I modelli che, ora, finalmente, mostrano mappe di un certo interesse riferite alla terza decade, fanno pensare che certe dinamiche orientate al vero inverno, per quel periodo, possano davvero concretizzarsi. Siamo nel campo delle ipotesi, nel campo di una ancora significativa non univocità tra i vari istituti, per cui non me la sento, per ora, di inneggiare al grande inverno in arrivo. La raptio mi induce a riflettere e ad aspettare. Ma mi induce anche a commentare e a prendere atto del fatto che si evidenziano movimenti assai interessanti, non per forza destinati ad eventi freddi, ma, in ogni caso, meritevoli di attenta considerazione. In sintesi, nel corso della prima parte della terza decade, viene mostrato quello che in termine tecnico viene definito un pattern wave1-wave2, il quale corrisponde ad una alterazione del vortice polare e ad un impedimento della sua fisiologica zonalità. Delle grandi ondulazioni riferite a detto contesto, all’europa ed al mediterraneo interessa, naturalmente, quella euro-atlantica, caratterizzata da una rimonta azzorriana in atlantico e da una complementare discesa di un ramo del vortice polare sul continente sino a relative basse latitudini. Tutto questo non crea affatto, per forza, il freddo sull’italia, ma può crearlo se il percorso della saccatura è di un certo tipo. E sta proprio in questo la differenza tra le possibili situazioni che un evento del genere può realizzare. Lo sprofondamento di un ramo del VP, sino al mediterraneo, ed in veste di saccatura con caratteristiche di termiche e valori barici in quota molto bassi, sembra oramai scontato. Molto meno scontate sono da considerare, invece, le dinamiche evolutive conseguenti, funzionali a certe interazioni e a certi sviluppi. La prima cosa di cui tener conto, dell’irruzione, è, intanto, l’area bersaglio, che può essere più o meno spostata di longitudine. Ci sono poi da considerare la forza del blocco, più o meno energica nel chiudere la porta dell’oceano, ed i suoi spostamenti, a loro volta più o meno orientati verso il disegno di una continentalizzazione. Ecco che in queste situazioni assai movimentate fare deduzioni risulta assai complicato, al punto che non si possono escludere evoluzioni alternative, relativamente all’esito fenomenologico, anche molto diverse. L’aria fredda in quota, che, al momento, sembra, in un primo tempo almeno, maggiormente destinata a iberia e mediterraneo occidentale, può finire per attirare o aprire all’atlantico producendo uno schema dipole tutto da verificare nella sua disposizione in latitudine (simbologia blu); oppure, seppur in assenza di riaperture oceaniche, può allargare il tiro fino a contestualizzare l’onda ciclonica molto a largo aprendo a correnti mediterranee sud-occidentali invece che settentrionali (simbologia rossa); o ancora si può avere una evoluzione nel senso di una continentalizzazione con spinta fredda orientale (simbologia viola). Insomma, il tutto appare, per i freddisti, assai interessante, ma in un contesto ancora tutto da scoprire…
Pierangelo Perelli

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