Considerare un fatto negativo la possibilità che proprio la fase equinoziale di primavera sia guastata da una, più o meno duratura, ondata artico-continentale, fa sorridere. C’è di peggio, e lo sappiamo. Ma, di questi tempi, c’è da sperare, più che in altri, che la temperatura si alzi ed arrivi quel caldo che, del virus, potrebbe rappresentare un, seppur flebile, nemico. Noi amanti del freddo e della neve avremmo sperato che eventi del genere si fossero prospettati in gennaio. Ed invece eccoli qua, a tormentare la primavera. Tutto è ancora da definire e, come sappiamo, si tratta sempre di ammettere delle possibilità, delle probabilità. Ma la uniformità dei modelli, per quanto non assoluta, ci induce a ritenere abbastanza probabile che, proprio in fase equinoziale, le azioni dinamiche in gioco tendano a sganciare un polo freddo semi-retrogrado in un profilo rex-blocking, dal vortice polare, diretto da nord-est e dalle aree artico-continentali verso europa centro-occidentale e mediterraneo. Ad un contesto di questo tipo possono corrispondere evoluzioni più o meno ad influenza diretta, e non necessariamente di grande freddo, ma, di sicuro, la possibilità che il polo freddo suddetto attivi la classica depressione mediterranea che attira masse fredde dall’est del continente, è tutt’altro che remota. Il disegno, che illustra la situazione prevista, più o meno, dai principali modelli, al suolo ed in quota, delinea quanto detto e contestualizza la classica fisionomia invernale con polo freddo in quota sulla francia e a nord delle alpi e la associata fase baroclina della ciclogenesi a sud est in mediterraneo. C’è da ammettere che, proprio in primavera, certi eventi sono spesso episodici, ma non è detto e, sia i termini effettivi del concretizzarsi di tale struttura e sia i termini della sua eventuale durata, li vedremo…
Pierangelo Perelli