonacina, GiovanniAnversa e Pierguido Cavallina in onda alle 17,20 su RaiDue.
Per l’occasione, la trasmissione sarà collegata proprio con Trecate, dove, nella piazza del Municipio, saranno presenti rappresentanti della Confcoltivatori e dei Comitati ambientalisti, tecnici della USSL 52, agricoltori che hanno subito danni enormi a causa dell’incidente.
Nel corso dei collegamenti sarà comunicato il modo in cui i cittadini di Trecate intendono agire contro l’Agip e si discuterà anche del tratto ferroviario per treni ad alta velocità che dovrebbe essere realizzato a soli mille metri dai pozzi di petrolio.
Possibilità, questa, che crea grandi perplessità e timori nella popolazione di Trecate.
In studio a Roma, con Bonacina e Anversa, anche un rappresentante dell’Agip che risponderà alle domande dei cittadini presenti in piazza.
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – TRECATE – IL COMUNE SI E’ COSTITUITO “PARTE OFFESA” CON GIANNI CORRENTI DIFENSORE – DA DOMANI PERITI NELLE CASE PER VALUTARE I DANNI
TRECATE – Martedì 8 marzo nel Municipio di Trecate il sindaco Giuseppe Magnaghi ha tenuto una conferenza stampa per fare il punto della situazione attuale e dell’evolversi del fenomeno.
L’assessore alla cultura Marica Invernizzi ha letto un comunicato che riportava cronologicamente gli avvenimenti dall’esplosione del pozzo ad oggi.
Al termine la parola è stata data all’onorevole Gianni Correnti che ha esposto la posizione che il Comune di Trecate ha intrapreso e la linea che gli avvocati assumeranno nei confronti dell’Agip. “Il Municipio, il sindaco e la giunta hanno fatto tutto ciò che era nelle loro prerogative – ha dichiarato Correnti – . Lo sfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo è sottoposto a una disciplina autorizzativa che è sostanzialmente estranea al Comune il quale non ha potere di incidere nè per quello che riguarda la fase autorizzativa nè per quella gestionale.
Io credo che nella deliberazione proposta dal Comune di Trecate (in cui si dichiarava l’Agip come unico ente responsabile di tutti i danni), che poi credo recuperi una volontà popolare, debba essere spesa a livello governativo, di chi ha il potere e la facoltà di interrompere questa attività industriale estrattiva”.
Chiarendo quindi il concetto che non era competenza del comune dare il proprio benestare alla presenza o meno dei pozzi, Correnti ha poi proseguito la lettura e la spiegazione della interrogazione a risposta scritta da lui inviata al Presidente del Consiglio ed ai Ministri competenti dell’Ambiente e dell’Industria, chiedendo loro di “Soppesare il beneficio che deriva da questre estrazioni rispetto alla oggettiva compromissione ambientale”; e sottolineando la necessità di prendere le dovute cautele per la sicurezza dei pozzi e della popolazione.
Ha parlato di tutela del cittadino, di ripristino dell’ambiente, di ricarcimento danni e di assistenza per ciò che concerne l’agricoltura. “Per quest’estate non avremo sicuramente, ma bisognerà vedere cosa accadrà nei prossimi anni”.
Si è infine espresso favorevolmente sulla posizione del Comune di Trecate circa la sua costituzione a “parte offesa”, “affinchè sia presente con difensori, tecnici e consulenti che sicuramente influenzeranno uno sviluppo processuale”.
Circa la situazione ambientale e le condizioni di purezza dell’aria e dell’acqua, proveniente dalle falde acquifere, si è pronunciato il dottor Grazioli, responsabile del servizio di igiene pubblica, dell’Ussl 52, il quale ha assicurato che la situazione è sotto controllo, e che comunque, “per sicurezza – ha dichiarato Grazioli – abbiamo effettuato dei controlli sia per la parte batteriologica che chimica, aggiungendo al ricerca degli idrocarburi.
I controlli di ieri effettuati presso le due fontanelle poste in piazzale Marconi e in piazza Dolce hanno rivelato valori ampiamente nella norma.
Il livello riscontrato era dello 0,010, tenendo conto che la normativa Cee prevede una soglia che arriva fino a 10.
per quello che riguarda l’inquinamento aereo – ha proseguito Grazioli – a Trecate ci sono 7 centraline che inviano i loro dati al laboratorio di sanità pubblica, il quale ha confermato che i livelli sono tranquillizzanti.
Dal 3 marzo i controlli sono continui.
Circa il problema sorto invece per la scuola elementare “Don Milani”, è stata chiusa a causa del riscaldamento ad aria che, riutilizzando l’aria esterna, portava all’interno dell’edificio anche l’odore del petrolio.
Ho effettuato alcuni sopralluoghi, l’ultimo domenica, non c’era più alcun odore di petrolio, sono stati cambiati i filtri, inoltre il comune ha provveduto a scorticare il prato della scuola che è stata quindi riaperta nella giornata di lunedì.
Per ciò che concerne la salute del cittadino i medici generici dell’Ussl 52, convocati ieri in riunione, in prefettira, presente il professor Reggiani, dell’istituto Superiore della Sanità, hanno dichiarato di non aver riscontrato nulla di particolare, tranne due casi di leggera forma allergica, che bisogna ancora stabilire se sono collegabili al fenomeno.
E’ stato comunque detto loro di tenere sotto controllo le patologie bronchiali, che potrebbero verificarsi e a cui sarebbero più esposti i bambini e gli anziani”.
“Attualmente – ha ripreso il sindaco – aspettiamo una piantina della zona inquinata effettuata ai raggi infrarossi non solo dall’Agip ma anche dall’elicottero della Regione per definire le zone inquinate.
L’istituto “Battelle” di Ginevra e il Ministro dell’Ambiente stanno studiando un piano specifico di disinquinamento.
Inoltre –ha proseguito Magnaghi – faremo altre analisi oltre a quelle ad infrarossi per ovviare alle imprecisioni.
Come Comune ci siamo preoccupati soprattutto di intervenire sull’area ambientale, scorticheremo tutti i giardini e gli orti al fine di evitare, adesso che la temperatura sarà più elevata, che i valori degli idrocarburi entrino nelle case.
Basta togliere 10 centimetri, riportare terra nuova e riseminare”.
E’ stato quindi chiesto al sindaco dove andrà a finire tutto il terreno inquinato. “Verrà raccolto – ha risposto Magnaghi – in un’area di stoccaggio dell’Agip, nei pressi del pozzo Tr7, dove le operazioni di perforazione sono terminate e dove grazie all’impermeabilità del terreno e alla recinzione non potrà creare alcun danno”.
Alla domanda da dove arriverà il terreno “nuovo” non è stata data una risposta precisa. “Sicuramente – ha riferito il sindaco – non sarà inquinato, comunque è un problema a cui penserà l’agip”. “A partire da venerdì – ha comunicato Magnaghi – l’Agip ha detto che inizierà a pagae i risarcimenti dei danni immediati: passerà un perito che valuterà i danni; se la perizia soddisferà il sinistrato verrà compilato un assegno immediato di risoluzione, tenendo tuttavia conto che ci sarà la riserva per altri tipi danni.
Se il cittadino non si riterrà soddisfatto della perizia e non si troverà un accordo, il perito emetterà un assegno in base alla sua valutazione con la possibilità di discuterla in base a una controperizia proposta dal cittadino”.
Tutto questo verrà stabilito in base alla compilazione dei moduli di risarcimento che finora sono stati distribuiti in Comune, ma che da ieri sono in distribuzione a Villa Cicogna nel luogo in cui ha sede la Croce Rossa.
E’ stata inoltre ribadita l’utilità delle pezze giustificative, ovvero di tutte quelle prove, quali perizie e preventivi, che il cittadino potrà allegare alla domanda di risarcimento danni.
Un consiglio utile è stato dato da correnti il quale, rendendosi conto delle spese che una perizia potrebbe comportare, ha suggerito l’idea di proporre come documentazione personale alcune foto dei luoghi rovinati, giardini, orti, con data e firma di due o tre testimoni, specie per quei casi in cui il perito arriverà a verificare il danno dopo che si è ormai provveduto ad una rimozione del terreno inquinato.
Il sindaco ha concluso porgendo le proprie scuse per le mancanze che, dato il grandissimo disagio creato dall’Agip, si sono verificate specie nei primi giorni, affermando che ciò non era sicuramente dovuto a cattiva volontà, e rendendosi conto, avendo vissuto la vicenda come ogni trecatese, dei disagi e dei problemi che la cittadinanza ha dovuto sopportare.
MARIA GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – TRECATESE SPORGE DENUNCIA CONTRO AGIP E SINDACO
TRECATE – Due querele sono state presentate in data 7 marzo alla caserma dei carabinieri di Trecate perchè vengano inoltrate alla Procura della Repubblica.
Sono firmate da un cittadino trecatese residente in via Verra.
Una è stata sporta nei confronti della società Agip “che – si legge nel testo – per imperizia e non curanza dei propri dipendenti e per l’uso di attrezzature inidonee, ha provocato danni per decine di milioni alla casa e all’adiacente proprietà, incurante di alleviare immediatamente, nè col passare dei giorni i disagi provocati, al sottoscritto e alla di lui famiglia, e non interessandosi neppure di rilevare i danni causati, al fine di provvedere ai dovuti risarcimenti”. La seconda è contro il sindaco del Comune di Trecate Giuseppe Magnaghi “che ha lasciato per due giorni nell’assoluto abbandono i cittadini delle zone più colpite dalla pioggia di idrocarburi ed idrogeno solforato senza dare loro nè aiuto nè informazioni e che inoltre sta agevolando ditte non specializzate che stanno prendendo il monopolio delle polizie e sta aggiungendo inquinamento a quello provocato dagli idrocarburi, facendo buttare dopo sei giorni e senza alcun preavviso alla popolazione, tonnellate di polveri sulle strade e infangandole con acqua, continuando a portare gravi disagi proprio a quella parte di popolazione già colpita”.
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – LAMENTELE PER L’ECCESSIVO AUMENTO DEI PREZZI – BUONI LAVAGGIO AUTO IN COMUNE
TRECATE – Chi ha potuto è subito corso a ripulire la propria auto.
A questo proposito abbiamo ricevuto anche alcune telefonate di protesta in redazione per i costi saliti alle stelle.
Abbiamo deciso di fare un giro tra gli autolavaggi del paese per capire come stanno andando le cose.
La nostra prima meta è stato il distributore Esso in via Novara, dove abbiamo trovato Antonio Villani intento alla pulizia di un furgone.
Attualmente i prezzi e le modalità di pulizia per i veicoli sono cambiati?
“In tempi normali – ha risposto Villani – lavare un’auto costa circa 5.000 lire, oggi 30.000.
dobbiamo lavare tutto a mano, anche per evitare di sporcare le spazzole, altrimenti non verrebbe via.
Usiamo un decerante e del petrolio non rimane traccia,
solo nel caso in cui la vernice è vecchia allora la macchina deve essere portata dal carrozziere che, a sua discrezione, rimetterà la cera o la rivernicerà”.
Dunque il petrolio non è un problema, si riesce a eliminarlo facilmente?
“Sì, certamente, ma senza un prodotto specifico non sarebbe possibile.
Noi usiamo un decerante.
Può sorgere qualche problema con le vernici vecchie, in quei casi occorre portare la macchina dal carrozziere perchè rimetta la cera.
Il lavoro comunque è lungo; prima bastavano 15.000 20.000 lire, ora si è arrivati a 40.000 lire.
A volte, se l’auto è molto sporca bisogna rilavarla e si deve farlo tutto a mano, può occorrere anche un’ora e mezza per auto – ha affermato Ernesto Restelli del distributore “IP” in via novara.
Noi abbiamo tutti i lavaggi prenotati fino a venerdì prossimo”. “La gente – ha dichiarato Gianni Pizzo, titolare del distributore Agip in Corso Roma – deve capire che i prezzi sono elevati perchè non si tratta più di un lavaggio, è tutt’altra cosa, è uno “sgrassaggio”, bisogna eliminare il petrolio e questo lo si può fare solo con prodotti specifici che costano; noi usiamo un decerante, dei detergenti bio-degradabili, e li usiamo concentrati al massimo, per questo oggi ripulire l’auto costa 25.000 – 30.000, senza i buoni; un lavaggio normale, interno – esterno, costerebbe invece 14.000, ma ripeto che si tratta di una cosa ben diversa.
Noi già da da sabato abbiamo ritirato qualche buono, e con questi non si deve pagare la pulitura dell’auto”.
Ci sono state delle autovetture rovinate? “Rovinate proprio no, qualcuna avrà bisogno di essere nuovamente lucidata”.
I distributori abilitati alla pulitura degli autoveicoli con i buoni rilasciati dall’agip sono; Pizzo Distributore Agip, corso Roma; Esso, via Novara. I buoni si ritirano al comune di Trecate dalle 8,30 alle 12,30 al secondo piano.
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 -FAUNA PROTETTA – SORVEGLIANZA UCCELLI: SI CERCANO GIOVANI
TRECATE – La Lipu, la provincia di Novara e l’Agip stanno organizzando un servizio di sorveglianza e di recupero dei volatili, stanziali e migratori, che potrebbero venire in contatto con le zone inquinate dall’eruzione del pozzo 24.
il servizio vuole offrire un’occasione di lavoro temporaneo per studenti e giovani in cerca di prima occupazione.
Tutti coloro che intendono partecipare a questa iniziativa possono rivolgersi al Centro Olio di Trecate (Ingegner Micheletti) telefono 0321/779358 – 779389.
I giovani dovranno assicurare un’attenta sorveglianza della zona coinvolta dal fenomeno di inquinamento; adoperarsi affinchè gli uccelli sono si posino all’interno delle aree, segnalare immediatamente eventuali casi di animali imbrattati dal petrolio e, se possibile, recuperarli.
L’Agip fornirà tutta l’attrezzatura necessaria e provvederà al compenso economico e all’organizzazione.
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – LA BONIFICA ALLE SCUOLE ELEMENTARI DI VIA VERRA – IN DISTRIBUZIONE DETERGENTI E STRACCI
TRECATE – I mezzi di bonifica dell’Agip sono entrati in funzione venerdì nelle scuole elementari di via Verra e hanno eliminato il terreno inquinato.
“Venerdì e sabato hanno iniziato a pulire – ha riferito Marco Rossi uno degli addetti interni alla scuola elementare – sono venuti coi loro mezzi e hanno tolto il prato, hanno lavorato sabato e domenica”.
“Per questa sera,(Lunedì) dovremmo aver finito – ha dichiarato uno degli operai addetti ai lavori.
Togliamo dai 15 ai 16 centimetri di terra, fin dove è inquinato, poi metteremo del terreno nuovo e verrà seminato nuovamente perchè torni come prima”.
La scuola intanto è stata riaperta lunedì.
Anche per quello che riguarda le abitazioni sono strati distribuiti dalla ditta Re – AL service pronto intervento ecologico di Milano, per conto dell’Agip, dei detergenti specifici.
“Distribuiamo degli antipetrol, ha affermato Patrizio Dettoni una delle persone addette a questa operazione – e un panno oleoassorbente.
Si usa prima il prodotto e poi gli viene messo sopra questo panno che assorbe e tira via lo sporco.
Serve per porte, finestre, inferiate, balconi…”.
La distribuzione è avvenuta nelle piazze Cattaneo e Madonna delle Grazie lunedì 7 marzo dalle ore 14 alle ore 18 e dovrebbe continuare nei prossimi giorni anche al mattino dalle 9 alle 12.
Le ditte specializzate per gli interventi di pulizia sono, oltre alla già citata per gli interventi relativi alle abitazioni, la Acr di Reggiani Albertino S.P.A di Modena, per gli interventi relativi alle strade.
M. GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – “STRISCIA LA NOTIZIA A TRECATE” – “E’ ARRIVATO IL GABIBBO”
TRECATE – in questi giorni Trecate è stata presa d’assalto dalla stampa e dalla televisione.
La Rai ha posto le proprie telecamere in piazza Cavour, ed altre emittanti private, e locali, hanno fatto la loro comparsa sia nel centro cittadino che sul luogo del disastro.
La situazione in cui vive il paese è stata illustrata, oltre che dai telegiornali, da altre trasmissioni, quali: “Linea Verde”, “Il Rosso e il Nero” e “Striscia la Notizia”.
Impagabile per i bambini la presenza del Gabibbo, che ha portato un pò di sorriso, ma che ha saputo soprattutto delineare, con grande ironia, una condizione tanto amara per i trecatesi.
La presenza del noto personaggio televisivo è stata notata venerdì pomeriggio anche nei pressi del digestore di Novara.
CORRIERE DI NOVARA 10 MARZO 1994 – ROMENTINO – NEGRI: “PER LE OPERE DI BONIFICA CI SARA’ UN PROTOCOLLO D’INTESA” – “PER ORA NESSUNA ORDINANZA VERRA’ REVOCATA”
ROMENTINO – L’emergenza in territorio romentinese prosegue.
Le ordinanze emesse nei giorni successivi all’incidente del pozzo Trecate 24 sono tutt’ora in vigore.
Ha dichiarato il sindaco Alberto Negri durante il consiglio comunale di lunedì 7 marzo. “Nessuna ordinanza verrà revocata per il momento in attesa di ulteriori comunicati da parte della prefettura”.
Si protrae quindi nel tempo il disagio per le famiglie romentinesi evacuate; ancora bloccati i lavori presso la Fonderia Triestina e la Ditta Pattano Felice; chiusi i laghetti di pesca sportiva.
Rimane sospesa la vendita di generi alimentari al mercato settimanale; sempre esteso a tutto il territorio comunale il divieto di coltivazione.
A fronte delle lamentele degli agricoltori, costretti a ritardare i lavori di preparazione dei terreni per la semina del riso, il sindaco ha rassicurato che “entro il 20 marzo sarà comunicato e certificato quali saranno i terreni che potranno essere coltivati nelle aree non interessate dall’inquinamento, termine quest’ultimo considerato accettabile dai coltivatori diretti.
Solo una volta effettuati i rilievi si procederà all’opera di bonifica sui terreni inquinati stimabili attorno alle 800 – 1000 pertiche”.
Su questo punto il sindaco Negri è stato fermo, rivendicando all’amministrazione in tutti i suoi organismi (Ministero, Regione, Provincia e Comune) l’intervento di bonifica dei terreni: “Si andrà ad un protocollo d’intesa tra le amministrazioni per le opere di bonifica”.
Mentre l’èquipe universitaria di Pavia e la ditta Alos di Torino sono impegnate nel monitoraggio di aria, acqua e suolo, vengono effettuati ulteriori controlli dell’aria tramite le centraline installate sul comune, in via Belletti, in via Fossale e alla Cascina Torre.
Lunedì scorso in consiglio comunale l’ingegnere Giorgio Cecchi della ditta Alos di Torino che ha risposto alle domande dei consiglieri preoccupati per eventuali danni biologici che l’incidente potrebbe avere provocato.
“L’idrogeno solforato si è diffuso in quantità così ridotte da fare escludere danni alla salute.
A causa dell’erogazione incontrollata una massa costituita da vapore acqueo, greggio e metano si è dispersa nell’atmosfera: il petrolio estratto in questa zona è di buona e i suoi componenti aromatici, cancerogeni, sono ridotti.
Romentino è stato fortunato perchè nella fase eruttiva più violenta il vento soffiava verso Trecate; solo nella fase finale la pioggia nera ha investito il territorio romentinese ma la quantità di greggio era bassa ed era elevata quella di vapore acqueo, per cui nei terreni di Romentino è possibile trovare una maggiore percentuale di sale comunque sopportabile dal riso”.
MARIANNA CALIO’
ELEONORA GROPPETTI
CORRIERE DI NOVARA 14 MARZO 1994 – AVVIATA LA BONIFICA DELLE AREE CONTAMINATE DAL PETROLIO
E’ DI 7 KM QUADRATI LA ZONA INQUINATA DAL PETROLIO
AVVIATA LA BONIFICA
Alle 18,30 di venerdì sera, nei locali della prefettura conferenza stampa.
Il prefetto, ruffo, tira un evidente sospiro di sollievo: alla presenza dell’assessore regionale, Fulcheri, e del direttore generale del ministero dell’Ambiente, Muscazzini, può informare i giornalisti che: “Il protocollo per le attività di monitoraggio e bonifica del territorio interessato dalla fuoriuscita di greggio dal pozzo numero Trecate 24 dell’Agip di Trecate è stato sottoscritto dalle parti interessate (Agip, Ministeri, Regione, Provincia, Comuni, USSL, Parco del Ticino) ed è già operante.
L’area inquinata – prosegue – sulla quale le analisi effettuate hanno rilevato fra le 5 e le 50 parti per milione di idrocarburi è circoscritta in soli 7 km quadrati attorno al pozzo 24.
In una seconda zona, le parti per milione vanno da 1 a : qui il pericolo di inquinamento è molto basso; al suo interno ( la stiamo delimitando con precisione) le coltivazioni potranno avvenire, ma solo ad uso sperimentale.
Assolutamente libera, invece, tutta l’altra zona che pure abbiamo monitorato e dove i sindaci già domani autorizzeranno gli agricoltori a procedere nei lavori”.
Abbiamo fatto tre domande.
Eccole con le risposte del prefetto.
Primo: la falda acquifera è inquinata?
“No –è stata la risposta – lo possiamo escludere.
Su 80 pozzi interessati, ne abbiamo analizzati 16, i più a rischio, e nessuna traccia di idrocarburi è stata trovata”.
Seconda: l’Agip sta trivellando altri pozzi? “No – ha risposto Ruffo – l’Agip mi ha informato che il pozzo numero 24 era l’ultimo che, secondo programma, doveva essere trivellato”.
Terzo: come mai la zona di perforazione non è sottoposta alla cosiddetta “normativa Seveso”? “Perchè i pozzi – ha spiegato il prefetto – non sono considerati dalla stessa legge come impianti ad alto rischio ambientale.
C’è la vicinanza con la zona industriale di San Martino di Trecate, è vero, ma fino ad ora, non ha influito per far scattare la normativa Seveso.
Fin dalla riunione del prossimo 21 marzo esamineremo il da farsi per il futuro”.
LUCIANO LOMBARDI
CORRIERE DI NOVARA 14 MARZO 1994 – A TRECATE SI PARTE MALE PER LA BONIFICA
MA A TRECATE SI INIZIA MALE
TRECATE – Come avviene, in paese, la bonifica dei terreni di orti e giardini dopo l’incidente al pozzo Agip?
Se lo sono chiesti, sabato pomeriggio, i trecatesi che abitano nei pressi della piscina coperta, quando hanno visto arrivare una ventina di camion che hanno scaricato, nell’ampio piazzale antistante la struttura sportiva, centinaia di metri cubi di terra inquinata.
E’ parso loro davvero incredibile che il terreno asportato dalle abitazioni di piazza Dolce e via Verra, le zone più colpite dalla pioggia di petrolio, venisse scaricato proprio li, sotto le finestre delle loro case.
E invece, raccolta qualche informazione, si sono dovuti ricredere: le cosa stavano proprio così.
Qualcuno aveva avuto la bella idea di far depositare in quel piazzale, provvisoriamente, la terra inquinata.
La rabbia dei residenti ha avuto sfogo immediato. “Alle 17, quando sono rientrato a casa – dice Corrado Pedrinazzi che abita in via Nova 57 – ho subito segnalato il fatto al responsabile sanitario dell’Ussl 52.
Come me hanno protestato molti altri trecatesi della zona, in Comune e all’Usll.
Con quale criterio ci siamo chiesti, stanno compiendo queste bonifiche?
Tolgono il terreno inquinato da una zona del paese per poi depositarlo in un’altra?
Non basta la quantità di idrocarburi che noi e i nostri figli abbiamo già respirato?
Vogliono aumentarci la dose?”
Le proteste della gente hanno prodotto l’effetto sperato.
Verso le 19, sono iniziati i lavori di sgombero, protrattisi fino alle 22 e ripresi nella mattinata di domenica.
A mezzogiorno ruspe e camion avevano fatto sparire quei cumuli di terra oleosa e maleodorate.
Dove saranno finiti?
Pensiamo dove dove il sindaco di Trecate, Giuseppe Magnaghi, rispondendo, giorni fa, a una precisa domanda, aveva spiegato, e ciè sui terreni adiacenti ai pozzi.
Ma anche quella, è stato assicurato, sarà una soluzione provvisoria.
MIRELLA MORANDI
CORRIERE DI NOVARA 14 MARZO 1994 – TRECATE – INQUINAMENTO DA PETROLIO – SQUADRE SPECIALIZZATE AL LAVORO – 1200 CASE DA PULIRE – 1000 GIARDINI DA BONIFICARE -INIZIATA LA PULIZIA DELLA CITTA’ DI TRECATE, E LA CITTA’ TORNA A RESPIRARE ARIA PULITA FINALMENTE
TRECATE – Sono iniziate a Trecate le operazioni di pulizia non solo delle strade ma anche delle abitazioni e dei giardini.
Come sono stati organizzati i lavori?
“Ci muoviamo secondo le segnalazioni che giungono al comune dalla dottoressa pedrotti e che poi ce le comunica – ha spiegato Angelo Negri, un dipendente Agip – da queste noi prendiamo il via e procediamo a tappeto.
Dobbiamo pulire tutta la zona inquinata di Trecate, per ora abbiamo cominciato da Piazza Dolce e Via Verra”.
Nel nostro giro siamo stati accompagnati da Massimo Dotti che ci ha condotti nei luoghi i cui gli operatori, erano intenti al loro lavoro e ci ha fatto entrare nei giardini per vedere quali operazioni stavano conducendo.
Per quello che riguarda la pulizia delle case l’impresa è stata affidata all’Acr.
Abbiamo interpellato il capo cantiere, Azio Barbieri, che ci ha spiegato la la quantità di lavoro e gli uomini impiegati in questa operazione.
“La nostra è un’impresa specializzata, composta di tecnici e specialisti, e attualmente sono impegnate un centinaio di persone”.
Quante sono le case e i giardini che dovete ripulire”?
“Per il momento 1200 case e 1000 giardini circa, sicuramente saremo impegnati fino a settembre, almeno per gli interventi più urgenti.
Poi ci saranno altre case, sicuramente”.
Quali prodotti usate?
Abbiamo in dotazione dei prodotti che ci vengono forniti da ditte specializzate”.
Una di queste ditte, la Serbios, era presente sul posto.
Di cosa sono composti questi prodotti per la pulizia delle abitazioni? “Sono prodotti a base naturale il cui principio attivo viene estratto dalle bucce d’arancia – ha spiegato Valerio Rossi – e sono approvati dal Ministero della Sanità. La nostra ditta è specializzata nei prodotti biologici di tecnologia sia per l’ambiente che per l’agricoltura.
Penso che sia la prima volta che vengano usati in Italia, mentre il loro impiego è già conosciuto dagli americani.
Normalmente questi prodotti vengono usati come additivo alimentare, come aromatizzante per esempio per i biscotti, in America, come accennavo prima, sono passati già ad un utilizzo di questi prodotti per la pulizia, dapprima dei metalli, poi anche per la casa.
In Italia siamo i primi ad aver optato per questo servizio.
I cittadini sembrano essere abbastanza soddisfatti, finalmente riescono a vedere le case con il loro colore originale.
“Sono venuti ed hanno lavato il cortile ed ora è tornato come era prima – ha riferito Giuseppe Mittino – c’è qualche macchia, ma è venuto bene, anche per il giardino hanno lavorato bene”.
Le squadre di pulizia hanno cominciato anche i lavori di ripristino nei giardini.
“Abbiamo iniziato da poco, da lunedì – ci ha riferito Francesco Guattero della ditta specializzata in questo settore –
Abbiamo tolto circa 10 centimetri di terra.
Non è molto rovinata, il petrolio non è andato in profondità, poi basterà zapparla e seminarla nuovamente.
Finora abbiamo risistemato una decina di giardini”.
Quanto tempo vi occorre per un giardino in media?
“Bisogna tenere conto dell’ampietta e della difficoltà o meno dei mezzi nel potersi muovere all’interno dell’area da ripulire; comunque, in media, ci vuole una mezza giornata.
La gente quando ci vede è disponibilissa”.
E come non potrebbe esserlo, finalmente si incomincia a respirate a Trecate!!!
Purtroppo però i lavori proseguiranno con un certo ritmo e chissà quando alcuni trecatesi potranno rivedere pulite le proprie case.
Un cittadino, ed anche più di uno, hanno dato il seguente suggerimento:
“Noi ci teniamo in modo particolare che il lavoro svolto a casa nostra sia fatto bene.
Se così non fosse preferirei farlo io – ha spiegato Antonio Coriolani – l’Agip poi mi pagherà il lavoro che ho impiegato a sistemare la casa; non vorrei che prodotti nocivi, adatti per la pulizia, mi brucino la terra”.
Ma non è il solo a pensarla in questo modo: “Se i tecnici, ci dessero l’autorizzazione a procedere sui nostri giardini – ha dichiarato Giuseppe Guaglio – dandoci le istruzioni sul modo in cui intervenire, i lavori procederebbero più celermente e noi non dovremmo sopportare questa puzza tanto a lungo.
Se loro sono in cento, noi trecatesi siamo in 15.000.
poi ci pagheranno il lavoro che abbiamo fatto.
Il danno è provocato dall’Agip e di questo se ne deve assumere tutte le responsabilità, ciò non togie che non si possa ripulire le zone in cui abitiamo per abbrevviare i tempi.
Il mio sogno è che al momento dell’arrivo delle rondini sia tutto ripulito”.
M. GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 17 MARZO 1994 – TRECATE – POSSO PULIRE DA SOLO IL MIO GIARDINO?
TRECATE – Tra i tanti interrogativi che la popolazione di Trecate si pone ce ne sono alcuni che ormai si ripetono da giorni: “Quando verranno a pulire casa mia?”; “Posso pulire da solo il mio giardino, affinchè non debba più respirare questa puzza e i miei figli possano giocare tranquillamente all’aperto?”.
Ci siamo impegnati, noi, del corriere, a rincorrere i responsabili dell’Agip per avere qualche risposta.
Finalmente lunedì 14 marzo, siamo riusciti a parlare con la dottoressa Pedroni all’Ufficio Reclami di Trecate, dopo aver atteso che la lunga fila di persone si esaurisse.
La domanda a cui molti cittadini vorrebbero ottenere una risposta è “Posso pulire il mio giardino senza aspettare l’arrivo della ditta specializzata?”
“Certamente – è la risposta di Pedroni – molte persone non gradiscono che degli estranei lavorino sulle loro propietà, quindi possono far fare il ripristino del loro terreno da un qualsiasi giardiniere e, conservando la ricevuta, verranno, in seguito, rimborsati.
Da soli diventa più complicato per i rimborsi.
Con una fattura alla mano qualsiasi azienda può pagare, ma senza un riscontro è difficile”.
Ma ci sono persone che non vogliono aspettare troppo tempo, e che non sanno a chi rivolgersi, o comunque che preferiscono ripulirsi il giardino e l’orto da soli.
Il perito che valuterà i danni non potrebbe valurare anche il lavoro svolto?
“Occorre comunque avere una documentazione del lavoro fatto, delle fotografie del giardino, prima e dopo i lavori”.
Cosa si deve fare?
“Basterebbe eliminare 5 – 10 centimetri della superficie di terreno esposta e metterla da parte, poi verrà portata via”.
E i riporti del terreno non inquinato, come e quando li effettuerete?
“I riporti, per il momento non sono previsti, tranne per i casi urgenti; per chi ha dovuto farli, e li ha fatti in proprio, verranno rimborsati.
Comunque basta venire in questo ufficio e daremo all’interessato tutte le indicazioni necessarie”.
Per le macchine, i teloni, i tappetini cosa avete in progetto per i rimborsi?
“Per cose di questo genere ci stiamo attrezzando, i rimborsi avverranno a giorni, appena troveremo un ufficio adeguato, poi cominceremo a pagare, basterà presentarsi con lo scontrino, come prova dei danni.
Per rimborsi di questo generem irrisori, non ci vorrà molto tempo”.
E le lucidature delle auto?“per questi casi devo incontrarmi col tecnico per avere al più presto una risposta.
- GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 24 MARZO 1994 – TRECATE – IMPOSSIBILE IMPEDIRE AI RAGAZZI DI GIOCARE ALL’APERTO, ANCHE L’ORATORIO E’ DA RIPULIRE DAL PETROLIO PRESENTE SUI MURI, E CAMPI DA GIOCO
TRECATE – Proseguono a Trecate i lavori di pulizia delle abitazioni e dei giardini.
L’Agip ha, inoltre, iniziato a liquidare i primi danni ad abitazioni e autovetture, secondo un elenco di nominativi esposto all’esterno dell’Ufficio dei Vigili Urbani di Trecate.
Gli addetti sono stati impegnati a ripulire le zone più colpite dalla pioggia oleosa, e anche le zone più frequentate dai bambini, quali via Verra e le scuole elementari.
Sono in molti a chiedersi però come mai altre aree aperte al pubblico non sono state ancora ripulite.
L’Oratorio Maschile, per esempio, che con la bella stagione si riempie di ragazzi di ogni età.
“E’ difficile – ha dichiarato il custode Antonio Introcaso – impedire ai ragazzi di giocare.
Per parte mia, appena il fatto si è verificato, mi sono dato subito da fare per ripulire come potevo, anche se non avevo i prodotti specifici.
Così, subito il giorno dopo, ho preso la canna e ho iniziato a togliere il grosso, i bambini dovevano andare a dottrina, in qualche modo bisognava fare.
La stessa cosa ho fatto nel campo di basket mentre per quello di pallone ho stesso della sabbia per asciugare il petrolio in eccedenza, ma sulle piante e sui muri si vede ancora.
Il campo da tennis, invece è chiuso e l’arciprete ha dato disposizione che lo rimarrà fino a quando non sarà stato completamente ripulito”.
L’arciprete Don Gilio Masseroni ha sottolineato il lavoro che, in proprio, è stato fatto per permettere ai ragazzi di giocare, e ha specificato di non voler fare nessun tipo di polemica, ma solo ricordare che i lavori di pulizia in queste zone, molto abitate, siano sollecitati.
Il sindaco, Giuseppe Magnaghi, dal canto suo, ha affermato che in settimana passeranno i tecnici, un agronomo incaricato dal Comune per questo lavoro e il dottor Cerina, per effettuare alcuni prelievi e identificare così i lavori da eseguire.
M. GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 24 MARZO 1994 – TRECATE – NON METTETE RIFIUTI IN QUESTI CONTENITORI
TRECATE – Sono comparsi a Trecate dei grossi container di colore rosso, ultimamente uno era stato posto anche davanti all’Oratorio Maschile.
L’amministrazione intende avvisare la popolazione che tali contenitori non sono adibiti alla raccolta di rifiuti, neppure quelli tossici, ma servono a contenere alcune attrezzature dell’Agip.
I Trecatesi sono quindi pregati di evitare di gettare sacchi contenenti immondizia.
CORRIERE DI NOVARA 24 MARZO 1994 – ROMENTINO – INCIDENTE AL POZZO: INCONTRO IN PREFETTURA COI SINDACI DI TRECATE, ROMENTINO E CERANO – CAMPI E ORTI: DOVE SI PUO’ COLTIVARE E CHE COSA
Vertice in prefettura nel tardo pomeriggio dello scorso lunedì 21 marzo per un nuovo aggiornamento sulla situazione ambientale nei comuni di Trecate, Romentino e Cerano in seguito all’incidente al pozzo petrolifero dell’Agip “Trecate 24”.
questa volta sul tappeto dell’incontro – al quale, oltre al prefetto Alberto Ruffo, al capo di gabinetto Domenico Cuttaia, al presidente della provincia Luciano De Silvetri e ai sindaci di Trecate, Romentino e Cerano, hanno partecipato anche l’assessore regionale alla tutela ambientale Giuseppe Fulcheri, i rappresentanti della Ussl 51 e 52, dell’Agip, del Ministero dell’Ambiente e delle associazioni di categoria degli agricoltori – “L’analisi – come ha spiegato Cuttaia – dell’immediato futuro della destinazione d’uso dei terreno compresi tra le zone inquinate ( comprendenti, secondo informazioni fornite dallo stesso capo di gabinetto della prefettura, “Un estensione non esattamente omogenea di circa quattro chilometri quadrati a partire dal luogo in cui sorge il pozzo”” e quelle “pulite”.
In questa fascia intermedia è stata riscontrata la presenza di idrocarburi da cinque a cinquanta parti per milione.
Questo indice è al di sotto dei limiti consentiti dalla legge, ma, a scopo precauzionale e con il fine di tutelare l’immagine della nostra zona è stato stabilito che, almeno per tutta l’annata 1994, i concittadini che lavoravano terreni ubicati in quest’area siano incentivati a destinarla non alla coltivazione di riso o mais, ma a colture come quella della soia.
Il prodotto non dovrà, ovviamente, essere immesso sul mercato”.
Coma mai la scelta della soia? “Sembra che questo genere di coltura – ha spiegato il capo di gabinetto della prefettura – sia uno di quelli che favoriscono il disinquinamento e la metabolizzazione degli idrocarburi.
Non tutti i terreni saranno comunque interessati dai provvedimenti illustrati: mentre il territorio di Cerano non sarà soggetto ad alcuna restrinzione, nel caso di Romentino sono interessati solo terreni agricoli.
Per quanto riguarda Trecate sarà necessario prestare attenzione, oltre che per i campi, anche per altri tipi di appezzamento.
Per questo motivo consigliamo che il prodotto di quest’annata derivante dagli orti trecatesi non debba essere considerato commestibile”.
“La zona nella quale non sarà possibile nessun tipo di coltivazione – ha precisato il sindaco di Trecate Giuseppe Magnaghi – è quella che parte dal pozzo si estende al di sotto della ferrovia Milano – Torino, ossia quella che dalla provinciale per Romentino va verso la cascina Pelizzara a sud del centro abitato di Trecate, fino alla via San Cassiano, e da San Martino verso la cascina Bellaria e la Torre Mandelli.
A Nord del pozzo è interessata da questa classificazione tutta l’area fino all’autostrada.
La zona che viene invece considerata intermedia è quella della fascia che da sud di Romentino va verso le cascine Guzzafame, Bettole, Pellizzara e quella lungo la Roggia Mora verso le cascine Incasate, Cicogna, Vallona e verso la strada di San Martino.
A questa ha concluso Magnaghi – si aggiunge la parte a est della frazione di San martino fino alle cascine Bianca e Torre Mandelli”.
Nel frattempo proseguono con”buoni risultati” anche le operazioni di bonifica.
“Al momento – ha detto infine Cuttaia – sono state risucchiate all’incirca 5.800 tonnellate di materia fuoriuscita dal pozzo”.
LALLA NEGRI
CORRIERE DI NOVARA 28 MARZO 1994 – LE AREE CONTAMINATE
TRECATE – La cartina illustra il gradi di inquinamento dell’area circostante il pozzo petrolifero scoppiato il 28 febbraio.
Nella zona compresa dalla linea nera è vietato ogni tipo di coltivazione, mentre nell’area delimitata dalla linea tratteggiata non è consentita la coltivazione di riso e di mais. Questi campi verranno prevalentemente coltivati a soia perchè, secondo gli esperti, questo cereale favorirebbe il disinquinamento e la metabolizzazione degli idrocarburi.
