I modelli stanno confermando la possibilità di una fase fredda o di segno più invernale che primaverile proprio in prossimità dell’inizio della primavera astronomica. L’episodio tende a collocarsi tra la metà del mese e l’inizio della terza decade, con un acuto di aria fredda tra i giorni 18 e 20. La fisionomia che presentano i medesimi modelli è proprio quel profilo rex blocking tanto agognato dai freddisti nel corso dell’inverno e che struttura un corridoio freddo esteso dall’europa nord-orientale alla francia e al mediterraneo settentrionale. Una disposizione del genere presuppone, appunto, un blocco sul vicino atlantico e sull’europa occidentale che ruota il suo asse gradualmente in senso orario e che fa ingranaggio con successivi nuclei freddi del nord-europa in movimento semi-retrogrado o verso sud-ovest. Quanto tale configurazione presenterà una connotazione nettamente a favore di una spinta fredda diretta o una connotazione meno drastica ed ammorbidita da una maggiore invadenza anticiclonica è ancora da verificare, ma è quasi certo che, in quei giorni, la progressione stagionale subirà una più o meno brusca frenata. Non siamo in pieno inverno ed è evidente che non potremo certo avere chissà quali basse temperature o le basse temperature che, con una situazione del genere, avremmo avuto in gennaio o in febbraio. Ma è altrettanto chiaro che una fase di alcuni giorni poco primaverile è da mettere in conto. Il disegno si riferisce alla situazione generale prevista tra il 18 ed il 19, ed è eloquente nel mostrare il promontorio delle alte pressioni (frecce rosse grandi) e gli impulsi (frecce blu grandi) che, come onde secondarie, muovono nel contesto della ampia saccatura estesa dall’europa nord-orientale al mediterraneo. E si nota, persino, la possibilità della influenza ciclogenetica di un vero e proprio polo freddo in quota in movimento da est ad ovest tra il mediterraneo e la media latitudine del continente. Visto il blocco la risoluzione di un contesto del genere non potrà essere così rapida ma, comunque, si può certamente mettere in conto la possibilità che, già a partire dai primi giorni di terza decade, tutta la configurazione dei centri barici evolva da ovest ad est e da nord a sud (frecce piccole) in maniera tale da allontanare verso latitudini ben più basse la falla di richiamo e da avere estensioni anticicloniche sufficientemente di ripristino…
Pierangelo Perelli