Climatologia — 27 Maggio 2014

Drammatica la situazione dei ghiacciai italiani, che aumentano si numero solo a causa della frammentazione e riducono la propria superficie del 60% dal 1980 ad oggi. Lo studio è stato pubblicato dall’Università degli Studi di Milano, Levissima, Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano.

Sono 896 i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 km quadrati. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km quadrati), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un’area superiore ai 10 km quadrati: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d’Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest’ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km quadrati; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue.

Curiosamente ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l’Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.

“Nonostante sia tutt’ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l’incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l’incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell’inverno 2012-2013. E’ chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985″, spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca.

E’ dunque chiaro come i ghiacciai, che rappresentano da sempre un’importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, siano diventati in questi ultimi anni il simbolo più tangibile delle rapide trasformazioni climatiche che il pianeta sta vivendo.
Fonte: gaianews.itghiacciaioAdamello_Mandrone

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