Le due ipotesi meteo di medio-lungo termine, da me indicate in precedenza, continuano ad essere valide, anche perché la prognosi che riguarda gli esiti meteo dei giorni intorno all’epifania e, soprattutto, di quelli del dopo 7 gennaio, è tutt’altro che sciolta. Ecco perché scrivere titoloni ed articoli basati su quanto i modelli mostrano 7-10 giorni prima è come scommettere nel lancio della monetina e scrivere il nulla. E chi li scrive lo sa o dovrebbe saperlo. Solo che qualcosa ad effetto bisogna scriverlo. Altrimenti chi legge? Chi clicca? Per di più leggendoli, detti articoli, si scopre che non dicono granché oltre il loro titolo. Tornando al range delle evoluzioni possibili, sempre facendo riferimento alle ipotesi molto ipotesi di afflussi freddi degni di nota, occorre senz’altro ammettere che queste non sono da escludere. Ma fanno ancora parte di un range di possibilità che ben poco autorizza a fare proclami. I modelli, infatti, da giorni e giorni e riguardo al periodo indicato, non smettono di cambiare o, addirittura, ribaltare se stessi ad ogni run. Per l’occasione e per un esame della situazione ho disegnato quanto suggerisce l’ultima emissione del modello GFS, al momento tra quelle che caldeggiano la possibilità di una temporanea sbuffata artica intorno a fine decade. Si vede, nel disegno della situazione generale prevista intorno ai giorni 6/7, l’aria fredda che affonda sul continente ma che, all’altezza di francia e gran bretagna, devia decisa verso ovest, richiamata nella circolazione ciclonica atlantica. E’ questo il punto del quadro da cui possono derivare differenti tipi di evoluzioni. Se, per come ammette la stessa emissione GFS, la depressione atlantica medesima tende poi, agganciata, a muovere verso levante ed a comportarsi come depressione di chiusura, si può effettivamente avere, verso fine decade, una certa sbuffata artica, più o meno temporanea (vedi il contesto della simbologia); e non è completamente escluso che la medesima sbuffata, sulla base di un blocco ad ovest e di un’alta pressione poco invadente, per come ci dicono altri modelli non possa risultare più di una semplice breve sbuffata. Se detta chiusura tende, invece, a non avvenire, con la persistenza dell’apertura della porta oceanica, può accadere che l’aria fredda se ne vada verso l’oceano senza coinvolgerci. Occorre aggiungere, poi, a dette possibilità, quella che privilegia flussi che permangono a latitudini relativamente alte finendo per definire un corso occidentale mite e, magari, anche con rialzi barici dinamici, e quella che fa sprofondare l’aria fredda verso latitudini abbastanza meridionali vedendo, però e nel contempo, un anticiclone così invadente verso levante da tenere l’afflusso settentrionale piuttosto ad est…
Pierangelo Perelli