Si conferma la fase già più volte indicata in precedenza e che vede un quadro sostanzialmente occidentale, o zonale, fatto di mobilità ed ondulazioni capaci di produrre la tipica variabilità proprio dei corsi prettamente atlantici. Al netto di quanto detto il tempo che detti corsi producono in mediterraneo è poi funzione della latitudine al livello della quale si dispongono il jet stream ed il fronte polare, con una influenza più ciclonica o più anticiclonica a seconda di una latitudine relativa rispettivamente più bassa o più alta. In questo caso, date le disposizioni, si può facilmente rilevare un contesto più variabile e con momenti di instabilità sul nord italia ed un contesto ben più caldo e stabile al sud. In fondo questa è proprio la storia della estate più tipica, ovvero quella azzorriana; quella che mantiene bel tempo ed elevate temperature sul meridione e che, contemporaneamente, apporta fasi temporalesche sulle alpi e, più occasionalmente, sul settentrione. Avremo qualche giorno, dunque, con un sub-tropicale più clemente e meno supportato dal suo ramo africano. Questo benedetto africano, suo malgrado, è diventato uno spauracchio che appare anche quando non c’è. Inoltre che un pò ci sia è inevitabile, giacché altro non è che quel sub-tropicale che in estate risale di latitudine, e che, pertanto, non dovrebbe sempre essere rammentato a proposito e a sproposito come si trattasse di qualcosa di particolare e causa esclusiva e sui generis del caldo. Purtroppo impera la malattia del pappagallo, assai più contagiosa del covid, che istiga i cervelli ad adottare e a far proprio tutto quanto gli stessi cervelli sentono dire. Un bel segno della capacità di ragionare e di riflettere, non c’è che dire. E non si salva neanche chi dovrebbe fare informazione il più possibile seria ed oggettiva, tant’è che ad ogni estate, quando fa molto caldo ed anche quando l’umidità è all’80%, non c’è giornalista che non parli di caldo torrido. Si, perché il termine torrido fa moda, fa trend. Il termine afoso è meno accattivante, nel senso che non rende l’idea del gran caldo. Invece vuoi mettere “torrido”. E la voce oramai si è sparsa a tal punto ed è entrata così bene nel subconscio che, probabilmente, far capire che torrido vuol dire semplicemente caldo secco e che caldo secco corrisponde, a parità di temperatura, ad un caldo ben più sopportabile rispetto al caldo afoso, non sarà affatto facile. Pazienza. Tornando alla situazione vediamo bene, nel disegno della situazione prevista tra i giorni 5 e 6, la tipica fisionomia sopra descritta con il tipico andamento ovest-est ondulato e con le moderate onde cicloniche, quale quella che notiamo ad est o nord-est, in grado di transitare sul nord o sul centro-nord (in enfasi con le frecce le isoipse e con le linee bianche le isobare, a delineare il quadro di una situazione a moderata influenza azzorriana). Una configurazione, questa, che dovrebbe, e lo speriamo, rimanere in piedi fino a fine decade, per poi sfociare in qualcosa di non ancora definito ma che, ahimé, potrebbe anche corrispondere ad una risalita del sub-tropicale, peraltro tutta da ben verificare nel suo modo di espandersi e di disporre in longitudine i suoi massimi barici…
Pierangelo Perelli