A dispetto di passate proiezioni di fine mese favorevoli a profili, per quanto sempre anticiclonici, relativamente zonali, c’è da ammettere una graduale correzione al tiro che ha rinforzato le credenziali dell’africano. Non che un sub-tropicale ben saldo non fosse stato indicato. Ma una qualche flebile speranza di un certo cedimento del medesimo alle latitudini del mediterraneo settentrionale poteva non essere ingiustificata. Quello che è andato affermandosi, infatti e nonostante un bel flusso groenlandese che coinvolge il medio e l’alto continente, è un profilo stazionario nella sua essenza globale, caratterizzato da debole o moderato affondo tra golfo di biscaglia, francia occidentale e area pirenaica, e conseguente flusso sud-occidentale che ingloba buona parte del nostro settentrione. I più tecnici potranno, in una situazione del genere, vedere qualcosa che ricorda il ring blocking. E, al di là di un tale più o meno azzardato riferimento, c’è da dire che in un contesto del genere tutto concorre a mantenere un quadro di condizioni in cui al centro-sud domina il sub-tropicale ed al centro-nord un flusso instabile. Evito di descrivere che si tratta del classico quadro con l’italia divisa in due perché, data la caratteristica di frase equiparabile al peggiore dei luoghi comuni entrati da decenni nel gergo della sottocultura di massa, potrei regalarmi ore di nausea. Quello che, invece, sensatamente e con il ragionamento, si può affermare, è che la linea di contrasto che si genera in questi casi è assai marcata e, di conseguenza, lo sono le condizioni dinamiche e termiche che favoriscono l’instabilità. Il baluardo anticiclonico, che corrisponde ad una massa di aria calda stabile in quota, tiene a bada e rende stazionario il flusso delle correnti dell’aria di segno opposto che fluisce a latitudini più settentrionali e che finisce, inevitabilmente, per accelerare e per usufruire dell’apporto di energia utile allo sviluppo dei fenomeni temporaleschi di cui sappiamo. Se guardiamo il disegno della situazione generale attuale, in quota (colori) e al suolo (linee bianche delle isobare), nonché dei flussi corrispondenti, possiamo dedurre, per il nord italia, tutti i vari aspetti di una situazione assai favorevole alla genesi rapida di corpose celle temporalesche, ben sviluppate in altezza. Il centro-sud riceve la protezione dell’anticiclone; il nord, viceversa, soffre le condizioni di una vorticità positiva, di una divergenza in quota e di un gradiente marcato di instabilità, tali da innescare la formazione di fenomeni anche violenti. E in un contesto che produce in modo rapido cumulonembi molto sviluppati e, ben più raramente, supercelle, la dinamica della turbolenza che mette insieme forti correnti caldo-umide ascendenti e forti correnti fredde discendenti può tenere in quota le masse ghiacciate per tempi relativamente lunghi e tali da farle accrescere, prima che cadano a terra, fino a dimensioni assai rilevanti. In proiezione futura appare assai difficile che il sub-tropicale ceda il passo. Anzi, potrebbe vedere persino fasi di ulteriore rinforzo. C’è, però, da dire, che l’inizio del prossimo mese continua a mostrarci, come da qualche tempo, la possibilità di una certa evoluzione nella direzione di una configurazione appena appena più zonale e più mobile, e con fronte polare, per lo meno per momenti, altrettanto appena appena più basso di latitudine. Vedremo…
Pierangelo Perelli