Il caldo che sarà ce lo raccontano le carte isoipsiche e isotermiche relative a determinate quote. Inutile ribadire che la faccenda evolve e si compie in un contesto di non apprezzabili flussi al suolo, resi blandi o assenti dalla invadente e corposa presenza di un’area anticiclonica dinamica davvero significativa, destinata ad inglobare, in estensione dal nord-africa, buona parte del mediterraneo. In situazioni come queste, sicuramente di un certo rilievo, mi sento di dire di non fissarsi mai troppo su certe pagine meteo o certi siti, onde evitare attacchi di panico o attacchi di angoscia, dato che relativi titoloni deliranti ed articoli grotteschi ed al limite del ridicolo o comici assimilabili alla previsione di catastrofi bibliche sono all’ordine del giorno. Trattando invece la questione in maniera seria e razionale non possiamo nasconderci che avremo una fase molto calda, ovvero una vera e propria onda di calore, non tanto sostenuta da avvezioni calde al suolo quanto da valori barici in quota di tutto rispetto. Sul quanto detta fase durerà e sul come evolverà sussistono ancora parecchie incertezze, ma ammettendo, sulla base di quanto dicono le ultime emissioni, che potrebbe durare sino almeno quasi a fine seconda decade, non ammettiamo probabilmente nulla di inverosimile. Nel ribadire che sarà un caldo sostenuto in prevalenza da vigorose alte pressioni in quota possiamo, guardando alle carte, sperare in una evoluzione che tenda gradualmente a spostare verso ovest e a ridurre detti massimi barici, sino a riavere temperature ben estive ma più normali a partire dai giorni 17/18. Il disegno mostra la mappa isotermica a 850 hPa (intorno a 1.500 mt; colori e linee bianche) prevista intorno ai giorni 10/11 e mostra una gradazione di valori che, dai 28 delle isole ai 20 che raggiungono le regioni settentrionali, ci raccontano molto bene del caldo che potrà fare. Nel corso della settimana, tuttavia, pur in un contesto non certo di particolari riduzioni termiche (i picchi massimi, in prevalenza sul centro-sud, sono inquadrabili a metà settimana), sembra doversi verificare un lento trasferimento del promontorio anticiclonico verso occidente e verso l’iberia, associato ad un certo moderato suo ritiro e a successiva rotazione oraria del suo asse (vedi, rappresentata dalle linee scure, la mappa isotermica a 850 hPa prevista per i giorni 17/18), legata agli sviluppi dinamici di una saccatura in atlantico in affondo ed in tendenziale ristagno. C’è da dire che un movimento di lungo termine del genere può anche spingere nuovamente il promontorio iberico verso latitudini più settentrionali, da sud-ovest a nord-est ed in direzione delle nostre regioni settentrionali, ma altrettanto va detto che detta evoluzione non è così scontata e che lo stesso promontorio, ridimensionato in termini di valori barici, potrebbe invece un pò cedere al forcing atlantico oppure espandersi in senso meridiano lungo l’europa occidentale. Stiamo parlando di ipotesi evolutive e di contesti inquadrabili tra fine seconda ed inizio terza decade, e, dunque, evidentemente meritevoli di parecchie verifiche…
Pierangelo Perelli