Guardare giornalmente le carte dei modelli e vedere che, anche in febbraio, sembra non dover accadere nulla di particolare in senso invernale per le nostre latitudini, fa un certo effetto. Se l’inverno finirà in questo modo mi sentirò di catalogarlo come l’inverno più atipico e scialbo che abbia visto da quando seguo il tempo (un pò di decenni, ahimé). Le dominanti, infatti, continuano e, come sembra, continueranno per un pò ad essere un sub-tropicale invadente ed una alta zonalità segnata da valori significativamente elevati dei vari indici teleconvettivi che la zonalità misurano. Di detta marcata zonalità parla l’intenso flusso occidentale, associato a venti di tempesta, che sta per coinvolgere il centro-nord continentale e che si associa a gradienti barici davvero consistenti. Si notano valori di pressione in quota tipici da polo nord che si estendono verso il nord europa mentre alle basse latitudini fa bella presenza di se stesso un corso anticiclonico assai solido e protettivo. Per dirla in termini colorimetrici, ed in base ai colori con cui le mappe rappresentano i valori barici di 500 hPa, dal nord al sud europa si passa direttamente dai colori viola intensi ai colori caldi gialli e rossi senza transizioni blu, azzurre o celesti di sorta. Detta così è detta in un modo assai semplicistico ma da l’idea. Non sono, però, né tra quelli che già sentenziano la fine della stagione e neanche tra quelli che danno per scontato, a causa di un inverno da vortice polare incorruttibile, una primavera rovinata e di irruzioni fredde. Ovviamente, e tanto meno, mi associo a tutte le varie tendenze stagionali che dipingono a caratteri forti la prossima estate. Le elaborazioni tecniche che guardano ad oltre 5-7 giorni e che guardano molto avanti le rispetto, le considero, le valuto, ma le inquadro sempre nell’ambito del basso valore probabilistico che le caratterizza. Quanto potrà accadere da metà mese, infatti, non lo si può dire o lo si può dire senza alcuna certezza. Per cui, prima di dire che l’inverno finirà così, aspetterei. Detto questo ci rimane, e come sempre, da esaminare le carte per commentarle e per vedere che, a dispetto di un contesto generale di scarse rivoluzioni, qualcosa di quantomeno modesto, sembra muoversi intorno a fine seconda o intorno ad inizio terza decade, quando, secondo GFS, il profilo generale può cominciare a dissociarsi dal quadro a cui stiamo assistendo per regalare qualcosa, in termini di indice zonale e vortice polare, di più ondulato e meno compatto. Il mio disegno fa riferimento alla situazione prevista in quota da GFS ad inizio terza decade ed è eloquente nel definire qualcosa di più attinente a spinte settentrionali ed a rialzi barici sul nord atlantico…
Pierangelo Perelli