Il raccolto di soia non dovrà essere commercializzato.
Dalla cartina risulta poi evidente che Romentino e Cerano sono stati risparmiati dalla pioggia di petrolio, mentre il territorio di Trecate è compreso nell’area non coltivabile.
E’ stato dunque vietato ai trecatesi di coltivare gli orti per almeno un anno.
CORRIERE DI NOVARA 28 MARZO 1994 – LA SALUTE DEI TRECATESI L’OPERA DI CONTROLLO DEI MEDICI – QUALI SINTOMI SONO STATI RISCONTRATI?
TRECATE – A qualche settimana dall’erogazione di petrolio dal pozzo T24, nel territorio di Trecate, abbiamo chiesto ai medici di base, che operano nella zona, quale fosse la salute dei cittadini trecatesi e se, per il futuri ci si aspetta qualche particolare problema.
Tutti i medici sono risultati concordi nell’affermare che attualmente non si riscontrano dati allarmanti per la popolazione e che i sintomi iniziali causati dalla pioggia di petrolio sono ormai regrediti; ma il loro compito, nell’interesse della salute del cittadino prosegue, segnalando eventuali casi e tenendo sottocontrollo possibili sintomatologie.
“Collegabili alla prima settimana in cui il fenomeno si è verificato, ci sono state alcune faringiti con forme particolari – ha affermato il dottor Michele Scumace – .
oltre al mal di gola, i pazienti accusavano l’ispessimento della lingua e un sapore acre in bocca, ma tutto questo si è verificato nei primi 4 o 5 giorni dall’esplosione.
Attualmente tutto è tornato normale”.
Anche il dottor Manfredda ha rilevato la stessa situazione: “No, casi particolari non ne ho avuti; ci sono state delle forme di infiammazioni agli occhi, alle vie aeree e problemi di pelle alle mani, dovuti più all’uso dei detersivi utilizzati per la pulizia, quali ammoniaca e benzina.
La proposta avanzata da noi meidici, nell’ultimo incontro che è stato fatto, è stata quella di richiedere al Ministero della Sanità che venga condotto uno studio epidemiologico, e si crei una stitistica in base ai casi riscontrati attraverso i monitoraggi”. “E’ difficile quantificare questa situazione ha affermato il dottor Usurini – nei primi momenti ci sono stati casi di infezioni alle vie respiratorie, ma sono ormai regredite.
La sensazione di bruciore, alle mucose e agli occhi, si è verificata solo in quella settimana.
Nei bambini ho visto irritazioni alle manine e al volto, ma non posso affermare che siano dovuti proprio a quello, anche se, comunque sono stati segnalati.
Lo vedremo nel tempo se c’è qualcosa.
E’ difficile valutare con certezza quello che potrà verificarsi, con i dati in possesso attualmente.
Comunque secondo quelli che ho in mano non dovrebbero verificarsi problemi per la popolazione, sono dati tranquillizzanti; secondo i monitoraggi le falde acquifere non sono inquinate e le centraline non hanno rilevato alcun inquinamento al di fuori della norma”.
“Ho avuto un caso di una donna di 50 anni con una possibile intossicazione che ho subito mandato al pronto soccorso, ma non è possibile identificarne con certezza la causa.
Inoltre ci sono stati parecchi casi di tossi che non credo siano tutti riferibili a quanto accaduto – ha dichiarato il dottor Pissavini.
Non sappiamo cosa accadrà tra 10 anni.
Per sapere se ciò che abbiamo è collegabile o meno dovremmo sapere cosa è uscito veramente, allora potremo collegare le intossicazioni e le patologie che potrebbero verificarsi tra 5 o 10 anni. Nella prima settimana ho avuto sette o otto casi di mal di gola e due di eczemi, ma sono forse più imputabili all’uso di detersivi impropri e nocivi.
Anche per quello che riguarda il prodotto che è stato consegnato dall’Agip, non sapendo il contenuto e ritenendolo nocivo, ho sconsigliato ai miei pazienti di adoperarlo”.
Gli stessi problemi e sintomatologie sono stati riscontrati anche dagli altri medici: Nessun caso particolare, solo alcune dermatiti dovute all’uso di detersivi, e qualche irritazione alle vie respiratorie” ha riferito il dottor De Vecchi – con bruciore agli occhi e alla gola, ma niente di particolare”.
“Non ho riscontrato dei casi particolari, alcuni fatti irritativi nella zona più inquinata, ma non è il caso di allarmarsi, attualmente vi è una situazione di stalo” ha riferito la dottoressa Negri.
Interessante è il lavoro che stanno conducendo la dottoressa Gatti e la dottoressa Rosina, entrambe pediatre. “Grossi problemi non ne ho avuti – ha rivelato Gatti – un paio di dermatiti, che si sono rivelate guaribili in 5 o 6 giorni, purtroppo non abbiamo test allergologici per gli idrocarburi, quindi possiamo solo supporre che siano dovuti alla pioggia di petrolio.
Comunque questi problemi si sono verificati solo nella prima settimana, adesso noi poniamo l’accento sull’emocromo, sul numero dei globuli bianchi stiamo conducendo degli esami su una trentina di bambini tra i 6 e i 14 anni, tra due o tre settimane avremo i risultati.
“dal mio punto di vista non ho rilevato niente di sospetto – ha affermato Rosina – anche i miei pazienti, per la maggior parte sono andati via, oppure sono rimasti tappati in casa, e hanno avuto un’esposizione minima, bisogna vedere negli adulti.
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GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 28 MARZO 1994 – I PROBLEMI DEGLI AGRICOLTORI: LA PAROLA ALL’EST SESIA E ALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA – “IL DIRAMATORE VIGEVANO E’ BONIFICATO, RESTANO I PICCOLI CAVI”
Dopo il disastro ecologico provocato dalla pioggia di idrocarburi sulle campagne circostanti il pozzo numero 24 dell’Agip l’Est – Sesia, l’associazione irrigua e di bonifica novarese, sta lavorando alacremente per consentire nel più breve tempo possibile l’irrigazione dei fondi ubicati nella zona dichiarata “verde” e che possono venire coltivati normalmente perchè non sono stati inquinati.
La liberalizzazione di questa ristretta fascia, il blocco della zona rossa ( inquinata, da bonificare, non coltivabile) e la regolamentazione della zona gialla ( coltivabile in modo sperimentale ma non irrigabile per evitare il trasporto di sostanze inquinanti) sono state concesse soltanto lunedì scorso durante un incontro alla presenza del prefetto che aveva convocato tutti gli enti di tutela e le organizzazioni degli agricoltori.
I tempo per allagare le risaie sono ormai molto stretti, e ci si chiede se riuscirà l’Est Sesia a bonificare in tempo i canali inquinati per far scorrere le acque.
“E’ in atto la bonifica – dice un funzionario della società – al momento non siamo in ritardo.
La stagione inizia a Pasqua e dal modo come stanno procedendo i lavori potremo avere al massimo una settimana di ritardo.
Il corso principale del diramatore Vigevano è stato bonificato, l’acqua è già in corso e serve 20.000 ettari fino alla Lomellina.
Esiste una fascia ristretta che inizia a nord di Trecate e termina poco a monte di Cerano, dove stiamo bonificando tutta la rete di piccoli cavi di collegamento.
E’ una questione di tempi, ma fortunatamente siamo ancora nei tempi”.
“Se l’acqua arriva entro il termine si coltiva e se non dovesse arrivare si pone un problema di indennizzo per chi rimanesse senza”. Fabrizio Poggi direttore dell’Unione agricoltori, ricordando la situazione sconvolgente dei primi giorni caratterizzati da incertezze, evidenzia la posizione di attesa degli agricoltori loro associati e sottolinea: “Coltiveremo per vendere solo nella zona verde dove l’inquinamento è zero.
Nella zona gialla, dove il tasso di idrocarburi è superiore al normale o non si coltiva o si fa una coltivazione sperimentale da distruggere; alla fine i terreni verranno arati e il prodotto lasciato sottoterra”.
Il direttore della Coldiretti Giovanni Spinello ci dice in merito alla possibilità di irrigare in tempo utile: “Ci sentiamo tranquilli, conoscendo come opera l’Est Sesia, sarà in grado di onorare i tempi e risolvere al meglio il problema.
Non abbiamo avuto richieste di sollecito per l’irrigazione da parte degli associati fino ad ora, e se anche si dovesse verificare qualche giorno di ritardo nell’erogare l’acqua, ritengo che ciò non comprometterà il calendario dei lavori”
Sergio Suardi della confederazione italiana agricoltura dice: “Non siamo preoccupati per l’area verde, è stata ricavata tenendo conto della questione fossi, e potrà essere irrigata rispettando i tempi in modo da consentire le semine.
Se il ritardo sarà grosso modo di una settimana per l’allagamento non c’è nulla di drammatico perchè basta seminare entro la metà e la fine di aprile.
Le organizzazioni sindacali degli agricoltori hanno costituito un comitato di cui fa parte anche l’Est – Sesia e la società di irrigazione ha avuto un ruolo non indifferente nella tutela del suolo e proprio tenendo conto delle connessioni della rete irrigua sono state stabilite le zone – prosegue Suardi.
Il ritardo è di tutti.
Anche i lavori di preparazione delle risaie sono in ritardo.
Gli agricoltori si sono fermati quindici giorni in attesa di direttive.
L’Est Sesia stessa ha dovuto attendere, ma non siamo preoccupati per questo aspetto che è chiaro, ciò che ci preoccupa è la confusione per la bonifica dell’area rossa e gialla”.
MARIATERESA UGAZIO
CORRIERE DI NOVARA 28 MARZO 1994 – PROVVEDIMENTI, CONSIDERAZIONI, CONSIGLI DELL’ASSESSORE ALLA SANITA’ – LA PIOGGIA DI PETROLIO CAUSERA’ DANNI ALLA SALUTE?
TRECATE – La pioggia di petrolio ha causato o causerà problemi alla salute dei trecatesi? Sul passato numero abbiamo dato la parola ai medici di base, in questo, abbiamo posto alcune domande alla dottoressa Enrica Tacchino, assessore comunale alla sanità.
Quali sono i primi passi mossi dalla sanità in questa situazione?
“C’è stato un primo incontro in prefettura, con il rappresentante del Ministero della sanità, che ha dato indicazioni piuttosto vaghe.
All’incontro erano presenti i medici di tutto il distretto, anche delle zone non interessate dal disastro.
Il 9 marzo ho convocato tutti i medici di Trecate perchè pensavo di dare un indirizzo diverso circa le indicazioni da dare alla gente, considerando il fatto che credo che i pazienti debbano aver fiducia nel loro medico.
Abbiamo fatto un documento, che è stato inviato a diverse Istituzioni, e da cui aspettiamo ancora una risposta.
I medici comunque non si sono fermati qui: è stato chiesto un incontro con la medicina del lavoro; mentre dal Ministero della Sanità attendiamo una risposta per sapere se opterà o meno sul fatto di creare un osservatorio epidemiologico, in seguito si passerà al monitoraggio dei pazienti; prenderemo la fascia di tutela, gli anziani, i soggetti a rischio e poi anche dei soggetti sani.
Se il ministero opterà per il no, penso che noi medici faremo degli screening personali.
L’unica cosa che possiamo fare adesso è una valutazione sui globuli bianchi, per vedere se c’è stata una reazione, ma non è detto che ci possa essere stata.
Fare una valutazione in termini polmonari, ora, è troppo presto.
Mistificazioni da parte nostra non ci sono state.
In Italia ci sono delle istituzioni, e, se vogliamo disertarle occorre essere a conoscenza di situazioni ben definite.
Quando si tratta di un caso raro, come questo, che non si è mai verificato, anche perchè si è saputo che si è verificato un caso analogo in Argentina, ma non in un luogo abitato, dove non è stato possibile perciò attuare valutazioni sulla popolazione, tutto diventa assai più complicato.
Quindi se lo stato sarà d’accordo faremo questo osservatorio”.
Quali patologie si sono riscontrate subito dopo il disastro?
“Nessuna in particolare.
Nel consiglio comunale tenuto tre giorni dopo l’incidente non è stata data segnalazione di alcuna patologia importante.
Le patologie minime, faringiti, bruciori di gola, congiuntiviti, sono subentrate nei giorni successivi quando sono iniziate le pulizie, a causa dei miscugli fatti per pulire e, in seguito, ci sono state alcune reazioni cutanee.
Sono state segnalate poi due patologie respiratorie di aumento di broncospasma, con terapie minime.
Quello che fa paura, comunque, è la patologia tumorale, a livello polmonare, ma è difficile poter affermare per i casi futuri il legame con quanto è successo.
Anche perchè, in realtà, quello che secondo me ha giocato in questa situazione è stata proprio la paura, e non si sa di che cosa, una paura che comunque non piò essere concretizzata.
Io sono comunque ottimista e voglio ben sperare”.
Quali sono state le indicazioni che voi meidi avete dato ai vostri pazienti?
“Le indicazioni riguardavano per così dire la prevenzione e la profilassi, ovvero si è cercato di salvaguardare la salute pubblica, consigliando di non mangiare le produzioni degli orti, di non coltivare i terreni, di fare attenzione nella pulizia delle abitazioni, per evitare i problemi che si sarebbero potuti creare.
Per quel che riguarda la frutta e gli animali da cortile stiamo ancora aspettando una risposta dall’Ussl.
Rispetto alle coltivazioni, da parte mia ho dato un’indicazione personalissima: quella di coltivare i fiori, non solo per impegnare le persone, ma soprattutto per mantenere il ciclo natulare della terra.
Purtroppo il privato è arrabbiatissimo, e lo capisco bene, è difficile sentirsi dire “tu non puoi coltivare a casa tua”.
Un’ultima indicazione, invece, sulle uova: si sa che sia biologicamente non sono molecole che possano passare attraverso il procedimento dell’uovo ed in tutta la sincerità io ho continuato a mangiarle, non credo che possano creare un pericolo”.
M. GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 28 MARZO 1994 – COSI’ L’INCIDENTE AL POZZO PETROLIFERO HA ISPIRATO I TRECATESI
COSI’ L’INCIDENTE AL POZZO HA ISPIRATO I TRECATESI
All’amico Babouc (Scarafaggio).
Giorni fa mentre osservavo il tombino, vidi uscire un grosso scarafaggio, a fatica passò attraverso i fori e con stupore notai che era più nero del solito.
Una patina oleosa ne teneva abbassate le antenne, si divincolava come per liberarsi da quel vischioso e maleodorante liquido nero.
L’ho guardato con tristezza, avrei desiderato soccorrerti, ma come?
L’acqua no, ti avrebbe raffreddato, solventi? Neppure, ti avrebbero avvelenato.
Forse se fossi stato un’anatra, una cicogna, un fagiano, o un airone, certamente quelli della Protezione animali avrebbero saputo come fare; addirittura ti avrebbero portato in elicottero a Livorno per le cure del caso.
Peccato non mi abbiano detto quali siano queste cure.
“Mi dispiace, amico mio io ero informato Trecate 24 era in “erogazione incontrollata”, me lo ha detto la TV!
Per te che abiti nel mondo buio e riservato delle fogne, dove nessuno sa cosa fai e come vivi, come potevamo informarti!”.
L’amico scarafaggio continunando a dibattersi si rovesciò annaspando con le zampe impasticciate all’aria come per invocare aiuto alla Natura, poi ricadde nello strato oleoso del tombino e affondò sparendo dalla mia vista.
“Che tristezza amico mio.
Forse un giorno nell’Aldilà si rivedranno i nostri spiriti, ti prego: permetti al tuo spirito di dare la sua zampina alla mano del mio e ti prego scusami se non ho saputo aiutarti.
Ma come???”.
Come aiuterò un merlo che, attratto dal luccichio, per bere intingerà il becco in acqua e petrolio??
Fiducioso attendo consigli.
UN TRECATESE
Pozzo alto, possente e orgoglioso che splendi sotto i raggi del nostro sole lucente come un gigante d’altri tempi sei forte e potente dall’alto par tu dominar questa terra e la sua gente.
Ma il tuo splendor e la tua generosa sorgente non riusciran mai a far felice questa gente.
Pozzo, pozzo altero, con il tuo liquame nero nonostante tutto hai portato ricchezza e lavoro.
Ma ora che i tuoi bollenti spiriti dai profondi inferi sono usciti tu riversi questo fango nero e odiato su questa gente e la sua terra adorata.
Se prima quasi tutti ti odiavano adesso più di prima nessun ti vuole.
Ora, quel pozzo che tremar la terra fece lo vedi sporco e nero affogato nella pece.
Ma il nostro caro, e beato sole d’oro saprà ripulire e riscaldare questa amata terra.
E ridarà fiducia a questa gente che il destin crudele ha riservato.
COSTANZO DA MIRANDOLA
Pensieri guardando l’orticello
Che tristezza! In quel pezzo di terra l’anno scorso di questi tempi avevo già seminato la tenera insalata Pasqualina.
In quello già crescevano cipolle dorate e là quelle rosse, qui avrei messo i pomodori e là il prezzemolo, il basilico, le zucchine, il sedano e in quest’ultima le bietine e i fagiolini.
Ma PORCO MONDO proprio il petrolio doveva piovere???!!!
Chissà fino a quando dovrò sospirare! “Meglio sarebbe se volassero le mucche” almeno la loro cacca farebbe da concime e forse colpirebbero chi so io.
Anche di questo unico privilegio, di cogliere dalla pianta di pomodori quello maturo al punto giusto per mangiarlo in insalata, sono privato.
Ma la vita deve continuare e la Natura avrà la sua rivincita.
UN ORTOLANO TRECATESE
CORRIERE DI NOVARA 31 MARZO 1994 – ROMENTINO – FAMIGLIE EVACUATE – QUALCUNO HA POTUTO FARE RITORNO NELLA PROPRIA ABITAZIONE – “SIAMO TORNATI, MA LA PAURA RESTA” – PER ALTRI PROSEGUE LA “VACANZA FORZATA”
ROMENTINO – E’ durata dudici giorni l’odissera vissuta dalle tre famiglie evacuate all’improvviso subito dopo l’esplosione del pozzo TRECATE 24.
Nella notte tra lunedì 28 febbraio e martedì 1 marzo, a seguito dell’ordinanza emessa dal sindaco le famiglie Baldi, Locatelli, Porzio, Roppolo e Caviggioli erano costrette a lasciare le proprie abitazioni dislocate nel raggio di un chilometro dalla postazione petrolifera.
Non tutte ancora hanno fatto rientro a casa, a più di un mese dall’accaduto.
Se per i fratelli Locatelli e Gianfranco Caviggioli delle Cascine Invernizzi e Vallone continua a prolungarsi la “Vacanza forzata”, per gli altri romentinesi il disagio è terminato: nella giornata di sabato 12 marzo veniva l’ordinanza di evacuazione, su segnalazione dell’Ussl, permettendo così agli sfollati di raggiungere la propria abitazione.
Nonostante il ritorno fra le mura domestiche, per le famiglie Porzio e Baldi è ancora dolorosamente vivo il ricordo di quei giorni trascorsi forzatamente lontani dalla propria dimora.
A sottolineare questa amarezza è stata la signora Piera Baldi.
“Il travaglio che abbiamo vissuto è paragonabile alla perdita di una persona cara: al momento è difficile rendersi conto di quello che sta realmente accadento.
Solo nei giorni seguenti, il dolore ti riporta alla realtà acuendo le sofferenze.
E’ quanto sto vivendo ora.
Sebbene fossimo ospitati da mia figlia, mi sentivo angosciata e impotente, pensando alla mia casa abbandonata.
Non avevo nemmeno voglia di uscire.
Solo noi sappiamo cosa si prova in queste circostanze, belle le parole di conforto espresse dal presidente Scalfaro, ma solo parole…”.
Non tutto si è concluso con il rientro alla propria abitazione.
“Neppure tornando a casa abbiamo riacquistato la tranquillità.
Mi guardo intorno e vedo tutto “fermo”: i campi, il giardino, l’orto, mi sembra di essere in inverno”.
L’azienda Baldi è situata nella zona rossa, dove la concentrazione rilevata di idrocarburi vieta ogni attività di coltivazione.
“Adesso il mio nipotino è sempre qui da solo a giocare: chi porta i propri figli in un ambiente simile? Posso camminare attorno alla mia abitazione? Posso toccare la terra?
Questo non me lo sa dire nessuno.
Non so nemmeno se posso mangiare le uova prodotte dalle mie galline.
Ma allora cosa devo fare, rinchiudermi in casa?”. La stessa situazione sta vivendo la famiglia Porzio.
“Questi sono brutti momenti per chi li vive, soprattutto quando si deve abbandonare tutto ciò che ci appartiene – così ha esordito Francangela Porzio.
La paura rimane: chissà quando ci passerà questo spavento.
Non siamo ancora tranquilli.
Chi può assicurarci che quanto è accaduto non si possa verificare nuovamente?
Lasciando la nostra abitazione non sapevamo quello che avremmo ritrovato al ritorno, soprattutto se l’eruzione di greggio fosse proseguita oltre.
Per gli altri è passato, per noi invece…”.
La proprietà Porzio si trova nella zona rossa: i quindici ettari dell’azienda non possono essere coltivati.
“Uno cosa può fare? Siamo completamente fermi – ha dichiarato il marito Francesco – .
quello che stiamo provando ora è paragonabile ad una malattia.
Non si sa quando si guarisce”.
MARIANNA CALLIO’
ELEONORA GROPPETTI
CORRIERE DI NOVARA 7 APRILE 1994 – TRECATE – UN ORIGINALE PESCE D’APRILE
TRECATE – Si scherza per esorcizzare le paure?
A Trecate sembra proprio di si, visto che quest’anno lo scherzo del 1° d’aprile ha avuto come tema l’inquinamento da petrolio.
Ignoti burloni hanno affisso sui muri del paese manifesti che invitavano la gente ad accorrere in municipio dove sarebbe avvenuta la distribuzione di batteri mangiapetrolio.
Il pesce d’aprile è riuscito: non pochi trecatesi ne hanno fatto richiesta in municipio.
CORRIERE DI NOVARA 7 APRILE 1994 – INQUINAMENTO ATMOSFERICO – OZONO E IDROCARBURI – GLI ESITI DEI RILEVAMENTI
TRECATE – Gli esiti dei rilevamenti sull’inquinamento atmosferisco, effettuati per conto dell’istituto superiore della sanità dopo l’incidente al pozzo 24 di Trecate, sono stati portati a conoscenza del sindaco di Trecate.
Scrive il prefetto Alberto Ruffo a Giuseppe Magnaghi: “Per opportuna conoscenza, si trascrive qui di seguito lo stralcio della lettera fatta pervenire in data 30 marzo dall’istituto superiore della sanità.
Facendo seguito agli accordi intercorsi durante il sopralluogo a Novara e Trecate del 16 marzo 1994 e dopo la trasmissione dei dati forniti dal presidio multizonale di prevenzione si fanno presenti le seguenti osservazioni di interesse sanitario.
INQUINAMENTO DA OZONO
L’inquinamento ambientale da ozono in tutto il periodo considerato è caratteristico di una zona industriale, investita da irraggiamento solare e non richiede alcun intervento a tutela della popolazione esposta.
E’ tuttavia consigliabile, date le specifiche caratteristiche della zona, continuare il monitoraggio, anche con un solo punto di rilevamento sistemato all’esterno dell’abitato.
MISURE DEGLI IDROCARBURI NON METANICI
Dopo le rilevazioni effettuate nei giorni successivi all’incidente, era stato consigliato un controllo, mediante intercalibrazione, degli analizzatori, cosa che è stata fatta e che ha sicuramente prodotto un miglioramento delle qualità delle misure effettuate nell’ultima decade.
Si era altresì segnalata l’opportunità di effettuare misure, in aree sicuramente non contaminate dall’emissione di greggio, al fine di ottenere una valutazione dell’inquinamento di fondo dell’area in cui, come noto, esistono numerose fonti di emissione di idrocarburi non metanici diverse da quelle riconducibili all’incidente.
Le misure di idrocarburi non metanici, nella prima decina di giorni susseguenti all’incidente, hanno evidenziato l’esistenza di elevate concentrazioni ambientali di questi inquinanti; tale aumento, che si riscontra spesso in realtà industriali complesse, è difficilmente intepretabile ai fini della tutela sanitaria della popolazione, ma in linea di massima, per brevi tempi di esposizione, non sono necessari particolari interventi sanitari, salvo la necessità di rimuovere al più presto le fonti dell’inquinamento.
Il dottor Mastrototaro ha forito una analisi differenziata dei singoli idrocarburi; da questi dati si ricava l’informazione che il benzene e gli idrocarburi aromatici ( che sono gli elementi che preoccupano di più dal punto di vista sanitario) sono presenti in quantità e in proporzioni paragonabili a quelle che si ritrovano in siti dove esiste traffico veicolare.
A partire dal 16 marzo le concentrazioni di idrocarburi non metanici sono nettamente diminuite;
tale diminuzione persiste e non può essere attribuita alle sole variazioni delle condizioni meteorologiche; è molto probabile che si vada verso una situazione di normalizzazione che consente di fornire alla popolazione, per quanto riguarda i rischi sanitari dovuti ad inquinamento atmosferisco esterno (outdoor), informazioni non preoccupanti per quanto riguarda i pericoli per la salute, anche se ovviamente va ribadita la raccomandazione di rimuovere più rapidamente possibile il greggio che rimane sul terreno dopo l’incidente”.
CORRIERE DI NOVARA 11 APRILE 1994 – HANNO CASA E PODERE COPERTI DAL PETROLIO. – ANCORA NE’ PERIZIA, NE’ PULIZIA – “IL DANNO NON HA PREZZO, CI HANNO STRAPPATO IL CUORE”
TRECATE – Se in alcune vie di Trecate la pulizia di abitazioni e orti prosegue ordinatamente, così non è per il terreno dei coniugi Arnaldo Jacometti e Angela Rosato.
La loro proprietà si trova in una delle zone più colpite dalla fuoriuscita del greggio, a circa 400 metri dal pozzo.
Il loro appezzamento, un tempo rigoglioso e fertile, oggi pare un deserto.
Le poche foglioline, gialle e non più verdi, che cercano di spuntarla sul petrolio non resistono e dopo pochi giorni muoiono.
“La casetta che si trova su quel terreno è stata costruita dai miei suoceri – ha riferito Angela Rosato – lì mio marito c’è nato.
Noi oggi, non oggi non ci abitiamo, occupiamo un appartamento a Trecate e la utilizziamo come magazzino.
Sapesse quanti frutti riuscivamo a raccogliere dal nostro lavoro!
Ci sono piante di noci, mele, pere, pesche, ciliegi di 15 – 20 anni; ci sono piante da frutta; la vigna dava tre quintali di vino all’anno, facevamo trenta – quaranta chili di marmellata ogni anno; poi c’era l’orto e i fiori, avevamo più di trenta piante di azalee, trenta di rose e una cinta verde in giro, piantata 15 anni fa e che era formata da 260 piante.
Facevamo il raccolto per tutto inverno, e lo mettevamo nel freezer, era un bel risparmio; era un modo per integrare la pensione, di cui una buona parte viene utilizzata per le spese dei medicinali per mio marito, che è cardiopatico, ed a maggio si deve operare.
Vivevamo bene, non solo noi ma anche la nostra famiglia, anche i miei figli ne usufruivano.
Non andavo a comprare quasi nulla, solamente la carne e il sale.
Nessuno degli interessati è venuto a vedere la situazione in cui ci troviamo – ha proseguito Angela.
Ed un’altra cosa voglio aggiungere: nel nostro giardino c’è un albero che mio marito ha piantato sessant’anni fa, quando è morta sua mamma.
Il giorno di Pasqua mio marito non ha detto una parola, è andato al cimitero, era proprio in quel giorno che ricorreva il 60° anniversario della morte di sia madre, poi si è recato nel nostro appezzamento e si è messo seduto vicino a quella pianta.
Quando l’ho raggiunto con l’auto l’ho trovato lì e mi ha detto “Guarda sto vedendo mia mamma morire una seconda volta..”.
Non ho chiesto un risarcimento, non mi sto battendo per i soldi; come potrebbero ripagarmi tutto questo?
Vorrei avere una perizia di un’esperto, di un agronomo, per sapere anche come poter salvare il salvabile, se ancora è possibile.
Sarebbe ora che cominciassero a ripulire”.
Nella nostra visita al terreno dei coniugi Iacometti abbiamo fatto un giro dell’appezzamento di loro proprietà, abbiamo camminato sul petrolio, che era l’unica cosa rimasta, e che ancora un forte odore.
Li abbiamo trovato il signor Arnaldo che, come ogni giorno, vigila attentamente sulla sua proprietà, al fine di evitare la possibilità che si sviluppino degli incendi.
“La nostra paura – ha continuato Angela – è anche quella di un incendio, con la siccità che c’è in questa zona e il petrolio in giro, basterebbe un nonnulla a creare il disastro”.
“Considerando anche il fatto che – ha spiegato Arnaldo – l’acqua, che normalmente scorre per irrigare i campi, è stata bloccata, per evitare ulteriore inquinamento, e non la rimetteranno per almeno un anno, noi invece eravamo abituati ad irrigare il terreno almeno una volta a settimana, anche due”.
Mio marito – ha proseguito Angela Rosato – tutti i giorni si reca al suo terreno e vigila affinchè non si verificho incidenti.
Io sono andata all’Agip e ho parlato di questa mia paura per gli incendi, e l’amministratore ha risposto “sarebbero risolti tutti i suoi problemi se venisse un incendio”.
Poi gli ho chiesto un perito, affinchè venisse ad esaminare i danni che sono stati fatti,
ma mi è stato detto di prenderne uno a mie spese.
Ma un perito costa molto e non ce lo possiamo permettere.
Lo ripeto, non voglio i soldi, voglio giustizia, voglio che tutto sia come prima, voglio riavere la mia vita, perchè qui ci hanno strappato il cuore”.
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GABRIELLA DI GIOVANNI
CORRIERE DI NOVARA 14 APRILE 1994 – TRECATE – CASCINA CARDANA RISPARMIATA DALLA PIOGGIA DI PETROLIO – LA PROPRIETARIA RACCONTA: “QUEL GIORNO HO VISTO…”
TRECATE – Roberto Garavaglia e Lucia Carraro sono i proprietari dalla parte est della cascina Cardana.
La prima cosa che ci ha stupito è stata la completa assenza di petrolio nella loro proprietà- “La torre è a 250 metri dalla nostra casa – ha spiegato Roberto Garavaglia – comunque nonostante il fatto che noi non abbiamo subito l’inquinamento dovuto alla pioggia di petrolio, il paesaggio in cui ora viviamo non è quello che noi abbiamo scelto quando nel 1973 abbiamo acquistato la cascina.
Volevo vivere all’aria aperta, allontanarmi dalla città e vivere un’esistenza più tranquilla e invece…”
La moglie Lucia Carrara, era in casa quando il pozzo è esploso.
Ho l’abitudine pomeridiana di sedermi a leggerere un giallo,sono i libri ha raccontato Lucia Carraro.
Ho sentito dei rumori molto forti, ma se ne fanno sempre lì, e non essendo competente non ci ho fatto molto caso.
In un secondo momento mi sono preoccupata e guardando il pozzo ho visto dei gas molto scomposti fuoriuscire dalla piattaforma, a metà altezza, non dal basso; e osservando le verghe nere, che tenevano le aste di perforazione ho avuto l’impressione che cadessero.
Da incompetente quale sono mi sono detta: guarda come le hanno installate male.
Poi ho visto gli operai che si allontanavano e che si mettevano a guardare.
Quando ho capito che poteva esserci qualche pericolo ho chiamato mio marito al lavoro, a Milano, e gli ho riferito quello che stava succedendo.
Lui mi ha detto avvertire i vigili del fuoco”.
“La paura più grossa – è intervenuto Enrico Garavaglia – era quella di un incendio, poichè vicino al pozzo passa l’alta tensione, che è stata tolta dopo l’allarme, se fosse uscito un sasso e avesse colpito i fili dell’alta tensione, qui sarebbe bruciato tutto”.
“Gli operai venivano verso casa mia – ha proseguito la moglie – messo lo scialle in spalla e sono uscita, ho chiesto cosa succedeva e mi hanno risposto:”Signora, chiuda la casa e se ne vada il più lontano possibile”.
Si immagini come mi sono potuta sentire.
Poi sono arrivati i pompieri, è arrivato il pronto intervento, il sindaco, sono arrivati tutti; parlavano di posti letto, di acido solfidrico.
Alla sera la polizia di Novara mi ha fatto chiudere la porta in sua presenza, e siamo andati via.
Non si poteva resistere per il rumore.
Siamo andati da mia figlia in appartamento, in via Novara.
Ora mi sto chiedendo il motivo per cui non posso restare nella mia casa.
Il pozzo dicono che è in sicurezza, l’odore di petrolio, qua, è tanto quanto quello che c’è a Trecate, non riesco a capire”.
Ma non è solo il pozzo Trecate 24 che ha creato problemi ai coniugi Garavaglia.
“Per quanto riguarda la nostra protesta personale sono in possesso di valori fonometrici rilevati dall’USSL 52, dal pozzo precedente, il T 7, che si trova a 500 metri che sono risultati superiori alla norma”.
“C’era una situazione assurda – ha affermato Lucia Carraro – dormivamo con le persiane e le finestre chiuse, in estate
, e con i tappi di cera nelle orecchie per il rumore, ma noi sopportavamo, pensando che fosse l’ultimo pozzo e che in breve tempo se ne sarebbero andati, invece ne hanno installato un altro”.
“Quando mi sono interessato per il pozzo 24 – ha proseguito Enrico Garavaglia – mi hanno risposto che questo era un esperimento che sarebbe risultato utile a tutti.
Era una trivellazione, da loro definita “sperimentale”, che davanti a casa mia mi dava ancora più fastidio.
Non hanno previsto il gas che c’era sotto.
Avrei preferito che l’Agip mi dicesse: per il bene comune ti devo espropriare il terreno, ci si metteva d’accordo, ma non arrivare così di prepotenza, dovevano rimanere finoa settembre, e poi si viene a sapere che questo è il pozzo che produce di più, non se ne andranno mai.
Piuttosto ce lo dicevano, si prendevano la casa, invece di farci sopportare tanti disagi.
Senza contare i danni che hanno provocato all’ambiente quando hanno installato i pozzi, le piante che sono state abbattute e che non credo rivedremo più”.
“Un’altra cosa è scandalosa – ha concluso la moglie – e riguarda tutti quei ragazzi ingaggiati per cacciare gli uccelli, le guardie giurate e tutti gli operai che passano, su una strada che è privata e che per comodità è stata allargata e viene ora utilizzata come passaggio anche di mezzi pesanti e purtroppo anche come luogo di sosta.
I rifiuti che lasciano in giro sono tanti e creano caos, abbiamo scelto la tranquillità ma non veniamo rispettati.
E’ anche vero che l’Agip si preoccupa di come mi senta, mi telefonano tutti i giorni, ma il disagio che ci hanno dato è notevole.
Adesso aspettiamo solamente che tutto torni come prima”.
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GABRIELLA DI GIOVANNI
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CORRIERE DI NOVARA 14 APRILE 1994 – GLI ALTRI PROPRIETARI DELLA CASCINA – “TORNEREMO FRA QUALCHE MESE”
TRECATE – Dal giorno dell’incidente avvenuto al pozzo Trecate 24, è ormai trascorso più di un mese, ma la situazione, a Trecate, non si è completamente risolta, anzi in alcuni casi non è affatto cambiata, specialmente per le persone che abitavano in prossimità del pozzo e che attualmente non sono ancora potute rientrare nelle loro abitazioni.
A questo proposito siamo andati a parlare con Roberto Braghin che abita il lato ovest della cascina Cardana.
Cosa è accaduto quel giorno?
“Io non ero a casa, ero a lavorare, all’interno di un capannone, quando ho sentito un forte scoppio ed ho pensato subito che si trattasse di un rombo che annunciasse in temporale in arrivo.
Anche mia moglie non era in casa, in quel momento si trovava a Trecate da un’amica e non ha sentito nulla, se ne è accorta più tardi vedendo la pioggia oleosa.
Poi, una volta uscito dal capannone, ho visto l’eruzione, mi sono fatto dare la macchina dal principale e mi sono recato sul posto.
Ho parlato con il maresciallo dei carabinieri di Trecate che mi ha detto che la notte avrei dovuto trascorrerla fuori.
Alla sera sono riuscito ad entrare in casa per prendere quelle poche cose che ci potevano servire per la notte”.
Dove ha trascorso quella notte ed i giorni seguenti? “All’Hotel Europa a Novara; ci siamo rimasti quindici giorni poi ci è stato dato un appartamento in paese”.
In quali condizioni si trova la sua casa? “La cascina non è sporca, il petrolio è passato proprio di fianco; non ci sono grossi danni materiali; anche gli animali da macello e da cortile che avevo lì stanno bene.
La cosa che più ha dato fastidio è stato il disagio che si è creato, lo spostarsi, stare fuori casa propria.
Io ho sempre abitato in campagna.
Ma in quel momento specie per i miei due figli, di 8 e 11 anni, non era salutare stare in quel luogo”.
Quando vi hanno detto che potrete tornare a casa?
“Ci hanno detto tra qualche mese, vedremo.
Certo, anch’io sono arrabbiato ma bisogna cercare di aggiustare le cose e a litigare con qualcuno non si risolvono i problemi.
La parte più pesante l’abbiamo già passata, speriamo per il futuro.
Non vedo l’ora che passi tutto e che sia finita”.
CORRIERE DI NOVARA 28 APRILE 1994 – I CONSIGLI DELL’AGRONOMO – E DURANTE L’INCONTRO IL SINDACO PIANGE, CONFALONIERI VIENE CACCIATO – ORTI E GIARDINI: COSA FARE?
TRECATE – Sabato scorso all’auditorium di via Cesare Battisti, l’agronomo Angelo Cerina ha illustrato ai cittadini la situazione attuale degli orti e dei giardini dando loro i consigli per disinquinarli e per coltivarlo.
Cerina ha spiegato le modalità e la quantità di analisi compiute sul territorio di Trecate.
“Sono stati fatti oltre 60 campionamenti di terreno – ha riferito – gli ultimi sette – otto ci verranno consegnati a giorni.
Abbiamo fatto analizzare sia i terreni scolturati che no.
La campionatura riguarda uno strato di terreno di 6 – 10 centimetri, considerando che l’idrocarburo che si posa su un terreno coltivabile, non composto da sabbia, si ferma in superficie.
Dalle ultime analisi condotte si è rilevata una diminuzione degli idrocarburi rispetto a quelle eseguite a metà marzo o solo una decina di giorni fa.
Questo significa che i microrganismi, presenti naturalmente nel terreno, hanno attaccato l’idrocarburo che si era stratificato nei primi 3 – 4 centimetri, è a iniziato a distruggerlo; in parte ciò è avvenuto per effetto della luce del sole, in parte per l’ossigeno, unito al fattore temperatura, che essendo stata abbastanza elevata nei mesi di marzo e aprile, ha agevolato scomparsa degli idrocarburi.
