Chi ha voglia di esaminare e cercare di interpretare le mappe dei modelli ad ogni run o in continuo ha un lavoro neurologico ed impegnativo assicurato. E soprattutto quando, nella distanza del lungo termine, si prospettano cambiamenti auspicabili, degni di nota e meritevoli di essere studiati. E non è certo colpa dei modelli il disorientamento che la continua loro correzione di tiro può creare; è semmai colpa di chi, compreso il sottoscritto, tende, a volte, istintivamente ed erroneamente, a considerare certe visioni auspicabili ma ancora troppo distanti, delle simil certezze. Mappe a 10 giorni di certezze ne offrono, infatti, assai poche, specialmente quando offrono variazioni continue e una scarsa uniformità. Personalmente non parteggio per nessun modello e, come è giusto fare, li considero tutti, più o meno, seri ed affidabili. Di sicuro, come tutti, preferirei che a 7, 10, 15 giorni, presentassero più uniformità e preferirei anche che, nel corso del tempo, risultassero meno ballerini. Sarebbe tutto più semplice da esaminare e da considerare credibile. Ma dobbiamo prendere atto che, anche se non sempre ma in molti casi, guardare nel corso delle ore e dei giorni mappe di lungo termine, offre questo. La situazione attuale è, ad es., una di quelle in cui le mappe di lungo termine fanno intravedere un cambiamento nella direzione di irruzioni artiche ma mostrano anche, nel contempo, una eccessiva variabilità da un run all’altro nonché evoluzioni generali, in termini di target dell’aria fredda e di intensità delle medesime irruzioni, tuttaltro che, tra i vari modelli, identiche. Possiamo certamente, oramai e quanto meno, fissare il punto fermo di un cambiamento post-natalizio nel segno di un rialzo barico dell’anticiclone atlantico e dell’attivazione conseguente di processi di irruzione artica, ed inizialmente probabilmente artico-marittima, in grado di guadagnare le latitudini anche dell’europa meridionale. Poi possiamo forse anche dire che nelle ultime ore tutti i modelli hanno corretto il tiro secondo il quale dette discese fredde dovrebbero procedere secondo una meridianizzazione più diretta e meno estesa verso occidente a causa di una alta pressione più ingerente. Ma possiamo dire ben poco riguardo a relative intensità, profilo preciso del disegno barico e durata. Se esaminiamo, infatti, l’andamento riferito ai giorni 26-27 di una isoipsa di riferimento e di confine tra alte e basse pressioni in quota di tre tra i modelli più prestigiosi, (vedi frecce; il disegno generale si riferisce alla relativa situazione prevista dal modello europeo) notiamo, innanzitutto un affondo artico capace di raggiungere il mediterraneo ma non così eclatante, e poi una differenza di profilo non così insignificante. Va anche detto che, al netto della possibilità che i giorni del dopo natale possano regalarci dell’aria artica, il tutto appare strettamente legato ad un contesto mobile o semi-mobile, poco prodigo di grandi split degni di tale nome e di veri o autentici blocchi. Ma non fasciamoci troppo la testa, e tra le varie possibilità, non ultima anche quella di ulteriori affondi artici tra la fine dell’anno e l’inizio di gennaio, vediamo…
Pierangelo Perelli