Tutto il contesto meteo che ci conduce a metà mese e forse anche oltre è ben sintetizzato dal disegno della situazione generale a livello emisferico e a livello artico/euro/atlantico, riferita ad inizio seconda decade. Gli elementi che la contraddistinguono sono sostanzialmente due, e sono quelli già ampiamente menzionati in precedenza. Il primo elemento da considerare è il travaso del lobo asiatico del vortice polare verso sud-ovest e verso ovest, in senso retrogrado; il secondo è quello di uno zonale perturbato o semi-perturbato alle nostre latitudini, quale effetto dinamico complementare del flusso freddo alle alte latitudini. Le speranze dei freddisti di vedere il grande freddo scivolare sino al mediterraneo non sono proprio ingiustificate, ma contrastano con un trend che, al momento, non appare in sintonia con una tale possibilità. E questo in relazione, soprattutto, all’andamento dei flussi in quota, a livello di media ed alta troposfera. Il freddo, peraltro, può arrivare anche senza un’azione dinamica particolare, ma occorre allora l’intervento energico di un russo-siberiano termico, e meglio se ibrido, capace di estendersi verso sud-ovest adeguatamente. Al di fuori di un tale intervento diventano necessarie le azioni dinamiche che bloccano l’occidente ed aprono la porta dell’artico, soprattutto quella continentale. Nessuna delle due tipologie di azioni risulta, nelle prospettive di medio-lungo termine, al momento in campo, anche se il mai dire mai va sempre considerato. In tal senso il disegno della situazione generale di inizio seconda decade, con le frecce grandi indicative dei relativi flussi in quota ed osservabile aprendo una finestra sulla parte emisferica che guarda al settore atlantico, ci racconta benissimo del flusso freddo artico est-ovest alle alte latitudini che muove molto verso ovest sull’alto oceano, e ci racconta, nel contempo, del flusso occidentale opposto che, ondulato e dallo stesso oceano, muove alle latitudini basse e del mediterraneo. Osservando tutta la distribuzione delle basse pressioni che, da oriente ad occidente, abbraccia tutta l’area euro-atlantica, possiamo anche immaginare un corrispondente grande asse di saccatura orientato perfettamente da est ad ovest che, evidentemente, non favorisce discese del freddo da nord a sud. Le favorirebbe se lo stesso asse ruotasse in senso antiorario disponendosi lungo i meridiani sulla base di rialzi barici atlantici volti a bloccare lo zonale. Nello stesso tempo, tuttavia, al netto di una situazione mediterranea che, in quota, privilegia l’occidente e le perturbazioni che arrivano dall’atlantico, non possiamo non considerare, in virtù della dinamica delle saccature in transito da ovest e di quella delle depressioni al suolo associate, la possibilità di temporanei travasi freddi (vedi frecce blu piccole) al passaggio delle stesse perturbazioni, e non tanto per marcate azioni fredde dinamiche o vere chiusure, quanto per effetto di richiami freddi al suolo legati agli intervalli (vedi linee tratteggiate) ed alle corrispondenti temporanee chiusure mobili, sempre al suolo, da legame fra intervallo ed eventuali aree anticicloniche termiche presenti sull’europa orientale o nord-orientale. Potrebbe essere questo il caso, ad es., della depressione in transito tra giovedì ed il fine settimana, e che poi è quella che, nel disegno dei giorni 11/12, è individuabile sull’europa balcanica e centro-orientale…
Pierangelo Perelli