Quindi sia per i terreni scolturati che per gli altri il livello riscontrato è risultato contenuto tra le 10 e le 20 parti per mille di idrocarburo; gli ultimi eseguiti sono risultati tutti sotto le 10 parti per milione”.
“Le analisi sono state condotte .è intervenuto il sindaco Giuseppe Magnaghi – dai laboratori dell’USSL, tuttavia, data la quantità, e l’impossibilità di risolverle tutte in tempi ristretti, una parte delle analisi è stata affidata alla Sarpom.
I metodi utilizzati e i valori sono risultati analoghi, con uno scarto di 1 – 2 parti per milione.
E’ difficile trovare laboratori disponibili, è per questo che ci siamo appoggiati alla Sarpom”.
Ha ripreso Cerina: “I consigli che posso dare a chi ha intenzione di coltivare il proprio orto, sono i seguenti: innanzitutto togliere uno strato di 2 – 3 centimetri di terreno nei solchetti degli orti tra un’aiola e l’altra, dove il petrolio si è accumulato, metterlo da parte per farlo portare via; farsi, o far fare, la scolturazione del terreno, dove è necessaria.
Se dopo tale operazione riterrete che il terreno sia troppo poco, fatecelo sapere e ve ne faremo portare dell’altro non inquinato.
Il terreno deve essere smosso, zappato ogni 10 – 15 giorni e concimato con prodotti azotati, poichè i microrganismi che distruggono gli idrocarburi hanno bisogno di luce e di ossigeno per moltiplicarsi, e agire così più velocemente.
Per concimare il terreno è sufficiente una quantità pari a 2 – 3 quintali per ettaro.
Da parte mia – ha concluso l’agronomi – in seguito alle analisi condotte, ha detto il sindaco che, chi vuole coltivare, lo può fare”.
Durante il suo discorso l’agronomo ha anche illustrato le leggi esistenti in Italia (Toscana) e all’estero (Olanda) dimostrando come i livelli a cui si sono attenuti nello svolgere queste analisi siano notevolmente più restrittivi, 20 parti per milione per gli orti e 50 parti per milione per i giardini, una concentrazione più elevata è permesso dato che ciò che cresce non viene ingerito.
In Toscana la legge prevede infatti un limite di idrocarburi di parti per milione pari a 20, nelle zone agricole, e 100 per quelle residenziali; in Olanda il limite è ancora più elevato: 50 parti per milione già nelle zone agricole.
Durante l’incontro sono intervenuti numerosi cittadini ma l’intervento che ha scaldato gli animi è stato quello dell’architetto Federico Confalonieri che ha sostenuto che le indagini condotte, nel modo in cui attualmente vengono svolte, non sono precise.
“Si sta cercando solo una delle componenti fuoriuscite, bisogna tener conto di tutto ciò che è venuto fuori – ha dichiarato Federico Confalonieri – .
Non voglio dire che queste analisi non siano giuste, ma che prima bisognava come fare le analisi, non accettarle supinamente.
Vorrei soltanto sollecitare l’amministrazione ad essere più attenta e a non semplificare il problema”.
Ha risposto l’agronomo:
“Ritengo che il laboratorio d’Igiene e Sanità Pubblica sia in contatto con tossicologi e che quindi sia a conoscenza delle sostanze che possono essere dannose”.
Il sindaco si è fortemente risentito della critica e ha risposto: “Se dopo 51 giorni dall’esplosione del pozzo lei mi viene a mettere in discussione le modalità con cui vengono fatte le campionature significa che io sarei dovuto rimanere ad aspettare fino ad oggi delle specifiche che mi indicassero come svolgere le analisi ed a questo punto camminerei ancora sul petrolio.
Se i laboratori affermano che si può coltivare io non posso far altro che comunicare quanto mi dicono”.
Lo scontro è proseguito sempre più acre, fino a che il sindaco, in un momento di massima tensione nervosa, si è lasciato prendere dalla stanchezza e nascondendosi il viso tra le mani ha lasciato che le lacrime facessero da valvola di sfogo.
I cittadini presenti, indignati, hanno cacciato Confalonieri, e hanno espresso il loro appoggio al primo cittadino con un caloroso applauso.
Immediatamente ripresosi il sindaco si è pubblicamente scusato per il suo momento di debolezza. “Mi sto rovinando la salute con quanto sta succedendo ha dichiarato Magnaghi – .
Mi si accusa di non svolgere il mio lavoro, ed anche a casa giungono telefonate che minacciano non solo me, ma anche la mia famiglia. “La pagherai cara tu e la tua famiglia”, mi sento dire dall’altro capo del telefono”.
E’ seguito un altro applauso e dopo pochi secondi l’assemblea è proseguita.
Una delle domande poste dai cittadini riguardava la possibilità o meno di mangiare i frutti degli alberi e gli animali da cortile.
“per quel che concerne gli alberi da frutta, nel nostro territorio noi abbiamo solo piante con foglie caduche, cioè alberi che perdono le foglie durante il periodo in cui non fioriscono; pertando, essendo il petrolio assorbibile solo dalle foglie, e non dalle radici, e dato che questo prodotto non riesce ad arrivare tanto in profondità, e non essendo assorbibile neanche dal fusto della pianta, non vedo il modo in cui i frutti possano risultare inquinati, ma per maggior sicurezza, 15 – 20 giorni prima che i frutti vengano a maturazione noi effettueremo controlli anche su di essi”.
“Per gli animali da cortile – ha spiegato il sindaco – abbiamo fatto analizzare una coscia di gallina di un coltivatore di Trecate, con una coscia di gallina di Arona, il risultato è stato che quella di Trecate mostrava un numero di idrocarburi minore di quella di Arona”.
Tranquillizzati,i trecatesi hanno voluto subito sapere lo stato del loro terreno; con cartina alla mano l’agronomo ha invitato i presenti ad avvicinarsi per dare loro tutte le informazioni e per spiegare, singolarmente il livello di inquinamento del loro terreno, a seconda delle campionature eseguite nella zona.
Il sindaco ha dichiarato che a giorni uscirà un’ordinanza in cui si lascerà ad ognuno la libertà di coltivare il proprio orto.
M. GABRIELLA DI GIOVANNI
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CORRIERE DI NOVARA 28 APRILE 1994 – ECCO L’INCIDENTE AL POZZO PETROLIFERO VISTO DAI BAMBINI ATTRAVERSO I DISEGNI
LA STAMPA 1 MARZO 1994 – INCIDENTE AL POZZO DELL’AGIP DI TRECATE, GETTO DI GREGGIO ALTO 200 METRI – RISCHIATA L’ESPLOSIONE – NUBE AL PETROLIO, PAURA NEL NOVARESE – STRADE CHIUSE, FAMIGLIE SGOMBRATE, DANNI ALLE RISAIE
NOVARA Pozzo Trecate 24, L’inferno.
Un interminabile, nauseante, sputo di petrolio, gas, terra e sassi.
Strade chiuse, famiglie sgombrate, danni alle risaie.
Da ieri pomeriggio alle 16 trecate, la Dallas del piemonte, a otto chilometri da Novara, è una città in stato d’assedio, impenetrabile.
Il pozzo trecate 24, dell’agip, è saltato.
Un tubo ha ceduto e le valvole che dovrebbero controllare il flusso di greggio non hanno funzionato
Anzichè entrare nei serbatoi, il petrolio è schizzato verso il cielo.
Non ci sono stati incendi, nessun operaio è rimasto ferito, anche se si è rischiata l’esplosione.
Ma se la falla non verrà individuata al più presto c’è il rischio che la colonna di fumo biancastro che raggiunge i 200 metri d’altezza continui a venire alimentata per giorni, anche settimane.
LA STAMPA 1 MARZO 1994 – INCIDENTE ALL’IMPIANTO AGIP DI TRECATE: STRADE CHIUSE, SGOMBRATE 3 FAMIGLIE, COLONNA DI FUMO ALTA 200 METRI – INFERNO NEL CIELO DI NOVARA – POZZO DI PETROLIO ESPLODE, PAURA PER LA NUBE
Domare questo genere di eruzioni è operazione complessa: qualcuno ha ipotizzato il ricorso a un “bombardamento controllato”, come si fece in Iraq durante la guerra del Golfo.
Il sottosuolo intanto continua a sprigionare una nauseante miscela che ha già inondato le strade tutt’attorno alla località Cascina Cardana (luogo dell’incidente sulla tangenziale Est) rivestendole di un’insidiosissima patina oleosa.
Ma la pioggia nera è arrivata anche nel centro del paese, piazza Cavour.
Marciapiedi, strade e auto sono ricoperti dal petrolio.
Polizia, carabinieri e vigili urbani hanno creato posti di blocco su tutte le strade che portano a Trecate.
Su tutte le strade si sono create chilometriche code di auto.
Gli agenti, con le maschere antismog, hanno lavorato fino a tarda notte anche per allontanare i moltissimi curiosi che si sono avvicinati attraverso le strade di campagna alla zona di cascina cardana per vedere la colonna di gas e petrolio.
A Novara ieri sera sono stati concentrati vigili del fuoco provenienti da varie località del piemonte.
I fanti della brigata corazzata centauro di stanza alla caserma cavalli di novara, sono stati impiegati per prime evacuazioni: tre famiglie nella zona più a rischio sono state trasferite in alberghi di Novara.
In un primo tempo erano stati presi contatti anche con gli albergatori del vicino lago maggiore, poi, in serata, è stato congelato il piano di evacuazione anche se dalla prefettura si dichiarano “pronti a qualunque evenienza”.
Il “118” ha preallarmato ospedalo e volontari della protezione civile.
I treni della linea milano torino sono stati dirottati su Mortara.
Nel vertiche che si è tenuto in prefettura si è considerata anche la possibilità di chiudere l’autostrada MI – TO, una misura che verrà adottata soltanto se la situazione si aggraverà.
I tecnici dell’enel, per diminuire il rischio di incendi hanno isolato i cavi dell’alta tensione che corrono vicini al pozzo “24”, l’ultimo in ordine di tempo realizzato nella Dallas piemontese.
La gente ha paura della nube tossica e tempesta di telefonate il comune e la prefettura, dove si è insediata l’unità di crisi.
C’è il timore che la pioggia di petrolio possa arrivare anche a Novara, distante appena otto chilometri.
La protezione civile, da roma, ha inviato sul posto l’ingegnere ruggero per seguire direttamente le operazioni.
Le autorità tranquillizzano.
Dice il sindaco di Trecate Giuseppe magnaghi:”le rilevazioni di acido solfidrico sono di 0,4 parti per milione contro le 10 parti per milione considerata soglia di rischio.
La sarpom ci ha messo a disposizione una stazione mobile per analizzare l’aria.
Nessun rischio per la popolazione.
Su questi dati si basa anche il comunicato diffuso alle 20,25 dalla prefettura: attraverso un particolare sistema di monitoraggio si è potuto appurare che al momento non sussistono rischi di intossicazione in quanto l’emissione di acido solfridrico che si accompagna alla fuoriuscita di combustibile è ben al di sotto della soglia di attenzione.
Proseguono le attività di monitoraggio anche in relazione alla “esplodibilità” del greggio che si è raccolto intorno al pozzo, la cui lontananza dai centri abitati non fa temere pericoli per la pubblica incolumità.
Ma già ieri sera, a trecate, si alzavano le prime voci di protesta. E’ stata chiesta immediatamente la convocazione del consiglio comunale – dice ugo boggero, responsabile locale del PDS – per discutere della pericolosità dei pozzi petroliferi, della mancanza di un piano di evacuazione della città, dei danni all’economia che un fatto del genre provoca.
Comprensibile la rabbia degli evacuati: E’ da anni che ripetiamo che viviamo in mezzo al pericolo.
Solo per un caso non ci sono state vittime. Trecate è una delle aree italiane considerate da una recente indagine governativa ad elevato rischio. Ma chi ci tutela?
CARLO BOLOGNA
LA STAMPA 1 MARZO 1994 – RISCHI PER OCCHI E POLMONI – GLI ESPERTI: NESSUNA INTOSSICAZIONE
NOVARA: Decine di telefonate alle redazioni dei giornali, ieri sera, e al pronto soccorso dell’ospedale “pronto, ho sentito della nube, che cosa dobbiamo fare? Chiuderci in casa?” la protezione civile tranquillizza: “al momento non sussistono rischi di intossicazione in quanto l’emissione di acido solfidrico che si accompagna alla fuoriuscita di combustibile, è ben al di sotto della soglia di attenzione”.
Ma nel frattempo scattano le misure sanitarie, seguite dai consigli alla popolazione.
I medici del 118, il centralino unico di pronto intervento, in questi casi organizzano un piano di prevenzione immediata, che scatta nel giro di pochi minuti.
Mentre prosegue il monitoraggio della nube e del raggio d’azione dell’inquinamento, vengono immediatamente allertati gli ospedali.
Spiega il dottor umberto piazza, del 118: può accadere che un cittadino si presenti al pronto soccorso lamentando di avere prurito o irritazione, i sintomi classici di queste situazioni.
Ma se questi “messaggi” non sono immediatamente messi in relazione alla causa scatenante, è difficile per il medico intervenire in modo mirato e si rischia di perdere tempo prezioso.
Così, da ieri sera, sono in stato d’allerta tutti i pronti soccorsi degli ospedali di Novara, Borgomanero, Vercelli e Casale Monferrato: la zona che si suppone d’influenza.
Ma quali sono gli effetti prodotti dall’acido solfridrico?
Irritazione alle vie respiratorie, alla cute e agli occhi.
Ma dai sintomi superficiali e lievi si può arrivare, nei casi più gravi, sino all’edema polmonare.
Come ci si deve comportare?
Innanzi tutto – rispondono gli esperti – lavare con acqua pura la parte irritata.
Se si avverte ancora bruciore rivolgersi al pronto soccorso.
L’intervento medico immediato consiste nella detersione della cute o degli occhi e – là dove è necessario – si ricorre anche all’ossigenoterapia.
Se non si è in presenza di edema polmonare i casi si risolvono in breve e senza neppure bisogno di ricoveri.
Sino a ieri sera nessun caso, anche lieve, è stato rilevato.
Tecnici e sanitari sdrammatizzano: non esistono pericoli per la popolazione, perchè l’emissione di acido è inferiore a un quinto della soglia minima di allarme.
LA STAMPA 1 MARZO 1994 – TRECATE – TUTTA LA ZONA BLOCCATA NELLA NOTTE, LA PROTEZIONE CIVILE ORDINA DI EVACUARE TRE FAMIGLIE DELLA ZONA – SCOPPIA POZZO DI PETROLIO, PANICO A TRECATE – ALLARME PER LA NUBE CHE SI E’ SPRIGIONATA – SCATTA L’EMERGENZA
Sembra che il guasto sia stato “amplificato” dal mancato funzionamento delle valvole di controllo.
Sono stati contattati tecnici in tutt’italia per arginare la pericolosa falla.
Se non si riuscirà ad individuare il punto di rottura c’è il rischio che il pozzo continui a sputare nero per diversi giorno.
In ogni caso il pozzo non si è incendiato e non ci sono stati feriti.
Tre famiglie sono state evacuate e trasferite in alberghi della zona.
In prefettura si è immediatamente insediata l’unità di crisi.
Vigili del fuoco, polizia, carabinieri, vigili urbani di Trecate, Romentino e dei comuni vicini hanno creato immediatamente un “cordone” sanitario per impedire l’accesso alla zona dell’incidente.
Il pozzo è a poche centinaia di metri dalla cascina cardana, sulla tangenziale est.
Appena fuori trecate.
Ma in paese si è avvertito bene quello che stava succedendo; pioggia nera, unta che in un attimo ha creato una insidiosissima pellicola sulle strade, sulle auto, sui campi.
I volontari del soccorso sono tutti preallarmati, a trecate ieri alle 18 erano già arrivati alcuni pullman guidati dagli autisti della brigata corazzata centauro di stanza alla caserma cavalli di novara.
Pronti a intervenire.
Il centralino unico di pronto intervento “118” ha messo in preallarme gli ospedali di Novara, Borgomanero, Vercelli e Casale Monferrato.
Negli uffici comunali, nella viuzza che parte da piazza cavour, cuore di trecate, i telefoni continuano a squillare.
E’ la gente che vuole sapere.
Dice l’assessore alla polizia e alla viabilità augusto galli; ripetiamo a tutti quello che sta accandendo senza creare allarmismi; è un pozzo in eruzione.
Entra trafelato il sindaco giuseppe magnaghi con il maresciallo dei carabinieri.
Il rischio di incendio è molto basso – dice magnaghi – i vigili del fuoco, con l’esplosivimetro, hanno valutato che siamo sotto i livelli di rischio.
La sarpom ci ha messo a disposizione una stazione mobile di rilevamento per misurare l’acido solfidrico.
Nella zona verso trecate sono state rilevate 0,4 parti per milione contro le 10 parti per milione che è considerato il limite del rischio.
I carabinieri hanno avviato l’inchiesta, coordinati dal procuratore capo presso la pretura, Dottor Tucci.
Il rischio è la nube.
C’è il timore che possa espandersi.
Da Novara a Trecate ci sono otto chilometri.
Otto chilometri contati dalle auto, una in fila all’altra.
La tangenziale è stata bloccata.
I treni della Milano – Torino sono stati dirottati su Mortara.
Si è pensato anche a chiudere l’autostrada.
I tecnici enel hanno isolato le linee che corrono vicino al pozzo Trecate 24.
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – A TRECATE L’INCUBO CONTINUA – ALTRI 7 GIORNI DI PIOGGIA NERA?
NOVARA non si sa come riparare il guasto del pozzo “24” a Trecate.
Ci vorrà molto tempo: giorni, forse una settimana.
Il che significa 200 tonnellate di petrolio sparate in aria ogni 24 ore.
E per la gente altre ore di paura.
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE, CI VORRA’ UNA SETTIMANA PER BLOCCARE IL GUASTO, PRONTA L’EVACUAZIONE DI 2000 ABITANTI – UN INCUBO NERO ASSEDIA TRECATE
Non si sa come riparare il guasto del pozzo “24” degli impianti di Trecate.
Le condutture si sono rotte in due punti, questo è certo, ma non si è capito il perchè e, in queste condizioni, un rammendo è più complicato del previsto.
Sicuramente prenderà molto tempo: giorni, forse una settimana intera.
Il che significa- secondo le prime stime, tutto sommato prudenti – 200 tonnelate di petrolio sparate in aria ogni 24 ore.
La bassa novarese resta in stato di assedio.
Per mettere mano a questo disastro ecologico che ingigantisce e si aggrava è arrivata da Houston una task forse di pronto intervento della società tezana “wild Well Controll” che aveva operato con successo anche in Iraq quando saddam hussein incendiò i giacimenti di petrolio.
Per questo si era diffusa l’ipotesi che gli impianti di Trecate – come era accaduto in arabia – sarebbero stati bombardati.
In realtà, un’esplosione in una zona così densamente popolata equivarrebbe allo scoppio di una piccola bomba atomica.
Ipotesi da scartare, dunque.
Si dovrà intervenire con metodi più tradizionali anche se questo significa diluire da qui al prossimo weekend i danni delle esalazioni di gas.
Una soluzione – secondo il responsabile delle relazioni esterne agip rosario d’agata – potrebbe essere trovata perforando un pozzo parallelo che farebbe da sfogo.
Sarebbe una scelta “sicura” anche se lunga.
L’emergenza diventa paura.
Lunedì sono state evacuate una decina di persone che abitano nelle cascine intorno e che, fino alla conclusione di questa vicenda, sono destinati a rimanere negli alberghi di Novara.
Ieri i tecnici hanno ritenuto prudente trasferire altri ventidue agricoltori.
Ed’è già pronto un megapiano per allotanarne altri duemila.
“precauzione – precisano gli esperti -, semplice precauzione per fronteggiare eventuali emergenze che, ore, sono soltanto remotissima ipotesi”.
Ma è ovvio che questa sola possibilità aumenta le preoccupazioni.
Se piove, piove petrolio e quando il tempo sarebbe bello, si alza una nube a forma di fungo che si espande e si allarga come una grande trapunta sul cielo.
Color avorio di giorno, nero cupo dal tramonto in avanti.
L’asfalto è viscido d’olio: resta aperta l’autostrada Torino – Milano, è stata ripristinata la linea ferroviaria ma è impraticabile la statale numbero 11 Novara – Milano.
E intanto, crescono contestazioni e polemiche.
L’agip tenta di minimizzare: “L’erogazione nell’atmosfera è costituita da gas metano e da greggio polverizzato con un modestissimo contenuto di idrogeno solforato, in proporzioni notevolmente inferiori alla soglia di sicurezza”
come dire che la gente puo’ stare tranquilla, che i disagi sono considerevoli, certo, ma non ci sono pericoli per la salute.
Ci vuole altro per tranquillizzare le organizzazioni ambientaliste che già cavalcano il cavallo di guerra.
Il deputato verde edo ronchi dice che l’incidente è stato provocato da carenze nella manutenzione e nella sorveglianza degli impianti.
Grazia francescato, del WWF, vuole una commissione d’inchiesta che valuti i danni.
E legambiente è a con un pulmino mobile per raccogliere i dati dell’inquinamento atmosferico.
Trecate – secondo i dati elaborati dal ministero dell’ambiente è una delle zone classificate a rischio rilevante.
La mappa del pericolo è stata tracciata recentemente, nell’agosto 1992; gli impianti petroliferi della bassa novarese sono “capaci” di provocare un disastro.
La raffineria dell’Esseco potrebbe uccidere 120 persone e ferirne 1100 attraverso l’inquinamento tossico.
La Sarpom potrebbe invece esplodere con effetti anche più tragici: 560 morti e un migliaio di feriti.
Il direttore per i rischi industriali del ministrero, corrado clini, accende la miccia della polemica accusando l’ex ministro carlo ripa di meana, attuale portavoce verde.
Due volte – precisa – siamo intervenuti per questioni che riguardavano Trecate: nel 1991 avevamo preparato uno studio sull’inquinamento atmosferico e dettato alcune prescrizioni, l’anno dopo ci siamo spinti a una valutazione preliminare dei rischi.
Contesta: “Ma è rimasto tutto nei cassetti perchè carlo ripa di meana non sollecitò nemmeno la riconversione del decreto emanato dal suo predecessore giorgio ruffolo che consentiva al ministero di organizzarsi per effettuare con rapidità delle istruttorie sugli impianti a rischio.
Il che ha condannato roma all’assoluta immobilità.
Sono passati perciò quindici mesi prima che il ministro di oggi, valdo spini, potesse ripresentare lo stesso decreto sulla sicurezza.
Ma clini è sfiduciato – quanto potrà diventare legge?
Legambiente pretende che l’agip sospenda le attività di trivellazione nel parco del ticino, zone limitrofe a trecate dove sono state localizzate delle sacche di petrolio e in tutte quelle aree densamente abitate , comunque, delicate per gli equilibri ambientali.
Qualche tonnellata di greggio non vale la distruzione di intere macchie di vegetazione.
Ma intanto?
Ci attendiamo che l’Agip si faccia carico di tutte le spese di disinquinamento e di bonifica del dopo incidente.
Spese che non devono essere irrilevanti posto che non è irrilevante il danno provocato.
E’ come se le case di di Trecate e Romentino fino a Galliate e Novara fossero state spruzzate con una soluzione di petrolio che ne ha verniciato le pareti.
Chiese e monumenti, marmi e travertini compresi; il che si traduce in un danno anche storico.
E le campagne li intorno, risaie per chilometri quadrati, sono adesso pesantemente inquinate.
Niente raccolto quest’anno, nè l’anno prossimo.
Riso amaro
Lorenzo Del Boca
LA STAMPA 1 MARZO 1994 – TRECATE NIENTE RISO PER ALMENO 2 ANNI – DISTRUTTI 3000 ETTARI, DANNI PER MILIARDI
TRECATE Le zolle impregnate di petrolio, la nube che sovrasta tutto l’ambiente e lo rende spettrale.
Immagini che ci rimandano alla guerra del golfo.
Quasi tremila ettari di terreno, in parte coltivati a riso e mais, ridotti a una patina bituminosa.
Qui, almeno per un anno, è difficile che cresca un filo d’erba.
La zona della pioggia sporca, è collocata in un’area molto fertile, dove soprattutto la risicoltura è presente in maniera estensiva: varietà “fini” e “semifini” destinate all’esportazione.
Un giro di miliardi l’anno, che rischia di essere compromesso.
C’è chi prevede, forse in modo pessimistico, che qui non si potrà coltivare per almeno due anni.
Fra qualche settimana, su questi terreni tradizionalmente votati alla cerealicoltura, si sarebbero iniziate le operazioni di preparazione delle risaie: prima l’aratura, poi gli argini, infine la sommersione e la semina.
Ma a patto che la bonifica possa essere compiuta.
In che modo?
Gli esperti ipotizzano diversi sistemi, non ultimo quello del cosiddetto “brodo – coltura”
fu già utilizzata due anni fa per bonificare una zona del terreno dell’istituto cinematografico di cinecittà.
Ma in quel caso furono impiegati 9 mesi di tempo, 65 milioni contro i 700 prospettati, considerando altri metodi.
Per l’incidente di trecate occorre fare presto prima che il petrolio penetri nel terreno.
In pratica il “brodo – coltura” consiste nello spruzzare batteri marini che, con un bio – catalizzatore capace di attivarli, è in grado di “bio – chelare” le tossine, cioè di mangiarle.
Il sistema, proveniente dagli stati uniti, pare che funzioni.
Ma basterà?
“tutto dipende dall’estensione del fenomeno a Trecate e fino a quando continuerà a fuoriuscire petrolio, e ricadere sui campi” Lucia Naviglio dell’Enea non nasconde le preoccupazioni:”sul futuro delle piantagioni c’è un punto interrogativo, perchè bisognerà vedere gli effetti chimici sul suolo”.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – AGRICOLTORI PREOCCUPATI A POCHI GIORNI DELL’INIZIO DELLA NUOVA STAGIONE. – L’AGIP “BONIFICHEREMO” – QUASI TREMILA ETTARI DISTRUTTI. – DANNI INCALCOLABILI
TRECATE.
Una patina oleosa, un bitume uniforme, copre la pianura e si perde in un orizzonte scompaginato dalla nube di acido solfidrico. Con gli occhi cerchi un punto di riferimento vitale e lindo, ma inutilmente.
Manca soltanto il cormorano invischiato nella melma nera per richiamare alla memoria immagini infernali, quelle della guerra del golfo.
Ma siamo a Trecate, alle porte di Novara.
La pioggia di petrolio ha creato panico, messo in fuga famiglie, sporcato gente e case.
E si sta riversando sui campi.
Qui coltivazioni di riso e mais sono regine.
Fra pochi giorni sarebbero cominciati i lavori di aratura, poi si sarebbe proceduto alla sommersione delle risaie.
Che cosa accadrà? Agricoltori, tecnici s’interrogano.
E’ difficile dare una risposta.
La situazione potrebbe essere irrimedialmente compromessa, oppure recuperata.
L’agip “conferma l’impegno di provvedere al ripristino puntuale delle condizioni ambientali dell’area interessata al risarcimento dei danni provocati dall’improvviso inconveniente tecnico”.
La dichiarazione d’intenti e di buona volontà non è basta, però, a tranquillizzare gli agricoltori.
Romentino, Trecate e gli altri paesi sono tra i punti di riferimento dei risicoltori nel triangolo d’oro della risicoltura italiana che va da Novara a Vercelli a Pavia.
Porzio vicedirettore della coldiretti di Novara, è appena tornato da un sopralluogo sul territorio ed è preoccupatissimo: “che cosa si può fare”? Impossibile dirlo.
Per noi è stato uno choc.
Questo territorio era già compromesso per la ragnatela di canalizzazioni sotterranee realizzate per collegare i pozzi.
Questa calamità accresce lo stato d’incertezza e, almeno per quest’anno sarà difficile in quella zona pensare alle colture.
In ogni caso la presenza di sostanze oleose, questa patina viscida crea un terreno asfittico, non certamente adatto alle colture.
Preoccupato anche il direttore dell’unione agricoltori.
Fabrizio poggi: “secondo le prime stime il territorio interessato si allarga su un gronte di 2500 ettari.
Che cosa fare?
Temiamo che la produzione di quest’anno sia persa.
Ma più cauto è il responsabile dell’ufficio decentrato dell’assessorato agricoltura della regione, silvano bertini: prima di tutto occorrerà verificare lo stato del terreno.
Non è escluso che si riesca a riparare, certamente non in tempo per incominciare i lavori sistemazione delle risaie che solitamente cominciano in questo mese di marzo.
L’opera di bonifica sarà lunga.
Ma che cosa si può fare in questi casi per riportare lo stato del terreno allo stato antecedente?
Molte le possibilità e le ipotesi, ma gli interventi sono subordinati all’interruzione della fuoriuscita.
Se non si blocca il guasto, è inutile pensare alla bonifica.
Giuseppe balzaretti, agronomo della coldiretti, specialista in problemi legati alla risicultura;
i danni nei campi sono soprattutto legati alla presenza di sostanze solforose.
Al termine del fenomeno eruttivo analizzeremo il terreno.
Come intervenire? Forse con calce, carboni attivi, e una ruspatura del terreno per eliminare lo stato catramoso.
Ma non si esclude che gli esperti possano mettere in atto anche tecniche all’avanguardia e già impiegati in disastri ecologici.
Lo spargimento di batteri che scompongono il petrolio in molecole organiche semplici.
Sergio abratti, direttore dell’associazione irrigua est sesia, segue costantemente la situazione.
La fuoriuscita di petrolio per fortuna è avvenuta in un periodo di asciutta dei canali irrigui.
Ieri mattina i tecnici dell’agip hanno chiesto al consorzio irriguo di utilizzare l’acqua del diramatore vigevano, per le operazioni di bonifica.
Ma prima dovrà essere tolto lo strato di bitume che è già arrivato in superficie, dice l’ingegnere.
In una situazione come questa è difficile prendere iniziative.
Impossibile dire al momento se sarò utile asportare il terreno in superficie oppure ricorrere a un’altra tecnica collaudata; allagare artificialmente tutta la zona, nella speranza che le sostanze oleose galleggino, dopodichè intervenire con assorbenti.
Così come si fa in mare.
Supposizioni.
Gli agricoltori si chiedono, ad esempio, da quale terreno potrebbe essere sostituita la superficie asportata.
Il direttore dell’est sesia: l’obiettivo più importante, per il momento è bloccare la fuoriuscita di petrolio.
Ma fino a ieri sera il getto continuava.
A un ritmo di 400 – 500 metri cubi al giorno.
Impossibile fare previsioni.
Augusto pirola, del dipartimento di botanica dell’università di Pavia: “il problema sarebbe stato veramente molto grave se l’incidente fosse avvenuto in primavera o in estate.
Per fortuna adesso le piante hanno tutto il tempo di recuperare perchè inizieranno fra poco a rinnovare le foglie.
Ma lucia Naviglio dell’Enea, Per riportare i terreni a una condizione accettabile ci vorranno almeno 2 anni e non bisogna avere fretta.
GRANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – OGGI NIENTE MERCATO – NON MANGIATE FRUTTA E VERDURA
TRECATE Niente mercato, oggi, in via verdi.
Ed’è sconsigliabile il consumo di ortaggi e verdure coltivate nei territori di Trecate e Romentino.
La sospensione del mercato settimanale è stata decisa dal sindaco giuseppe magnaghi, ieri nel tardo pomeriggio, dopo una serie di riunioni e consultazioni con gli assessori, i funzionari della prefettura e le autorità sanitarie.
Il consiglio di non mangiare frutta o verdura che si trovano nei comuni più colpiti dalla nube è invece arrivato dalla prefettura di Novara, ieri sera verso le 19, al termine di un vertice in cui si è fatto il punto sull’emergenza petrolio a Trecate e a romentino.
La sospensione del mercato settimanale che si svolge ogni mercoledì in una via centrale del paese, è stabilita da una delle quattro ordinanze firmate da magnaghi.
Le altre, e ne parliamo nei servizi in queste pagine, riguardano la chiusura dell’asilo nido e della scuola elementare don milani e lo sgombero della cascina cardana, vicina al pozzo numero 24.
Fra le tante domande che gli abitanti di trecate e romentino si ponevano, ieri, molte riguardavano il consumo alimentare dell’acqua e dela verdura, e della frutta coltivata nei dintorni ma anche nei territori meno prossimi al pozzo dove continuava la fuoriuscita di petrolio.
Vediamo le regole, o meglio le indicazioni, diramate dalla prefettura di Novara.
Innanzitutto non sono stati rilevati elementi tossici nell’atmosfera, essendo la presenza di idrogeno solforato contenuta nei livelli minimi.
Il secondo punto: per quanto riguarda la potabilità dell’acqua che sgorga dai rubinetti si è accertato che non sussistono problemi vista anche la profondità in cui pescano i pozzi comunali esistenti, oltre 100 metri.
Gli esperti della prefettura hanno ritenuto di dover suggerire, in via puramente prudenziale, agli amministratori comunali interessati (Trecate e romentino) di evitare che siano autorizzati mercati alimentari all’aperto per tutto il periodo dell’emergenza.
Per l’igiene della persona, continua il comunicato della prefettura, sono sufficienti le normali pratiche quotidiane.
Il responsabile del servizio veterinario ha assicurato che i controlli sulle carni e sugli altri prodotti di origine animale vengono seguiti con continuità e che finora non si sono evidenziati elementi concreti di rischio.
Le indicazioni si chiudono con il consiglio di non consumare ortaggi e frutta.
L’invito della prefettura ha sostituito, nell’arco della giornata, la circolare emessa dall’unità sanitaria locale 52 di Galliate e subito bloccata perchè troppo restrittiva.
Nel documento l’usl 52 invitava i sindaci ad assumere provvedimenti limitativi in relazione al consumo di cibi (vegetali e animali), di acqua e sullo svolgimento dei mercati.
La circolare è arrivata all’attenzione del comitato di crisi della prefettura, che si era riunito ieri alle 10 e poi nel pomeriggio.
Alle indicazioni troppo restrittive dell’USL sono subentrate quelle della prefettura.
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – I TECNICI NON SANNO ANCORA COME INTERVENIRE PER BLOCCARE LA FUORIUSCITA DI GREGGIO E GAS CHE MINACCIA TRE PAESI – DISASTRO ECOLOGICO, IL PETROLIO NON SI FERMA – A TRECATE LA GENTE E’ PREOCCUPATA, DA IERI CHIUSI SCUOLA E ASILO
TRECATE “Sono stato sveglio tutta la notte. Ogni ora andavo là, al pozzo.
A piedi, superando il blocco.
Per vedere cosa stava accadendo.
E poi tornavo a casa, svegliavo i miei bambini per vedere se respiravano ancora”.
Antonio Lombardo, piastrellista, ha un figlio di 9 anni che frequenta la quinta elementare, e una ragazza di 11 che è in prima media.
Ha trascorso una notte d’inferno.
Come tutti.
L’incubo si chiama “pozzo trecate 24”, uno sputo continuo di petrolio, gas e sassi che non lascia tregua alla gente di Trecate, Romentino, Cerano, ma non solo. Un rombo assordante.
Sembra di avere in giardino un jet pronto al decollo.
La gente ha paura.
Antonio Manfredda, ex fabbro si ferma a guardare il carrozzone della rai – tv che domina piazza cavour.
Parla attraverso la mascherina che non molla: “La cosa più grave, è che non sappiamo quando finirà.
Quando facevo il fabbro se si rompeva un cancello sapevo come ripararlo.
Ma questi non sanno proprio cosa fare.
Duro anche federico confalonieri, architetto:
il problema è;: quanto dobbiamo convivere con questo pozzo impazzito?
Le norme di sicurezza non sono state rispettate.
E’ inutile minimizzare.
Fino a ieri sera l’Agip diceva che non è in grado di bloccare l’eruzione.
E chi ha la seconda casa se n’è già andato.
Un paio di chilometri più in là l’impresario vincenzo salerno mostra iln suo cortile color coca cola: e’ un disastro.
E’ questo il clima del giorno più lungo di Trecate.
Un giorno iniziato l’altro ieri alle 14,30, ora dello scoppio, e destinato a durare.
Ieri è stata una giornata fitta di riunioni: alle 10 il comitato di crisi in prefettura ha fatto il punto sulla situazione.
Alle 14 l’incontro tra agricoltori e amministratori trecatesi.
Alle 15 (di nuovo in prefettura) si sono trovati i responsabili delle usl 51 e 52 per la questione sanitaria.
Alle 15,30 gli ambientalisti pavesi hanno incontrato gli amministratori di romentino.
Alle 16 conferenza stampa dell’Agip.
Tutti presenti, tutti mobilitati.
Unica eccezione: la regione Piemonte.
L’assenza dal comitato di crisi è stata resa ancora più evidente dalla presenza della regione lombardia.
Da torino, nel pomeriggio, è arrivato un comunicato che avvisava del sopralluogo che si terrà oggi alle 10 alla cascina cardana per verificare l’entità del disastro.
La visita – si legge nel documento – è stata richiesta rifondazione, msi,dn,pci,pds, verdi e verdi sole che ride i quali hanno sottolineato la necessità che la giunta richieda immediatamente all’agip la sospensione di ogni attività estrattiva.
La stessa richiesta è stata avanzata dalla legambiente intervenuta con una “Taske force” per esaminare i livelli di contaminazione di acqua, aria e terreno.
Con un pulmino gli ambientalisti stanno battendo la zona già abbandonata da sei famiglia, 29 persone in tutto.
E, mentre si discuteva, al pozzo trecate 24, cosa succedeva? Nulla. La colonna di greggio continuava a fuoriuscire e ricadere sulla testa della gente.
Attorno al pozzo nessuno.
Le strade principali bloccate da carabinieri, vigili urbani.
I mezzi dei vigili del fuoco concentrati al margine della zona a rischio esplosione.
Ieri c’è stata anche la prima scuola chiusa:l’elementare “don milani” di trecate, in via andante 14, 350 bambini.
L’impianto di riscaldamento ad aria portara all’interno un odore nauseante.
Ho due figli, uno di 7 che va in terza elementare ed uno di 21.
il piccolo – dice il signor giuseppe – l’ho tenuto a casa.
Abitiamo nella fascia a rischio, tra i posti di blocco e il pozzo.
Eppure nessuno ci ha detto niente.
Siamo preoccupati per i nostri figli.
RENATO AMBIEL
CARLO BOLOGNA
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – SOTTO IL POZZO MALEDETTO – IN UN’ATMOSFERA DA DAY AFTER – LA CURIOSITA’ PIU’ FORTE DELLA PAURA
TRECATE Le 13,25, su tutto il paese, sulle campagna tutto intorno, oltre la circovallazione, piove petrolio.
Superiamo lo sbarramento e ci avventuriamo lungo la strada sterrata che porta dritto alla cascina cardana.
È l’abitazione più vicina al “pozzo maledetto”, sorge a centro metri, forse meno.
L’hanno evacuata già lunedì sera.
La densità del greggio aumenta a vista d’occhio così come il rumore.
E’ il frastuono di un jet in partenza.
Insopportabile.
Il tergicristallo si rivela insufficiente.
Lungo la strada incontriamo un quattro curiosi.
