Le nevicate a bassa quota su alcune aree del nord italia in un contesto nord-occidentale con richiamo di correnti meridionali sono la testimonianza di come detta fenomenologia possa verificarsi con una certa facilità quando, nel corso della stagione invernale, si hanno fasi ricche di precipitazioni e di perturbazioni atlantiche. Il cuscinetto di aria fredda che si forma nei bassi strati della pianura padana, e non solo, dopo anche moderati afflussi freddi, non è così facile da scalfire, neanche per le correnti meridionali che, inizialmente, si vedono costrette a sovrastarlo e scorrerlo. Da questo tipo di processo meteo derivano le nevicate, destinate, comunque e alla fine, in un tempo più o meno breve, ad essere sostituite dalle piogge e dal rialzo termico dell’ulteriore incalzare di aria più mite. Si tratta di nevicate da aria fredda statica preesistente e non certo da veri afflussi freddi in atto. Di fatto siamo interessati da un corso occidentale o nord-occidentale, ciclonico, con una estesa azione depressionaria atlantica che coinvolge tutta la parte occidentale del continente e che è destinata a caratterizzare questo scorcio del mese sino, almeno, alla sua metà. Non si intravedono, infatti e per i prossimi giorni, particolari variazioni al tema, e, semmai, eventuali variazioni orientate verso una ulteriore occidentalizzazione opposta a possibilità di afflussi freddi. Dato il profilo barico e dei flussi il freddo vero rimane confinato molto ad est o a nord-est, con il russo-siberiano estraneo ed ostacolato dall’atlantico. Il disegno con la freccia blu mostra la situazione prevista in quota ad inizio seconda decade con la relativa dominante, mentre la freccia viola segna la corrispondente dominante prevista per metà mese. Se ne può dedurre un corso sostanzialmente zonale o ovest-est che poco ha a che vedere con i sogni dei freddisti e, nello stesso tempo, visto l’andamento più frequente del mese di dicembre da parecchio tempo a questa parte, non così strano…
Pierangelo Perelli