Il dibattito sul clima è tale da risultare stucchevole; per non parlare di tutti coloro che fanno previsioni in funzione dell’influenza del nino e cose del genere, sapendo che certe influenze sul tempo mediterraneo sono assolutamente imprevedibili. Sono troppe le bocche che parlano e parlano, e a sproposito. Rimane comunque un punto fermo che è quello di un clima assai diverso da quello di decine di anni fa e che preoccupa sulla base della rapidità con cui ha cambiato volto. E se tutto questo è intimamente legato all’azione antropica, in vista di un passaggio alle energie alternative assai difficoltoso e lento e con grandi stati e grandi potenze poco sensibili al problema e più sensibili a fare esperimenti nucleari con missilini vari e a fare guerre per niente che uccidono famiglie e bambini innocenti, c’è poco da stare allegri. Molto interessante, in proposito, quanto ci propone la configurazione a 500 hPa su scala emisferica e riferita a fine decade, in cui si possono cogliere le linee collegate a questo andamento climatico anomalo e che vedono la fascia del sub-tropicale, lato atlantico, ben invadente dal continente americano al continente europeo, spostata verso nord e conseguente barriera nei confronti della spinta generale verso meridione del flusso zonale. Il grande flusso zonale collegato al getto e raccolta dell’aria fredda polare fluisce, pertanto, oltre certe latitudini, al più, per come si vede, destinato ad affondare in laghi stagnanti nella veste di grandi circolazioni chiuse o cut-off, intorno ai quali lo stesso sub-tropicale spinge promontori di tutto rispetto verso settentrione. E se uno di questi cut-off coinvolge, come accade sempre di più e da tempo, il pieno oceano atlantico, risulta evidente come il mediterraneo e parte dell’europa siano costrette a risentire gli effetti di rimonte sub-tropicali foriere di stabilità e di temperature elevate. In pratica accade che l’autunno delle grandi perturbazioni tenda a fluire da ovest ad est molto a nord senza riuscire, nel suo complesso, ad abbassarsi di latitudine, e, nei suoi tentativi di scendere verso sud, riuscendo solo a rilasciare sue derivazioni o masse di aria fredda che si staccano e si isolano in laghi di aria fredda stagnanti. Non che tali grandi vortici non corrispondano a brutto tempo e non siano, di per sé, fisiologici; tutt’altro. Ma se diventano la regola e se, per come accade, e probabilmente a causa di temperature oceaniche elevate, coinvolgono il pieno atlantico, a noi non possono che toccarci, per lunghi periodi, grandi estensioni del sub-tropicale. Ed un cambiamento? Beh, l’eventuale cambiamento del tempo in senso autunnale i modelli continuano a mostrarlo ma anche a rimandarlo, facendo al momento ritenere che le linee della dinamica euro-atlantica cominceranno ad assumere profili più consoni al periodo in dirittura di metà mese, quando, forse e finalmente, il fronte polare ed il flusso zonale nel suo complesso, tenderanno a scivolare gradualmente di latitudine, facendoci rivedere e ricordare, forse, cos’è l’autunno…
Pierangelo Perelli