Vanno verso il pozzo, si riparano sotto l’ombrello, incuranti del pericolo.
Il pozzo è là, si staglia nella campagna piatta, in mezzo ai campi di riso già arati.
Le zolle appena rivoltate sono oleose e luccicano di petrolio.
I pochi alberi, gli arbusti, hanno le fronte cariche d’olio, ripiegate.
Nel diramatore vigevano scorre il greggio.
E’ una scena da “Day After”.
Dietro la recinzione in ferro che delimita un cantiere, alcuni operai con l’impermeabile giallo sono in attesa, di che cosa non si sa.
Tutto attorno, lungo le stradine di campagna che portano al pozzo, ci sono mezzi e uomini dei vigili del fuoco, dell’enel eppoi grandi gru.
Tutti pronti per intervenire, ma, impotenti di fronte al disastro che si consuma sotto i nostri occhi.
Sotto il pozzo che bolle e sputa petrolio in continuazione, nessuno.
S’intravvedono i grandi serbatoi verticali di colore rosso, sono per l’aria compressa che serve alla trivellazione.
Poi le baracche metalliche, tutte allineate e annerite, deserte.
Il traliccio, quello è coperto dalla nube oleosa che alla base è nerissima.
Poi alzandosi, a contatto con la pioggia diventa più bianca.
Si alza per un centinaio di metri, forse più.
Il rumore è assordante adesso è insopportabile.
Si avvertono delle esplosioni sotterranee.
Il cielo ormai è grigio, come fossimo al tramonto.
Qui, sotto la “ricaduta”, adesso ci prende una paura fisica.
Siamo sul portone della cascina cardana.
Gli occhi bruciano, eccome.
Qualcosa ci raspa in gola.
L’aria è davvero irrespirabile, l’odore di greggio penetrante, insopportabile.
Scene di guerra, di quelle che si vedono in TV.
Ci tornano in mente le immagini della guerra del golfo anche se qui non c’è il fuoco.
Può bastare.
Torniamo verso il paese e lungo gli argini arrivano altre persone.
Gli addetti alla sicurezza cercano di allontanarle.
Spiegano loro che è pericoloso, che potrebbe scoppiare tutto da un momento all’altro.
Sembra incredibile, ma la curiosità è più forte della paura.
Tutto attorno è la desolazione più completa.
In un recinto c’erano dei cani, chissà che fine hanno fatto.
Ma prima degli animali pensiamo ai cristiani.
Fino a quando a Trecate e a Romentino sopporteranno il “bombardamento chimico”?
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – DIRIGENTI E TECNICI DELL’AGIP SONO AL LAVORO PER RISOLVERE IN TEMPI RAPIDI L’EMERGENZA – TRECATE – IL VERO PROBLEMA E’ FERMARE QUEL GETTO – E IERI SONO ARRIVATI ANCHE I SUPERMEN DEL TEXAS
TRECATE Occorre fare presto, riportare la situazione sotto controllo nel più breve tempo possibile e nella massima sicurezza.
In queste ore stiamo valutando le tecniche più opportune, col supporto di superspecialisti fatti arrivare apposta dagli stati uniti.
Poi si deciderà il tipo di intervento per fermare la fuoriuscita di idrocarburi dal pozzo 24.
soltanto quando questo obiettivo sarà raggiunto si potrà attivare un piano di ripristino.
Abbiamo comunque mezzi e competenze per affermare fin d’ora che quest’ultimo sarà il problema più facile da risolvere.
In ogni caso confermiamo il massimo impegno al riguardo e al risarcimento dei danni provocati dall’improvviso inconveniente tecnico.
Ogni altro discorso, al momento è prematuro.
E’ questa, in sintesi, la strategia con cui si muovono dirigenti e tecnici dell’agip dopo l’incidente al pozzo “trecate 24” che da lunedì pomeriggio ha scatenato l’inferno nella “dallas del novarese”, coinvolgendo nell’emergenza anche la vicina romentino.
Adesso il problema prioritario è come interrompere quel potente getto, alto una settantina di metri, che a una pressione di centinaia di atmosfere giorni e notte vomita nell’aria greggio nebulizzato, gas metano, e acido solfidrico.
La nube si vede anche a chilometri di distanza e il rumore che si sviluppa dal pozzo, un rombo sordo, fra il tuono e un aereo a reazione, arriva anche nel centro di Trecate.
I tecnici dell’agip stimano che il volume di greggio erogato dal “pozzo impazzito” sia di circa 400 – 500 metri cubi al giorno.
Gran parte – dice il dottor rosaio d’agata, addetto alle pubbliche relazioni dell’Agip, finisce però nelle vasche di captazione poste vicino al pozzo, dove speciali fondi impermeabili ne impediscono la dispersione nel terreno.
Da ravenna è arrivata in tempi record una task force formata da squadre di tecnici, con pompe e cisterne che si sono subito messi al lavoro per arginare il fenomeno.
Con altrettanta rapidità sono giunti ieri a trecate direttamente dagli stati uniti con un volo speciale, Joe Bowden e altri tecnici della Wild Well Controll di Dallas, considerati i massimi esperti al mondo nel know how per le emergrnze petrolifere.
I supercialisti del texas si sono subito riuniti con i colleghi dell’agip e altri consulenti per decidere l’intervento più appropriato.
Sugli esiti dell’incontro non è trapelato nulla, ma sembra non si escluda a priori l’impiego degli esplosivi.
Oggi avverte però d’agata – la moderna tecnologia consente diverse alternative.
Qui si tratta di scegliere quella più idonea.
Si dovranno valutare costi, benefici e soprattutto la sicurezza di ogni proposta.
In generale, gli interventi si possono riassumere in due tipi.
Uno, il più rapido ma anche il più rischioso, prevede appunto di agire direttamente sul pozzo, come nel caso degli esplosivi.
Tra i parametri, vanno comunque tenute ben presenti le caratteristiche della zona in cui si opera.
Il territorio di Trecate presenta infatti una densità di popolazione che dovrebbe escludere tale ipotesi.
L’altra soluzione, più lunga nel tempo ma anche più sicura, è di aprire uno o più pozzi di “relief”, cioè sfiati paralleli alla falla, che consentono di far scendere la pressione del getto e quindi agire con i mezzi opportuni per fermarlo.
Come sia avvenuto l’incidente non si sa con esattezza.
Ancora non disponiamo di una relazione tecnica, nè abbiamo potuto svolgere una analisi sull’inconveniente – dice l’ingegner luigi torricelli, responsabile del distretto agip di crema, a cui fa capo l’area estrattiva trecatese.
Purtroppo conosciamo i suoi effetti.
So che è avvenuto poco dopo le 15.
dalle prime indicazioni, risulta che al pozzo 24 stavano lavorando una squadra composta da una decina di tecnici.
Erano già arrivati ad una profondità di 5720 metri.
Dopo aver sostituito uno scalpello, avevano ripreso la discesa per la perforazione.
A un certo punto, hanno avvertito un alleggerimento nel peso della batteria di pressione.
Di solito è il segnale di una anomalia.
L’eruzione violenta e improvvisa, è avvenuta mentre stavano tirando fuori la trivella per i controlli.
PIERO BENACCHIO
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – LA RABBIA DELLE FAMIGLIE EVACUATE – MALEDETTO POZZO, COSA RESTERA’ DELLE NOSTRE TERRE?
TRECATE. Via di corsa.
Con qualche vestito e il cambio di biancheria.
Giusto per oassare la notte.
E poi chissà.
Trenta persone l’altro pomeriggio sono state costrette a lasciare le loro case e a cercare riparo in albergo a novara, oppure da parenti e amici.
Sette sono di Trecate, gli altri di romentino.
Tutti abitano vicino, troppo vicino, al pozzo maledetto.
Tra i primi evacuati, le due famiglie che vivono alla cascina cardana, a soli duecento metri dal Trecate 24.
Enrico Garavaglia con la moglie lucia carraro e il figlio stefano si sono rifugiati a boffalora da familiari.
Lui è impiegato, mentre lei è una continta ambientalista.
Ora, dopo questa tragedia, sarà più che mai persuasa dalle sue ragioni.
Con loro, in cascina, abitano anche roberto braghin, operaio a romentino, con la moglie luisa tramarin, casalinga, e i figli paolo, di undici anni, e barbara, di otto.
Hanno trascorso la prima notte da alcuni parenti e adesso si trovano all’hotel europa a novara.
Il nucleo più consistente di sfollati arriva da romentino.
Sono le famiglie di gianfranco caviggioli e giovanna porzio, della cascina vallone, di francesco porzio, via della rocchetta 5, dei fratelli locatelli, alla cascina invernizzi, di luigi baldi e baldassarre roppolo che abitano in strada torre mandelli 4.
nella stessa via sono state evacuate anche la fonderia triestina e la ditta pattano felice.
Lavorare è impossibile: troppo pericoloso.
Tutti i ventidue romentinesi sono ospitati da parenti, soltanto i roppolo hanno in albergo la notte dopo l’incidente.
Il loro pomeriggio da incubo, l’altro giorno, si è iniziato intorno alle 17.
“Stavo lavorando, a romentino, quando ho sentito le prime voci su quello che era successo e sono corso verso casa – dice roberto braghin.
Sulla strada i carabinieri mi hanno bloccato e mi hanno detto che bisognava andare via dalla cascina.
Ho rintracciato mia moglie da un’amica e i bambini dai nonni e siamo andati a prendere qualche abito per passare la notte.
Non mi volevano nemmeno lasciar passare, ho dovuto insistere per poter entrare un momento in casa”.
Una corsa veloce e via, lontano dal pozzo.
Con un groppo in gola: “sono venuta che mi piangeva il cuore dice Luisa Tramarin -, Ci sono ancora i piatti nel lavello e i panni sullo stendino.
E poi niente luce, riscaldamento, telefono.
Mi sono voltata indietro e mi sono detta “Guarda come devo lasciare la mia casa.
Come se fosse vuota e abbandonata”- Tutto in fretta, senza perdere tempo e senza sapere dove andare:” “All’inizio ci siamo rifugiati da parenti.
Dopo cena ci hanno detto di recarci in albergo a Borgo Ticino – dice Braghin. Ma come facevamo ad andare così lontano? I bambini hanno la scuola a romentino e noi non volevamo che perdessero nemmeno un giorno.
Cercavamo una sistemazione più vicina al paese.
Quindi la prima notte siamo rimasti in casa dei nostri familiari.
Poi siamo venuti in albergo” In cascina ci sono tornati ieri mattina, “scortati” da un vigile urbano.
Una mezz’ora soltanto per raccogliere un pò di vestiti in una valigia, e dare da mangiare ai cani e alle galline.
Nemmeno il tempo per dare un’occhiata intorno:”abbiamo visto soltanto che è tutto nero e unto. Tutto coperto dal petrolio – dice Braghin -. Mi chiedo come siano ridotti l’orto, il frutteto e il giardino.
Bisognerà buttare via la frutta e la verdura.
Certo non potremo mangiare nulla di quella roba.
Ma dovranno fare delle analisi, dirci qualcosa.
Almeno spero.
Vogliamo sapere che pericolo c’è.
Intanto si vive da sfollati.
A Pranzo dai parenti, poi a disfare le valigie in albergo e quindi a prendere i bambini a scuola.
Aspettando che finalmente il pozzo si fermi e si possa tornare a casa.
Dentro tanta rabbia e un grande senso di impotenza: “E’ uno schifo. Come si fa a mettere un impianto del genre a 200 metri dalle abitazioni?
Dice la tramarin.
Ogni tanto pensavamo al pericolo, ma poi speravamo che non capitasse mai niente di grave.
Invece è successo.
BARBARA COTTAVOZ
LA STAMPA 2 MARZO 1994 – TRECATE – IL SINDACO: “DENUNCEREMO L’AGIP” – ORDINANZA DI CHIUSURA PER ELEMENTARI E ASILO
TRECATE. L’ordine di sospendere le lezioni (a tempo indeterminato) alle elementari Don Milani, di via andante, è arrivato ieri nell’intervallo di mezzogiorno.
Stessa sorte è toccata poi, nel pomeriggio, all’asilo nido comunale poco distante sulla stessa via.
Il motivo lo spiega gabriella villani insegnante con funzioni di collaboratrice vicaria alla “don milani” dove ieri mattina solamente metà dei 350 alunni si sono presentati in classe.
La scuola è vicina alla circonvallazione; dista poco più di un chilometro, in linea d’aria dal pozzo impazzito.
“il riscaldamento della nostra scuola è ad aria.
Questa viene prelevata dall’esterno, passa attraverso un condizionatore che la riscalda e la immette poi nei locali dove ci sono i bambini.
E’ stato qui il dottor Calò dell’USL 52 per un sopralluogo confermando la situazione critica.
Poi è venuta l’ordinanza del sindaco.
Abbiamo avvertito le famiglie di ciascun bambino e sono venuti a prenderli.
Abbiamo informato subito il sindaco perchè qualche bambino particolarmente sensibile avveriva bruciore agli occhi ed alla gola.
Magari era solo suggestione, ma è bene essere prudenti”.
Nel cortile della “don milani” così come nelle altre scuole e lungo i marciapiedi del paese gli operatori di una ditta specializzata hanno provveduto a spargere un materiale granulare che favorisce l’assorbimento delle sostanze oleose.
Da oggi dovrebbe intervenire anche l’agip con una sua struttura.
La circolazione slle vie interne di trecate è difficoltosa, a prescindere dalle condizioni del fondo stradale. Perchè la ricaduta del greggio sui parabrezza delle auto provoca seri problemi di visibilità.
Ieri mattina i sindaci di Trecate Giuseppe Magnaghi, di Romentino Alberto Negri e di Cerano Mario Quaglia hanno partecipato alla riunione del comitato di crisi in prefettura.
In quella sede, nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti dei responsabili Agip, non hanno nascosto le preoccupazioni per la popolazione dei tre comuni. “non siamo affatto tranquilli” ha ammesso magnaghi – perchè nessun tecnico dell’Agip a tutt’oggi è in grado di intervenire per porre rimedio al disastro ambientale.
Non sono in grado neppure di prevedere quel che potrà succedere.
In queste condizioni è chiaro che siamo preoccupati.
Intanto come comune provvediamo subito a denunciare l’Agip e invitiamo i cittadini a segnalarci i danni subiti per ottenere poi il risarcimento.
I responsabili dell’agip hanno già garantito che provvederanno a far fronte a tutte le spese ma noi vogliamo certezze da trasmettere alla nostra gente”.
Intanto sono partite le operazioni di monitoraggio.
Vi provvede in proprio l’Agip, con una sua struttura specializzata eppoi opera anche una “taske force” di lega ambiente giunta da roma.
Oggi faranno conoscere i primi dati sui rilevamenti.
Alberto negri si chiede non senza una vena polemica “visto che sul nostro territorio deve transitare l’alta velocità, visto che esiste un pericolo reale di scoppio, mi chiedo: cosa potrebbe succedere con un treno che transitasse a duecento chilometri l’ora?” le preoccupazioni si estendono anche a Cerano, il comune costretto a convivere con problemi ambientali di altra natura: l’inquinamento da nerofumo.
La puzza di idrocarburi e le ricadute di greggio sono già arrivate.
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE – MA NEI PAESI DEL NOVARESE CRESCE LA PROTESTA – GLI AGRICOLTORI: SIAMO ROVINATI, RIMBORSATECI – CESSA LA “PIOGGIA NERA”, RESTA L’ALLARME – FRANA BLOCCA IL GETTO DI GREGGIO
Non piove più petrolio, a Trecate.
Come dopo i grandi acquazzoni sono rimaste le pozzanghere ma queste sono unte di metano e l’umidità creata lascia addosso un senso di appiccicaticcio.
Con quella fontana di 50 metri che si è ripiegata su se stessa fino a spegnersi, si sono abbassate anche le apprensioni della gente.
I danni sono ingenti ma almeno, adesso, non possono aumentare.
Alle 4,30, quando avrebbe dovuto albeggiare, una frana nel sottosuolo ha chiuso le falle delle condutture rotte e ha bloccato lo schizzo di greggio.
Un tappo naturale che è anche un colpo di fortuna..
I tecnici dell’Agip, per la verità non sono rimasti con le mani in mano: avevano fatto lavorare a pieno ritmo anche gli altri 18 pozzi che stanno li intorno in modo da far diminuire la pressione che arriva dal sottosuolo.
Ma gli stessi esperti ammettono che quell’intervento di per sè, non avrebbe potuto essere risolutivo.
Non si sa che cosa ha provocato l’incidente, e dunque non è nemmeno facile capire come abbia potuto risolversi.
Il Padreterno ci ha messo una pezza.
L’Agip ha dato notizia dello scampato pericolo con un annuncio autenticamente burocratico: “il pozzo numero 24 non è più in erogazione incontrollata”. Ma l’impegno non è finito: “I nostri tecnici proseguono gli interventi dalle postazioni vicine per metterlo definitivamente in sicurezza”.
Previsioni attendibili assicurano che potrebbero bastare un paio di giorni per rattoppare la falla e una decina di giorni per riaprire il pozzo.
Non è invece possibile stabilire quanto tempo ci vorrà per restituire un aspetto accettabile a paesi e campagne imbrattati di greggio.
Trecate, ma anche galliate e romentino sembrano la scenografia del film blade runer dove tutto è così scuro da apparire cupo e persino tetro.
Ci potrebbe stare il protagonista, Harrison Ford, con quell’impermeabile bianco ed è diventato uno sporco poco omogeneo.
Sbuffi di vapore.
Pantano che si appiccica alle suole delle scarpe.
Le pareti delle case come se fossero state abbandonate da tempo.
E – vedendo la pellicola – non si fatica a immaginare un odore di marcio.
Nei paesi della “bassa” Novarese c’è anche la puzza senza bisogno di immaginarla: è la stessa che si respira in cucina quando si lascia il fornello del gas aperto.
Amplificata e persistente.
Entra nelle case, si infila negli abiti.
Trecate, galliate e romentino sembrano davvero le quinte abbandonate di un film di fantascienza.
Gli automobilisti fanno la coda davanti ai car – wash per farsi lavare le vettura: non basta acqua e shampoo, ci vuole un solvente che sgrassi l’olio spalmato sulla carrozzeria.
Le casalinghe sono preoccupate dei tappeti e pretendono che si entri scalzi nei loro alloggi.
Le scarpe collose e viscide – come arabi e giapponesi – fuori dalla porta.
E subito sotto la doccia per togliersi dalla pelle quella sensazione sgradevole di lubrificato.
Ad acendersi sono le polemiche.
Accuse, proteste, recriminazioni, denunce.
L’agip si difende in punta di piedi, con prudenza, quasi con discrezione.
“Un evento imprevedibile, e contemporaneamente, eccezionale” Ma complice il periodo di campagna elettorale, le organizzazioni verdi insistono e amplificano il dissenso.
Gli agricoltori, dopo una riunione tempestosa, hanno chiesto lo stato di calamità per ottenere il risarcimento dei danni: “Fuori i soldi e subito”.
Anche la CGIL si è sentita in dovere di intervenire con un invito:” non sottovalutare”.
Ed è sceso in campo, per replicare, anche l’ex ministro dell’ambiente, carlo ripa di meana, chiamato in causa dal dottor corrado clini, funzioanrio del ministero dell’ambiente: “Dichiarazioni stravaganti, completamente infondate. Sulla mancata riconversione del decreto ruffolo che mi viene rimproverata, il funzionario non ricorda che presentai il rapporto sulle 18 aree a rischio e un disegno di legge per superare il gravissimo stallo in cui si trovava ( e si trova) la cosiddetta “direttiva Seveso”.
Nonostante siano pervenute al ministero le notifiche per 707 impianti, si era riusciti ad avviare soltato 21 istruttorie che non mi risulta siano mai state concluse”.
LORENZO DEL BOCA
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE – AIRONI CINERINI INTRAPPOLATI DAL CATRAME – TEST SU CAMPIONI D’ACQUA E TERRA “ALTA CONCENTRAZIONE DI VELENI”
TRECATE. Se ne stava acquattato e in disparte.
L’airone cinerino, appesantito dal catatrame e dall’olio nerastro, rischiava di soffocare sotto la patina di petrolio.
La doccia sporca aveva raggiunto anche questo esemplare.
Lo hanno raccolto e caricato su un elicottero che in pochi minuti ha oltrepassato il Ticino sino a Vanzago, dove è in attività il centro di pronto soccorso per la fauna, gestito dal WWF.
Il petrolio come si temeva ha raggiunto anche la valle del ticino estendendo l’azione in un raggio di 30 – 40 chilometri.
Molti uccelli sono rimasti invischiati.
Gli agenti delle associazioni protezionistiche stanno cercando di aiutarli.
L’intervento ricalca, in buona sostanza, quello già attivato nel golfo.
Gli uccelli “macchiati” devono essere sottoposti a una lunga e delicata opera di ripulitura, per evitare che si avvelenino ingerendo la sostanza tossica nel tentativo di toglierla dal piumaggio.
Il primo airone cinerino portato ieri a vanzago è stato dapprima idratato e poi sottoposto a un’azione ipotermica, per ridargli calore.
In secondo tempo di provvede alla detersione del piumaggio.
Altri cinque aironi cinerini, tipici esemplari che popolano le risaie, sono stati avvistati ieri sera: sono in condizioni pessime.
E la Legambiente lancia l’allarme per acqua e terra: un campione di acque superficiali raccolto 500 metri a est del pozzo mostra concentrazioni di idrocarburi centinaia di volte superiori al valore massimo imperativo per le acque potabili:
1950 microcrammi al litro, contro 0,05 microgrammi a litro del limite di legge per le acque per il consumo umano.
Ma anche l’aria è molto malata.
A rischio pure il terreno “questi primi dati – osserva Mario di Carlo, di legambiente – preoccupano
soprattutto per il rischio di una penetrazione fino alle falde”.
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE – DA IERI MATTINA ALLE 04,30 LA NUBE SI E’ DISSOLTA, TECNICI AL LAVORO SUL POZZO – UNA FRANA HA BLOCCATO IL PETROLIO MA PER 48 ORE E’ ANCORA ALLARME
TRECATE. Il “pozzo maledetto” da ieri mattina alle 4,30 non sputa più petrolio.
D’accordo, ma l’emergenza non è rientrata.
Per almeno 48 ore (si diceva ieri) il tappo potrebbe saltare e allora si tornerebbe… come prima.
Una frana sotterranea è venuta in aiuto ai tecnici.
Ha ostruito il foro all’interno delle trivelle da dove usciva il greggio ad una pressione di duecento atmosfere.
Ci ha pensato la natura, insomma. “Il buon dio è arrivato prima del texano” commentava con saggezza tutta contadina il sindaco di Cerano Mario Quaglia. L’agip aveva aumentato il prelievo dagli altri pozzi per far diminuire la pressione al “24” favorendo di fatto la provvidenziale frana.
Lo scheletro del traliccio completamente annerito, si staglia in mezzo alla campagna contro un cielo tornato finalmente sereno.
Tutto intorno è un brulicare di gente con gli elmetti.
Sono i tecnici impegnati a consolidare “il tappo” naturale.
Devono immettere un fluido molto denso e pesante in grado di ricostruire il carico idrostatico.
In pratica si sta creando un altro tappo, questo artificiale per bloccare definitivamente l’eruzione.
Ci vorranno un paio di giorni.
Poi, se il “rappezzo” terrà, potremo tirare tutti un sospiro di sollievo.
Dall’allarme si passerà all’allerta.
Bonifiche, i controlli, i monitoraggi.
Sono stati gli argomenti principali di ieri, oltre alla sicurezza,naturalmente, in una serie interminabile di riunioni, in prefettura, in provincia eppoi in comune di Trecate.
E’ intervenuto il sottosegretario alla Protezione civile Vito Riggio, sono arrivati i tecnici del ministero dell’ambiente eppoi la Regione Piemonte, in massa, con il presidente Gian Paolo Brizio, quello del Consiglio Carla Spagnuolo eppo assessori, membri della seconda commissione, consiglieri, tecnici; un piccolo esercito, insomma.
Tutti per rendersi conto di quanto era successo.
Per ribadire l’impegno futuro, dopo un approccio tiepido a questa catastrofe, per ricordare che almeno un tecnico era arrivato fin da lunedì sera.
Per sottolineare la necessità di un riesame complessivo dei rapporti con l’Agip così come con tutte le aziende piemontesi a rischio. “Occorre una svolta – ha ammesso il neo assessore Ugo Cavallera – c’è una legislazione da perfezionare, bisogna mettere a punto i piani integrati che non esistono, garantire l’informazione”. Ecco, l’informazione ai cittadini, una grave lacuna in questo disastro.
Su questo tasto hanno insistito parecchio i sindaci interessati, quelli di Trecate, Giuseppe Magnaghi, di Romentino Alberto Negri e di Cerano.
Si sono arrangiati con grande senso pratico e tanta buona volontà.
Eppure non sono stati in grado, neppure loro di soddisfare tutte le esigenze.
Prendiamo il famoso monitoraggio.
Chi doveva farlo?
Solamente ieri mattina è stato deciso che la competenza o, almeno, un ruolo di coordinamento, è stato affidato all’amministrazione provinciale.
“i dati sulla qualità dell’aria, sul grado di inquinamento di acqua e suolo non li conosce nessuno – ha sottolineato il consigliere verde Mario Miglio – perchè nessuno li ha rilevati.
Dall’Agip sono venute alcune (poche) informazioni tranquillizzanti relative all’acido solfridrico sotto la soglia di rischio (0,4 parti per milioni contro le 10 giudicate pericolose).
Ieri pomeriggio si sono viste le prime stazioni per il rilevamento.
Sono quelle del centro sperimentale di san donte e del cise.
Lavorano per conto dell’Agip.
“Le operazioni di monitoraggio non possiamo delegarle proprio a nessuno – ha detto con forza alberto negri -.
I tre comuni si sono rivolti alle università di Pavia e Torino.
Ma anche la bonifica deve passare attraverso i comuni”.
E intanto si parla di danni che sono ingenti, incalcolabili, per adesso.
L’Agip ha ribadito anche ieri con il direttore generale fabrizio D’Adda:”La massima disponibilità ad assicurare il dovuto indennizzo a chiunque è possa aver subito danni.
E’ in corso un rilevamento aereofotografico all’infrarosso per identificare tutta la zona interessata dal fenomeno.
Una società Svizzera provvederà ad un rilevamento di tipo ambientale.
Saranno necessarie campionature per stabilire i livelli di inquinamento e stabilire poi come, e chi dovrà intervenire”.
Ma intanto chi sta operando per mettere in sicurezza il pozzo?”e’ una società marchigiana la NCS specializzata in questo tipo di interventi.
Sta lavorando per mettere in sicurezza tutte le attrezzature.
Ci vorranno settimane per ripristinare una situazione di normalità”.
RENATO AMBIEL
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE – COME POSSIAMO PULIRE STRADE E CORTILI? – DA OGGI NEI TRE COMUNI SI POSSONO CHIEDERE I DANNI
TRECATE – Camminare, in centro paese, è diventata un’impresa, figurarsi dalle parti della circonvallazione.
Una poltiglia nera, oleosa, maleodorante, produce l’ “effetto saponetta”.
Non si sta proprio in piedi.
La gente si chiede: come possiamo ripulire strade e cortili?
Cosa dobbiamo usare?
Eppoi dove smaltire tutto il materiale inquinante?
Non possiamo mica scaricarlo nelle fognature.
Possiamo alimentare le bestie?
Domande che, per ora, non trovano risposte.
Il sindaco Giuseppe Magnaghi le ha poste ai responsabili dell’Agip.
Il direttore generale Fabrizio d’Adda ed il responsabile dell’area di Crema Luigi Torricelli hanno preso atto che esiste un problema d’informazione anche nei confronti dei sindaci interessati. “Provvederemo a dare ai sindaci le necessarie disposizioni e metteremo a disposizione i prodotti necessari per la pulizia.
Da oggi sarà presente il dottor Dossena per tutte le informazioni del caso”.
A Trecate Romentino e Cerano, oggi entra in funzione, presso le sedi comunali, in un apposito ufficio al quale i cittadini potranno rivolgersi per chiedere informazioni e denunce e richieste di risarcimento dei danni subiti su un apposito modulo predisposto dall’Agip.
L’ufficio funziona da lunedì a giovedì, dalle 8,30 alle 12. le richieste di risarcimento dovranno contenere le generalità complete del richiedente, tutti i dati utili in ordine al danno subito e le eventuali pezze giustificative.
Le richieste verranno poi inoltrate dall’amministrazione direttamente all’Agip.
Non è soddisfatto del rapporto con l’Agip, il sindaco di Romentino Alberto Negri e l’ha detto chiaramente “perchè la questione del monitoraggio non può essere gestita in prima persona da quella società.
Non possiamo concedere deleghe così delicate.
Si potrebbero creare notevoli tensioni tra la popolazione che, per adesso, è stata comprensiva.
Ci siamo rivolti a docenti dell’università di Pavia e Torino.
Per l’emergenza ci siamo attrezzati, ma adesso è necessario un coordinamento di tutte le iniziative”.
Da parte sua il sindaco di Cerano Mario Quaglia ha sottolineato le preoccupazioni per la salute della sua gente che non ha informazioni sulla qualità dell’aria dell’acqua e del suolo.
“dopo questa catastrofe ci sarà il problema della bonifica del territorio.
Fino ad oggi, per l’esperienza diretta, la’mministrazione regionale è sempre stata assente sui problemi ambientali della zona.
Da qui la mia richiesta di un impegno forte e serio almeno in questa occasione.
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE – QUESTA SERA IN DIRETTA TV CON SANTORO
QUESTA SERA
DIRETTA TV CON SANTORO
Il disastro del pozzo Agip “Trecate 24” questa sera arriva in TV, con una diretta su Raitre a “il rosso e il nero”.
Il programma di Michele Santoro, in onda alle 20,30, inaugurerà infatti la prima puntata “elettorale” aprendo una finestra elettronica sui rischi ambientali della “Dallas del Novarese”.
A Roma, come ospiti in studio ci saranno Raffaele Costa, Gianfranco Miglio, Leoluca Orlando, Carlo Ripa di Meana e Stefano Rodotà.
I candidati dovranno così confrontarsi su un tema di scottante attualità, aprendo un dibattito anche sui collegamenti flash che arriveranno in diretta dalla piazza di Trecate, a cura di Riccardo iacona.
Da ieri il giornalista è in paese con la sua troupe, dove ha raccolto testimonianze nelle campagne e nelle vie.
Parte della diretta tv sarà inoltre dedicata al consiglio comunale, aperto al pubblico, che il sindaco Giuseppe Magnaghi ha convocato per le 21.
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE, SI LAVORA SUL POZZO PER GARANTIRE LA SICUREZZA E NORMALI CONDIZIONI DI VITA – L’ALLARME ROSSO, FINISCE OGGI? – UN PROBLEMA LIBERARE DAL PETROLIO STRADE E CORTILI
TRECATE Se non interverranno fatti nuovi, oggi alle 17 rientrerà lo stato d’allarme deciso, lunedì nel raggio di un chilometro attorno al “pozzo impazzito” della cascina Cardana.
I tecnici dell’Agip hanno proseguito anche ieri le operazioni di messa in sicurezza dell’impianto che procedono secondo programma.
In accordo con la Provincia di Novara è stato messo a punto un programma di intervento preliminare d’emergenza per imbrigliare tutte le “vie di fuga” dell’olio attraverso le acque superficiali creando barriere oleoassorbenti in tutti i punti a rischio.
E’ iniziata l’asportazione dello strato superficiale dei terreni nelle adiacenze del pozzo.
Prosegue l’attività delle centraline per il monitoraggio dell’aria.
L’Agip ha incaricato l’istituto Battelle di Ginevra di eseguire uno studio per il monitoraggio e la bonifica dell’intera zona.
Una prima riunione operativa si è svolta ieri in Provincia.
Un’altra è prevista per lunedì prossimo in prefettura.
Qui ieri si sono incontrati gli esperti della Protezione Civile e del Consiglio superiore della sanità alla presenza del direttore generale per l’inquinamento dottor Clini.
Hanno suggerito una serie di misure precauzionali per la popolazione che i sindaci hanno poi reso noto attraverso manifesti murali.
Vediamole:
E’ bene evitare il contatto diretto della cute con il greggio disperso;
E’ consigliabile utilizzare scarpe alte e chiuse;
Ricorrere, per la pulizia degli oggetti, oli di origine vegetale evitando l’uso di sostanze detergenti o solventi così da impedire ulteriori dispersioni nell’ambiente dei residui di greggio.
Per questo l’invito è a soprassedere ad eventuali lavaggi di muri e pulizie non strettamente necessarie. I residui dovranno comunque essere raccolti in sacchi dell’immondizia che verranno poi smaltiti a spese dei comuni, in una discarica per rifiuti speciali.
Per il lavaggio delle vetture gli automobilisti potranno rivolgersi alle stazioni di servizio individuate utilizzando i buoni gratuiti a disposizione dei comuni di Trecate o Romentino.
Il sindaco di quest’ultimo paese è stato invitato anche a sospendere la pesca sportiva nel laghetto vicino alla zona interessata dalla nube.
Nelle precauzioni è compresa quello di evitare una permanenza in ambienti esterni che risultano particolarmente intrisi di greggio.
Il sindaco di Trecate Giuseppe Magnaghi ha invitato i tecnici della USL 52 ad effettuare un sopralluogo nelle scuole elementari “Don Milani” e all’asilo nido comunale chiusi da martedì.
Se non ci saranno contro indicazioni, le lezioni riprenderanno lunedì prossimo.
Già ieri mattina è stato riaperto al traffico il tratto sulla circonvallazione di Trecate compreso fra lo svincolo per Cerano e il semaforo di San Martino.
RENATO AMBIEL
LA STAMPA 3 MARZO 1994 – TRECATE – POLEMICHE E CODE ALL’UFFICIO RISARCIMENTI – I MODULI DELL’AGIP NON SONO DI FACILE COMPRENSIONE
TRECATE. Rivestimenti esterni anneriti, piastrelle completamente rovinate, giardini sotterrati dalla poltiglia, serre per fiori liquefatte come il burro: sui tavoli dell’ufficio risarcimento danni istituito ieri dall’Agip sono arrivate decine di denunce.
A Trcate centinaia di persone si sono presentate in via Gramsci, nel palazzo comunale, per chiedere informazioni e ritirare i moduli.
Per fronteggiare le lunghe code, i vigili hanno dato una mano, distribuendo le schede anche al piano terra, nel loro ufficio.
Code anche a Romentino e Cerano, gli altri comuni dove da ieri è possibile presentare le richieste.
I moduli sono arrivati via fax dalla sede milanese dell’Agip – Unità di assistenza.
Gli addetti hanno predisposto centinaia di copie che si sono esaurite in poche ore.
Nell’ufficio volante allestito a trecate, un’incaricata dell’Agip, coadiuvata da un’impiegata del comune, raccoglie richieste di informazioni e proteste.
Il modello ga creato perplessità e polemiche: sarà pure bilingue, con versioni in italiano e in inglese,
ma è un foglio anonimo, con domande che si prestano a varie interpretazioni.
Federico Confalonieri, si fa portavice della polemica:
“Com’è possibile presentare un foglio senza intestazione, con domande sibilline? Cosa significa “danni a beni o a cose”?
Quando mai si chiede al danneggiato una stima preventiva? E quali “cure prescritte” verranno valutate ai fini del risarcimento”?
Attorno alle due impiegate c’è grande ressa: ci si interessa ai casi di tutti, in cerca di ogni minima informazione che possa tornare utile.
Ma c’è poco da chiedere.
L’addetta dell’agip fornisce sommarie indicazioni sul questionario – otto domande su danni a cose o persone, eventuali danni fisici e diagnosi mediche, richiesta delle generalità cimplete – .
L’impiegata del comune è autorizzata solo a ritirare le denunce e rilasciare una ricevuta.
“Quando ci daranno i soldi?
Ci sarà un perito?”
Bisogna consegnare il modulo, poi si vedrà.
Maria Rosina Elisa è titolare di una serra.
Della struttura si è salvata solo la parte in vetroresina.
I teli di plastica sono da cambiare.
Quindici milioni di danni e lo spettro di un disastro finanziario.
“La terra non è più coltivabile – dice – nessuno comprerà piante e ortaggi”.
Valentino Antonio è il titolare di un’autodemolizioni sulla statale 11.
ha appena finito di esporre il suo caso all’addetta.
“In uno spazio di pochi centimetri, come faccio a spiegare che tutte le auto sono ricoperte di patina nera e non posso più vendere nulla?”.
Intanto nell’ufficio si diffonde la notizia che l’Agip regala buoni per il lavaggio auto.
Ma dei coupon nemmeno l’ombra.
Antonia Villani: “Non mi interessano i buoni auto, non ricompensano dei guai che sto passando. Questo modulo è una buffonata. Danni? Abbiamo tutti mal di gola e irritamento alle vie respiratorie, ma chi mi garantisce che si fermerà qui?”.
CRISTINA MENEGHINI
LA STAMPA 4 MARZO 1994 – SOLO LEGAMBIENTE HA FORNITO I DATI DEI SUOI RILEVAMENTI – A QUATTRO GIORNI DALL’INCIDENTE I DATI SONO ANCORA UN MISTERO
TRECATE. Imbrligliare tutte le possibili vie di fuga del petrolio eruttato lunedì dal pozzo Agip.
E’ il primo obiettivo che la task – force di tecnici ed esperti, all’opera dall’altro ieri nella zona interessata dalla fuoriuscita di idrocarburi, vuole raggiungere, in tempi brevi.
Tutto questo mentre cinque centraline, Enichem, Eniricherche, Snam sezione combustibile di San Donato Milanese, Sarpom e Cise, installate in collaborazione con il laboratorio di sanità pubblica provinciale, sorvegliano la qualità dell’aria.
E’ un lungo e complesso lavoro, ma indispensabile per tenere la situazione sotto controllo.
Servono dati precisi, inconfutabili.
Lo chiedono i Comuni danneggiati e gli stressi trecatesi.
Vogliono sapere se potranno ancora bere l’acqua, se potranno coltivare le loro terre, se potranno condurre una vita normale.
Ma la “pioggia nera” ha già prodotto i primi effetti devastanti.
Intanto quest’anno nei campi di Trecate non ci sarà alcun raccolto.
Poi, esami effettuati dal WWF hanno evidenziato la scomparsa di microorganismi nel suolo
il monitoraggio avviato da legambiente “ieri alcuni operatori si sono spostati lungo il Ticino) per esaminare aria, terra e acqua) ha messo in risalto valori allarmanti.
In un campione di acque superficiali prelevato 500 metri a est del pozzo di Trecate le concentrazioni di idrocarburi sono risultate centinaia di volte superiori al valore massimo tassativo ammesso per le acque destinate alla potabilizzazione e al valore guida per la vita acquatica: 1951mg/l contro gli 0,05mg/l del limite di legge per le acque potabili (il valore guida per la vita acquatica è di 0,2mg/l).
Altissime anche le concentrazioni di composti organici volatili nell’aria: da un massimo di 3 milioni di microgrammi mc a 500 metri dal pozzo in favore del vento a un minimo di 335 mila microgrammi/mc a 2 chilometri e mezzo dal pozzo sempre in favore del vento contro un valore guida fissato dalla legge sull’inquinamento atmosferico in 200 microgrammi/mc).
