Mentre impazza il circo della meteorologia baraccone e fiabesca a suon di bordate di neve dagli appennini alle ande, di vortici polari destinati a polverizzazione, di riscaldamenti stratosferici storici, di un inverno destinato agli annali e di disegni futuri stagionali letti non so in quali carte di analisi, noi (leggi “io”) qua continuiamo a scrivere di meteo in modo possibilmente serio e razionale, nei limiti che la capacità di leggere le stesse carte e le conoscenze ci consentono. Assai poco inclini al colorato e bizzarro mondo della meteo-climatologia che vede l’arrivo prossimo dell’era glaciale, che cerca consenso a suon di titoloni costruiti per la vastissima platea di allodole, che sfrutta la meteo per puri interessi economici, e che più che leggere le carte reali legge le carte che sogna la notte, proviamo, come sempre, ad interpretare il prossimo futuro che ci regalano gli ultimi run dei modelli. In proposito continuiamo a notare la persistenza di una situazione che vede una buona presenza anticiclonica in atlantico ed in alto atlantico e una conseguente discesa di aria artico-marittima destinata all’europa occidentale, dove persiste la alimentata figura di un esteso polo freddo foriero di ritornante occidentale e di instabilità per il mediterraneo. Da qui le ragioni di una fase stagionale persistentemente variabile se non perturbata e con temperature nella norma o, tuttalpiù e sul nord-italia, leggermente al di sotto. Eccolo il grande inverno del freddo e della neve. Altro non è, per ora, che questo. Seriamente si può dire che, fin qui, l’inverno è stato un inverno assai precipitativo; non si può dire che è stato freddo (qui in toscana, tra pisa e volterra e a 150 mt, la T notturna ha toccato lo zero solo una volta). Non rammento, infatti, ondate di freddo o di gelo degne di tale nome. E, senza dirette irruzioni artiche, nonché dirette irruzioni continentali che, praticamente, non si sono viste, è assai improbabile che si possano avere ondate di freddo. La fisionomia di una estesa saccatura in quota che allarga il raggio in senso semi-retrogrado al vicino atlantico e all’europa di francia e spagna non fa altro che mantenere il freddo più intenso confinato piuttosto a nord e ad occidente e collocare il mediterraneo centrale in un’area di confine, esposta si anche all’aria fredda delle quote superiori soprattutto, ma esposta anche all’aria umida e più mite che arriva da ovest o sud-ovest. Nel corso della settimana è ora possibile che il menzionato polo freddo possa muoversi verso est o nord-est (vedi evoluzione in quota rappresentata dai cerchi con la freccia) e che detto transito possa anche produrre una certa diminuzione delle temperature, ma il trend continuerà, probabilmente, a non costituire ragione di ondate di freddo particolari. Semmai, invece, è da analizzare l’azione di un ulteriore affondo dai mari del nord che potrebbe, maturando nel corso del fine settimana, offrirci un episodio freddo, seppur fugace, di un certo maggior rilievo. Una evoluzione del genere può essere certamente interpretata anche come un cambio di circolazione orientato nella direzione di una fisionomia ad azioni fredde artiche più dirette, ma occorre anche valutare il fatto che quanto risulta in corso di seconda decade appare ancora assai incerto e non necessariamente favorevole alla persistenza di azioni fredde. Il disegno si riferisce alla situazione prevista da ECMWF tra venerdi e sabato prossimi; mostra il fatidico e attuale polo freddo del golfo di biscaglia oramai centrato sulla polonia; e mostra la nuova azione fredda più diretta menzionata, certamente ciclogenetica (frecce grandi), e personificata dal polo freddo centrato tra gran bretagna e danimarca…
Pierangelo Perelli