La causa di una così prolungata salute del vortice polare risiede nei misteri del tempo oppure, come è più logico che sia, risiede in qualche motivazione climatologica che possono spiegare solo gli studiosi del clima. L’associazione tra situazioni di questo tipo ed il fantomatico global warming viene facile ed anche troppo, ma, per come ho già scritto in precedenza, ogni tipo di affermazione e di associazione come questa va poi spiegata scientificamente e bene; altrimenti trattasi di dettami campati in aria. La causa di inverni come questo e di questa prolungata salute del VP risiede nella tendenza ad una maggiore forza ed estensione in latitudine del sub-tropicale? Il global warming amplifica il forcing zonale? Il global warming riduce l’esigenza emisferica di scambi termici tra latitudini? Sono tutte domande a cui dare una risposta è assai difficile, anche per gli esperti, soprattutto in virtù del fatto che sussistono ancora dubbi sul medesimo global warming antropico ed in virtù del fatto che certe domande trovano, tuttora, risposte tecniche di segno opposto. Pertanto, e come sempre, pur tenendo vivi certi quesiti fondamentali, ci limitiamo a valutare la situazione attuale e quella che potrà manifestarsi nel futuro rispetto ad una previsione di medio e lungo termine. Ed in proposito occorre dire che, probabilmente, non sarà gennaio a cambiare le carte in tavola ed il destino di questa stagione. Per tutto il mese si continuano a notare disturbi del VP assai modesti, un sub-tropicale capace di annullare i tentativi di affondi ed una mobilità zonale di un certo rilievo. Il caso di questi ultimi giorni è, in proposito, emblematico. L’affondo settentrionale tende verso gibilterra e ad isolarsi in un esteso cut-off, imprigionato in alte pressioni poco disturbate, ben disposte in latitudine e ben collaborative rispetto al flusso dominante ovest-est. Per fortuna, ma vista la distanza temporale stiamo parlando di trend tutti molto da verificare, febbraio mostra qualche segno di una maggiore dinamicità meridiana che, se confermata, potrebbe dare alla stagione un volto un pò diverso. D’altra parte, se la fisiologia del clima non inganna, qualcosa che assomigli ad un contesto di pattern assimilabili ad un VP disturbato ed a situazioni con un maggiori scambi termici dovrà pur, prima o poi, manifestarsi. Certo è che, nel contempo, se andiamo a scrutare sino a marzo, per osservare mappe davvero significative al riguardo, bisogna arrivare proprio a fine stagione. Il disegno mostra, infatti, la situazione emisferica di 500 hPa, e per i freddisti la migliore sino ad allora, indicata da CFS per i primi di marzo…
Pierangelo perelli