Oltre i valori guida anche gli idrocarburi presenti nel suolo: 12,5mg/kg in un cambione prelevato a 250 metri dal pozzo (controvento), 713mg/kg a 500 metri dal pozzo (in favore di vento) 105,6mg/kg a 2 chilometri e mezzo dal pozzo ( in favore di vento).
E c’è anche il rischio che gli idrocarburi penetrino nel suolo fino a contaminare le falde.
Giuseppe Magnaghi, sindaco di Trecate, preferisce affidarsi a dati ufficiali: “I rilevamenti di legambiente non tengono conto di tanti fattori, come i gas di scarico delle auto vicino al pozzo.
Aspettiamo gli esiti delle centraline dell’istituto svizzero Battelle, anche se questa operazione procede a rilento.
L’Enel deve ancora allacciare i macchinari alla rete e fino a ieri pomeriggio ne funzionava soltanto una”.
Un altro contributo importante è atteso dalle foto ad infrarossi, scattata da un aereo, che delimiterà con precisione l’area interessata dall’inquinamento.
MARIO PIATTI
LA STAMPA 4 MARZO 1994 – “ORA IL POZZO E’ QUASI DOMATO” – PROCEDE SENZA SOSTA IL LAVORO DEI TECNICI
TRECATE – Non e’ ancora sciolta la riserva di prognosi per il pozzo “Trecate 24” dell’Agip.
Con il passare del tempo, però i rischi di una nuova eruzione si riducono progressivamente e a meno di inconvenienti dell’ultima ora l’ok per il cessato allarme, previsto alle 17 di oggi, dovrebbe essere confermato.
L’evolversi della situazione viene seguito costantemente nella base operativa di San Martino.
Attorno alla Cascina Cardana, la località dove sorge il pozzo, si mantengono eccezionali misure di sicurezza non c’è strada che non abbia un posto di blocco.
Soltanto i tecnici dell’Agip e della Nsc possono accedere al cantiere.
Per tutti gli altri, l’intera zona è “off limits”,
quali sono gli ultimi sviluppi?
“Il pozzo continua a rimanere tranquillo – dice Rosario d’Agata, responsabile delle relazioni esterne dell’Agip – e questo l’aspetto più importante perchè i tecnici possano continuare nelle opere di sigillatura per la mezza sin sicurezza dell’impianto.
Rispetto a ieri non ci sono variazioni di rilievo, tranne i progressi registrati nei lavori.
Avanti di questo passo, non dovrebbero comunque esserci ostacoli per passare, come annunciato, dall’allarme allo stato di allerta”.
Attorno alla bocca del pozzo 24 ci sono i tecnici dell’Agip e della societò marchigian a Nsc, specializzata nel “blow un controls”, ovvero la posa dei “prevenitori d’eruzione”.
E’ un complesso di dispositivi d’arresto che in questi casi si accompagnano ad altri accorgimenti tecnologici.
In pratica, l’obiettivo è quello di turare la falla con ogni mezzo che offra garanzie di tenuta e sicurezza.
Un primo risultato è stato raggiunto con l’immissione negli strati più profondi di uno speciale olio pesante per consolidare l'”effetto – tappo offerto dalla provvidenziale frana sotterranea che l’altra notte aveva interrotto il fenomeno eruttivo.
Paralleli alle operazioni di chiusura del pozzo, i tecnici dell’Agip proseguono gli accertamenti geofisici per stabilire con la massima precisione possibile quanto avviene nel sottosuolo.
Ogni dato fornito dagli strumenti viene valutato con grande attenzione.
“Sono tutti lavori estremamente complessi – spiega D’Agata – e per avere un’idea basta pensare che i tecnici impegnati nella messa in sicurezza del pozzo, possono variare gli interventi nel giro di pochi minuti.
E’ un pò un cammino a piccole tappe ed ognuna è determinante per il risultato finale, che è quello di chiudere il pozzo.
Tutto il resto verrà affrontato in una fase successiva, i cui sviluppi non si possono prevedere”.
Sul recupero della sonda di perforazione rimasta nel pozzo e sul futuro produttivo dell’impianto, l’Agip rimanda quindi ogni decisione.
La società assume analogo atteggiamento anche riguardo alle cause dell’incidente.
Fra le ipotesi che si sono avanzate in questi giorni, la più attendibile finora rimane quella avanzata in questi giorni, la più attendibile finora rimane quella vanzata dal professor Gaudenzio Verna del Politecnico di Torino, membro della commissione grandi rischi della Regione Piemonte.
In base alle prime informazioni assunte, Verna aveva ricostruito l’origine dell’eruzione incontrollata del pozzo 24, in un manicotto di accoppinato delle aste di perforazione la causa determinate che aveva fatto “impazzire” il sistema idrostatico dei fanghi.
Secondo il tecnico, lo sbalzo di pressione, peraltro registrato dagli strumenti in superficie, aveva innescato il fenomeno eruttivo verso l’esterno di greggio, fanghi e detriti.
PIETRO BENACCHIO
LA STAMPA 4 MARZO 1994 – IN TV LA RABBIA DI TRECATE – DALLA PIAZZA LA DIRETTA CON SANTORO
TRECATE – “Siamo venuti qui in piazza per testimoniare con la nostra presenza il disastro che ci ha colpiti.
Non importa se tutta la nostra rabbia e il senso di impotenza nel far rispettare i nostri diritti non arriverà sugli schermi.
Ci basta che la gente di tutta Italia e le autorità nazionali vedano una volta di più quanto succede qui.
Nessuno potrà poi dire “non sapevo”.
Fra i trecatesi che ieri sera si sono presentati sotto i riflettori della Rai per la diretta tv con “Il rosso e il nero” di Michele Santoro, motivi di rivalsa, rabbia, accusa e indignazione sono tenuti dentro.
Affiorano soltanto nei colloqui.
E’ una protesta composta, civile.
Di gente abituata a lavorare e che si attende fatti concreti.
Anche per questo le persone le persone in piazza sono poche decine, un numero decisamente inferiore alle attese, formato soprattutto da giovani e pensionati.
Arriva un sindacalista, che incomincia a distribuire un volantino in cui si esprime la posizione di Cgil, Cisl e Uil di Novara sull’incidente di Trecate.
Alle 20,30 il primo collegamento con gli studi di Roma.
E, commentate da Riccardo Iacona, compaiono le prime immagini raccolte in zona dalla troupe.
Oche e galline imbrattate di petrolio, risaie invase dall’olio greggio e poi il pozzo 24 dell’Agip, che con la sua spaventosa eruzione incontrollata ha causato il disastro.
Carlo Galbiati, 68 anni, pensionato, assiste vicino ai portici del Bar Sassi alla trasmissione con altri amici: “Vogliamo capire cosa dobbiamo fare per ottenere il risarcimento dei danni.
Le “pezze” giustificative che ci chiedono non bastano.
Le mie figlie abitano in via Verra a un chilometro dal pozzo.
Ne hanno avuti parecchi.
A mio avviso deve essere l’Agip ad assumersi l’onere dei controlli con sopralluoghi.
Con lui c’è Ferdinando Avanzo.
Il Figlio Franco è titolare di un’azienda che opera nel settore edile: “Come tanti, ha avuto i mezzi imbrattati.
Se puliamo noi, chi ci paga?
E farlo fare da una ditta comporta ricevute e procedure lunghe.
Temo che alla fine si rischia di non vedere più un soldo”.
In studio a Roma l’ex ministro Ripa di Meana si è preso troppo tempo, rischia di “saltare” il secondo collegamento.
In piazza, davanti alle telecamere, c’è il presidente della Coldiretti trecatese Mario Villani che attende di far sentire la voce degli agricoltori danneggiati.
Molti trecatesi intanto si radunano in Comune, dove c’è il consiglio “aperto”.
In sala non ci stanno tutti e il sindaco ha fatto mettere fuori da Municipio gli altoparlanti.
E’ il trionfo della protesta elettronica.
LA STAMPA 5 MARZO 1994 – TRECATE – L’ALLARME NON E’ RIENTRATO MA SI CIRCOSCRIVE LA ZONA A RISCHIO – “QUEI POZZI VANNO CHIUSI” – LO CHIEDE TUTTA TRECATE
TRECATE La zona ad alto rischio, attorno al “pozzo maledetto”, si circoscrive: da mille a 300 metri, ma l’allarme rosso non è ancora rientrato.
Se ne parlerà domani, domenica, forse all’inizio della prossima settimana.
Ieri sera, intanto, è stata riaperta completamente la statale per Milano.
Gli specialisti stanno ancora lavorando.
Hanno sistemato un “tappo” artificiale nella cavità delle trivelle, da dove fuoriusciva il greggio.
Un tappo in grado di resistere ad una pressione di 700 atmosfere.
Ma non basta a scongiurare qualsiasi pericolo.
A prevenire rischi che sono sempre in agguato.
L’ha detto l’ingegnere Luigi Torricelli, il respnsabile Agip per l’area di Crema dal quale dipendono le operazioni di trivellazione.
E’ intervenuto l’altra sera al consiglio comunale aperto ai trecatesi coi quali s’è scusato.
Un consiglio comunale caldo, molto caldo.
La sala del centro anziani si è rivelata insufficiente ad ospitare tutti i trecatesi che hanno sfogato la loro rabbia, l’indignazione per l’offesa subita, per i disagi che sono costretti a sopportare, la preoccupazione per la salute loro e quella dei figli, che hanno posto interrogativi seri sul futuro di questa cittadina di 16 mila abitanti.
Non sono mancate le critiche, anche pesanti, all’amministrazione per la gestione ma prima ancora per accondiscendenza, quando non è stata sudditanza nei confronti dell’Agip, al momento di stipulare la convenzione per lo sfruttamento dei pozzi 1 anno e mezzo fa.
Ci state richieste di dimissioni, che non hanno avuto seguito.
Proposte di costituire un comitato cittadino contro l’Agip.
Queste si troveranno puntuale realizzazione perchè c’è grande determinazione.
Il cane a sei zampe con la fiamma in bocca è diventato il nemico da battere con tutti i mezzo.
L’obiettivo è chiaro, individuato.
Si devono chiudere, e subito, i pozzi.
L’hanno ben compreso, gli amministratori, con in testa il sindaco Giuseppe Magnaghi, un chimico in pensione, ovvero un tecnico, dall’aspetto mite al quale tutti riconoscono (opposizione compresa) grande saggezza e trasparenza, un galantuomo, insomma.
Non è poco di questi tempi.
Ma l’aspetto non deve tradire perchè Magnaghi si dimostra risoluto nel voler difendere i suoi concittadini.
Ha inviato un telegramma a tutti i ministeri e al presidente Scalfaro per chiedere la sospensione del pagamento delle imposte.
Incalzato dai cittadini presenti e dall’opposizione (Carlo garavaglia, Antonino Masaracchio e Mauro Gavin) che qui sostiene un ruolo particolare, molto propositivo, Garavaglia si è impegnato, con un ordine del giorno votato all’unanimità, ad assumere una serie di iniziative.
VEDIAMOLE:
La richiesta di chiusura dei pozzi;
L’istituzione di un comitato scientifico (già operante) composto da docenti universitari di pavia e Torino che valutino i dati sull’inquinamento in contradditorio con quelli forniti dall’Agip;
Un comitato di tecnici integrato da una rappresentanza di cittadini per valutare i danni e verificare gli interventi dall’Agip; Una commissione consiliare che sia il referente politico di tutte le operazioni. E ancora: l’Agip dovrà mettere a disposizione un fondo in danaro per soddisfare subito le richieste.
Si procederà alla denuncia della società ed alla costituzione di parte civile del comune.
Ieri il sindaco ha anche emesso un’ordinanza per impedire la lavorazione dei campi laddove esiste anche solo una traccia di greccio.
I danni all’agricoltura della zona sono fa i più rilevanti.
Già lunedì inizieranno le operazioni di bonifica.
E’ necessario far presto per non perdere interamente il raccolto anche se poi interverranno problemi di commercializzazione perchè il danno per l’immagine del riso, ad esempio, sono incalcolabili, per adesso.
Ma a proposito di danni, l’altra sera in consiglio, accanto a chi ha lamentato tutta una serie di disagi: dalla polizia dei cortili a quella della casa, delle strade, dei parchi, delle piazze, c’è stato chi ha gridato la sua rabbia “Perchè qui non avete pensato ai danni patrimoniali, ha urlato Flavio Beltrami.
Ma lo sapete che le nostre case adesso valgono la metà?
Eppure pagheremo in base ai soliti estimi catastali”.
Gli interventi si sono succeduti a ritmo incessante.
Giovanni Buzzoni ha denunciato “la sudditanza dell’amministrazione nei confronti dell’Agip che non è più affidabile e ci deve venire a dire cosa farà di questi pozzi.
Federico Confalonieri ha contestato la richiesta di pezze giustificate per ottenere gli indennizzi “questa è una buffonata, costituiremo un’associazione contro l’Agip”.
Per Enrico Lavazzi (ex consigliere che aveva denunciato la convenzione con l’Agip, non ci sono alternative: “Si continua ad estrarre petrolio e si mandano via i trecatesi, oppure chiudiamo i pozzi”
una richiesta che ha trovato d’accordo l’ez sindaco Franco Peretti.
Enrico Garavaglia, che abitava a trecento metri dal pozzo, ha fatto una rivelazione pubblica: “E’ stata mia moglie, non gli uomini della sicurezza, a dare l’allarme avvertendo carabinieri e vigili del fuoco”.
I rappresentanti di Legambiente, a proposito dei dati sull’inquinamento, hanno sottolineato come “Per l’ambiente non ha senso parlare di soglia limite, ciò vale solamente per le implicazioni cliniche”.
Di fronte a questa raffica di contestazioni, l’ing. Torricelli ha “giocato” in difesa ammettendo le responsabilità ed impegnandosi per il risarcimento dei danni.
Ha escluso però che la società possa aderire alla richiesta di chiusura dei pozzi.
Ieri intanto a Trecate è proseguita la processione di gente agli uffici comunali per denunciare i danni subiti.
Oggi sarà presa una decisione anche per la riapertura di scuole e asilo.
RENATO AMBIEL
LA STAMPA 5 MARZO 1994 – TRECATE – L’AGIP ASSICURA: “RIPORTEREMO IL TERRENO ALLE CONDIZIONI COLTIVABILI” – MA IN QUANTO TEMPO? – LE RISAIE SONO VIETATE AGLI AGRICOLTORI – ORDINANZA DEL SINDACO DI TRECATE: “PROIBITO LAVORARE”
TRECATE – Risaie “vigilate speciali”.
Quasi tremila ettari anneriti dal petrolio.
Un paesaggio lunare che dà un senso d’angoscia, una puzza ammorbante che impegna l’aria e raschia la gola.
La doccia sporca ha lasciato il segno.
Ieri il sindaco di Trecate ha emesso un’ordinanza che fa divieto agli agricoltori di entrare nei campi compresi nella zona a rischio per lavorare. “E’ suffciente che sul terreno ci sia qualche chiazza, anche solo una goccia, – dice Giuseppe Magnaghi – per bloccare tutto.
Invitiamo i risicoltori ad astenersi da qualsiasi operazione”.
L’Agip, nel frattempo, informa che i terreni inquinati saranno riprotati, quasi sicuramente, allo stato primitivo e sarà ancora possibile coltivare.
Ma non viene detto in quali tempi.
Mario Villani, presidente della sezione Coldiretti di Trecate, scuote la testa: “Sappiamo benissimo che per quest’anno la campagna è persa.
Anche se volessimo, sarebbe impossibile bonificare in tempo utile e iniziare i lavori per la sommersione delle risaie.
Il danno è enorme: non solo per la mancata produzione, ma anche per i costi degli antiparassitari e delle sementi già acquistati.
Spese sostenute in anticipo.
E infine non dimentichiamo che il parco macchine – in molti casi rinnovato per adeguarsi alle nuove normative della strada – sarà inutilizzato”.
Gli agricoltori di Trecate e Romentino s’interrogano e chiedono alla società petrolifera di dare risposte rapide.
Dal canto loro i portavoce dell’Agip assicurano che sarà fatto tutto il possibile.
Rosario d’Agata: “Abbiamo già compiuto una leggera decorticazione del terreno, togliendo gli strati superficiali della zona più esposta.
L’effetto è stato meno catastrofico di quasi si prevedesse: il terreno argilloso ha creato uno strato impermeabile impedendo alla parte oleosa di scendere in profondità.
In altri termini: dovremo intervenire soltanto in superficie e questo è un vantaggio”.
Ma in che modo ? Monitoraggio di tutta la zona interessata; asportazione di pochi centimetri del terreno; immissione di batteri cosiddetti “mangiapetrolio”.
I microorganismi dovrebbero ricostituire l’equilibrio biologico del terreno.
Ma è difficile quantificare i tempi.
Forse mesi.
Ieri si è iniziata l’opera di bonifica del canale cavour che dovrà portare acqua al diramatore Vigevano.
E alle altre risaie che saranno sommerse.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 5 MARZO 1994 – SUL “TRECATE 24” CONTINUA SENZA SOSTA IL LAVORO DEI TECNICI AGIP E DELLA SOCIETA’ NSC – “ORA NEL POZZO LA PRESSIONE E A ZERO” – QUASI VINTA LA LOTTA CONTRO I RISCHI DI ERUZIONE
TRECATE – Attorno al pozzo “Trecate 24” dell’Agip c’è ancora il “coprifuoco”, la battaglia per la messa in sicurezza dell’impianto petrolifero non è ancora vinta.
La proroga dei termini per dare il cessato allarme, dapprima annunciato dall’Agip per ieri alle 17 e ora slittato fra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, non deve trarre in inganno.
Almeno così spiegano all’Agip, “tutto sta procedendo per il meglio, ma l’esperienza insegna che in questo campo le sorprese sono sempre possibili”, dice l’ingegnere Luigi Torricelli, responsabile del distretto agip di Crema, a cui fanno capo giacimenti ed impianti dell’Area Trecatese. “Per stabilire che la fase d’emergenza è finita – puntualizza il dirigente – bisogna assolutamente avere la certezza assoluta che il pozzo sia definitivamente sotto controllo.
Ecco quindi la necessità di questa cautela aggiuntiva, adottata anche perchè ci sono stati alcuni intoppi di carattere tecnico che hanno comportato un ritardo nei tempi previsti per terminare il “blow up prevent”, ovvero quel complesso di opere necessarie per bloccare completamente il pozzo ed evitare così ogni rischio di nuove eruzioni.
Un’intero giorno di lavoro se n’è andato per assicurare un’attrezzatura che si muoveva.
Ora tutto si è risolto e i lavori procedono secondo i programmi”.
La conferma dei progressi che i tecnici dell’Agip e della società marchigiana NSC conquistano ora dopo ora lavorando alla bocca del pozzo, arriva da un dato rassicurante.
E a fornirlo è lo stesso ingegnere Torricelli: “Alla bocca del pozzo – dice – ormai la pressione ssi è del tutto azzerata, sia all’interno dell’asta di perforazione, da dove si era sprigionato il getto, sia nello spazio anulare circostante che va dagli strati più profondi fino alla sommità.
Un’intercapedine con le pareti già interamente rivestite con il tubaggio dove anche dopo la chiusura ermetica del pozzo gli strumenti registravano residui di pressione: era un fenomeno che certamente rappresentava un problema.
Ora invece siamo sicuri che fra il punto dove la frana sotterranea ha interrotto l’eruzione e la superficie del pozzo la situazione si è stabilizzata”
adesso i tecnici si sono potuti così concentrare nel completamento del “blow up prevent”, ovvero la sigillatura del pozzo, accompagnando l’intervento a sofisticati rilievi geofisici.
Le squadre si avvalgono anche di computer che attraverso complessi calcoli analitici tracciano lo scenario operativo in tempo reale.
Una ulteriore conferma dei progressi raggiunti nelle ultime ore deriva dal fatto che l’area di massima sicurezza, ovvero tutta la fascia “off limits” si è notevolmente ridotta: dal raggio di un chilometro (il centro era appunto il derrik, la torre di trivellazione del “Trecate 24”), si è passati a 300 metri.
Altro aspetto evidente è che da ieri a mezzogiorno è stata riaperta al traffico la tangenziale.
In precedenza, appena concluse le opere di pulizia della strada, la viabilità era stata ripristinata anche nel tratto della statale 11 che da Trecate porta al’area industriale di San Martino.
PIETRO BENACCHIO
LA STAMPA 5 MARZO 1994 -TRECATE – E’ ARRIVATO ANCHE IL GABIBBO – TELECAMERE IN CORTILI E POLLAI FRA LE OCHE IMBRATTATE DI PETROLIO
TRECATE – L’altra sera, davanti alle telecamere di “il rosso e il nero”, l’architetto Federico Confalonieri ha sottolineato a nome di tutti i trecatesi la scarsa tempestività di informazioni, da parte del comune e dell’agip, subito dopo il disastro.
Lunedì e Martedì mattina decine di telefonate erano giunte alla redazione: “C’è pericolo per le persone? Perchè nessuno ci dice qualche cosa di preciso?”.
E i trecatesi hanno preso d’assalto le edicole, in qesta settimana,e si sono incollati alla televisione per capire, per sapre.
Le emittenti private hanno organizzato lunghe dirette.
E’ arrivata, sin da lunedì sera, la Rai con una postazione mobile in piazza Cavour.
Ieri Federico Fazzuoli ha preparato servizi per la sua trasmissione di domenica su Telemontecarlo.
Nella puntata di “Il rosso e il nero” di giovedì, 4 milioni e 483 mila telespettatori, sono stati i due collegamenti andati in onda.
Nel primo, le immagini delle conseguenze della pioggia nera:
rane morte, oche e cani imbrattati di sostanza oleosa, campi trasformati in grandi pozzanghere scure.
Nel secondo collegamento sono stati gli interventi di alcuni trecatesi a tenere banco.
Per gli agricoltori ha parlato Mario Villani, presidente della locale sezione della Coldiretti.
Il primo ha segnato i drammatici effetti che la ricaduta della nube ha prodotto sui campi, a poche settimane dalla semina del riso, e sulle oggettive difficoltà che si presenteranno per la bonifica dei terreni.
Confalonieri ha prennunciato la costituzione di un comitato civico che seguirà i piani di recupero, i risarcimenti e la gestione difficile della convivenza fra Agip e popolazione.
Hanno curato servizi giornalistici per Raitre i giornalisti Riccardo iacona e Irene Zerbini.
Con gli inviati di giornali e televisioni è arrivato anche il Gabibbo, pupazzo di “Striscia la notizia”.
Nelle ultime settimane sembra avere una particolare predilezione per la provincia di Novara.
In Ossola si parla ancora del sui blitz a Domodossola, dieci giorni fa.
Ieri l’altro, il gabibbo è stato sotto il pozzo impazzito.
Un consigliere provinciale verde ha buttato lì una battuta:”Bisognerebbe invitarlo a Novara”.
Ma dove? “Semplice: al digestore”.
MARIA PAOLA ARBEIA
LA STAMPA 6 MARZO 1994 – TRECATE – OLTRE QUATTROCENTO AZIENDE NON POSSONO INIZIARE I LAVORI E CHIEDONO I RISARCIMENTI – GLI AGRICOLTORI: “DENUNCEREMO L’AGIP” – RABBIA NEI CAMPI, SCONVOLTI DALLA PIOGGIA DI PETROLIO
TRECATE – Adesso c’è rabbia.
Gli effetti provocati dalla fuga di petrolio sui campi sono enormi.
E grandi potrebbero essere le conseguenze a lungo termine se non si interverrà in modo radicale.
Giampaolo Padovani, presidente provinciale della coldiretti, è categorico: “Temiamo che l’Agip voglia chiudere troppo in fretta questa partita.
Noi non ci stiamo e vogliamo arrivare a una denuncia che presenteremo nei prossimi giorni alla magistratura”.
E con lui d’accordo le altre due organizzazioni di categoria (Cia e Unione) rappresentate ieri mattina dai loro massimi dirigenti all’animata riunione che si è svolta a Trecate, nei locali di Villa Vicogna.
Agricoltori disorientati a pochi giorni dall’inizio dei lavori.
Che quasi certamente non potranno partire.
Il sindaco di Romentino, Alberto negri, ha emesso un’ordinanza chiarissima: “Si fa divieto di lavorare su tutto il territorio”.
Bloccate, quindi, le risaie.
Più possibilista la decisione del primo cittadino di Trecate, Giuseppe Magnaghi; l’ordinanza viene subordinata alla discrezione degli agricoltori, inviati ad astenersi dai lavori di aratura e altro là dove è riscontrata la presenza anche di una sola goccia di petrolio.
Ma questo provvedimento ieri mattina è stato contestato dai rappresentanti di tutte le organizzazioni agricole, a Trecate con Spinello (direttore coldiretti), poggi (direttore unione) e suardi (direttore cia), affiancati da un legale:”Nessuno di noi è in grado di esprimere un giudizio tecnico sull’opportunità o meno di intervenire.
Non siamo chimici”. “Non si deve assolutamente coltivare.
Chi ha iniziato smetta immediatamente.
L’ordinanza sarà revocata quando saremo in possesso di dati precisi e attendibili sul cambiamento della situazione.
Non saranno ammesse deroghe”.
Soltanto nel territorio di Romentino almeno duecento aziende sono al palo.
E altrettante nel comune di Trecate.
Ma anche una facia del territorio di Cerano è stata interessata, sia pure in modo marginale, dalla pioggia sporca.
Il sindaco Mario Quaglia ha invitato gli agricoltori a sospendere l’aratura e a fare segnalazioni.
La sua – ha precisato – non è ancora un’ordinanza, ma solo una misura cautelare.
Tutti d’accordo nel promuovere un’azione legale comune.
Soltanto attraverso un esposto alla magistratura e la costituzione di parte civile i risicoltori potranno essere garantiti.
È stato suggerito di tutelarsi con una perizia di parte.
Insomma, il modo agricolo non si fida.
Il disastro ecologico che si è abbattuto su un fronte di 40 chilometri ha bloccato, di fatto, tutte le possibilità di iniziare le operazioni di semina del riso.
Suardi: “Non accetteremo mai un censimento di parte.
Vogliamo essere noi a quantificare i danni”.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 6 MARZO 1994 – SCUOLE E STRADE RIAPERTE – DOMANI RIUNIONE IN PREFETTURA SULLE STRATEGIE PER LA BONIFICA
TRECATE – Dalle 11 di ieri mattina le auto sono tornate a percorrere la statale bloccata lunedì per la pioggia di petrolio.
Il pozzo “Trecate 24” tace.
Almeno finora.
I tecnici Agip non hanno ancora sciolto le riserve sulla sicurezza.
L’allerta non è cessata anche se i segnali di “normalità” sono sempre più numerosi man mano che passano le ore.
Oggi l’ufficiale sanitario compirà un sopralluogo all’asilo nidoe alla scuola elementare Don Milani.
Si farà la prova riscaldamento: se dall’esterno non verrà più risucchiata aria fetida domani si potrà tornare a scuola.
L’esame della situazione sanitaria ed ambientale (con particolare riferimento alle scuole) è una delle richieste avanzate al comune da parte del neocostituito “Comitato tutela cittadini vertenza Agip”.
Si chiede, sempre all’amministrazione, anche la revisione del modulo per ottenere gli indennizzi dei danni.
All’Agip, invece, il comitato chiede:”L’assunzione a suo carico dell’onere relativo alla nettezza urbana per tutti i cittadini; il versamento immediato, quale acconto, di una somma a titolo di risarcimento danni, un incontro con i suoi responsabili, presente l’amministrazione comunale”.
A sette giorni dal disastro domani a Novara si terrà una riunione articolata in tre fasi:
nell’ufficio del presidente della provincia si farà il punto tecnico.
Poi in prefettura alle 15 verranno valutate le indicazioni per gli interventi di bonifica.
Saranno presenti rappresentanti degli assessorati regionali all’ambiente e alla tprotezione civile, del ministrero dell’ambiente, delle USL e altri membri del comitato di crisi.
Alle 18, sempre in prefettura, con i responsabili dell’istituto superiore di sanità, si esaminerà la questione sanitaria.
E’ già stata fissata anche la data di un’altra riunione importante: il 16 marzo arriveranno a Palazzo natta i rappresentanti di ministero dell’ambiente e protezione civile, interni e industria per discutere con comitato di crisi, regione, provincia e titolari di industrie ad alto rischio i problemi della prevenzione da pericoli di inquinamento nel polo Novara – Trecate – Cerano.
Intanto il sindaco di Romentino Alberto Negri ha invitato Scalfaro a visitare il paese colpito.
CARLO BOLOGNA
LA STAMPA 6 MARZO 1994 – GIOCATORI IN “ESILIO” A CERANO – MANTO NERO SUL CAMPO DI GIOCO
TRECATE – Il petrolio mette in ginocchio anche lo sport naziona, il calcio.
È accaduto in questo weekend a Trecate.
Ieri la squadra Juniores non ha disputato la propria partita, mentre il Trecate, che occupa il penultimo posto della classifica di Eccellenza, è stato addirittura “sfrattato” dal proprio campo.
Un esilio in piena regola, ovviamente con l’avvallo della Lega.
I Biancorossi disputeranno la loro gara contro la Juve Domo a Cerano, pochi chilometri più in là.
I motivi di questo “trasloco” si possono ben immaginare e comunque restano nella sfera delle gravi ripercussioni di natura ambientale provocate dal guasto all’impianto petrolifero della zona.
Si tratta di un episodio sicuramente inedito nella storia del calcio provinciale, e molto probabilmente anche a livello nazionale.
Tante le ragioni alla base dell’impraticabilità di un campo di calcio:
Pioggia Neve Ghiaccio.
Ma Per una fuoriuscita di idrocarburi da un pozzo di petrolio non si era mai sentita.
LA STAMPA 7 MARZO 1994 – CRONACHE DEL 6 MARZO 1994 – RIAPERTA LA STATALE PER MILANO, DA SABATO I TECNICI LAVORANO PER BONIFICARE LA CITTA’ – A TRECATE OGGI SI TORNA A SCUOLA – FINITA L’EMERGENZA
NOVARA – Trecate, sette giorni dopo.
È passata una settimana dall’esplosione del pozzo di petrolio Agip che ha contaminato la zona con migliaia di metri cubi di greggio nebulizzato, gas metano e acido solfidrico.
La cittadina alle porte di Novara sta lentamente tornando alla normalità.
Dalle 11 di sabato le auto possono nuovamente percorrere la statale che porta a Milano, bloccata lunedì.
Adesso il lavoro più impegnativo è quello di ripulire le strade del centro, ricoperte da una fanghiglia oleosa.
Intanto da ieri il pozzo “Trecate 24” è in sicurezza.
Gli esperti dell’Agip hanno comincato il cessato allarme.
Chi vuole può rientrare nelle proprie abitazioni, evacuate lunedì scorso.
Erano 29 persone.
Ieri l’ufficiale sanitario ha fatto un sopralluogo all’asilo nido e alla scuola elementare Don Milani chiusi da martedì.
Oggi gli alunni riprenderanno le lezioni.
A scopo precauzionale, però tutta la terra del giardino attorno alla “Don Milani” è stata rimossa.
Sempre ieri, è stata spostata a Cerano (centro a pochi chilometri di distanza) la partita di calcio del Trecate cge milita nel campionato di eccellenza. Da verde il prato si era colorato di marrona.
Erba intrisa di idrocarburi.
La lega ha avallato la decisione.
LA STAMPA 8 MARZO 1994 – OTTO GIORNI FA LA PIOGGIA DI PETROLIO DAL POZZO DI TRECATE, ANCORA DA DEFINIRE I DANNI
CESSA L’ALLARME, MA NON LA POLEMICA
MANCANO I DATI UFFICIALI SULL’INQUINAMENTO.
DISPONIBILI SOLO QUELLO DELLA LEGA AMBIENTE CHE LANCIA IL “RISCHIO IDROCARBURI”.
NESSUNA ORDINANZA PER SOSPENDERE L’ATTIVITA’ ESTRATTIVA NEGLI ALTRI IMPIANTI
TRECATE – Riunioni ieri, riunioni oggi.
Si continua a fare “punti della situazione, “definire strategie di bonifica”.
Il prefetto Alberto Ruffo intanto ha sancito il cessato allarme.
Ma cosa respiriamo, cosa beviamo?
I trecatesi lamentano la mancanza di informazioni precise e allora tocca ai tecnici della Legambiente fornirle.
E non sono tranquillizzanti: “in un raggio di 5 chilometri dal pozzo di Trecate il 50 per centro del terreno – si legge in un comunicato – non è più impermeabilizzato ed è esposto, perciò, ad un rischio fortissimo di contaminazione delle falde.
Dopo il sopralluogo sono stati stimati in 1500 metri cubi ( circa 1200 tonnellate) la quantità di petrolio eruttato.
Abbiamo prelevato dieci campioni percorrendo una linea di congiunzione tra il pozzo e il Ticino, nei punti di prelievo collocati sottovento rispetto al pozzo i valori degli idrocarburi oscillano tra i 6667mg/litro del canale più vicino e i 4,9 di quello più lontano contro gli 0,05mg/l del valore guida per la vita acquatica”
immediata l’osservazione della prefettura che ieri ha ospitato una riunione anche con i responsabili dell’istituto superiore della Sanità: “Abbiamo un pacco di dato spesso due dita forniti dal presidio multizonale.
Non risultano eccessi nelle zone abitate.
Sia chiaro: è stato valutato l’impatto dove ci sono case e campi e non ci sono valori preoccupanti”.
Dagli incontri di ieri ( oggi ne è previsto un altro con la regione al centro oli di Trecate) si è stabilito di procedere ad una “magliatura” del terreno: un teticolato immaginario in cui eseguire migliaia di prelievi per individuare le zone più o meno inquinate.
Nei campi non contaminati si potrà coltivare, negli altri si procederà alla bonifica.
Che tipo di intervento si farà?
E’ ancora da decidre.
Ieri mattina sempre in prefettura, si sono recati anche i membri del Comitato consiliare di coordinamento e controllo di Trecate capeggiato dal sindaco Magnaghi e il comitato tutela cittadini sorto all’indomani dell’incidente al pozzo accanto alla Cascina Cardana.
Non sono mancate le discussioni. “Il prefetto ha detto che non può essere emanata un’ordinanza di chiusura dei pezzi” ha lamentato Nino Masaracchio.
E dalla prefettura replicano: “Per un ordinanza del genere occorre che il Ministro per l’industria dichiari lo stato di pericolosità.
Il sindaco può chiedere assicurazioni in questo senso ma i responsabili del Ministero hanno già garantito che i tassi di sicurezza sono soddisfacenti.
Non ci sono i presupposti di ordine giuridico per chiudere i pozzi”.
Come si ricorderà la richiesta di porre fine alle trivellazioni era stata gridata nell’infuocato consiglio comunale di venerdì sera.
Il capo di gabinetto Domenico Cuttaia tiene a precisare anche un altro aspetto: “Tutti gli interventi sono a carico dell’Agip ma inquadrati in provvedimenti autorizzativi di regione e provincia.
Con il benestare dei ministeri industria e ambiente.
L’Agip dovrà dire cosa vuole fare ma non potrà fare quello che vuole”.
Insomma, occhi aperti.
LA STAMPA 8 MARZO 1994 – TRECATE – IN PIAZZA CRESCE LA PROTESTA – LA BEFFA DEI MODULI PER LAVARE L’AUTO
TRECATE – Dilaga come la pioggia nera dei giorni scorso, fra gli abitanti di Trecate, la paura di essere tenuti all’oscuro sull’evolversi della situazione oppure di ricevere informazioni inesatte: “Vogliamo chiarezza.
Abbiamo il diritto di sapere se aria e acqua sono inquinate.
Invece di dobbiamo accontentare di mezze verità”.
In questi giorni il punto di ritrovo per tutti è piazza cavour, davanti al palazzo comunale.
Mai come in questo momento gli abitanti si sentono uniti, solidali.
In piazza si è costituita una sorta di tam – tam dell’informazione: chi ja qualche notizia la racconta, e subito rimbalza da un gruppo all’altro, alla ricerca di conferme o smentite.
I più apprensivi sono i genitori dei bambini della scuola elementare “Don Milani”.
Era stata chiusa su richiesta della vicaria Gabriella Villani.
Il riscaldamento della scuola funziona con l’aria prelevata dall’esterno.
L’ordinanza di ieri di riaprire le porte dell’istuto, ma molti genitori sono perplessi.
“L’odore di petrolio – dice una madre, Antonella Villani – è fortissimo.
Come possiamo stare tranquilli e mandare i nostri figli in aula?”.
Qualcuno ha portato i piccoli in montagna o al mare.
In queste famiglie, scuola per il momento non se ne parla.
Una decisione che l’insegnante facente funzioni di direttrice, Gabriella Villani, non condivide: “L’amministrazione ha fatto tutto quello che era possibile.
Una ditta di Bergamo ha lavato i muri e le aule con prodotti specifici.
Dal prato che circonda la scuola, è stata asportata una zolla di 30 centimetri.
A questo punto è più rischioso tenerli a casa, in giardino, che non a scuola.
Domenica sono rimasta in segreteria tutto il giorno.
Nessun genitore si è presentato a chiedere informazioni”.
In comune continua la distribuzione di schede per il risarcimento.
Da ieri sono disponibili anche dei buoni Agip per lavare le auto.
Per ottenerli basta compilare un modulo.
Ma qualcosa ieri non ha funzionato.
Pietro Lodroni si è presentato in una delle due stazioni di rifornimento autorizzate al lavaggio, e il coupon è stato respinto.
“Mi è stato detto – precisa – che ci sono difficoltà burocratiche.
Il titolare della stazione ha avuto problemi per il rilascio di ricevute che non può emettere in quanto si tratta di coupon.
Ci stanno prendendo in giro”
sotto i portici è iniziata una campagna anti – buoni lavaggio.
“con questi non ci si lava i polmoni – interviene polemica Giovanna Ferrara – .
non ci si può accontentare di questi buoni e tacere sui dati dell’inquinamento.
Penso alle conseguenze per le generazioni future”.
Uno degli avvisi esposti in bacheca e più consultati è la lista di ditte autorizzate ad effettuare la pulitura.
Sono quattro, suddivise in settori specifici, dal lavaggio di cortili, a quello degli interni.
“Per ora – recita il cartello – non è previsto l’intervento su aree versi.”
“Ho chiamato una di queste ditte – dice Vincenzina Macrì – la scorsa settimana.
Nessuno si è ancora presentato.
Cammino sul petrolio: tegole, infissi, piastrelle del balcone, sono completamente compromessi”.
L’architetto Federico Confalonieri, uno dei tanti trecatesi che è convinto a dare battaglia, rincara la dose: “Siamo seduti su una bomba.
Una ditta, nei giorni scorsi, distribuiva detergente senza indicare dei componenti.
Qui, ancora una volta, si scherza sulla nostra pelle”.
Ed è polemica anche sulla questione dei modulo per avere il risarcimento: Confalonieri e altri trecatesi chiedono la revisione degli stampati, che ritengono poco chiari e generici.
