Un paio di veloci sferzate artico continentali destinate al centro sud e con target principale la penisola balcanica e una fase caratterizzata da successive spinte artico-marittime, nei prossimi giorni tendenti a polari marittime hanno, fin qui, caratterizzato il mese, dipingendolo come un mese in sintonia con il periodo climatico, e senza particolari estremi o ondate di freddo degne di essere ricordate. Le ondate di gelo degne di essere ricordate sono quelle associate a blocchi che, in modo drastico, annullano ogni segno di zonalità, invertendo il normale flusso occidentale o segnando corsi stazionari da est o nord-est. Un azzorriano intraprendente nel posizionare massimi oceanici a latitudini relativamente alte è stato l’elemento meteo fondante del mese ma in un disegno, generalmente, mobile e con una componente occidentale, ovvero associato a ondulazioni, pur se di matrice settentrionale, secondarie ed in rapido transito. Le speranze freddiste vincolate all’energico stratwarming natalizio non sono state soddisfatte, e senza che questo debba meravigliare, dato che la connessione tra major stratwarming e scompaginamenti sostanziali in troposfera, è tuttaltro che certa ed automatica. Naturalmente questo non significa che la stagione non possa avere ancora molto da dire, e senza bisogno di scomodare gli stratw. Rimanendo nel presente e nel medio termine, dall’esame dei giorni di questo finale di mese deriva una sintesi che descrive un sostanziale flusso mobile nord/ovest-sud-est, artico marittimo e tendenzialmente polare marittimo, che, per come già indicato sopra, tende a produrre una fase variabile, relativamente fredda perché associata ad onde provenienti dall’alto atlantico, ma tuttaltro che di gelo. E nell’arco di una settimana, la prossima, saranno, di fatto, ben tre le ondulazioni mobili negative del nord-atlantico in grado di coinvolgere la penisola (il disegno è riferito alla situazione in quota di metà settimana, ed inquadra la seconda di tali saccature). Avremo, pertanto, un tempo caratterizzato da momenti di breve tregua alternati a fasi instabili o perturbate e con precipitazioni, nevose a quote relativamente basse al nord. Ovvero avremo la più tipica e normale stagione, climaticamente parlando, per il periodo. Lo sguardo, poi, oltre questa fase, e proiettato ai giorni successivi ai giorni 3-4 del prossimo mese, al momento, non consente di intravedere evoluzioni certe. Tra queste, però, una menzione a quella che, secondo alcuni modelli, vede la terza saccatura indicata come di chiusura, mi pare doverosa, se non altro perché è quella da cui potrebbero svilupparsi quei contesti ben diversi e continentali, tanto cari ai freddisti (tendenza rappresentata dalla simbologia rossa)…
Pierangelo Perelli