Ambiente, territorio & dissesti — 30 Settembre 2014

(ANSAmed) – NAPOLI – Un viaggio di 16mila chilometri nel Mediterraneo per studiare la proliferazione delle microplastiche e i conseguenti effetti sull’ambiente, la biodiversità, la salute dell’uomo. E’ il viaggio di Tara Mediterranée, il veliero che dal 9 al 13 ottobre prossimi farà tappa nel golfo di Napoli per illustrare il suo lavoro di esplorazione scientifica nel mare che costituisce circa lo 0,8% della superficie totale dell’oceano terrestre, ospita l’8% della biodiversità marina e il 30% del commercio mondiale.

Questo prezioso bacino non è immune dall’inquinamento in miniatura (frammenti da 0,3 a 50 mm) delle microplastiche, un mostro ambientale parcellizzato e quindi invisibile all’occhio umano: i primi risultati dei campioni raccolti nei primi mesi di spedizione del veliero già evidenziano che nel Mediterraneo c’è molta più plastica di quanta ne vediamo. Si parla di almeno 250 miliardi di microframmenti. In occasione della tappa di Napoli, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, che ha alcuni ricercatori coinvolti nel progetto internazionale, promuove un fitto programma di eventi, conferenze, riflessioni e incontri tra ricercatori, studenti, pubblico e istituzioni, che si inseriscono nel calendario degli eventi per il Forum Universale delle Culture di Napoli e Campania. Due le spedizioni targate Tara che saranno al centro degli appuntamenti napoletani: Tara Oceans, ricerca conclusa nel 2012 sugli effetti del riscaldamento globale sulla biodiversità nei mari del mondo, e l’attuale Tara Méditerranée che si concluderà a novembre. Entrambe le esplorazioni vedono in prima linea numerosi studiosi della Anton Dohrn tra cui: Daniele Iudicone, coordinatore per l’oceanografia nella spedizione Tara Oceans (il suo compito è identificare il ruolo delle correnti marine nel determinare la diversità planctonica); Maria Grazia Mazzocchi, responsabile dell’analisi dello zooplancton per Tara Méditerranée (il suo compito è studiare il plancton che vive insieme ai microframmenti di plastica); Gabriele Procaccini, studioso di diversità molecolare degli organismi marini e capo spedizione in una delle tappe di Tara Oceans; e Adriana Zingone, responsabile delle analisi morfologiche del fitoplancton per Tara Oceans (il suo compito è studiare al microscopio la biodiversità del fitoplancton raccolto da Tara).

La microplastica si insinua in tutte le forme di vita che abitano il mare, microplancton incluso. La plastica impiega dai 2 ai 300 anni per degradarsi e costituisce un pericoloso ecosistema che finisce per entrare anche nella rete alimentare, un “ingresso” le cui conseguenze sul lungo periodo non sono ancora note ma che sicuramente influenza la chimica e la biologia marina. I paesi coinvolti nel progetto sono: Albania, Grecia, Libano, Malta, Tunisia, Algeria, Francia, Italia, Spagna, Marocco, Portogallo.(ANSAmed).SONY DSC

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