LA STAMPA 8 MARZO 1994 -TRECATE – PRIMI INDENNIZZI AI CITTADINI CHE HANNO SUBITO DANNI PER L’ERUZIONE DI PETROLIO
TRECATE, VENERDI’ ARRIVANO GLI ASSEGNI
E DA OGGI E’ STATO TRASFERITO A VILLA CICOGNA, NELLA SEDE DELLA CROCE ROSSA, L’UFFICIO CHE SI OCCUPA DI RISARCIMENTI
NUOVE ANALISI SU ARIA E ACQUA: “I VALORI SONO TRANQUILLIZZANTI”.
UN INTERROGAZIONE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
TRECATE
– Arrivano i soldi.
Da venerdì prossimo il liquidatore dell’Agip sarà a Trecate con il blocchetto degli assegni.
Salderà le prime richieste di indennizzo per i danni causati dalla pioggia nera.
“se il cittadino sarà soddisfatto della perizia” – dice Magnaghi – si salderà completamente la quoestione.
Se il invece il perito Agip valuterà il danno 5 e il cittadino riterrà di aver diritto a 10 immediatamente verrà staccato un assegno da 5.
poi con una controperizia, il cittadino potrà richiedere il rimanente risarcimento”.
Una spiegazione alla Di Pietro per essere comprensibile da tutti ed evitare polemiche e sterili contestazioni.
Intantp da oggi è stato trasferito a Villa Cicogna, alla sede della Croce Rossa (nuovo telefono per l’emergenza 0321-777900), l’ufficio che distribuisce i moduli per gli indennizzi.
Ieri pomeriggio il sindaco Giuseppe Magnaghi, in municipio, ha fatto un nuovo punto della situazione.
Il pozzo “Trecate 24” che alle 15 del 28 febbraio iniziò a sputare petrolio, acqua, sassi, gas metano e idrogeno solforato, seminando il terrore per diverse ore oggi non fa più paura.
“Abbiamo eseguito altre analisi sull’acqua e sull’aria – dice il dottor Grazioli, del servizio di Igiene Pubblica dell’Usl 52 – e sono emersi dati tranquillizzanti.
Si era diffuso un allarme per la presenza di idrocarburi e li abbiamo “cercati”.
Risultato: nei campioni analizzati sono stati riscontrati 0,010 milligrammi per litro contro i 10 ammessi per legge.
Percentuali infinitesimali che probabilmente esistevano già prima dell’incidente.
Le falde non sono a rischio: l’acqua viene pescata a più di 100 metri nel sottosuolo.
E’ stata segnalata acqua sporca in via Madonna delle Grazie.
E’ successo perchè quella via è alimentata da un pozzo che pesca più in profondità e in alcune ore, in alcune case, si era verificato tale fenomeno.
Accanto alle scuole don Milani, riaperte, c’è una delle centraline di rilevamento.
Nessun pericolo per i bambini”.
Nella riunione dell’altro ieri in prefettura, con tutti i medici di base e pediatri di Trecate, Romentino, Cerano e Galliate era stata ribadita la necessità di attenersi alle misure precauzionali e di porre particolare attenzione al verificarsi di patologie bronchiali.
Un passo avanti è stato fatto anche sul fronte – bonifica.
“In queste ore – dice Magnaghi – i mezzi sono al lavoro per succhiare il petrolio rimasto nel canale Vigevano.
Restano da pulire 1200 metri poi si potrà dare acqua ai campi che possono essere coltivati.
Intanto si stanno scorticando orti e giardini contaminati: si toglie uno strato di terra di 10 centimetri che finirà nei pressi del pozzo “TR7”, dove vengono portati anche i fanghi provenienti dal pozzo “Trecate 24″.
e’ una zona impermeabilizzata, non c’è rischio di infiltrazioni.
Per i giardini basterà rinnovare la terra, per gli orti c’è il divieto di seminare”.
Alla riunione di Trecate ha partecipato anche l’avvocato Gianni Correnti che ha suggerito al comuen di costituirsi parte civile nei confronti dell’Agip ed ha dato notizia di un’interrogazione che ha rivolto (come deputato) al Presidente del Consiglio, al ministero dell’Industria e a quello dell’Ambiente.
Correnti vuole sapere “se vi sia opportunità economica generale dalla continuità dell’estrazione petrolifera rispetto al danno ambientale ed all’agricoltura; se l’Agip ha agito con le necessarie cautele; quali iniziative intraprenderà il governo per il ripristino dell’ambiente e il risarcimento danni; se verranno introdotti sgravi fiscali o oltre misure di sostegno ai cittadini danneggiati”.
LA STAMPA 10 MARZO 1994 – ERANO A TRECATE, TRE ALZAVOLE DAI VETERINARI DI LIVORNO
TRECATE – Anche gli uccelli sono rimasti vittime della pioggia nera.
Tre alzavole, recuperate in pessime condizioni nella campagna Trecatese con le piume completamente ricoperte di petrolio, sono state trasferite dall’Agip al Cruma, il centro recupero uccelli marini e acquatici, gestito dalla Lipu a Livorno.
Due degli uccelli sono arrivati al centro nella tarda serata di martedì.
Uno era già morto, l’altro è ancora in coma.
I veterinari gli stanno praticando una terapia d’urgenza, a base di flebolisti e altri medicinali. Nella tarda serata di ieri dovrebbe essere arrivata la terza alzavola.
Oltre ad essere curati con medicinali, vengono ripuliti dalla patina nera che li ricopre.
Per liberarli dalle tracce di greggio, gli uccelli vengono lavati con acqua calda e detergente neutro.
Dopo l’operazione lavaggio, le bestiole vengono immesse in una incubatrice, per ripristinare la temperatura corporea abituale.
LA STAMPA 10 MARZO 1994 – TRECATE – C’E ANCORA PREOCCUPAZIONE FRA GLI ABITANTI CHE TEMONO LE CONSEGUENZE DELL’ESPLOSIONE DEL POZZO AGIP
A TRECATE TORNA IL MERCATO, NON LA TRANQUILLITA’
LE BANCARELLE ERANO STATE VIETATE DOPO LA PIOGGIA DI PETROLIO
TRECATE – La vita riprende a Trecate e il primo segnale l’ha dato il mercato del mercoledì, sospeso la settimana scorsa e riaperto regolarmente ieri.
La gente lo ha preso d’assalto ed’è stato come un tentativo di tornare alla normalità.
Sui volti, però, ancora tanta preoccupazione.
L’incubo dell’esplosione è difficile da dimenticare.
“Non sappiamo nulla di preciso – dice Rosangela Villani mentre carica in macchina
i sacchetti della spesa – ma una cosa è certa; io abito nella vallata e quando vengo a Trecate come oggi, accuso bruciori alla gola e agli occhi.
Solo impressione? Non lo so, ma resto convinta che i danni che stiamo subendo ci sono e non si tratta di cose di lieve entità.
Ho sentito dire che viene sconsigliato alle donne di restare incinte in questo periodo.
Cosa dire?
E’ stata una fatalità?
Certo che i rischi andavano calcolati a suo tempo.
Forse un evento di questo genere era prevedibile”.
Marina Boselli è una commerciate.
Viene da Samarate e non è tranquilla: “Non si respira bene.
Credo ci sia qualcosa nell’aria.
Ma che possiamo farci?
Questo è il nostro lavoro e a Trecate dovevamo venirci”.
Maria Lucia Perla, abita a Trecate da 6 anni, è una giovane mamma.
E’ preoccupata per la figlia Jessica di due anni e mezzo: “Spero che tutto quello che abbiamo subito non arrechi danni alla bambina e mi auguro che l’incubo sia davvero finito, anche – aggiunge – ci è rimasto qualche dubbio sulle cose che ci vengono dette”. “Mio marito – prosegue Maria Lucia Perola – è guardia giurata alla Sarpom, nei pressi del pozzo esploso.
Ho vissuto tutte le fasi dell’accaduto sentendo il suo racconto, rendendomi conto di quanto sia stato drammatico”.
Anna Maria Fittipaldi, trecatese, ha il banco di frutta e verdura al mercato.
E’ preoccupata e dice che a suo giudizio “nell’aria c’è ancora qualcosa”.
Chiude con un fatalistico “speriamo bene!” e torna ai suoi clienti, preoccupati come lei.
Stesso atteggiamento nel venditore di formaggi Luciano Versetti, venuto da Magenta.
Anche lui è arrivato a Trecate senza grande entusiasmo, ma il suo lavoro è questo.
MARCELLO SANZO
LA STAMPA 11 MARZO 1994 – TRECATE VALUTA I DANNI DEL PETROLIO – PIOGGIA NERA TORNA IN TV
A Undici giorni dal disastro ecologico di Trecate, è il momento di valutare i danni.
Intanto la vicenda pioggia nera è andata ancora in TV.
LA STAMPA 11 MARZO 1994 – TRECATE – OGGI SARANNO DIFFUSI I PRIMI DATI RELATIVI AL MONITORAGGIO NELLE ZONE VICINE AL POZZO
TRECATE, ADESSO SI VALUTANO I DANNI
PRELEVATI CAMPIONI DI TERRENO PER DELIMITARE CON ESATTEZZA LE AREE INQUINATE E STABILIRE SE SI POTRA’ TORNARE A COLTIVARE.
INTANTO LA LIPU ORGANIZZA TURNI DI VOLONTARI PER EVITARE L’ATTERRAGGIO DEGLI UCCELLI MIGRATORI.
NOVARA – Trecate, undici giorni dopo.
L’emergenza relativa alla fuoriuscita di petrolio dal pozzo “Trecate 24” è ormai rientrata.
Adesso è la “Task Force” di tecnici ed esperti a lavorare.
Si cerca di valutare con esattezza i danni che le migliaia di metri cubi di idrocarburi versati nelle campagne posso aver prodotto.
Oggi finalmente, si conosceranno i primi dati del monitoraggio effettuato nei giorni scorsi.
Sono stati eseguiti dei prelievi di campioni di terreno, secondo il programma cordato nelle diverse riunioni tecniche, con la supervisione dei funzionari del settore ambiente e dell’amministrazione provinciale di Novara che coordina tutti gli interventi.
Prosegue anche la rilevazione dei dati sulla qualità dell’aria effetuata mediante le centraline messe a disposizione dell’Agip.
Sempre oggi, in prefettura si terrà un’altra riunione.
Sarà delimitata con esattezza la zona scampata alla pioggia nera” in cui si potrà ancora coltivare.
Intanto c’è da registrare un intervento della Lipo, Lega Italiana Protezione Uccelli, che ha sottolineato rischi di “incatramarsi” che corrono i migratori.
Anatre, trampolieri, aironi, cicogne stanno per attraversare l’italia provenienti dall’Africa e sosteranno per rifocillarsi nelle nostre paludi.
Ma a Trecate sono attesi da autentiche “trappole al petrolio”.
Secondo Marco lambertini, direttore della Lipu, “dall’alto le acque sembrano calme e dal bel riflesso, un invito ad atterrare per i volatili, che hanno l’olfatto poco sviluppato.
Il prefetto ha chiuso lo stato di emergenza, ma il danno ecologico conseguente la fuoriuscita di petrolio a Trecate inizia solo adesso”.
Intanto due anatre migratrici sono state recuperate e trasportate dall’Agip in elicottero a Livornom presso il centro recupero uccelli acquatici della Lipu, dove in apposite vasche ti tenterà di pulirle dalle gravi imbrattature.
Nel tentativo di limitare i danni, la Lipu ha proposto di organizzare turni di volontari per evitare che gli uccelli si posino nelle acque inquinate.
Si tratterà di attività in turni per ogni giorno fino a fine aprile, per spaventare con “sirenate e pentolate” gli uccelli che volessero atterrare.
MARCO PIATTI
LA STAMPA 11 MARZO 1994 – IN PIAZZA E’ TORNATA LA RAI – L’APPELLO PARTITO DAI CITTADINI – “NON DIMENTICATE IL NOSTRO CASO”
TRECATE – Due trasmissioni, due appelli: “Non dimenticate la nostra emergenza”
ieri la vicenda della pioggia nera è rimbalzata ancora sulle reti nazionali. In “parlato semplice”, in onda a mezzogiorno su raitre, e “Il coraggio di vivere”, trasmessa da Raidue dalle 17, hanno fatto il punto sulla situazione di Trecate, a ottogiorni di distanza dal “cessato allarme”.
Più breve l’intervento del mattino, che ha concesso spazio alle proteste degli agricoltori e ha scelto di documentare la vicenda con filmati e foto. “Il coraggio di vivere” ha evidenziato la rabbia dei trecatesi.
L’inviata Francesca Ricci non ha fatto fatica a compilare la scaletta degli interventi: i cittadini, soprattutto, come Federico Confalonieri, che in questi giorni stanno dando battaglia sulla questione dei dati dell’inquinamento.
E molti esprimono la paura di essere abbandonati, di diventare protagonisti di una “Trecanobyl”. Partono prima i filmati, che la troupe romana ha girato a Trecate e Cerano nelle prime ore del pomeriggio.
Poi la ricostruzione del lunedì nero, le auto macchiate dalla pioggia, gli uccelli incatramati.
“Vogliamo chiarezza, abbiamo il diritto di sapere quali conseguenze avrà questo disastro nei prossimi anni”.
Dallo studio il conduttore Riccardo Bonacina intervista un esperto dell’Agip, Dossena.
“L’attività estrattiva dell’Agip, in sede ministreriale non è considerata a rischio” dice Dossena.
In piazza a Trecate esplodono immediate le rimostranze, la voce dell’esperto non si sente più.
Giancarlo Martelli, della Legambiente Romentino, ha appena avuto notizie degli animali recuperati e portati al centro Lipu di Livorno.
Non erano alzavole, come detto in precedenza, ma marzaiole. “Sono morte entrambe – ha comunicato – .
la terza si salverà”.
Si chiama in causa ancora la beffa dei moduli di risarcimento.
“Non ci laviamo i polmoni con il loro risarcimento.
E’ ora di dirci chiaro e tondo che cosa dobbiamo aspettarci”.
Per i bambini di Trecate e Ceerano nei prossimi giorni inizieranno i controlli.
Ne parla Paola Martelli, dell’ospedale Maggiore:
“I ragazzi dai 9 ai 14 anni verranno sottoposti a un check up completo.
Il controllo verrà ripetuto tra qualche tempo”.
La trasmissione è finita, ma la discussione prosegue in piazza.
“Vogliamo chiarezza e tempestività nell’informazione, ne abbiamo tutti i diritti”: Sozzago è stata interessata solo marginalmente dalla pioggia nera, ma l’allarme tra la popolazione è stato comunque forte.
Lunedì e Martedì scorso il centralino del municipio è stato subissato di richieste.
“In via del tutto precauzionale – dice il sindaco Franco Fossati – ho emesso un’ordinanza che vieta il consumo di frutta e verdura prodotta nei campi attorno al paese”.
Ma Fossati è amareggiato per essere stato escluso dalle riunioni tra i sindaci nei giorni successivi al disastro del pozzo: “Ad un certo punto – conclude mi sono autoinvitato.
I miei cittadini devono essere tutelati”.
LA STAMPA 12 MARZO 1994 – TRECATE – DA OGGI SARANNO RESI NOTI GLI ELENCHI, L’AREA PIU’ A RISCHIO ABBRACCIA UN FRONTE DI SETTECENTO ETTARI
TRECATE, DOVE E’ POSSIBILE COLTIVARE IL RISO
AI SINDACI UNA MAPPA CHE COMPRENDE LA FASCIA LONTANA DAL POZZO
TRECATE
– Da oggi gli agricoltori delle zone di Trecate e Romentino sapranno dove è possibile coltivare, fuori dalla zona a rischio inquinata dal petrolio.
Una mappa “liberatoria” è stata consegnata ieri ai sindaci dei Comuni interessati.
Oggi saranno comunicati gli elenchi.
E’ un primo passo verso il ritorno alla nromalità.
Quantomeno un’indicazione che fuga le incertezze per quegli agricoltori con terreni lontani dal pozzo, ma con il dubbio che fossero rimasti contaminati dalla pioggia nera e quindi messi nelle condizioni di non iniziare i lavori per la sommersione delle risaie.
“Off Limits” rimane ancora invece una zona immediatamente circostante il pozzo, un’area di circa 700 ettari.
Qui le coltivazioni sono, per il momento, assolutamente vietate.
Non si sa quali possano essere gli effetti e la presenza degli idrocarburi.
Per accertarlo e soprattutto per verificare le conseguenze sulle coltivazioni il servizio decentrato dell’agricoltura (regione Piemotne) in collaborazione con l’Ente risi ha avviato un esperimento pilota.
Il primo in Italia, perchè unico è stato finora un caso simile.
In pratica sono stati prelevati una trentina di campioni di terreno nell’area più inquinata e portati al centro di ricerche dell’Ente risi di Mortara.
Qui, nel giro di una ventina di giorni, si provocherà una germinazione e una crescita accelerata in serra del riso.
Lo scopo è quello di verificare la presenza di idrocarburi nelle pianticelle e valutarne le conseguenze.
Questo test dovrebbe aiutare tenici ed enti in fase di bonifica di provvedimenti.
Le domande sono:
quando si potrà coltivare e quali sono i rischi?
Intanto il ministrero dell’ambiente, la regione, la provincia, i comuni di Trecate, Romentino, Cerano e l’Agip, hanno definito in prefettura i termini di un documento che indica le linee guida di monitoraggio.
La prima fase dei lavori sarà quella di “screening” necessaria per delimitare con esattezza l’area inquinata: i risultati saranno a disposizione da lunedì.
Il settore sanità pubblica della regione compirà anche uno “screening” sulla popolazione.
La seconda fase sarà quella del monitoraggio dei terreni, dei fabbricati e delle acque superficiali.
Soltanto quanto saranno a disposizione i risultati del monitoraggio sarà individuata la metodologia più idonea alla bonifica dei terreni.
Il piano sarà presentato dall’agip e valutato dalla regione, che lo potrà approvare dopo aver sentito il parere del ministero per l’ambiente.
LA STAMPA 12 MARZO 1994 – TRECATE – RISARCIMENTI – ARRIVANO I PRIMI ASSEGNI
In questi giorni a Villa Cicogna di Trecate, dove è stato trasferito l’ufficio Agip per distribuzione di moduli di risarcimento, gli addetti hanno consegnato i primi assegni.
Chi ha presentato richieste minime – come lavaggio auto o piccoli lavori di manutenzione – si è già vista liquidata la somma per intero.
Per chi ha presentato richieste di ordine superiore, è prevista una procedura diversa.
L’Agip liquida subito una parte della summa richiesta, “a dimostrazione – dice il responsabile dei risarcimenti Borsi – che l’azienda riconosce ai trecatesi di aver comunque subito un danno, riservandosi di inviare poi un perito che effettuerà la perizia per il saldo finale”.
Le richieste presentate fino a questo momento sono circa 3 mila: le richieste di indennizzo vano dalle poche migliaia di lire a decine di milioni.
Verranno utilizzate per stilare un censimento.
Poi si procederà alla liquidazione finale che, secondo gli addetti Agip, dovrebbe concludersi entro fine aprile.
In paese non accennano a placarsi le polemiche per la mancanza di dati sulla situazione ambientale: “Non siamo tutelati. La falda acquifera può essere inquinata: cosa stiamo bevendo?”.
Funziona a pieno ritmo il comitato tutela cittadini, che lavora per garantire il rispetto della sicurezza ambientale.
Il comitato ha interessato enti locali, prefettura, e responsabili Agip.
LA STAMPA 13 MARZO 1994 – IERI IL SINDACO DI ROMENTINO HA REVOCATO L’ORDINANZA DI EVACUAZIONE, PER MOLTI ALTRI I DISAGI CONTINUANO
TORNANO A CASA LE PRIME FAMIGLIE DI SFOLLATI
INTANTO A TRECATE INFURIA LA POLEMICA SUL RISARCIMENTO DANNI
TRECATE– Si torna a casa.
Per qualcuno l’incubo è finito: ieri mattina il sindaco di Romentino, Alberto Negri, ha revocato l’ordinanza di evacuazione di tre famiglie.
Gli altri sfollati, sia a Trecate che a Romentino, devono attendere ancora qualche giorno.
In settimana verranno fatti nuovi sopralluoghi, poi si deciderà.
Possono far ritorno alle loro abitazioni le famiglie di Francesco Porzo, Luigi Baldi e Baldassarre Roppolo.
Da quel maledetto lunedì sera, quando il pozzo 24 ha cominciato a eruttare gas e petrolio, sono stati ospiti di parenti e amici.
“Essere buttati fuori di casa in piena notte, di corsa, è stato scioccante – dicono i Baldi -.
Poi, ha pesato molto la mancanza di infromazioni:
ogni giorno si andava in municipio per avere notizie sul ritorno a casa”.
Ma per chi è ancora costretto a restare fuori, i disagi diventano sempre più difficili da sopportare; “Stiamo aspettando da un giorno all’altro di tornare finalmente alla nostra cascina – dice Luisa Tramarin, abitante alla Cardana di Trecate, a soli duecento metri dal pozzo -. Ma ancora manca la corrente elettrica.
Intanto cerchiamo di arrangiarci tra l’albergo, le case dei genitori e la mensa comunale.
Ci è capitato anche di pranzare in auto.
Da allora va a casa soltanto mio marito, a dare da mangiare alle bestie.
Io non vado con lui perchè se vedo comìè ridotta mi viene da piangere”.
Intanto amministrazione comunale e associazioni di cittadini stanno lavorando a pieno ritmo sulla modulistica presentata dall’Agip per la richiesta di risarcimenti.
Dopo le polemiche sui primi moduli per le perizie, in paese sono state sollevate obiezioni sui documenti da firmare per la liquidazione definitiva dei danni.
A questo proposito l’altra sera il comitato trecatese ha indetto un’assemblea.
Analoga decisione era stata assunta dal sindaco Giuseppe Magnaghi e dalla giunta, che ha fatto esaminare le copie inviate dall’Agip dai propri legali.
Le clausole finali dei documenti, che obbligavano i cittadini a rinunciare a qualsiasi rivendicazione futura nei confronti dell’ente, non sono state ritenute soddisfacenti.
Così l’amministrazione ha redatto una nuova ipotesi di modulo.
La risposta dell’Agip dovrebbe arrivare domani mattina o martedì.
“Abbiamo ritenuto necessario seguire questa procedura – precisa l’assessore al Bilancio Gianfranco Iacometti – in quanto le clausole non consentivano un’adeguata tutela dei cittadini.
In pratica, chi accettava l’indennizzo finale non poteva più rivalersi in funzione di danni futuri”
sui moduli è intervenuta anche Legambiente che ha offerto la consulenza gratuita dei propri legali per la compilazione.
Prosegue a pieno ritmo anche il check up dell’ambiente, attivato dal Comune in collaborazione con l’USL 51, che fornisce un resoconto quotidiano.
La prossima settimana si tornerà a parlare di Trecate in prefettura.
Mercoledì da Roma arriva la Commissione grandfi rischi, che presenterà un piano di prevenzione per l’area industriale di San Martino.
BARBARA COTTAVOZ
CRISTINA MENEGHINI
LA STAMPA 20 MARZO 1994 – TRENTA GIOVANI SONO AL LAVORO NELLE CAMPAGNE ATTORNO AL POZZO DI TRECATE
OPERAZIONE “AIRONE – PULITO”
DOPO UNA SETTIMANA SONO STATI TROVATI 50 UCCELLI, DIVERSI RETTILI E UNA TARTARUGA ESOTICA
GLI ANIMALI IMBRATTATI DI PETROLIO VENGONO POI RICOVERATI ALL’OASI DI VANZAGO O A LIVORNO
TRECATE – Dall’alba al tramonto vanno in giro per la campagna alla ricerca di uccelli, rane, bisce e talpe contaminati dal petrolio.
L’Agip ha arruolato trenta ragazzi per controllare palmo a palmo tutta l’area che circonda il “Trecate 24”.
Dopo una settimana di lavoro, hanno trovato 50 uccelli, diversi rettili e anche una tartaruga esotica, finita chissà come in mezzo alle risaie della Bassa.
Jeans, stivali e cartina alla mano le squadre di operatori si muovono nei campi intorno al pozzo.
Partono dalla cascina cardana e sono divisi in tre turni di dieci persone.
Il loro primo compito è cercare gli animali imbrattati di petrolio.
Ogni squadra è dotata di una trasmittente e comunica i ritrovamenti al tecnico della Lipu, consulente dell’Agip in tutta l’operazione, che raccoglie la bestiola e la porta al Centro Oli di San Martino di Trecate per un primo pronto soccorso.
Con panni assorbenti la cute dei rettili e degli anfibi e le piume degli uccelli vengono ripulite superficialmente.
Poi, in giornata l’animale è spedito all’oasi di Vanzago o al centro Lipu di Livorno dove s’inizia un’opera di riabilitazione completa.
La bestia viene nutrita con crusca tritata, pastine per neonati, proteine, vitamine ed emoprotettori per il sangue contaminato e viene lavata con acqua calda e saponi neutri sino ad eliminare ogni traccia d’olio.
Molti animali, però sono stati rinvenuti già senza vita: “Il primo giorno abbiamo trovato un airone morto – dice Sabrina Mercaldi, studentessa – .
Ma era così annerito dal petrolio che quasi non si distingueva dalla terra”.
Un altro importante compito delle squadre è tenere lontani gli animali sani dall’area inquinata.
Ora si apre una stagione delicata: il letargo dei rettili sta finendo e per gli uccelli inizia il periodo delle migrazioni.
La maggiore opera di prevenzione riguarda proprio i volatili: il contatto con il petrolio provoca soffocamento e avvelenamento e inibisce la ghiandola che impemeabilizza le piume.
Così i ragazzi hanno disseminato nei campi “spaventapasseri” fatti da bastoncini con nastri colorati e fanno continua opera di disturbo.
Proprio ieri la Lipu ha chiesto all’Agip di installare anche quattro cannoncini ad aria compressa. “Il sistema funziona – dice Antonella Vasino, un’altra giovane delle squadre di monitoraggio – .
I ritrovamenti di animali contaminati ora sono molto diminuiti rispetto ai primi giorni”.
La perlustrazione continuerà nelle prossime settimane: “.
“La situazione è difficile – commenta Gian Luca Bedini di Carrara, studente di biologia e tecnico della Lipu – .
Per gli insetti, i pesci e le talpe è stato un vero e proprio sterminio.
Ne hanno risentito parecchio anche i topi, le anatre, gli uccelli e i trampolieri.
Indenni, invece, le lepri e le cornacchie.
Più complesso fare un bilancio del danno su tutto l’ecosistema”.
Intanto il comune di Trecate ha comunicato i risultati delle indagini sull’aria e sulle acque.
L’ossido di zolfo è presente con 24 microgrammi al metro cubo ( la soglia di attenzione è di 125), l’ozono con 75 (allarme a 200), ossido di azoto 165 ( 200), l’idrogeno solfato 2 microgrammi (la soglia è 30), mentre gli idrocarburi “non destano preoccupazione”.
L’acquedotto è definito “potabile”.
BARBARA COTTAVOZ
LA STAMPA 23 MARZO 1994 – DOVE SI PUO’ COLTIVARE A TRECATE – DOPO PETROLIO A TRECATE
Zona rossa e gialla: sono le due fasce di rispetto entro le quali gli agricoltori non coltiveranno riso e mais.
Oltre, le coltivazioni sono libere.
LA STAMPA 23 MARZO 1994 – PETROLIO, A TRECATE GLI AGRICOLTORI FINALMENTE SANNO DOVE E’ POSSIBILE COLTIVARE
RISO, MA OLTRE LE ZONE A RISCHIO
OFF LIMITS” LA FASCIA IMMEDIATAMENTE ATTORNO AL POZZO.
COLTIVAZIONE “PRUDENZIALE (SOLTANTO SOIA ) ENL CORRIDOIO “SOSPETTO”: LE ORGANIZZAZIONI AGRICOLE NEL DUBBIO NON RISCHIANO E SCELGONO LA STRADA DEI RISARCIMENTI
TRECATE – Zona rossa “off limits”.
Zona gialla definita “prudenziale”: in questa fascia sarà possibile coltivare, ma non riso e mais che necessitano di irrigazione.
Da ieri gli agricoltori costretti “al palo” dalla pioggia di petrolio sanno esattamente ove possono lavorare e dove, invece, dovranno chiedere gli indennizzi.
Sono trascorse più di tre settimane da quel lunedì 28 febbraio, quando il guasto al pozzo 24 provocò una fuga di idrocarburi che si riversò su paesi e campagne.
I giorni che seguirono furono segnati, nei campi, da un paesaggio spettrale e lunare, ammorbato da un odore intenso di petrolio.
Si disse: qui non si coltiverà per almeno due anni.
Un’affermazione non lontana dal vero, almeno per quanto riguarda la zona (delimitata sulla cartina da una riga rossa) maggiormente colpita dalla ricaduta di petrolio.
Poi seguirono le polemiche e le incertezze: anche la fascia meno esposta era stata interessata dalla pioggia nera, se pure in misura al di sotto della soglia di rischio.
Si sarebbe potuto coltivare, forse, ma con qualche dubbio.
Soprattutto si sarebbe seminato riso o mais con il pericolo del sospetto; in altre parole, una produzione inficiata da un’immagine negativa che avrebbe pesato sulle aziende.
Le organizzazioni agricole, d’accordo con gli agricoltori, hanno preferito rinunciare alle coltivazioni tradizionalmente più redditizie (appunto riso e mais) almeno per un anno.
In questo frattempo i terreni non saranno abbandonati: si seminerà soia, che meglio si presta a consentire la definitiva bonifica del terreno.
Il prodotto non sarà venduto, ma il ricorso all’alternativa consentirà agli agricoltori di accedere agli indennizzi.
In pratica: produrre normalmente con il dubbio finale di un prodotto guardato a vista e svalutato avrebbe significato perdere ogni possibilità di rivalsa e di risarcimento.
Sulla cartina ricavata con i rilievi aerofogrammetrici la zona rossa dovrebbe abbracciare un’area di circa 300 ettari: qui l’inattività del terreno, mentre proseguono le opere di bonifica, durerà forse un paio d’anni.
L’altra fascia delimitata e circostante dovrebbe essere di circa 350 ettari.
Nella prima zona è compreso l’abitato di Trecate: pertanto il divieto di coltivare viene esteso anche ai proprietari di orti e giardini.
L’emergenza sembra dunque finita.
E le garanzie di sicurezza?
Il ministero dell’industria (direzione generale delle miniere) ha inviato una lettera al sindaco di Trecate e al prefetto: non sarà interrota nessuna attività estrattiva, perchè manca qualunque rischio “ragionevolmente prevedibile derivante ai pozzi in produzione.
Negli ultimi 40 anni – prosegue la nota – non si è mai verificato tale evento nelle attività condotte dall’Agip in Italia”.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 27 MARZO 1994 – A TRECATE L’EMERGENZA CONTINUA E I RISARCIMENTI SONO UN MIRAGGIO
UNA LANDA ANNERITA E MALEODORANTE.
VIETATA LA VENDITA DEGLI ORTAGGI.
TRE AVVISI DI GARANZIA AI TECNICI DELL’AGIP
REPORTAGE
PIOGGIA NERA UN MESE DOPO
TRECATE – Una fascia rossa e una gialla.
Quella rossa ( circa 300 ettari) è “off limits”, proibita a ogni tipo di coltivazione: vietata agli agricoltori, ma anche agli abitanti che vogliono dedicarsi al giardinaggio e all’ortofrutticoltura.
E di conseguenza sono banditi gli ortaggi cresciuti in questa zona.
E’ trascorso esattamente un mese da quel lunedì pomeriggio quando dal pozzo di petrolio 24, a pochi chilometri da Trecate, fuoriscì la nube carica di idrocarburi che si riversarono sulla campagna e sulla cittadina a pochi passi da Novara.
Un disastro ecologico, il primo di questo tipo in Italia, i cui effetti si proietteranno nell’immediato futuro.
La campagna immediatamente circostante il pozzo, dove l’Agip è intervenuta per una prima opera di monitoraggio e bonifica, è ancora impraticabile: per almeno due anni riso e mais non potranno essere seminati.
Ogni giorno nella landa annerita e maleodorante si aggiranon uomini in tuta bianca e scafandro, addetti alla pulizia di canali e per il recupero dell’olio in superficie.
E i volontari delle associazioni di tutela degli animali: hanno già raccolto più di un airone impeciato da un misto di idrocarburi e terriccio.
All’esterno della zona è stata delimitata un’altra fascia di sicurezza (quella gialla) entro la quale le organizzazioni agricole preferiscono assumere un atteggiamento prudenziale: sarà coltivata soltanto soia, ma probabilmente senza metterla in commercio.
Un espediente tecnico che dovrebbe favorire il risanamento del terreno, e al tempo stesso allontanare ogni dubbio sull’immagine dei prodotti agricoli, qualora fossero messi in commercio.
Non solo: optando per la coltivazione, gli agricoltori avrebbero perso qualsiasi possibilità di rivendicare indennizzi qualora al momento della raccolta, fossero state individuate presenze di idrocarburi nei cereali.
Insomma, se l’emergenza è finita, perdura la fase di anomalia e incertezza.
I sindaci di Trecate e di Romentino, i due comuni più colpiti dalla “pioggia” sporca di petrolio, non hanno ritirato le ordinanze di sgombero che riguardano cinque famiglie: da un mese hanno lasciato i cascinali i cui tetti appaiono ancora anneriti.
Quattro sono ospitate da parenti e amici; la quinta vive in un piccolo appartamento messo a disposizione dall’Agip, attendendo che il provvedimento sia revocato.
Ma gli amministratori vogliono essere sicuri che non ci sia più pericolo, e per questo sono in attesa dei risultati delle analisi USL.
Sul fronte di altri possibili rischi, tecnici ed esperti hanno invece assicurato categoricamente la popolazione; la falla del pozzo 24 è neutralizzata, e negli altri pozzi si continuerà l’attività estrattiva perchè tutte le misure di sicurezza sono state controllate e funzionano.
Ma nei giorni scorsi i carabinieri del “NOE” (Nucleo Operativo Ecologico) hanno compiuto un accurato sopralluogo in tutta la zona inquinata, sequestrando documentazione sia nella sede dell’Agip sia nelle aziende che lavorano in subappalto.
E l’inchiesta aperta dal procuratore della Repubblica di Novara, Alberto Oggè, è sfociata nell’emissione di tre informazioni di garanzia nei confronti di tecnici che lavoravano attorno al pozzo.
Le ipotesi di reato riguardano il disastro colposo e quello contro la salute pubblica.
Il magistrato vuole soprattutto accertare se ci sono stati pericoli per l’incolumità pubblica e la salute.
E se si è corso il rischio di esplosione.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 27 MARZO 1994 – SENZA LAVORO DOPO I DIVIETI DI COLTIVAZIONE – GLI ADDETTI AI CANALI PRESI PER LA BONIFICA
TRECATE – Saranno impiegati dall’Agip nelle opere di bonifica gli addetti alla manutenzione dei canali rimasti senza lavoro dopo il divieto alle coltivazioni.
Ne hanno parlato ieri mattina il prefetto Alberto Ruffo, i funzionari dell’Agip e i rappresentanti delle associazioni agricole e sindacali.
Sono ancora fuori casa gli sfollati di Trecate e Romentino: a quasi tre settimane dall’incidente le ordinanze di evacuazione si mantengono in vigore in attesa dei risultati dei sopralluoghi della USL.
Si avvia a soluzione la questione dei circa venti lavoratori dell’Est Sesia e di alcune aziende private addetti ai corsi d’acqua nella zona off limits alle coltivazioni.
Dopo il divieto scattato nei giorni scorsi, per loro si profilava la cassa integrazione.
Ma dalle associazioni agricole e sindacali è arrivata ieri mattina una controproposta: l’impiego di questo personale da parte dell’Agip nelle opere di bonifica dei canali e di recupero ambientale.
L’idea è passata.
Prefetto e Agip si sono detti disponibili ad accogliere questo tipo di risoluzione, restano da definire i dettagli di tutta l’operazione.
Inizia domani la quarta settimana da sfollati per le famiglie di Gianfranco Caviggioli, Enrico Garavaglia, Roberto Braghin e dei fratelli Locatelli abitanti delle cascine Vallone, Invernizzi e Cardana.
Quattro famiglie sono ospitate da parenti e amici, mentre i Braghin, dopo diversi giorni all’Hotel Europa di Novara, si sono trasferiti a Trecate in un piccolo appartamento ammobiliato messoa disposizione dall’Agip.
Le ordinanze di evacuazione, infatti, sono ancora in vigore: i sindaci di Trecate Giuseppe Magnaghi, e di Romentino Alberto Negri, stanno aspettando i risultati del sopralluogo della USL 52 per revocare i loro provvedimenti.
Difficile dire quando la situazione si sbloccherà: “A tutt’oggi non possiamo fare previsioni – dice Negri -.
Anche se comunque dovrebbe essere questione di pochi giorni.
LA STAMPA 2 APRILE 1994 – TRECATE, TRA MILLE POLEMICHE PROSEGUE LA BONIFICA
LEGAMBIENTE ALL’ATTACCO “L’AGIP FA QUELLO CHE VUOLE!
TRECATE – E’ passato un mese dall’incidente.
Finita la paura e l’emergenza, proseguono le opere di bonifica del territorio allagato dalla pioggia di petrolio.
Ma in paese la polemica infuria e i riflettori sono ancora puntati su Trecate e i suoi pozzi: oggi alle 14,50 RaiTre sorvola in elicottero la zona contaminata.
Nei giorni scorsi Legambiente scrive a sindaco, prefetto e Usl una dura lettera di protesta: “Comprendiamo le obiettive difficoltà di una così gravosa situazione, ma crediamo che le attività di pulizia, bonifica e ripristino non stiano procedento nel rispetto delle necessità e delle priorità della popolazione”.
E continuano: “La sensazione diffusa è che l’Agip, dopo averci inquinato, stia provvedendo alle azioni di pulizia nella più completa autonomia e discrezionalità”.
Quindi Legambiente pone alcune domande sugli interventi di bonifica, sulle priorità definite dal Comune nelle operazioni, sulle misure sanitare e di sicurezza che saranno adottate.
Dura la replica del sindaco Giuseppe Magnaghi:”E’ tutta polemica gratuita.
Stiamo facendo tutto il possibile per ripristinare al più presto una situazione di normalità”.
E Smantella le accuse di legambiente :”Il Comune sta seguendo tutte le fasi della bonifica.
Ogni giorno l’assessore concorda la scaletta degli interventi con l’Agip – dice Magnaghi -.
Dopo Pasqua ci verrà consegnato un elenco delle opere di pulizia con l’indicazioen delle metodologie usate”.
Anche le priorità degli interventi sono state definite secondo criteri precisi dall’amministrazione: “Si è voluto puntare subito alla pulizia dei cortili delle scuole – dice il sindaco – così da evitare la prolungata chiusura degli istituti.
Osta stiamo bonificando Villa Cicogna: abbiamo tagliato l’erba e la USL provvederà a fare analisi sul terreno.
Se sarà necessario, procederemo alla scorticazione”.
Per quanto riguarda la sanità, a giorni scatterà il piano di monitoraggio a campione sui bambini di quarta e quinta elementare e delle medie.
