Editoriali Slider — 05 Luglio 2020

Ammettere che la fisionomia di questa fase estiva sta tra le azzorre e l’atlantico significa, innanzitutto, escludere onde di calore di matrice africana; in secondo luogo significa che bel tempo e relativa stabilità sono collegabili all’anticiclone delle azzorre; ed in terzo significa che non sono escluse infiltrazioni atlantiche associate a momenti di disturbo. Il passaggio di queste ultime ore non ha certo rappresentato una vera e propria crisi stagionale, ma non lo ha rappresentato per come, fisiologicamente e nella stragrande maggioranza dei casi, i tentativi di mettere in crisi l’anticiclone estivo si traducono in ondate temporalesche di breve durata, assai frammentate ed irregolarmente distribuite. Detta fenomenologia risiede proprio nella fisionomia di situazioni nelle quali l’anticiclone è protagonista, nelle quali le flessioni bariche coinvolgono in prevalenza le quote superiori e nelle quali con difficoltà si determinano marcati sistemi frontali organizzati. Ciò non toglie che, pur in contesti come questi, il temporale intenso, se non la supercella, associati a fenomeni di una certa entità, possano sempre svilupparsi. Nel merito proprio della questione dei tentativi con cui le masse d’aria instabili, associate al flusso oceanico che corre alle latitudini medio-alte, provano, ogni tanto, a scardinare il regime anticiclonico, continuano a meritare attenzione certi movimenti o certe dinamiche di metà mese, tali da far pensare alla possibilità di ulteriori infiltrazioni di una certa entità, se non alla possibilità di un vero e proprio break. Se nelle ultime ore gli stessi modelli hanno un pò ridimensionato certi estremi, è altrettanto vero che rimangono vive ipotesi previsionali di affondi degni di tale nome. Una moderata discrepanza tra i modelli, e tra quelli orientati, più o meno, nella direzione di una decisa ondulazione del fronte polare tra il vicino atlantico ed il continente, non esclude affatto, infatti, che le azzorre possano effettivamente muovere verso le isole britanniche per fornire energia e spinta meridiana ad una flessione sull’europa centrale delle medie latitudini tutt’altro che trascurabile. E se il modello europeo ECMWF, per la metà del mese, mostra il semplice quadro di una saccatura che affonda lungo l’adriatico, quello statunitense GFS continua a descrivere, proprio a partire da quei giorni, una evoluzione tutta volta a determinare una estesa falla ciclonica disposta tra il mediterraneo settentrionale ed il centro-nord europa, potenzialmente in grado di produrre guasti, sul nostro centro-nord in primis, di una discreta entità. Il disegno si riferisce alla situazione prevista in quota per il giorno 15 da ECMWF, mentre la simbologia isoipsica vuole mettere a confronto quanto indicato da ECMWF (linea rossa) e quanto indicato e prospettato, anche in termini evolutivi, da GFS (linee e freccia viola)…

Pierangelo Perelli

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