Sarei tentato di dire che gli afflussi freddi o artici degli USA orientali o nord-orientali non sono poi una grande notizia, ma poi rappresentano pur sempre qualcosa di spettacolare e meritevole, per i freddisti, di quella attenzione che, di certo, sa anche un pò di consolatorio. Naturalmente, da questo discorso, sono escluse le tragedie, peraltro non certo sempre dovute agli aventi naturali, anzi. Quest’anno, sul vecchio continente dominano e, probabilmente, domineranno ancora per un pò, le correnti occidentali. Discorso ben diverso quello che riguarda l’est USA, naturalmente esposto alle spinte fredde del ramo canadese del VP, e, per ovvii motivi, ad ogni inverno, soggetto ad afflussi freddi più o meno frequenti ed intensi. Anche quello di questi giorni si colloca in questo contesto. E’ dato infatti di osservare una pulsazione sostenuta da un buon effetto aleutinico, che, tra l’altro, è destinata a produrre ulteriori futuri affondi, periodici ed intensi (uno intorno al giorno 7 gennaio ed un altro intorno alla metà del mese). Nel caso dell’afflusso di questi giorni si può ben notare, nel disegno di approssimativa rappresentazione della situazione in atto, l’acuta sacca in quota, supportata da una profonda circolazione ciclonica al suolo che risucchia forti correnti nord-orientali artiche proprio nella zona coinvolta. Il Mediterraneo, invece, rimane a bocca asciutta. E non servono neanche gli affondi suddetti ad incentivare spinte da pattern wave-2, giacché la dinamica troposferica generale rimane ancorata alle ragioni di un VP sempre molto deciso ed autoritario. Tanto è che forse, tra fasi perturbate e persino indigesti richiami sub-tropicali, a meno di sorprese, per vedere il vero inverno mediterraneo, dovremo attendere ancora parecchio…