Si attende la risposta del ministero alla richiesta dei medici di base trecatesi in merito a indagini sulla popolazione anziana.
Ultimo tema scottante: la sicurezza “Spetta alla prefettura occuparsene – dice Magnaghi – .
Tra l’altro secondo la legge, l’attività estrattiva non è a rischio e non necessita di un piano di evacuazione.
L’Agip non è tenuta a presentarlo e non non possiamo pretenderlo”.
Sull’argomento Trecate torna alal ribalta della cronaca.
Oggi alle 14,50 Raitre manda una puntata di Ambiente Italia intitolata “L’Italia dei grandi rischi”.
LA STAMPA 5 APRILE 1994 – TRECATE, UN DOSSIER RIACCENDE L’ALLARME
I TECNICI: DANNI PIU’ GRAVI DEL PREVISTO
ROMA – Un dossier riaccende l’allarme su Trecate.
A più di un mese di distanza dall’incidente al pozzo petrolifero dell’Agip, causato da una trivella che ha provocato un’esplosione a quasi seimila metri di profondità di profondità, i “numeri” dell’emergenza crescono: oltre dodici mila metri cubi di petrolio sversato (dieci volte di più di quanto emerso a pochi giorni dall’incidente), 100 chilometri quadrati di territorio coinvolto, 1500 – 3000 microgrammi di idrocarburi registrati nell’aria rispetto ai 200 fissati dalla per le aree urbane.
Queste alcune stime elaborate dal “pool tecnico” costiuitosi tra le varie forze ambientaliste (WWF, Legambiente, Ambiente e Lavoro, Pro Natura, e le federazioni sindacali della provincia di Novara) che tira le somme dei danni della “pioggia nera”, chiede la sospensione delle attività di trivellazione sul giacimento di Villafortuna e si propone parte civile nella causa penale.
A pochi giorni dall’incidente, denuncia il pool, “l’Agip disse che il petrolio sversato ammontava a 1200 – 1500 metri cubi.
Dopo una settimana la stima saliva a 2500 – 3500 metri cubi e pochi giorni prima della fine del primo mese, erano stati raccolti dal terreno oltre 7000 metri cubi.
Considerando che il 40% di petrolio è evaporato e un’altra parte è rimasta intrappolata nel terreno il totale è di 12 mila metri cubi di tonnellate di petrolio sversato.
Sono 4000 e 2000 i metri cubi di terreno e acqua contaminati”.
Quanto all’aria, la sua qualità è stata “per molti giorni, compromessa”.
Secondo Paolo Drea di Legambiente “gli abitanti e gli abitati colpiti subiranno effetti dell’evento dovuti all’evaporazione delle frazioni più leggere del greggio depositato sul terreno, per circa un mese”.
Molto alte anche le concentrazioni rilevate sulle acque superficiali da Legambiente subito dopo l’incidente.
Compromesso un equilibrio naturale, per il WWF ora si deve pensare alla bonifica.
Sul fronte delle “ricette”, il pool di tecnici rileva alcuni “punti deboli – si legge nel dossier – nel piano redatto da Battelle, la società incaricata dall’Agip per raccogliere i dati”.
Tra questi ci sono i valori limite presi come soglia dalla contaminazione dei terreni, per il pool “troppo elevati”, e la scarsa attenzione alla morfologia del paesaggio in relazione ai punti di prelievo.
Sulle responsabilità dell’incidente, poi, per Giorgio Bertolo di Ambiente e Lavoro “è necessario risolvere alcuni questiti fondamentali che riguardano le procedure d’appalto e la preparazione del personale”.
Inoltre per Marco Viviani, del settore energia e risorse del WWF Italia, “non è stata infatti realizzata la procedura di valutazione di impatto ambientale prevista per legge per la prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi”.
Quella di Trecate Villafortuna è la più grande area petrolifera dell’Italia.
Il giacimento nella campagna novarese comprende ventisette pozzi dei quali due in fase di perforazione (uno è il Trecate 24, quello esploso, causando il disastro ecologico).
Quanto petrolio si estrae nella Dallas piemontese?
Due milioni di tonnellate di greggio l’anno.
Una quantità pari alla metà della produzione italiana di petrolio.
Ma non è l’unico primato del giacimento di Trecate: il petrolio, nel Novarese, viene estratto a una profondità record, tra i quattro e i cinquemila metri.
Non distanti da Trecate, ma già in Lombardia, l’Agip ha altri due giacimenti: quelli di Cavone, vicino a Milano che assicurano 100 mila tonnellate di greggio l’anno.
Secondo per importanza il giacimento siciliano: a Gela, dove operano impianti a terra e in mare (600 mila tonnellate) e prezioso, nel canale di Sicilia ( 200 mila tonnellate) e a Ragusa ( 250 mila tonnellate).
LA STAMPA 5 APRILE 1994 – TRECATE – IL RESPONSABILE AMBIENTE AGIP SUI DANNI DEL PETROLIO A TRECATE
“LA NOSTRA COSCIENZA E’ A POSTO E ABBIAMO LA FACCIA PULITA”
TRECATE – “Stiamo sorvolando i pozzi di Trecate.
Da qui proviene il cinquanta per cento del petrolio italiani”: così si è iniziato l’altro pomeriggio il viaggio in elicottero di Raitre sulla zona contaminata dal greggio.
L’incidente del 28 febbraio è ancora alla ribalta della cronaca nazionale.
“Ambiente Italia”, la trasmissione della terza rete Rai, gli ha dedicato ampio spazio nella sua ultima puntata intitolata “L’Italia dei grandi rischi”.
Con un servizio speciale: a bordo di un elicottero sopra la campagna di Trecate allagata dal Petrolio, in compagna di Gian Carlo Dossena, responsabile del settore Ambiente dell’Agip.
Innanzitutto si è parlato di soldi: “Quanto vale il greggio di questi pozzi?”
Gli è stato chiesto.
“Un valore immenso – ha risposto Dossena -.
Centocinquanta milioni di dollari all’anno”.
Ma quali garanzie ci sono per la gente e l’ambiente?
“Estraiamo petrolio nella massima sicurezza – ha assicurato Dossena -.
E’ questo il primo incidente avvenuto in oltre 1500 pozzi impiantati negli ultimi quindi anni”.
Quindi l’ingegnere dell’Agip ha elencato i “numeri” della bonifica:”Le operazioni stanno procedendo velocemente. Abbiamo già raccolto 9 mila metri cubi di greggio, 5 milioni di chili di materiale con idrocarburi e 3000 metri cubi di acqua inquinata.
In breve partirà il ripristino biologico”.
La parola, poi, è passata alla gente: “Questo incidente è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, dicono gli intervistati e in studio arriva la telefonata di Angela Iacometti.
Lei e il marito, entrambi pensionati, integravano le poche entrate con i proventi di 260 alberi da frutto piantati nei dintorni del pozzo.
Ora tutto è molto danneggiato.
Ma per “contrattare” i risarcimenti con l’Agip serve un agronomo;
“Noi non possiamo permettercelo – ha detto la iacometti – .
Abbiamo chiesto aiuto all’amministrazione comunale perchè non sappiamo come fare.
Adesso, poi, mio marito è impazzito.
Vive nel terrore degli incendi”.
Non si è mancato di parlare anche del futuro.
Da Romentino il vicesindaco ha lanciato un nuovo allarme: “In questi luoghi deve passare anche l’alta velocità.
Cosa succede se si verifica un altro incidente mentre sta transitando un treno a trecento chilometri all’ora con a bordo centinaia di persone?”.
Dossena, con cautela della questione: “Bisogna fare studi approfonditi sull’impatto ambientale – ha detto -.
Non esiste però un’alternativa secca.
Le due realtà possono
convivere”.
Quindi a bruciapelo, l’ultima domanda: “Adesso l’ambasciatore dell’Agip presso gli ambientalisti come pensa di presentarsi a loro dopo questo incidente?”.
Decisa la risposta: “Con la coscienza a posto e la faccia pulita – ha ribattuto Dossena – .
Le nostre carte sono scoperte, quando si gioca così si può continuare”.
E le immagini sfumano sulle risaie annerite dal petrolio.
BARBARA COTTAVOZ
LA STAMPA 6 APRILE 1994 – TRECATE, BLOCCATE LE AZIENDE AGRICOLE CHE HANNO SUBITO DANNI DALLA PIOGGIA DI PETROLIO
“CONDANNATI” A NON LAVORARE
GLI AGRICOLTORI: “SIAMO DISOCCUPATI CONTRO LA NOSTRA VOLONTA'”
I TERRENI ATTORNO AL POZZO SONO ANCORA INQUINATI.
DOMANI POMERIGGIO UN INCONTRO CON I RESPONSABILI DELL’AGIP PER OTTENERE IL RISARCIMENTO
TRECATE. – Una citta’ trasformata in laboratorio: dopo la grande pioggia di petrolio gli uomini addetti alla bonifica lavano piazze e strade, case e giardini.
L’agglomerato urbano sta rispolverando l’antico abito, quello lindo e precedente il 28 febbraio, quando dal maledetto pozzo 24 dell’Agip si sprigionò la nube di petrolio.
E’ un ritorno alla normalità lento, ma visibile.
L’opera di pulizia, è efficiace, anche se non mancano le polemiche e qualche mugugno.
La campagna circostante il pozzo, invece, è una landa desolata.
Dominano il nero antracite e una puzza acre, che penetra in gola e raschia.
Quasi come un mese fa.
Nere le stoppie delle risaie ancora da arare, e color pece gli argini, il resto dei campi già lavorati e pronti per le semine.
Questo paesaggio lunare, striato di venature d’olio che luccica al sole, è inanimato.
Ormai tutti lo conoscono come la “zona rossa” (così è contrassegnato sulle mappe dell’inquinamento): una fascia “off limits” entro la quale qualsiasi tipo di coltivazione è vietata e impossibile.
Così come rischiose – e quindi non raccomandabili – le colture nella fascia circostante, quella gialla.
Il vento scuote gli arbusti bruciacchiati dagli idrocarburi piovuti dal cielo, ma non c’è rumore di trattrice che solca i campi.
La risaia, in questi giorni, solitamente è una fucina: così avviene da Vercelli a Novara a Pavia.
Il periodo delle semine incalza, ma non per le aziende che fra Trecate e Romentino sono costrette al palo.
Insomma, condannate a non lavorare.
Un ozio forzato, imposto da un disastro ecologico che soltanto il tempo e l’ora di bonifica ( un intervento rigeneratore del terreno, con tecniche biologiche) forse potranno cancellare.
Mario Villani, presidente della sezione Coldiretti di Trecate, percorre in auto le strade poderali che delimitano i suoi campi.
Osserva sconsolato e si chiede quando potrà tornare al lavoro: “Per il raccolto di quest’anno non c’è più nulla da fare.
E nel 1995?
Noi agricoltori siamo disposti a pazientare se prima o poi ci sarà restituita la terra sana.
Nel frattempo non drammatizziamo”.
Intanto si cerca di quantificare i danni.
Domani pomeriggio le organizzazioni agricole avranno un incontro con i responsabili dell’Agip, che si è dichiarata disposta ai risarcimenti.
“Non è solo il danno subito per il mancato raccolto – dice Villani – a preoccuparci sono anche le spese per i costi di produzione, già sostenute”.
Dal seme ai concimi e agli antiparassitari già acquistati: buona parte di questa merce è stata pagata in anticipo, e non potrà essere riciclata nei prossimi anni perchè soggetta al deterioramento.
Nell’elenco delle spese, in molte aziende agricole, c’è da aggiungere il rinnovo del parco macchine imposto dal nuovo codice della strada.
Infine: il deprezzamento dei terreni.
Nessuno si può nascondere che gli ettari compresi nella cosiddetta fascia rossa non potranno essere commercializzati con quotazioni soddisfacenti, a meno che la bonifica li restituisca completamente indenni e integri.
E’ in questo senso che le oltre cento aziende agricole (grandi, medie e piccole) stanno spingendo: riavere la terra rigenerata, sicura in tutte le sue componenti al cento per cento.
E si è in attesa dei risultati di un esperimento eseguito a cura dell’agricoltura della Regione: campioni di terreno prelevati nella fascia immediatamente attorno al pozzo e coltivati in serra nel centro ricerche dell’Ente nazionale risi.
Lo scopo era quello di far germinare riso e masi.
L’esperimento è riuscito, fra pochi giorni si saprà a quanto ammonta la presenza di idrocarburi nelle radici delle pianticelle.
LA STAMPA 12 APRILE 1994 – TRECATE – IL COMUNE IN CAMPO PER STIMARE I DANNI DELLA PIOGGIA NERA
RISARCITO MEZZO MILIARDO
UN POOL DI ARCHITETTI, GEOMETRI E INGEGNERI TRECATESI OFFRE AIUTO AI CITTADINI
RISOLTO IL PROBLEMA DEI DUE PENSIONATI: AVRANNO A DISPOSIZIONE GRATIS UN TECNICO
TRECATE – – Indennizzi, entra in campo anche il Comune.
Ieri hanno iniziato le perizie i tredici professionisti nominati dall’amministrazione trecatese in qualità di consulenti.
Aiuteranno i cittadini a stimare i danni causati dalla pioggia di petrolio del 28 febbraio.
L’Agip continua i risarcimenti.
Tra acconti e prime liquidazioni totali sono già stati pagati circa 500 milioni.
Ora si prosegue con l’apporto dei consulenti comunali, dodici geometri, architetti e ingegneri trecatesi coordinati da Giovanni Poggi e supportati dall’agronomo Angelo Cerina.
Dopo aver suddiviso per vie le richieste di indennizzo, i consulenti vanno a verificare ogni situazione offrendo aiuto a chi non dispone già di un proprio tecnico per la valutazione dei danni.
Se però il cittadino non è soddisfatto dal risarcimento pattuito, può accettare un primo acconto e riservarsi si adire le vie legali.
Prima strada esaminata già ieri è stata via Andante.
I rilievi continuano nella zona Nord – Est, la più colpita dai danni.
“Invitiamo i trecatesi ad attendere la “visita” dei nostri consulenti – dice l’assessore ai Lavori Pubblici Gianfranco iacometti – .
Nei prossimi giorni faremi anche un comunicato per chiarire meglio tutta la procedura”.
Intanto si avvia a soluzione la delicata questione di Angela e Arnaldo Iacometto, i pensionati proprietari di 260 piante da frutto, un orto, un giardino, altre piante e una casa nelle vicinanze del pozzo.
Il petrolio ha “bruciato” tutto, ma per avere l’indennizzo ci vuole la perizia di un agronomi, troppo costoso per i due coniugi.
Dopo tanti appelli caduti nel vuoto, finalmente, in un incontro con Agip e Comune, è stato assicurato ai coniugi Iacometti che nei prossimi giorni una squadra decontaminerà tutta la zona, mentre un tecnico farà gratuitamente la perizia dei danni.
LA STAMPA 19 APRILE 1994 – TRECATE – PER RIPRISTINARE LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI, DISINQUINARE E RIMBORSARE I DANNI
TRECATE, L’AGIP PAGA 200 MILIARDI
“E’ UN’AREA MODELLO, MAI PIU’ NESSUN INCIDENTE”
TRECATE – Oltre 200 miliardi.
E’ quanto costerà all”Agip ripristinare la sicurezza degli impianti, disinquinare e rimborsare i danni provocati dall’incidente del pozzo petrolifero di Trecate ai primi di marzo.
È quanto emerso da un incontro avvenuto a Torino nel palazzo della giunta regionale, fra l’amministratore delegato dell’Eni, Franco Bernabè, e i rappresentanti della Regione, convocati per fare un primo bilancio dei danni causati dagli incidenti del pozzo “Trecate 24” e dell’oleodotto di Borgofranco d’Ivrea.
I dirigenti dell’Eni hanno rassicurato il presidente della giunta regionale, Gian Paolo Brizio, sull’eccezionalità dei due episodi e sul rimborso dei danni, se ci fossero, anche del raccolto del 1995.
“Per Trecate – detto il presidente dell’Agip, Guglielmo Moscato – abbiamo sostenuto finora una spesa di 143 miliardi dal momento dell’incidente e prevediamo di spenderne un’altra settantina.
Dal 1984 abbiamo investito a Trecate circa 1200 miliardi per perforare il pozzo e per il trattamento degli idrocarburi prodotti.
Il dieci per cento è stato speso per la protezione ambientale”.
Durante la riunione il presidente dell’Agip ha fornito alcuni chiarimenti sugli sviluppi della situazione a Trecate: “La fuoriuscita di greggio dal pozzo 24, stimata in 12 mila metri cubi, è stata causata dalla rotta di una parte delle aste di trivellazione provocata dall’elevata pressione degli idrocarburi provenienti da 4 mila e 500 metri di profondità.
Il piano d’emergenza ha funzionato in maniera perfetta, il pozzo 24 è stato chiuso.
L’area interessata è di mille e 300 ettari, occorreranno 40 o 50 miliardi di lire per coprire i danni”.
L’amministratore delegato Franco Bernabè ha invece tenuto a sottolineare che “quelli di Trecate e di Borgofranco d’Ivra sono due incidenti di natura eccezionale e che non potranno ripetersi per gli altissimi livelli di sicurezza, oggi ancora maggiormente potenziati, che adottiamo in ogni nostro impianto.
Trecate è un’area modello”.
Bernabè ha inoltre assicurato che l’Agip per il caso di Trecate e la Snam per quello di Borgofranco pagheranno, dopo le opportune verifiche, di tutti i danni provocati dalla fuoriuscita del petrolio, e che gli agricoltori saranno indennizzati dei mancati raccolti.
Molto inferiore è invece l’entità dei danni provocati dall’oleodotto di Borgofranco: secondo la Snam si tratterebbe “solo” di qualche miliardo per il ripristino ambientale.
MARCO PIATTI
LA STAMPA 21 APRILE 1994 – ANCHE DIANA, CUCCIOLO DI LUPO E’ FUGGITA DAL POZZO DI TRECATE
LA CAGNETTA ERA LA MASCOTTE DEGLI OPERAI, ORA VIVE A NOVARA
NOVARA – Il suo giocattolo preferito è un pupazzo in plastica rosa.
Guai a toccarglielo, lo difende con tutte le forze, riacquista il vigore di giovane cucciolo.
Ma lo sguardo è pauroso e mite.
Diana è una lupa di otto mesi, è la mascotte degli operai del pozzo “Trecate 24”, quello della pioggia nera.
Il giorno dell’eruzione di petrolio era nel cantiere, come sempre, a saltare attorno alle gru, cercando la carezza dei suoi padroni.
Il pelo bianco, al pari delle piume delle alzavole, è diventato nero.
Gli operai l’hanno portata via da quella melma vischiosa.
Non ha avuto vita facile la lupetta Diana.
L’avevano trovata abbandonata a pochi giorni dalla nascita, sulla strada di campagna che porta ai pozzi.
Stava male, era denutrita, rischiava di non sopravvivere.
Così gli operai del “Trecate 24” l’avevano adottata.
Le avevano preparato una cuccia nel cantiere, dove ha vissuto per sei mesi..
al pozzo si lavora a ciclo continuo,
Diana era cresciuta in mezzo a tralicci, gru e petrolio, accudita dai turnisti, contenta di qualche complimento e di una ciotola di cibo.
Era con loro anche nel momento del disastro.
“Era piena di petrolio, il pelo in condizioni pietose – racconta uno degli operai, Pietro Fattore.
Il giorno seguente l’abbiamo portata da un veterinario per curarla”.
La costituzione è robusta, e per la seconda volta Diana si salva.
Ha qualche problema agli occhi, il veterinario le somministra un’iniezione e consiglia una medicina.
Diana viene ripulita, profumata.
Ma non è più la stessa.
Nei suoi occhi scuri è rimasta l’eco della tragedia.
Si accuccia, non risponde più agli incitamenti.
Gli opserai non se la sentono di ricondurla al cantiere, ancora invaso dalla coltre nera.
Con la scatola di gocce e le sue ciotole, Fattore la porta dal cognato, Antonio Diaferio, proprietario di un’autoriparazioni a Novara: “Con te starà meglio”
i primi giorni sono stati terribili.
Diana non voleva mangiare, i clienti, il frastuono delle auto la spaventava, si nascondeva alla vista dei clienti.
Poi si è affezionata alle figlie di Antonio, Samanta e Marianna.
Le hanno preparato una cuccia.
Ha ripreso peso, il pelo sta tornando morbido e luci.
Ogni sera Antonio, prende il guinzaglio e la porta a spasso, le prepara la cena.
Da quel giorno Pietro Fattore non l’ha più vista, la sua Diana.
Evita con cura di andare nell’officina del cognato.
“Non ce la faccio.
Non potrei sopportare le sue feste, non potrei accarezzarla senza pensare a quello che è successo.
Tutti, giù al pozzo, sentiamo la sua mancanza.
Ma non possiamo riprenderla con noi.
E ce ne dispiace”.
Diana è viva e sta bene.
Purtroppo molti altri cani non sono stati così fortunati.
Nei giorni della pioggia nera sono morti parecchi animali in quel tratto di terra maledetta.
CRISTINA MENEGHINI
LA STAMPA 1 MAGGIO 1994 -TRECATE – L’AGIP PROMETTE: “TUTTI I TERRENO SARANNO RESTITUITI INTEGRI”
A TRECATE SCATTA LA FASE – DUE
SCENDONO IN CAMPO I BATTERI
IL PETROLIO
GLI INTERVENTI ATTORNO AL POZZO TRECATE 24
SONO trascorso più di due mesi.
Quel lunedì “nero” del 28 febbraio non è ancora un ricordo, ma a poco a poco gli effetti della pioggia di petrolio fuoriuscito dal pozzo Trecate 24 si stanno stemperando in mezzo all’opera di bonifica che l’Agip sta completando nel centro abitato, fra le polemiche prevedibili e le proteste di chi ha dovuto sopportare i disagi.
I quattrocento uomini bianchi addetti alle operazioni di ripulitura di di Trecate stanno lavorando senza sosta: un’operazione evidente, seguita quasi in diretta dai cittadini.
Meno appariscende è stato invece l’intervento nella campagna, ridotta dalla ricaduta di idrocarburi a un paesaggio lunare.
La larga fascia di risaie “impeciate” di petrolio è praticamente “sottochiave”.
E’ qui che l’Agip sta giocando tutte le sue carte per riportare i terreni allo stato antecedente a quel maledetto pomeriggio.
E’ una sfida senza precedenti, così come il caso del pozzo Trecate 24 non ha avuto analogia nella storia estrattiva in Italia.
Sotto gli occhi vigili delle protezioni ambientalistiche, degli agricoltori diretti interessati perchè condannati a un ozio forzato, e delle autorità, adesso gli esperti dovranno dimostrare che promesse e assicurazioni saranno onorate.
La fase due, quella dedicata al recupero della terra, sta per scattare.
La società ha già presentato il suo piano alla conferenza dei servizi.
Se il progetto sarà accettato, fra pochi giorni i tecnici entreranno in azione.
Giancarlo Dossena, responsabile delle attività ambientali dell’Agip, spiega che cosa è stato compiuto finora e che cosa si farà in futuro: “La bonifica di emergenza, cioè gli interventi primari, terminerà il 6 maggio. Abbiamo cercato di azzerrare la sorgente di inquinamento sparso sul terreno, raccogliendo oltre 7 mila tonnellate di greggio.
A Trecate abbiamo ripulito quasi tutto, portando via circa 18 mila metri cubi di materiale solido (Scorticamento di orti e giardini). E’ stato ripulito il diramatore Vigevano, altrimenti l’Associazione irrigua Est Sesia non avrebbe potuto alimentare le risaie sane con l’acqua”.
A questo punto sarà attaccato “l’occhio del ciclone”, la parte immediatamente circostante il pozzo: un’area di 15 kilometri quadrati.
“Ma – precisa Dossena – soltanto cinque sono effettivamente malconci.
Per gli altri si provvederà a un semplice scorticamento del terreno”.
E per la fascia più inquinata, quella delimitata sulle mappe con una linea rossa? “Qui – dice il dirigente dell’Agip – nessuna immissione di sostanze chimiche, ma sarà utilizzata la tecnica della biodegradazione accellerata con l’aiuto di fertilizzanti (nutrienti organici), i quali hanno la funzione di moltiplicare i batteri affrettando le caratteristiche biodegradabili.
Con questo sistema noi non altereremo nulla: semplicemente aumenteremo l’efficiacia dei batteri autoctoni esistenti nel terreno, che vengono aiutati nella loro biodegradazione” Dossena è fiducioso sulla riuscita dell’operazione che potrebbe costituire un test valido anche a livello scientifico.
Anche il terreno scorticato sarà trattato con la medesima tecnica: i tecnici Agip stimano di recuperarlo totalmente e rimetterlo al posto precedente.
“Rifaremo l’Humus, gli agricoltori stiano tranquilli”, promette Dossena.
I tempi, “Già nel 1994, in concomitanza con la prossima stagione agricola, contiamo di restituire il terreno integro almeno nella fascia dei dieci chilometri quadrati meno a rischio”.
Più lunghi i tempi per la “zona rossa”: potrebbero essere di due – tre anni.
L’opera pratica di bonifica sarà affidata in appalto ad alcune ditte esterne, esperte nel settore.
La società “Battelle” di Ginevra, a cui l’Agip si è rivolta, effettuerà la supervisione tecnico – scientifica.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 1 MAGGIO 1994 – TRECATE – QUEL POMERIGGIO – INCIDENTE RICOSTRUITO COL COMPUTER
Che cosa accadde quel pomeriggio al pozzo Trecate 24 di Trecate? L’Ingegner Angelo Belotti, vicedirettore generale per l’attività Italia dell’Agip e responsabile dell’emergenza, cerca di spiegarlo con l’aiuto di un computer.
Quella “maledetta storia” è stata ricostruita grazie a un sistema informatico avanzato che un’Equiepe di esperti ha utilizzato.
Le fasi della perforazione e del guasto, sino alla fuoriuscita di amteriale gassoso e idrocarburi, sono state riprodotte nei minimi particolari, inserendo nella memoria una grande quantità di informazioni che a mano mano arrivavano dalla zona zona del disastro e dalle operazioni, dove erano in attività le squadre di soccorso, compresi gli esperti arrivati dal Texas e pronti a scattare con le procedure eccezionali, come l’utilizzo dell’esplosivo.
A questi rimedi estremi per fortuna non si dovette ricorrere.
L’arresto della fuoriuscita di idrocarburi non fu soltanto casuale: i tecnici erano intervenuti con alcuni accorgimenti, tra cui la tecnica di allentare la pressione del pozzo a favore di tutti gli altri della zona di Villa Fortuna.
Con l’ausilio del “Mouse” la dinamica dell’incidente viene visualizzata a colori; si vedono chiaramente i punti della rottura delle aste di perforazione, le apparecchiature di sicurezza che si chiudono automaticamente.
LA STAMPA 3 MAGGIO 1994 – TRECATE – 400 UOMINI BIANCHI TOLGONO I SEGNI DEL PETROLIO
RESTA ANCORA MOLTO DA FARE NELLE CAMPAGNE RICOPERTE DI GREGGIO
TRECATE – Sono trascorsi poco più di due mesi.
Quel lunedì “nero” del 28 febbraio non è ancora un ricordo, ma a poco a poco gli effetti della pioggia di petrolio fuoriuscito dal pozzo Trecate 24, nel novarese, si stanno stemperando.
In mezzo all’opera di bonifica che l’Agip sta completando nel centro abitato, fra le polemiche prevedibili e le proteste di chi ha dovuto sopportare disagi.
I quattrocento uomini bianchi addetti alle operazioni di ripulitura di Trecate stanno lavorando senza sosta: un’operazione evidente, seguita quasi in diretta dai cittadini.
Meno appariscente è stato invece l’intervento nella campagna, ridotta dalla ricaduta di idrocarburi a un paesaggio lunare.
La larga fascia di risaie “impeciate” di petrolio è praticamente “sotto chiave”.
E’ qui che l’Agip sta giocando tutte le sue carte per riportare i terreni allo stato antecedente quel maledetto pomeriggio.
E’ una sfida senza precedenti, così come il caso del pozzo Trecate 24 non ha avuto analogia nella storia estrattiva in Italia.
Sotto gli occhi vigili delle protezioni ambientalistiche, degli agricoltori interessati perchè condannati a un ozio forzato, e delle autorità, ora gli esperti dovranno dimostrare che promesse e assicurazioni saranno onorate.
La fase due, quella dedicata al recupero della terra sta per scattare, la società ha presentato il suo piano alla conferenza dei servizi.
Se il progetto sarà accettato, fra pochi giorni i tecnici entreranno in azione.
Giancarlo Dossena, responsabile delle attività ambientali Agip, spiega che cosa è stato compiuto finora e che cosa si farà in futuro: “La bonifica di emergenza terminerà il 6 maggio.
Abbiamo cercato di azzerare la sorgente di inquinamento sparso sul terreno raccogliendo oltre 7 mila tonnellate di greggio.
A Trecate città abbiamo ripulito quasi tutto, portando via circa 18 mila metri cubi di amteriale solido (scorticamento di orti e giardini).
E’ stato ripulito il diramatore Vigevano, altrimenti l’associazione irrigua Est Sesia, non avrebbe potuto alimentare le risaie sane con l’acqua”.
A questo punto sarà attaccato l’ “occhio del ciclone”, la parte immediatamente circostante il pozzo: un’area di 15 chilometri quadrati.
“Ma precisa Dossena – soltanto cinque sono effettivamente malconci.
Per gli altri si provvederà a un semplice scorticamento del terreno”.
E per la fascia più inquinata, quella delimitata sulle mappe con una linea rossa?
“Qui – dice il dirigente dell’Agip – nessuna immissione di sostanze chimiche, ma sarà utilizzata la tecnica della biodegradazione accellerata con l’aiuto di fertilizzanti (nutrienti organici), i quali hanno la funzione di moltiplicare i batteri affrettando le caratteristiche biodegradabili.
Con questo sistema noi non altereremo nulla; semplicemente aumenteremo l’efficacia dei batteri autoctoni esistenti nel terreno, che vengono aiutati nella loro biodegradazione”.
Anche il terreno scorticato sarà trattato con la medesima tecnica: i tecnici Agip stimano di recuperarlo totalmente e rimetterlo al posto precedente.
“Rifaremo l’humus, gli agricoltori stiano tranquilli” promette Dossena”.
I tempo. “Già nel ’94, in concomitanza con la prossima stagione agricola, contiamo di restituire il terreno integro almeno nella fascia dei dieci chilometri quadri meno a rischio”.
Più lunghi i tempi per la “zona rossa”: potrebbero essere di due – tre anni.
L’opera di bonifica sarà affidata in appalto ad alcune ditte essterne, esperte nel settore.
La società “Battelle” di Ginevra, a cui l’Agip si è rivolta, effettuerà la supervisione tecnico scientifica.
Quel “lunedì nero” è stato ricostruito anche al computer.
L’equipe di Angelo Belotti, vicedirettore generale dell’Unità geografica Italia dell’Agip e responsabile dei servizi emergenza, ha riprodotto le fasi del guasto nei minimi particolari, simulando l’incidente.
Sul video compaiono in dettaglio i movimenti della perforazione e del guasto, fino all’uscita di materiale gassoso e idrocarburi.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 22 GIUGNO 1994 – A TRECATE ORA PARTE LA BONIFICA DEI TERRENI AGRICOLI
DOPO – PETROLIO, GLI INTERVENTI NELLE RISAIE COSPARSE DI IDROCARBURI USCITI DAL POZZO TRECATE 24 NEL FEBBRAIO SCORSO
NELLA ZONA “VERDE” LE OPERAZIONI DI “FRESATURA” ESEGUITE DAGLI AGRICOLTORI
TRECATE – E’ tempo di bonifica anche sui terreno.
Finalmente, dopo quattro mesi dalla fuga di petrolio dal pozzo T 24, parte l’opera di recupero dei terreni.
Praticamente conclusi gli interventi in città (case, giardini, orti) adesso si affronta la pagina dell’agricoltura.
La più spinosa, perchè rappresenta una sfida; quando e come si potrà tornare alle coltivazioni?
L’immissione di idrocarburi nella risaia attornoa Trecate costituisce il primo caso in Italia, un episodio senza precedenti che ha mobilitato studiosi, agronomi e gli stessi ricercatori dell’Agip.
Risolvere il problema Trecate è una scommessa, ma i vertici dell’Agip assicurano: “Vi restituiremo la terra così com’era prima del 28 febbraio.
Silvano Bertini, responsabile del servizio decentrato agricoltura della Regione, spiega che cosa si farà: “Fermo restando che la fascia cosiddetta “rossa” ( quella immediatamente attorno al pozzo, circa 400 ettari) è ancora inagibile, agiremo nella fascia che sulle cartine è stata delimitata con il colore verde”.
Sono 900 ettari: su questo terreno saranno gli stessi agricoltori a intervenire per eliminare le infestanti spontanee che nel frattempo si sono sviluppate.
Un’operazione definita in termini tecnici di “fresatura”, che ha anche lo scopo di accelerare con l’aerazione dello strato più superficiale del terreno i processi di degradazione e metabolizzazione delle parti sottostanti.
La fresatura ( o discatura superficiale) sarà ripetuta a una profondità non superiore a 15 centimetri.
Ma non sarà questo l’unico intervento: preparato il terreno, si passerà alla semina di leguminose, concimate con azotati, non da destinare a scopi alimentari.
“Io credo – dice Bertini – che nella zona verde dall’anno prossimo potremo tornare alle coltivazioni produttive, riso e mais”.
E la zona rossa, dove la presenza di idrocarburo nel terreno è tale da non consentire nessuna coltivazione?
L’Agip, cui spetta il compito, ha già indetto una gara d’appalto per affidare l’intervento a ditte specializzate: prima la fresatura per togliere i germi infestanti; probabilmente seguirà la raccolta del terreno per sottoporlo a procedimenti naturali (ossigenazione forzata con arieggiamento) in modo da creare ai microrganismi presenti nel terreno le migliori condizioni possibili per esercitare la loro azione.
Lo stesso Humus sarà poi ricollocato al suo posto.
In altre parole: non sarà utilizzato nessun elemento chimico per riportare la situazione allo stato preesistente, ma ci si affiderà agli agenti naturalmente presenti.
Nella fascia rossa (circa 400 ettari) si tornerà alla coltivazione attiva non prima di due – tre anni.
E gli indennizzi? Le organizzazioni agricole hanno raggiunto un accordo con l’Agip.
Si tratta di mettere a punto i dettagli, poi potrebbero partire i risarcimenti.
Le clausole definitive dovrebbero prevedere il pagamento dell’intero raccolto perduto nella zona, calcolato sulla base di 66 quintali ettaro, escluse le spese variabili.
Gli agricoltori sono parsi soddisfatti di questo accordo che dovrebbe essere applicato nelle prossime settimane.
LA STAMPA 7 SETTEMBRE 1994 – TRECATE – VIA IL PETROLIO, TORNERA’ LA RISAIA
Accade il pomeriggio del 28 febbraio: 15 mila metri cubi di petrolio greggio, dopo l’esplosione di un pozzo di perforazione e si riversono sulla campagna e le case di Trecate e Romentino, nella risaia novarese.
Una catastrofe ecologica che a sei mesi di distanza, dopo interventi massicci, è superata almeno per quanto riguarda i centri abitati.
Ma il “blow – out”, come è definito in gergo, ha lasciato il segno.
Restano da bonificare i terreni, che erano quasi tutti coltivati a risia e attorno al pozzo T 24 hanno assunto le sembianze di un paesaggio lunare; ancora intrisi di greggio, incoltivabili.
L’Agip, che ha la responsabilità delle trivellazioni in questa zona considerata tra le più ricche di idrocarburi in Italia, ha promesso che tutto ritornerà come prima: terreno fertile, adatto alla coltivazione del riso e degli altri cereali.
Il piano esecutivo di bonifica presentato dall’Agip alla Regione Piemonte è quello predisposto dalla compagnia Enserch Enviromental Corporation di Lyndhurst (Usa), divisione ambientale della Ebasco Services Incorporated.
Il primo progetto è stato rinviato dalla regione, che pur condividendo gli interventi per la fascia meno inquinata, non è completamente in sintonia con l’Agip per quanto riguarda il risanamento dell’area dove la concentrazione di idrocarburi è più alta.
Fra pochi giorni l’Agip dovrebbe presentare un progetto definitivo e più particolareggiato.
Ma sarà mantenuta integra la strategia di bonifica, che si basa innanzitutto su un concetto: il ricorso a metodi naturali e alle risorse insite nel terreno stesso.
Come dire che dovrebbe essere il terreno inquinato dal greggio opportunatamente aiutato con nutrienti, ad autopulirsi sino a raggiungere lo stato originale.
Ecco le proposte Agip e che cosa dovrebbe accadere nei prossimi mesi attorno al pozzo Trecate 24, neutralizzato dopo l’incidente.
L’area interessata è stata suddivisa in tre fasce, a seconda della concentrazione di idrocarburi depositati.
La “zona 1”, circa 1000 ettari, è la più grande e la più lontana dal punto dell’esplosione.
Qui dove il petrolio è presente in quantità minima, sono previsti monitoraggi delle colture di riso o di qualsiasi altra coltivazione.
Con una campionatura (25 punti di controllo dati) sarà confrontato il raccolto con le vicine aree non contaminate, per valutare l’effetto della deposizione del petrolio sul prodotto.
Nella “zona 2 ” (500 ettari, concentrazioni di petrolio da 50 a 10,000mg/kg) sarà applicato il sistema “Land farming”, cioè la coltivazione dei terreni.
I tecnici si affideranno, insomma, alla biobonifica” del greggio nel suolo.
L’operazione apporta ossigenazione al terreno, ne promuove i processi biodegradativi naturali e potenzia l’effetto dell’attività batterica.
Si userà una specie di coltura a secco (non il riso) che accelera la biodegradazione.
Uniche varianti previste: fertilizzanti in forma di azoto e fosforo.
Il terreno che da solo, in modo autonomo, dovrà produrre batteri mangiapetrolio già normalmente presenti nel suolo.
Ma la grande sfida dei bonificatori sarà nell’anello di terra attorno al pozzo, dove il paesaggio ha ancora sembianze lunari.
E’ qui che sono sorte le maggiori divergenze fra enti e Agip.
E’ il primo caso in Italia di ripristino di terreni agricoli rovinati da petrolio e la Regione vuole le massime garanzie.
La “zona 3” copre un’area di 40 ettari con una concentrazione di greggio a oltre 10,000mg/kg.
Anche un profano comprende che quel nero in superficie non consentirebbe alcuna coltivazione.
La “land farming” sarebbe inutile, occorre intervenire con una strategia radicale, ma sempre con un obiettivo: il rispetto della natura.
Ed ecco il piano Agip.
Prima di tutto un rullo compressore, con l’aiuto di un laser, dovrebbe livellare il terreno che arato in precedenza dagli agricoltori presenta solchi e buche irregolari.
Poi entreranno in azione i bulldozer o altre attrezzature per la rimozione, fino a 10 centimetri, di uno strato del suolo più altamente contaminato.
Il terreno, trasportato poco lontano, verrebbe ammassato in “biopile”, specie di sili in cui la terra non sarà mantenuta inerte ma tratta con un fertilizzante di alta potenza e con tubi perforati per aerazione.
