Ambiente, territorio & dissesti — 21 Agosto 2013

A dieci giorni dalla fine dell’estate meteorologica che, come è noto, avverrà il prossimo 31 agosto, anche l’atmosfera si adegua e propone dinamiche che rispecchiano il tipico comportamento del tempo che dovrebbe accompagnare il declino della bella stagione. Una fase decadente che, nel suo complesso, si riesce ad apprezzare nel momento in cui il passaggio di una perturbazione non si risolve più nell’arco di una giornata a causa dell’incalzare di una nuova e rapida rimonta anticiclonica alle sue spalle, ma lascia in eredità una circolazione di aria fresca ed instabile che si attenua molto lentamente e che mantiene quindi, per qualche giorno, condizioni di tempo incerto. Quando ciò avviene, allora è chiaro come l’estate inizi ad attraversare le sue prime crisi di identità, perché le condizioni di stabilità atmosferica che la rappresentano non solo vengono minate con successo dagli impulsi perturbati, ma una volta che entra una perturbazione e si apre una… ferita, questa poi impiega più tempo per rimarginarsi. In questo momento, la prima crisi della bella stagione è in atto soprattutto sulle regioni centro-meridionali, dove insiste una goccia fredda (fig. 1) che ancora nei prossimi 2-3 giorni farà sentire i propri effetti, con la formazione di rovesci e temporali che gradualmente diventeranno comunque sempre meno diffusi.
Ma per una crisi in atto, ce ne sarebbe un’altra già pronta a sostituirla tra sabato e domenica, ovvero nel momento in cui la prima sembrerebbe essere quasi superata. Con buona probabilità, questa ricaduta potrebbe però essere più seria della precedente ed avverrebbe ad opera di quella saccatura di aria fresca atlantica che abbiamo seguito nei giorni scorsi e che attualmente si trova ancora in aperto Oceano, con al suo interno un piccolo vortice di bassa pressione, il cui minimo raggiunge valori di circa 1000 hPa. Nelle prossime ore la depressione riceverà da sud l’alimentazione di aria calda sub-tropicale che scorre lungo il bordo settentrionale dell’Anticiclone delle Azzorre, mentre da nord riceverà i contributi di aria fredda proveniente dalla Groenlandia: l’inevitabile risultato legato all’interazione tra masse d’aria così diverse sarà un veloce approfondimento del ciclone che nel pomeriggio-sera di domani raggiungerà il settore Atlantico ad ovest delle Isole Britanniche, con un valore di pressione che al suo interno si spingerà probabilmente fino a 985 hPa. Da qui, partirà l’impulso perturbato che tra sabato e domenica sarà destinato ad alcune delle nostre regioni.
La depressione sgancerà infatti una goccia fredda che si metterà in moto verso la Francia, dove nel frattempo il campo di pressione a tutte le quote si sarà attenuato per il passaggio di una debole perturbazione che venerdì 23 porterà solo un po’ di nubi a spasso per l’Italia, da nord a sud. Scarsi, e confinati alle Alpi, i fenomeni associati. L’avvicinamento alle nostre regioni di Nord-Ovest di quella che per noi sarà la perturbazione n.4 di agosto avverrà probabilmente tra il pomeriggio e la serata di sabato (fig. 2), quando il centro motore della goccia fredda dovrebbe collocarsi sulla Francia e da questa posizione iniziare a richiamare correnti umide ed instabili verso il Nord Italia, partendo dai settori occidentali. Si tratta di una configurazione piuttosto critica per le regioni settentrionali e, in divenire, anche per quelle centrali del versante tirrenico, perché un tale ingresso di una struttura depressionaria di questo tipo deporrebbe a favore per lo sviluppo di temporali intensi. Ci sarebbe quindi una certa probabilità di avere nubifragi, in estensione da ovest verso est, che potrebbero interessare in modo particolare la Liguria, la Toscana settentrionale e tutto il settore alpino e prealpino che corre dalla Valle d’Aosta al Friuli Venezia Giulia, con possibili interessamenti anche delle alte pianure. Potremmo quindi avere davanti una situazione molto delicata che andrà seguita nei prossimi aggiornamenti, viste le potenzialità che lasciano intravedere gli ultimi calcoli forniti oggi dalla modellistica.
Infatti, sebbene la situazione nel suo complesso sia abbastanza chiara, sussistono ancora delle incertezze. È positivo l’esito del confronto tra la proiezione deterministica (fig. 2) e quella media di ensemble (fig. 3) sulla posizione che potrebbe assumere la figura depressionaria in arrivo (perché tali posizioni sembrano essere tutto sommato coincidenti), ma non si può allo stesso tempo ignorare il fatto che la previsione media sia ancora accompagnata da una moderata incertezza (colore viola più scuro). Per questo motivo, si può quindi allora ipotizzare che ci siano ancora scenari leggermente divergenti da quello ufficiale proposto, che potrebbero veder cambiata la direzione di avvicinamento della figura barica alle nostre regioni occidentali. All’errore di localizzazione del pattern si sommerebbe anche l’incertezza legata all’intensità del calo di altezze di geopotenziale a 500 hPa che danno forma al peggioramento stesso: tale errore potrebbe essere quello che pesa di più in quanto legato alla difficoltà, da parte del modello, di quantificare quanta aria fredda riuscirà ad entrare in quota dal varco aperto a Nord-Ovest, cioè tra Inghilterra e Francia. Da questi fattori ancora ballerini dipenderanno di conseguenza anche le intensità dei fenomeni che si genereranno. Ecco perché, per il momento, è ancora troppo presto per localizzare eventuali fenomeni intensi: a tal proposito, potremo essere più sicuri solo nei prossimi giorni.

Fonte Meteogiuliacci

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