Una delle più classiche evoluzioni degli affondi artico-marittimi segnati da una ampia ed attiva saccatura ci porta all’altrettanto classica circolazione ciclonica mediterranea, tendenzialmente orientata a concentrarsi sul centro-sud. In tali casi la medesima evoluzione, segnata da forcing meridiani e da quelli della vorticità ciclonica, non può certamente essere rapida tant’è che la fase di maltempo e di instabilità non potrà non avere uno strascico più o meno lungo ed in graduale transito da nord-ovest a sud-est o da nord a sud. Complessivamente il medesimo graduale sviluppo è, per ovvii motivi, da associare anche al contesto di una circolazione assi fredda in quota e di una circolazione che richiama aria fredda continentale nei bassi strati, le quali caratterizzano una tipica fase invernale. Siamo o saremo per qualche giorno in una fase fredda ma, tuttavia, non siamo e, forse, non saremo, in una configurazione da grande freddo o di gelo, giacché il profilo dei flussi e dei centri barici, pur aprendo e consentendo un certo richiamo dai quadranti orientali, non si configura proprio come quello delle forti spinte artico-continentali o siberiane durature. Se, nel mio disegno, osserviamo la situazione generale prevista intorno ai giorni 23/24, ed ovvero quando il sistema ha raggiunto il massimo grado di maturazione, possiamo individuare la disposizione dell’ampio vortice freddo in quota che abbraccia buona parte dell’area mediterranea, la mappa dei flussi dei bassi strati (frecce piccole) attinente al richiamo freddo suddetto che interessa le latitudini del centro europa e del mediterraneo settentrionale, e, nel contempo, una disposizione dei centri barici e dei medesimi flussi più da cut-off mediterraneo o da circolazione isolata che da saccatura artico-marittima o da dipolo aperto ad aria siberiana. E’ pur vero che la stessa circolazione ciclonica, nei giorni successivi, è destinata ad entrare in fase con impulsi freddi da nord o nord-ovest in moto sull’europa orientale, ma nell’ambito di un suo progressivo confinamento verso sud-est e, a seguire, nell’ambito di un suo rientro nella grande circolazione e di un suo trasferimento verso levante (vedi frecce viola in sovraimpressione). Tutto questo è anche da ascrivere a quanto gli ultimi run ci indicano per il lungo termine, associabile ad ulteriori rialzi barici meridiani in oceano ed a conseguenti spinte fredde meridiane sull’est europeo, ancora da interpretare se più o meno influenti anche per la nostra penisola o se tenute a distanza e ad oriente da un blocco anticiclonico più invadente…
Pierangelo Perelli