Editoriali Slider — 31 Gennaio 2021

L’esame delle situazioni meteo indicate dalle mappe modellistiche di lungo termine deve sempre ammettere che le medesime sono assimilabili ad ipotesi e deve, anche e soprattutto, cercare di leggervi tutti i vari sbocchi evolutivi possibili. Nell’esaminare, 3 giorni fa, mappe indicative di una sorta di split con tanto di prospettive fredde intrinseche, scrissi: “è una configurazione che senza ombra di dubbio può preludere ad una intensa e durevole disposizione a saccatura estesa dalle regioni dell’artico-continentale al mediterraneo, ma, e dobbiamo dircelo, può preludere anche ad evoluzioni fredde meno durevoli o anche a disegni meno accattivanti che vedono il lobo del vortice polare non entrare in fase con la sacca iberico-mediterranea o anche evolvere nel rispetto di richiami oceanici e di rialzi barici del sub-tropicale alle basse latitudini.” Ebbene, quello che prospettano le mappe a distanza di 3 giorni è il contesto di uno split in fase embrionale che poi, però, non matura, favorendo un disegno di richiamo oceanico e, più in generale, di mobilità zonale. In questo modo il freddo possibile ci saluta, affonda temporaneamente i suoi colpi sull’europa orientale o nord-orientale, accenna a scendere di latitudine ma poi, senza la guida di un blocco capace di indirizzarlo verso sud o sud-ovest, rientra subito nei ranghi della classica fascia depressionaria, più o meno ondulata, che descrive l’altrettanto classico flusso atlantico delle nostre latitudini. Non c’è nulla di strano in tutto questo o in modelli che oggi indicano certe evoluzioni e che domani ne indicano altre. Chi sa interpretare correttamente la meteorologia e il suo significato probabilistico capisce anche il senso di quelli che appaiono come strani ribaltoni ma che, invece, sono semplici aggiornamenti operati dai sofisticati calcoli fisico-matematici che la meteo cercano di prevederla. Ed è anche sempre vero che i cosiddetti ribaltoni trovano spiegazione in differenze bariche o della grande circolazione emisferica che, ad un attento esame, sono ampiamente spiegabili e descrivibili tecnicamente o scientificamente. Se guardiamo, nel mio disegno, e relativamente alla previsione per i giorni 6-8 febbraio, nella mappa piccola quanto i modelli indicavano 3 giorni fa e nella mappa grande quanto indicano con gli ultimi run, notiamo un passaggio che vede: l’idea di split, associato a rialzo altopressorio sul nord-atlantico e sull’artide, non maturare; massimi barici delle alte latitudini collocarsi più ad ovest; un cedimento delle alte pressioni in atlantico che apre la porta oceanica. La differenza tra i due disegni è ben rappresentata dalle frecce blu che, in sintesi, danno l’idea della differenza tra una situazione con possibile discesa di un grande polo freddo artico in fasatura con depressione iberica ed una situazione nella quale detta evoluzione non riesce a compiersi perché la possibile barriera costituita dalla fascia anticiclonica meridiana estesa, più o meno, dal basso atlantico all’artico, non si consolida ed anzi cede aprendo completamente la porta dell’oceano. Naturalmente, ed in base a tutto quello che ho scritto, chissà mai che nei prossimi giorni l’ipotesi fredda, che adesso sembra tramontata, non torni in auge. Ed è ovvio che lo vedremo…

Pierangelo Perelli

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