Siamo lontani dal mare e di un tesoro che doveva far diventare tutti ricchi è rimasto lo scarto puzzolente: un grande lago di cianuro.
Tutto iniziò nel 1997, quando la società Sardinia Gold Mining, con un investimento di oltre 13 milioni di dollari, realizzava quattro miniere a cielo aperto in territorio del Comune di Furtei (al confine con Guasila, Segariu e Serrenti) nel sud della Sardegna, a circa 40 chilometri dal capoluogo Cagliari. Nel giugno 1997 iniziava lo sfruttamento del giacimento. Nel 2008, la Sardinia Gold Mining cessava ogni attività estrattiva. In ricordo del suo passaggio, la SGM lasciava al territorio una diga di sterili (con cianuro), alcuni bacini di acque acide (de Is Concas e de Su Masoni), discariche di materiali di scavo piene di solfuri e desolanti vuoti di escavazione in grado di produrre frane pericolose per passanti e per la fauna locale. La SGM abbandonava anche al proprio destino anche 60 lavoratori.
A circa 40km da Cagliari vi è una grande bomba ecologica, gli uccelli che atterrano per sbaglio non hanno scampo e le carcasse nascoste tra i cespugli lanciano lo stesso messaggio di un cartello giallo con il teschio: alle rive di questa distesa di acidi è meglio non avvicinarsi troppo. I rubinetti che scaricano sono sempre aperti. Grossi tubi neri partono dai pozzi dismessi e rilasciano a valle una valanga di metalli disciolti: mercurio, ferro, piombo, cadmio e zolfo.
Non è acqua di sorgente e il colore lo dimostra. Il liquido che si espande in ogni angolo si presenta con lo stesso colore dell’oro, ma quando il sole picchia forte i metalli si cristallizzano e formano grandi zolle blu. La contaminazione si allarga ulteriormente e tutto quello che non si vede è già nel sottosuolo. Eppure, oltre le sponde del lago dei veleni c’è qualche agricoltore che produce grano e carciofi. «Ogni tanto scaricano acqua, ma è solo un depistaggio, un modo per mescolare le sostanze – racconta Onofrio Giglio, 68 anni passati quasi tutti in campagna – In questo terreno che apparteneva al Comune avevamo piantato decine di eucaliptus, ma da quando è iniziata l’attività nelle miniere si è creato il deserto».
Fonte: ambientebio.it