Anche in questo caso lo scopo è di distribuire ossigeno ai microrganismi indigeni che mangeranno gli idrocarburi presenti.
L’aria sarà fornita alla biopila attraverso un compressore.
Forse trascorreranno mesi prima che il terreno riacquisti la sua purezza antecedente l’inquinamento.
Una volta purificato, tutto sarà riportato al luogo d’origine, pronto per essere nuovamente coltivato.
In attesa di questa operazione il greggio rimasto nella “zona 3 ” sarà bonificato tramite coltivazione della terra, sottoposta a frequenti arature che hanno lo scopo di mantenre concentrazioni di ossigeno.
Altre tecniche previste e proposte: il”bioventing”, sistema di ventilazione nel terreno che consiste nell’iniezione di aria per stimolare i microbi e stimolare la degradazione; e il bioslurping” per recuperare l’eventuale petrolio che fosse migrato nella falda acquifera.
In questo caso sarà realizzato un pozzo di recupero sino a una profondità di 15 metri.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 27 OTTOBRE 1994 – “PETROLIO A TRECATE SITUAZIONE TRAGICA”
PER LEGAMBIENTE E WWF RITARDI NELLA BONIFICA
MILANO – A otti mesi di distanza dall’incidente al pozzo di petrolio dell’Agip di Trecate, che provocò un’eruzione di petrolio e di gas e una ricaduta di greggio su una vasta area di terreno coltivato, la Legambiente e il Wwf si sono riuniti ieri a Milano.
Durante la conferenza, le associazioni ambientaliste hanno denunciato che “tanti mesi non sono bastati all’industria petrolifera per sanare una situazione tragica, come dimostra il petrolio ancora cosparso sui campi”.
Situazione che si presenta “ancora precaria” anche secondo l’assessore all’Ambiente e alla Protezione Civile della regione Piemonte, Massimo Marino, intervenuto all’appuntamento organizzato dalle associazioni ambientaliste: “solo dopo una nostra ordinanza del 20 settembre, l’Agip ha iniziato i primi lavori di bonifica con lo scorticamento dei terreni coperti dal petrolio – ha spiegato l’assessore Marino – e l’ordinanza si è resa necessaria perchè l’industria petrolifera stava ritardando i lavori, facendo il gioco che spesso fanno le grandi aziende in questi casi: si presenta un piano inadeguato, si riceve la bocciatura, in questo caso nostra, e se ne ripresenta uno nuovo, ancora inadeguato”.
Tra Regione Piemonte, Wwf e Legambiente da una parte, e Agip dall’altra è ancora aperta la discussione sul conteggio dei danni provocati dall’incidente: i primi hanno contato almeno 20 mila tonnelate di petrolio ricaduto a terra e 15 chilometri quadrati di terreno da bonificare, l’Agip, 500 tonnelate (poi divenute quasi 1000) e 5 chilometri quadrati.
La Legambiente ha quindi proiettato un filmato, mostrando i danni provocati dalla ricaduta del petrolio su flora e fauna nel parco del Ticino che ancora oggi costringono personale e volontari a una minuziosa opera di bonifica messa in atto per ripulire gli uccelli aquatici che rimasero intrappolati dal petrolio.
LA STAMPA 19 FEBBRAIO 1995 – TRECATE – LA RISAIA HA SCONFITTO IL PETROLIO
VINCONO I METODI NATURALI, SI TORNA A COLTIVARE NELL’AREA DEL POZZO MALEDETTO
MA 78 ETTARI RIMANGONO IMPRODUTTIVI.
PARTE DEL TERRENO SARA’ STIPATA NELLE BIOPILE E RESTITUITO IN DUE – TRE ANNI.
L’AGIP HA INDENNIZZATO I CITTADINI CON 29 MILIARDI E GLI AGRICOLTORI CON DODICI.
Pioveva quel lunedì pomeriggio del 28 febbraio 1994.
una bruma sottile e insistente che verso sera cominciò ad appiccicarsi all’asfalto, sulle auto, sugli abiti.
I passanti sfregarono il viso e guardano la mano: bisunta.
Ricorda un meccanico: “Alcuni miei clienti arrivavano in officina dicendomi che non riuscivano più a governare la vettura, che sbandava sulla strada come se qualcuno avesse sparso olio…”.
Cominciò così il “blow – Out”, la fuga di petrolio dal maledetto pozzo Trecate 24 nella campagna trecatese.
Gli abitanti telefonarono ai giornali, ai vigili del fuoco, agli amici: “Piove petrolio, che cosa è successo?”.
Fu sufficiente dirigersi verso Trecate ecologica per capire: un odore acre ammorbava la campagna, ma anche i centri abitati di Trecate e Romentino.
Prendeva alla gola e rendeva l’aria irrespirabile.
Il giorno dopo, quella nube di idrocarburi che si alzava a fungo nel cielo, accompagnata dal rumore stridulo e assordante dell’eruzione.
Durò 36 ore.
Poi i tecnici dell’Agip e molta fortuna riuscirono a placare la “bestia”.
La fuga di petrolio s’arrestò, ma sulla campagna restarono i segni.
Sembrò un’Apocalisse, un “Day After”: risaie trasformate in paesaggio lunare, cascinali e centri abitati anneriti, tetti alberi uccelli color pece.
Richiamo da guerra del golfo.
Il Sindaco di Trecate, ingegner Giuseppe Magnaghi, ricorda quei giorni: “Terribili, terribili… lo spavento e il disorientamento degli abitanti, le proteste, le richieste”.
E’ passato un anno, e questi 365 giorni Magnaghi è come se li avesse scritti tutti dentro: li ha vissuti in prima persona attraverso gli interventi, le ordinanze, gli incontri con la sua gente, le richieste di indennizzo.
Una storia che conosce nei minimi particolari. “Adesso – annuncia – possiamo dire di esserne usciti.
E’ di pochi giorni fa il provvedimento della Regione con il quale autorizza lo “svincolo” della maggior parte di terreni ancora inibiti alla coltivazione.
In pratica fra gli agricoltori rientreranno in possesso dei loro campi e potranno coltivarli a partire da primavera.
Fuori uso resteranno soltanto 78 ettari che si trovano nella zona immediatamente attorno al pozzo, dove la ricaduta degli idrocarburi era stata più massiccia”.
Nel febbraio scorso gli ettari “Off Limits” erano circa 2600.
proprietari e affittuari dei terreni (in maggioranza risicoltori)sono stati indennizzati dall’Agip in due fasi, per il mancato raccolto: circa 12 miliardi.
In questi mesi l’opera di bonifica è riuscita a recuperare il terreno ancora preda dei residui di petrolio.
Metodici prelievi di campioni hanno accertato l’efficacia degli interventi: nella zona non immediatamente circostante il “T 24” è stato adottato il sistema di “land farming” che consiste in parte nell’aratura e discatura del terreno, semina di sovesci (erba da coltivare e interrare per arricchire il terreno). Una tecnica adottata per favorire l’ssigenazione e il processo di ferilizzazione portata avanti dai microbatteri: la strategia “mangiapetrolio” ha dato i risultati.
“Probabilmente – dice il sindaco – avremmo potuto accorciare i tempi di recupero se l’opera di bonifica si fosse iniziata prima.
Invece l’Agip è intervenuta soltanto alla fine di ottobre, quando la campagna era allagata dalle forti piogge e l’opera di scorticamento del terreno si è resa difficoltosa”.
Adesso il “Land Farming” sarà continuato per la maggior parte degli ettari ancora “imbavagliati”.
Per la zona più inquinata ( una decina di ettari) la bonifica prevede lo scorticamento del terreno che sarà ammassato in tre “biopile”, una già realizzata attorno al pozzo.
In questi contenitori l’Agip tratterà la terra con compressori ad aria e fertilizzanti, in modo da incentivare l’azione dei microrganismi esistenti a una temperatura di 15 – 18 gradi.
Un’operazione che dovrebbe continuare per due – tre anni.
Dopodichè il terreno risanato sarà restituito ai campi.
I costi della bonifica – aggiunge Magnaghi – sono tutti a carico dell’Agip che ha indennizzato quasi tutti i cittadini, tranne coloro che non hanno accettato e si sono rivolti ai legali.
Il centro abitato, comunque ha riacquistato l’aspetto precedente al 28 febbraio dello scorso anno.
Non esistono più tracce di idrocarburi, anche orti e giardini sono tornati puliti e coltivabili”.
Oltre ai 12 miliardi versati agli agricoltori, l’Agip ha indennizzato gli abitanti con altri 29 miliardi.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 28 FEBBRAIO 1995 – TRECATE – NESSUNO DIMENTICA IL 28 FEBBRAIO
PETROLIO, UN ANNO DOPO L’ERUZIONE DEL POZZO COME SI VIVE A TRECATE E ROMENTINO
QUEL GIORNO E’ RIMASTO IMPRESSO NELLA MEMORIA DEGLI ABITANTI.
UN RAPPRESENTANTE DI LEGAMBIENTE:
“MOLTI CI CONFIDANO DI AVERE ANCORA PAURA”.
NELL’ANNIVERSARIO DEL DISASTRO E’ ANDATO IN ONDA UN DOCUMENTARIO SU RAITRE
TRECATE – Qualcuno lo ha definito ironicamente “il primo compleanno”, per altri è solo “una data da dimenticare”.
Ma le immagini di quel 28 febbraio sono impresse nella memoria di tutti.
Ieri il dramma dell’eruzione del pozzo Trecate 24 è rivissuto su RaiTre, in un documentario mandato in onda alle 14,45.
una trasmissione ha messo in evidenza una profonda spaccatura tra la voce “ufficiale” e aspettative dei cittadini.
Lo ha sottolineato al termine anche il commentatore: “La posizione dell’Agip, è improntata all’ottimismo, quella della gente molto meno”.
Martedì salvo decisioni dell’ultima ora, non ci saranno manifestazioni particolari.
Le associazioni cittadine non hanno programmato particolari iniziative.
Non a caso.
“Preferiamo concentrarci – dice Eugenio Stellin di Legambiente Trecate – sulle attività di sensibilizzazione.
Nessuno dimentica.
Anzi, quel blocco delle strade messo dall’Agip attorno al pozzo, e che noi consideriamo illegale, ce lo ricorda ogni giorno.
Abbiamo protestato in comune.
Perchè ci tengono lontani?
Ricordiamo l’eruzione con la propaganda, appoggiando il movimento sorto a Cuggiono, facendo sentire la nostra voce all’Agip”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Legambiente Romentino: “Ci riuniamo proprio martedì 28 – dice Pacifico Aina – ma sarà un incontro di routine”.
Come si vive a Trecate e Romentino un anno dopo il disastro?
“Noi abbiamo 80 iscritti – osserva Stellin.
La gente mi confida di aver paura, soprattutto perchè non sappiamo i rischi nel lungo periodo.
A volte è difficile continuare a lottare, non solo contro l’Agip, ma contro tutti i pericoli ambientali.
A Trecate sono parecchi, dal polo di San Martino, all’arrivo dei fanghi, agli scarichi di alcune industrie.
Una serie di scassi ambientali contro cui ci muoviamo tra mille difficoltà, eprchè si arrivano anche minacce”.
L’architetto Aina: “A nostro avviso la bonifica è in altro mare, il paesaggio è rovinato da cumuli di macerie.
Ritorno alla normalità?
E’ lontano.
L’Agip rifiuta il confronto.
A Romentino ci sono alcuni pozzi non produttivi.
L’accordo parlava di ripristino, ci aspettiamo che il terreno torni come prima, invece il paesaggio non mostra segni di miglioramento.
Anche il tema della salute è un capitolo aperto.
Nessuno ci dice cosa respiriamo.
Romentino ha perso valore, viviamo in condizioni di perenne disagio.
Quando arrivano notizie, la gente si affanna a chiederci spiegazioni”.
Franco Invernizzi, assessore all’Agricoltura di Romentino: “Siamo insoddisfatti del trattamento che l’Agip sta riservando ai proprietari dei terreni”.
Anche la valutazione del vicesindaco di Trecate, Augusto Galli, davanti ai microfoni, è stata prudente: “Ci sono state analisi, ma non abbiamo dati”.
Aina: “E’ come poggiare i piedi su un vulcano, può eruttare all’improvviso”.
CRISTINA MENEGHINI
LA STAMPA 28 FEBBRAIO 1995 – A TRECATE, UN ANNO DOPO IL LUNEDI’ NERO
SITUAZIONE MIGLIORATA NELL’ANNIVERSARIO DELL’ERUZIONE, MA DA ROMENTINO GIUNGONO CRITICHE
RIMOSSO IL PETROLIO, RESTANO PAURE E POLEMICHE
TRECATE – “L’anniversario dell’eruzione?
Oggi festeggiamo il Carnevale con la sfilata delle maschere”.
Il sindaco Giuseppe Magnaghi cerca di sdrammatizzare la situazione ad un anno esatto dal “blow up” del Tr 24.
poi torna serio: “Il paese sta tornando verso la normalità, la vita è ripresa tranquillamente.
Il monitoraggio alla cascina Cardana ha dato valori buoni.
Addirittura l’aria è più pulita che nel centro abitato, perchè non c’è traffico veicolare.
Certo, un anno fa è successo qualche cosa di terribile, un evento che non è facile dimenticare.
Ma lo stiamo superando, lavorando perchè tutto torni come prima.
Oggi, 28 febbraio 1995 rimane solo una “macchia”, 95 ettari non coltivati.
Quindi ritengo che il piano di bonifica, così come è stato approvato, abbia funzionato.
Sui numeri forniti da Agip o Legambiente per la fuoriuscita di greggio io non mi intrometto.
Nel registro di carico dell’Utif, l’ufficio tecnico della Finanza, sono registrati 8050 metri cubi di olio grezzo recuperato.
Le valutazioni sul liquido fuoriuscito in totale sono difficili”.
Magnaghi illustra la situazione della richiesta di indennizzi: “Ne sono stati presentati in tutto 6997; per la amggior parte a Trecate, 624 a Romentino, 113 a Cerano e 10 a Sozzago.
Un anniversario da non dimenticare anche a Romentino.
Il sindaco Alberto Negri: “L’amministrazione e la popolazione sono allertate.
La gente è preoccupata per quello che si è verificato lo scorso anno. Si deve fare in modo che non accada più.
E’ un primo passo è quello di evitare la trivellazione di nuovi pozzi.
Noi siamo insoddisfatti del trattamento che ci ha riservato l’Agip”.
Fin dall’inizio Negri ha portato avanti con l’Agip il discorso del risarcimento dei proprietari dei terreni agricoli.
Lo ribadisce ancora una volta: “Sono più di 400 le denunce per il deprezzamento dei terreni presentate in comune.
I proprietari non sono stati nemmeno contattati.
E i danni invisibili?”.
Una linea diversa, che allontana i sindaci di Trecate e di Romentino nel faccia a faccia con l’Agip: “Questo discorso – osserva Magnaghi – noi intendiamo farlo in tempi successivi.
Se ci saranno danni irreversibili allora chiederemo l’indennizzo.
Se domani i campi di Trecate non produrranno riso come prima, si parlerà di risarcimento sul valore patrimoniale del terreno.
La mia posizione è stata condivisa anche dal presidente della Regione Brizio, nel corso di incontri che abbiamo avuto su questo argomento”.
Lo spettro di un nuovo caso di “Tr 24” anche su Sozzago.
Ne è portavoce il primo cittadino Franco Fossati: “Non c’è più il timore dei giorni dell’eruzione.
Ma la paura di un nuovo caso è rimasta.
E’ evidente che ulteriori trivellazioni possono aumentare il rischio di incidenti”.
Trivellazioni in vista?
Giancarlo Dossena sfuma la risposta: “Non sono attualmente previste trivellazioni a Trecate e Romentino, ma il centro di villa Fortuna deve proseguire la sua attività.
Non sono decisioni dell’Agip, ma indicazioni del Governo”.
L’eruzione, il passato.
Restituire l’immagine al paese, il futuro.
Ci prova l’amministrazione comunale, anche con la Fondazione “Trecate – Ambiente per domani”: sono in corso trattative con le aziende del polo industriale di San Martino.
A loro l’amministrazione ha chiesto di mettere a disposizione fondi per il territorio.
Ci prova anche il Comitato per la tutela dei cittadini” “Con i risarcimenti non si è chiusa la partita – dice Franco Peretti – che coordina le iniziative – .
Come Comitato proponiamo il distretto tecnologico per la riorganizzazione del territorio partendo dall’ambiente.
Si occuperà di monitoraggio, riorganizzazione delle attività produttive, creazione di posti di lavoro.
Non è fantascienza, un esempio c’è già nel Canavese.
L’opera avrebbe il via con i fondi Cee.
Saranno coinvolte tutte le amministrazioni dell’Ovest Ticino.
LA STAMPA 28 FEBBRAIO 1995 – TRECATE – IL PETROLIO SCONFITTO – LA RISAIA TORNA LIBERA
La scommessa è stata vinta.
Il petrolio sconfitto, la natura si è presa la rivincita, aiutata dall’uomo.
L’Agip aveva promesso che a distanza di un anno gli agricoltori sarebbero tornati nei campi a seminare il riso.
Giuseppe Villani, presidente della sezione di trecate della Coldiretti, è soddisfatto: “Si, ci hanno restituito i terreni al 90 per cento della loro potenzialità.
Dei 2500 ettari proibito a ogni forma di coltivazione, ne sono rimasti inagibili soltanto 78.
tutto il resto è stato liberato con provvedimento della regione.
Insomma torniamo a lavorare dopo un anno di riposo forzato”.
Il giorno dopo il “blow – out”, la pioggia di petrolio aveva ammantato la campagna di una patina nerastra che era penetrata nelle zolle appena arate e pronte alla semina.
Si era gridato al disastro.
Quel paesaggio lunare rappresentava un segnale drammatico non solo per gli agricoltori ma per l’ambiente.
Si temette la castrofe ecologica irreversibile.
“Oggi – dice Villani – dobbiamo dare atto che la situazione è mutata.
Gli interventi di bonifica ci hanno restituito le nostre terre.
Gli esperti ci assicurano che possiamo seminare ancora il riso, senza timori”.
Ma c’è ancora un test da valutare e questo sarà seguito nell’autunno del 1995, con la raccolta del prodotto nella zona liberata.
In pratica sanno compiuti esami sul cereale per accertare che non vi siano tracce di idrocarburi.
Se ci fossero l’Agip ha già previsto un ulteriore indennizzo che si aggiungerà a quello già erogato per la mancata raccolta del 1994: circa 12 miliardi.
Un altro punto interrogativo: la svalutazione dei terreni al mercato fondiario.
Anche in questo caso l’Agip si è dichiarata disponibile a trattare.
Ma al di là degli aspetti burocratici ed economici, un dato balza all’attenzione: il recupero del terreno senza interventi chimici.
Immediatamente dopo la fuga di idrocarburi si parlò di utilizzo di batteri “mangiapetrolio”.
Gli interventi compiuti dai tecnici, con l’aiuto degli stessi agricoltori, hanno favorito l’azione dei microbatteri presenti naturalmente nel terreno.
Innanzitutto con il “land farming” (aratura, fresatura e coltivazione di erba da interrare) per ossigenare le campagne.
I trattamenti hanno funzionato al punto che un mese fa la Regione ha liberato i terreni ai quali era stato messo il bavaglio.
E per gli ultimi 78 ettari ancora off limits?
Qui si è intervenuti con le biopile, magazzini artificiali all’aria aperta nei quali la terra decorticata dalla zona “sporca” viene ammassata.
Per accellerare il processo di recupero nelle biopile i tecnici intervengono anche son insufflazione d’aria e fertilizzanti che aiutano l’azione dei microrganismi.
Tempi del tattamento: due o tre anni.
A poco a poco il paesaggio lunare sta mutando abito.
Rimangono ancora segni di una catastrofe che ha pesato gli abitanti e gli agricoltori.
GIANFRANCO QUAGLIA
LA STAMPA 29 FEBBRAIO 1996 – TRECATE – DUE ANNI DOPO L’INFERNO
TRECATE – “Un giorno terribile.
Difficile da dimenticare.
Pioveva giallo e l’ululato del pozzo si sentiva a chilometri di distanza.
Non finiva mai.
La gente aveva paura.
Il ricordo tende a svanire nel tempo ma è bene che resti vivo.
Perchè queste cose non si ripetano più”.
Giuseppe Magnaghi, sindaco della Dallas Italiana, parla nel giorno del secondo anniversario dell’eruzione del pozzo “Tr 24”.
due anni fa, per 36 ore consecutive, cadde sui terreni attorno alla Cascina Cardana una miscela composta da 12.600 metri cubi d’olio, un milione di metri cubi d’acqua e mille metri cubi di gas.
L’inferno.
Da allora la gente dell’Ovest Ticino si è rimboccata le maniche.
Ha ripulito strade, giardini e piazze.
L’Agip ha avviato la bonifica dei terreni che oggi sono tutti coltivabili ad eccezione di un fazzoletto di pochi ettari, proprio sotto il “Tr24”.
La gente ha anche protestato ( e continua legittimamente a farlo) ogni volta che non si sente abbastanza tutelata.
La salute prima di tutto.
E’ la lezione che ormai tutti, da queste parti, abbiamo imparato.
Però bisogna stare attenti anche agli allarmismi.
Magnaghi e il dottor Paolo Castano del laboratorio di Sanità Pubblica di Novara sono andati su tutte le furie leggendo alcuni dati forniti da Legambiente e Wwf Italia la scorsa settinama. E ribadiscono: “nessun timore per l’acqua potabile”. “Il ritrovamento di idrocarburi nella falda – dice invece il vicepresidente del WWF Italia Carlo Galli – dimostrerebbe come la bonifica è tutt’altro che conclusa e che l’incidente, come avevamo ipotizzato già un anno fa, ha effetti ben più duraturi”.
Ma secondo il sindaco di Trecate cosa resta del disastro di due anni fa?
“Restano quei 50 ettari non ancora coltivati attorno al pozzo.
Restano le due grosse biopile messe in funzione nel novembre 1995 e che nel giro di un anno e mezzo dovrebbero restituire il terreno alla coltura.
Continuano i controlli con i piezometri attraversi i quali Agip e Battelle verificano se il greggio è in movimento nella prima falda fratica.
Ma non ci sono problemi a parte tre pozzetti usagti dai campari per svuotare l’acqua delle risaie.
E’ tutto sotto controllo.
Nessun contatto con l’acqua potabile”.
LA STAMPA 29 FEBBRAIO 1996 – TRECATE “ORA STIAMO TORNANDO A VIVERE”
SETTECENTO ABITANTI IN PIU’, LA CITTADINA E’ RIUSCITA A RECUPERARE COMPETITIVITA’
IL SINDACO MAGNAGHI SULLE PROSSIME TRIVELLAZIONI:
“UFFICIALMENTE NON SO NULLA. MA CI OPPORREMO”
GLI AMBIENTALISTI: “LA FALDA E’ INQUINATA”. LA REPLICA:” NESSUN RISCHIO PER L’ACQUA POTABILE”
Settecento nuovi abitanti.
E’ il piccolo miracolo di Trecate.
Due anni fa si era fermato tutto.
Il fiato sospeso ce l’avevano in molto: soprattutto gli impresari edili che avevano puntato sulla cittadina – cerniera tra Piemonte e Lombardia per catturare clienti stressati da traffico e frenesia dei centri maggiori.
Il Parco del Ticino a due passi era ( e resta) una delle ottime ragioni in più per orientare la scelta sulla provincia.
Ma l’incidente al pozzo aveva spento i sogni di molti.
La tranquillità cittadina con tutto a portata di mano si era trasformata nell’emblema delle disgrazie ecologiche.
Quando però la bonifica è iniziata è tornato anche il coraggio. “E a Trecate – dice il sindaco Magnaghi – abbiamo avuto un aumento di 700 persone.
Ora siamo in 16 mila.
La gente ha fatto i conti con una posizione geografica ottima, con prezzi che sono di un milione e mezzo in meno rispetto alla sponda lombarda.
Così sono arrivate numerose coppie giovani ma anche anziani che lasciano l’Hinterland milanese per comprarsi un appartamentino e avere ancora qualche soldo da mettere in banca”.
Certo, il futuro parla ancora la lingua dell’Agip.
La scocietà del gruppo Eni entro il 20 marzo presenterà a ministeri competenti e regioni il programma biennale di ricerca che prevede nuove trivellazioni a Trecate, Galliate e, sull’altra riva del Ticino, a Cuggiono.
“Finora io ho appreso dai giornali la questione – dice Magnaghi.
Da parte dell’Agip non ho ancora ricevuto nessuna comunicazione.
Può anche darsi che il nuovo pozzo TR28X sia nel territorio di Romentino.
Ma non sposterebbe di molto le cose.
Quando l’Agip si farà avanti per avere il nostro parere (purtroppo solo consultivo) faremo le nostre opposizioni.
Abbiamo già 4 pozzi funzionanti, il quinto è quello saltato”.
E se l’Agip fosse disposta a investire le royalty direttamente sul territorio?
“A quel punto – dice il primo cittadino – si potrebbe anche trattare, visto che ci sarebbe una contropartita reale.
Ai cittadini si potrebbe dire: signori, l’agip ci dà questo.
Se va bene si tratta”.
Intanto la gente vuole rassicurazioni.
I dati sull’inquinamento nelle falde diffusi da Legambiente e WWF sono stati ridimensionati da Agip e USL: “si è trattato di un prelievo anomali provocato dall’eccessiva lubrificazione degli strumenti.
Il successivo monitoraggio, con le pompe pulite e negli stessi pozzi piezometrici ha dato valori nella norma”.
“Nessun timore per l’acqua potabile – assicura il dottor paolo Castano, responsabile del laboratorio di Sanità pubblica di Novara.
I controlli sono mensili e anche nelle analisi dell’altro ieri non c’è traccia di idrocarburi”.
Per Castano è comunque prematuro parlare di “normalità”: “perchè vuol dire riportare tutto il territorio ai suoi usi tradizionali.
Oggi ci sono ancora 40 ettari nella zona interdetta del pozzo sottoposti a land farming.
A questi vanno aggiunti 12 ettari decoticati e sistemati nelle biopile.
Nell’area del pozzo si sta procedendo anche ad una bioventilazione del terreno”.
Diavolerie tecnologiche che i trecatesi non avrebbero mai voluto conoscere.
CARLO BOLOGNA
LA STAMPA 29 FEBBRAIO 1996 – TRECATE – NELLE CASE, CON IL RICORDO
BEVIAMO SOLO ACQUA MINERALE
TRECATE – “A due anni dall’eruzione ci sono soltanto voci.
Mancano dati certi, ufficiali, accettati da tutte le parti.
E noi siamo qui a veder passare automezzi carichi di terra.
Che rovinano le strade e fanno rumore.
Siamo qui con la paura che trivellino un altro pozzo”.
Enrico Garavaglia e la moglie Lucia abitano alla cascina Cardana, la più vicina al “Tr 24”.
Erano stati sfollati il 28 febbraio 1994.
Avevano fatto ritorno dopo quindici giorni.
In realtà il permesso di rientro a loro non è mai arrivato.
Un documento dell’Usl 13 infatti ribadisce che il nulla osta è subordinato ad eventuali emissioni anomale segnalate dalla biopila.
“Ma noi che cosa dovevamo fare? – chiede Enrico Garavaglia – . Lasciare la casa, frutto di una vita di lavoro, e trasferirci, seppur a spese dell’Agip?
Qui, in realtà, parametri cerci non ce ne sono”.
Intorno alla cascina la presenza dell’Agip è evidente.
Del traliccio del “Tr 24” non è rimasto nulla, la perforazione è coperta da una struttura verde.
I tendoni bianchi delimitano la biopila.
Le emissioni nell’aria sono controllate da centraline posizionate lungo i campi ancora scorticati.
A pochi chilometri di distanza, in centro paese, la gente voleva soltanto dimenticare la ricorrenza.
Il “Blow Up”, quello sputo di petrolio e pietre, si è ricomposto nella memoria di molti – ma non di tutti – come un “Evento Eccezionale”.
Giovanni Zanotti è seduto al bar Sassi: “Abito a Madonna delle Grazie, non molto distante dal pozzo.
L’Italia ha bisogno di petrolio, certo con tutte le garanzie.
Piuttosto sono le discariche con le puzze a preoccuparmi.
Qui la notte c’è qualcuno che fa i suoi comodo”.
Si parla del “Tr 24” sotto i portici del municipio. “La gente ha già dimenticato – dice Claudio Mocchetto – e le iniziative di legambiente a me paiono solo politicizzate”.
“Mi sembra normale – incalza Giuseppe Fornara – che due anni dopo ci sia un raffreddamento sulla questione.
Certo che ognuno spera che non accada più”.
Il farmacista Gianfranco Mairate è stato assessore all’Ambiente con l’amministrazione Borando.
Nei giorni dell’eruzione, davanti alla sua abitazione, a pochi metri dal municipio, aveva appeso uno striscione con la scritta “Grazie Agip”.
“Sono fatalista – dice Mairate – le cose in Italia vanno così.
Non credo che qualcuno voglia ripetere questa esperienza.
L’Agip trivella dove vuole, certo le amministrazioni devono esprimere la loro posizione, come ha fatto Galliate, per quello che può servire.
Quando ho appeso lo striscione ho invitato amici e conoscenti a fare altrettanto.
Nessuno mi ha imitato”.
L’Arciprete don Gilio Masseroni: “Quello che è capitato deve essere un campanello d’allarme per le autorità in tema di salute.
Il discorso economico non può essere messo al primo posto”.
I risarcimenti.
Circa il 6% dei cittadini che ha chiesto l’indennizzo aspetta ancora soddisfazione.
Sono i trecatesi che hanno firmato un modulo predisposto dal Comitato Cittadini in cui la somma versata dall’Agip viene considerata un acconto.
“Io ho ricevuto – dice Rita Nuzzolese, che abita in via San Cassiano – 6 dei venti milioni che ho richiesto.
Ancora adesso la casa è sporca.
E da quando è successo noi beviamo solo acqua minerale.
Così tutti i miei amici.
Mi sento truffata, presa in giro, e come me tanti altri.
Ma non mi sono adagiata.
Chiedo anche gli altri trecatesi che aspettano la liquidazione dei danni di unirsi a me per continuare la battaglia”.
In via Novara all’ingresso del paese, si contano 5 gru.
Caseggiati che stanno sorgendo sulla statale per Milano.
Come ha ricordato l’assessore Gianfranco Iacometti nell’ultimo consiglio, la popolazione è in costante aumento, il 3 percento circa rispetto al 1994.
la paura del “Trecate 24” non ha scosso l’edilizia.
CRISTINA MENEGHINI
LA STAMPA 22 FEBBRAIO 1997 – TRECATE – MIRACOLO FRA LE RISAIE – IL PETROLIO E’ STATO SCONFITTO
TRECATE – Tre anni dopo.
E quando si dice Trecate immediatamente la memoria corre a quel lunedì di febbraio del 1994 quando una fuga di petrolio da un pozzo di trivellazione inondo’ città e campagna coltivata a cereali.
Una catastrofe ecologica che rappresentò subito un “caso”, non solo per i danni ma anche per la conseguenza diretta sui terreni coltivati a riso e mais.
Una circostanza unica al mondo, perchè il “blow – up” (come è definito in termini tecnici lo “sbuffo” di petrolio) riguardava non una zona desertica ma una pianura tra le più fertili d’Europa.
E partì subito la sfida dell’uomo: riportare allo stato preesistente la fertilità dei terreni.
A distanza di tre anni, con una serie di interventi pilotati, è stato realizzato il “miracolo”: i terreni sono tornati coltivabili.
LA STAMPA 23 FEBBRAIO 1997 –TRECATE – LA RISAIA FERITA HA CANCELLATO IL PETROLIO
L’AREA E’ TORNATA COLTIVABILE GRAZIE A METODI NATURALI.
IERI UN CONVEGNO DEGLI AGRONOMI
TRE ANNI DOPO LO SCOPPIO DEL POZZO TR24 A TRECATE
TRECATE – QUEL LUNEDI’ NERO E’ UN RICORDO – Il terreno attorno al pozzo maledetto, il Tr 24, è inondato di sole.
Non ci sono più i riflessi di un paesaggio spettrale nelle pozzanghere color pece, e la puzza di petrolio ha lasciato il posto a odore di terra, presagio di primavera.
Qui fra pochi giorni trattori e aratri entreranno per la preparazione delle risaie.
Sono trascorsi esattamente tre anni da quel “lunedì nero” del 1994, quando uno “sbuffo” di petrolio scaturi’ dal pozzo di trivellazione dell’Agip.
Il “blow – out”, come si dice in termini tecnici, fu una catastrofe ecologica senza precedenti in una zona ad altissimo tasso di fertilità.
Ma l’eruzione del pozzo ha rappresentato anche una sfida, vinta dall’uomo che in meno di tre anni ha riportato quei terreni alle condizioni precedenti.
Un “miracolo” che si è compiuto nella risaia novarese, senza ricorrere ad artifici chimici, ma sfruttando tutte le risorse naturali che l’esperienza e la ricerca mettono a disposizione.
Se ne è parlato molto ieri mattina a Trecatem durante il sesto convegno annuale dei dottori in agraria e forestali del Piemonte e della Valle d’Aosta.
Tema “La bonifica dei terreni inquinati da idrocarburi per l’eruzione del pozzo Tr 24.
Il ruolo degli agronomi novaresi”.
Dei 2500 ettari interessati dalla pioggia di idrocarburi oggi soltanto un fazzoletto è sotto osservazione: la fascia immediatamente a ridosso del pozzo.
Tutto il resto è coltivabile, come se nulla fosse accaduto.
E invece buona parte di quei 12 mila metri di petrolio che si sparsero sottovento su circa 15 chilometri quadrati di terreni agricoli, è stata annullata con pazienza e interventi mirati, per i quali si era mesa a disposizione immediatamente l’Agip collaborando all’operazione recupero.
Si è ricorso al “Land Farming”, processo di “biorimedicazione” della terra, ottenuto con la lavorazione abituale attraverso aratri ed erpici.
“Lo scopo – come ha spiegato l’agronomo Valter Porzio – è stato quello di attivare e mantenere la degradazione microbica dei composti inquinanti grazie all’aerazione del suolo e all’aggiunta di fertilizzanti”.
Un’altro metodo è quello delle biopile, utilizzato per quel terreno immediatamente a ridosso del pozzo.
Qui il contenuto di idrocarburi era altissimo per poter essere bonificato sul posto.
Così fu deciso di asportare il suolo contaminato trasportandolo in due celle per il trattamento biologico (le biopile): insufflazione di aria per aumentare l’ossigenazione del terreno.
L’iniezione di aria (bioventing) fu utilizzata anche sul terreno libero.
La pianura di Trecate diventò un banco di prova per ricercatori non solo italiani, coinvolgendo nell’operazione bonifica anche il “Battelle Institute” di Ginevra che, con la collaborazione dei tecnici agronomi novaresi, attivò una sperimentazione in serra per verificare l’effetto degli idrocarburi sulle colture di riso e mais.
Il convegno che si è svolto ieri ha voluto sottolineare anche il ruolo svolto dagli agronomi in questo processo di recupero unico in Europa e fra i pochi al mondo.
Un test riuscito, come ha ricordato Silvano Bertini, presidente dell’Associazione provinciale dottori in agraria, che ha avuto l’idea di riunire tecnici ed esperti a tre anni dal disastro ecologico e di fare il punto della situazione.
LA STAMPA 12 GIUGNO 1997 – TRECATE – DOPO IL “TR 24” UN TEST SULLA SALUTE
TRECATE, INDAGINE RELATIVE AI DATI RACCOLTI DALL’AGIP E DAI MEDICI DELL’OVEST TICINO
I DISTURBI: IRRITAZIONI CUTANEE E CONGIUNTIVITI
TRECATE – Si torna a parlare del “Tr 24”, il pozzo petrolifero esploso del 1994.
le conseguenze sulla popolazione dell’esplosione sono state presentate da un’èquipe medica del servizio di Medicina del Lavoro dell’Ospedale Maggiore di Novara e del dipartimento di Traumatologia, Ortopedia e Medicina del Lavoro dell’Università di Torino.
La miscela di petrolio, gas e vapore acqueo che è fuoriuscita dal pozzo ha causato soprattutto irritazioni cutanee ed alle congiuntive, lacrimazione, bruciore di gola, tosse stizzosa, cefalea e senso di soffocamento.
L’èquipe medica formata dai professori Franco Gambini, ex primario di medicina del lavoro al Maggiore, Enrico Pira ed Antonio Palmas, ha analizzato i dati di due ricerche: i dati raccolti dal personale dell’Agip e trasmessi al Laboratorio di Sanità Pubblica di Novara e quelli ricavati da un questionario che quindici medici di Trecate e Romentino hanno sottoposto ad un campione di 1.500 residenti nell’area di Trecate coinvolta dall’incidente.
La prima indagine ha riguardato l’aria, analizzata dal 3 marzo al 13 aprile 1994.
I biossidi d’azoto a Trecate sono stati superiori dell’11,1 per cento ai livelli d’attenzione;
il biossido di zolfo del 3,2%;
l’ozono del 9,2%;
le particelle sospese del 56%;
“Il superamento – scrivono i medici – è avvenuto soprattutto nei primi quindici giorni dopo l’eruzione.
L’idrogeno solforato, gli ossidi di zolfo e di azoto esplicano tutti un’azione irritante sull’apparato respiratorio”.
Il presidio multizonale di prevenzione di Novara ha poi effettuato un monitoraggio dell’aria dal 3 al 29 marzo 1994 ed ha confrontato i valori rilevati a Trecate con quelli presenti, nello stesso periodo, a Novara in viale Roma, una delle zone con traffico più intenso.
Il valore massimo degli idrocarburi è estato:
Trecate 569
Novara 0;
il benzente, 13 contro 7;
il toluene di 37 contro 20;
gli xileni di 42 contro 14.
“Lo studio dei dati ambientali – sottolinea la ricerca – ha documentato che la popolazione trecatese è stata esposta, soprattutto nei primi quindici giorni dopo l’evento, all’inalazione di sostanze irritanti per le congiuntive e le mucose dell’apparato respiratorio”.
Lo studio epidemiologico ha quindi rilevato i disturbi avvertiti dalla popolazione: ad esempio l’irritazione della cute è stato avvertito dal 10,14 per cento degli intervistati, l’irritazione alle congiuntive dal 17,39%.
il test comprendeva anche una parte dedicata alle reazioni psicologiche dei cittadini che hanno vissuto l’incidente del pozzo petrolifero e questo specifico questionario è stato compilato da 670 persone; dalla ricerca è emerso che l’incidente non ha provocato ripercussioni di carattere psicologico.
In compenso le risposte hanno evidenziato “l’insoddisfazione della popolazione rispetto agli interventi svolti ed il timore per la possibilità che l’evento possa ripetersi”.
I dati, concludono i medici, non offrono valutazioni definitive, ma “indicano comunque un incremento dei disturbi relativi alla possibile azione di agenti irritanti nelle zone in cui si è probabilmente determinato un maggiore inquinamento in relazione all’incidente”.