L’ansiosa attesa di un cambio meteo che dia un senso alla stagione e che agiti la stasi di un tempo cristallizzato sulla immagine di sereni umidi e nebbiosi, di banchi di stratocumoli, sulle inversioni termiche e sul dominio di una mite zonalità a componente anticiclonica, comincia a trovare il conforto di segnali positivi sempre più evidenti, che i modelli inquadrano, variamente, tra l’inizio di terza decade, la fine del mese e l’inizio di febbraio. Esaltarsi adesso per le ultime proposte CFS, nel segno di afflussi siberiani di inizio febbraio, mi sembra prematuro. Non mi sembra, invece, così prematuro, prendere in considerazione qualche interessante movimento che, sia il modello europeo ECMWF che quello americano GFS, mostrano per i giorni tra la fine della seconda decade e l’inizio della terza. L’azione medesima appare tanto interessante quanto incerta sulla durata ma che entrambi i prestigiosi modelli segnino il quadro di una fase invernale è un fatto di cui tener conto. Il disegno, riferito a quanto ECMWF prevede per quei giorni in quota, identifica una rapida rimonta anticiclonica in direzione della scandinavia, una falla di possibile richiamo su gibilterra ed un nucleo freddo in discesa sulla francia. Pertanto ammettere le effettive possibilità di un blocco favorevole a discese fredde, forcing zonale e ramo africano del sub-tropicale permettendo, non mi pare così irrazionale, anche se il forecast è di lungo termine e contempla una probabilità ancora relativamente bassa. Mettere in conto, però e al di là del forecast in discussione, una certa probabilità che dalla terza decade ai primi di febbraio l’inverno possa finalmente arrivare, trova giustificazione nel fatto che il vortice polare è in uno stato di elevatissima compattezza ed in raffreddamento oramai da troppo tempo e nel fatto che da diversi giorni un pò tutti i vari modelli danno indicazioni in tal senso…
Pierangelo Perelli