QUANDO DAL CIELO PIOVE PETROLIO
Com’è potuto accadere e quali le conseguenze?
Alla prima domanda cerchiamo di rispondere con l’aiuto, ovviamente “anonimo”, di alcuni amici che lavorano nel laboratori Agip di San Donato Milanese.
Il pozzo Trecate 24 di Villa Fortuna, a Trecate, non ancora produttivo, ha raggiunto un fase di perforazione di circa 4000 metri, ancora pochi rispetto ai 6000 – 6500 necessari per arrivare al giacimento scoperto nel 1984.
Durante le trivellazioni si incontrano pressioni assai elevate, per bilanciare le quali, si deve ricorrere al pompaggio all’interno delle aste perforanti di speciali “fanghi” a composizione e densità legate alle caratteristiche degli strati rocciosi incontrati, garantendo così anche un’indispensabile lubrificazione delle aste stesse.
Quando poi si rende necessario sostituire lo “scalpello” che lavora in profondità, le relative operazioni di estrazione delle aste possono richiedere più giorni e risultare piuttosto delicate: si potrebbe allora giustificare l’evento eruttivo con una “disattenzione” o con un bilanciamento della pressione non totalmente corretto, piuttosto che con una generica rottura di una non meglio identificata tubazione, come finora sostenuto?
Queste sono naturalmente solo delle semplici ipotesi, ma rimane il fatto che nei moderni pozzi di perforazione, qual’è di certo quello di Trecate, tutte le “manovre” sono registrate senza soluzione di continuità e ogni paramentro ( pressione, avanzamento e così via) viene memorizzato nei calcolatori della cabina di controllo; anche se oggi la dinamica dell’incidente può apparire incerta, l’Agip è dunque sicuramente in grado di stabilirne le cause con precisione.
Le conseguenze immediate: scongiurato il pericolo di incendio del “Geyser” il disagio è stato comunque notevole, poichè il velo oleoso depositatosi su case, automobili e strade non rappresenta proprio il massimo per una migliore qualità della vita.
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine, possiamo garantire ( sempre su informazioni di altri specialisti che per il momento non gradiscono essere nominati ) che l’acido solfidrico, il più tossico dei composti solforati ( ben noto per il suo caratteristico e nauseante odore di uova marce), che con altri gas di pozzo si sprigiona insieme al petrolio greggio, si è mantenuto a concentrazioni di almeno due ordini di grandezza inferiori alla soglia di pericolo.
La pioggia che ha accompagnato l’eruzione ha inoltre contribuito a restringere l’area inquinata nella quale non sussistono reali minacce di contaminazione delle falde acquifere, mentre per le acque superficiali e i terreni agricoli non si può fare altro che attendere un’accurata determinazione dei possibili inquinanti depositati e procedere di conseguenza alla bonifica che non dovrebbe presentare vere difficoltà ( oggi si coltivano anche batteri in grado di “digerire” gli idrocarburi).
E sui risultati di tali analisi torneremo sicuramente.