Tra un vortice polare che mostra di non voler cedere, una invadenza anticiclonica mediterranea che fornisce segnali da primavera ed un contesto generale persistentemente zonale, le possibilità di vedere una stagione che trasforma se stessa ed acquista quel dinamismo che dell’inverno è tipico, continuano ad essere scarse od assenti. Sino a fine mese non risultano, infatti, salvo sorprese, novità apprezzabili. E’ pur vero che il modello americano GFS prospetta, tra la fine della seconda decade e la fine della terza, almeno un paio di infiltrazioni settentrionali, ma senza particolari clamori e con l’idea che possa trattarsi di episodi assai fugaci e di modesta entità. Quello che, secondo l’altro modello CFS potrebbe invece accadere, è una esplosione d’inverno ad inizio marzo, che, a dire il vero, CFS, indica da qualche tempo, seppur a fasi alterne. Presentare certe situazioni a fasi alterne, con ribaltoni da un run ad un altro, non è, però, certo sinonimo di situazioni associate a buona probabilità. E pertanto le prendiamo per quello che, proprio dal punto di vista della modesta probabilità di avverarsi, rappresentano. Tuttavia un certo interesse lo creano, per vari motivi. Uno di questi motivi, ad es., è quello associato alle leggi della termodinamica, certamente tutt’altro che sfavorevoli alla possibilità che tutta l’energia accumulata nel corso della stagione possa generare intensi episodi invernali a fine stagione, se non in primavera. In primavera, naturalmente, non ce lo auguriamo. In proposito il disegno mostra la situazione che, nell’ultimo suo run, CFS indica per il 3 marzo e fa vedere i segni di un polo freddo retrogrado, in moto dall’europa orientale lungo l’europa centrale e le nostre regioni settentrionali, davvero consistente e tale, per connotazione generale, da dare origine ad una ciclogenesi del mediterraneo settentrionale, assai prodiga di aria molto fredda…
Pierangelo Perelli