La netta avanzata dell’autunno procede a colpi di vorticità mediterranea che, dopo la recente generale sfuriata temporalesca, tende a concentrarsi su centro-sud e adriatico. Tutto ciò corrisponde proprio alla tipica evoluzione dei sistemi che, una volta entrati in mediterraneo, si separano dal grande flusso atlantico occidentale, ciclonizzano appunto e, eventualmente, prendono contatto con la distribuzione barica negativa dell’est europeo, risultando in un profilo simil dipole. Una tale configurazione non è facile ad esaurirsi e, bloccata oltre che più o meno continuamente alimentata, tende a mantenersi sul posto. Una certa ridistribuzione barica euro-atlantica, portata, sempre in un contesto ad ampie onde, ad allineare i flussi lungo i meridiani, potrebbe, effettivamente, ammorbidire i toni di tale instabilità del centro-sud o del meridione in dirittura di metà mese, ma occorre fare i conti con la possibilità di recrudescenze dettate da ulteriori impulsi. In ogni caso, per come racconta il disegno della situazione prevista in quota ad inizio seconda decade e per come racconta la freccia grande, si può mettere in conto per quei giorni un contesto tendenziale fatto di un flusso nord-ovest/sud-est assai meno insidioso o assai meno instabile, fatta eccezione per una certa ovvia influenza negativa sulla fascia adriatica. Tant’è che il minaccioso vortice presente ed assimilabile agli effetti di una ulteriore spinta ciclonica da nord-est dovrebbe scivolare verso sud o sud-est piuttosto che affondare in senso retrogrado. Tuttavia nulla esclude, vista e per come detto in precedenza, la tendenza dell’anticiclone atlantico a mantenere il blocco e a produrre ulteriori spinte verso nord o nord-est, che si possano successivamente riproporre quadri barici associati a spinte depressionarie di matrice continentale (vedi frecce piccole). Troppo presto per guardare al dopo metà mese, ma va anche detto che il blocco non sembra così propenso ad andarsene in tempi brevi…
Pierangelo Perelli