Editoriali Slider — 01 Gennaio 2020

A guardare i forecast che arrivano a metà gennaio non c’è molto da entusiasmarsi. Le leggi del clima, in qualche modo, speriamo, interverranno, al fine di non dover archiviare questo inverno come uno dei più apatici mai visti. Tra strato e tropo non sussistono, al momento, trend o segni favorevoli a qualche cambiamento che estrometta la stagione da questa stagnazione ad alto indice zonale e a fronte polare ben disposto alle latitudini elevate. Mi limito ad osservare, naturalmente, il trend sul nostro mediterraneo e sul nostro continente, soprattutto per evitare di entrare nel merito di concetti assai complicati che lascio volentieri agli studiosi.  Di fatto un trend climatico associato alla risalita del fronte polare (FP) e della linea di convergenza intertropicale (ITCZ), ed associato ad una riduzione degli scambi meridiani non sarebbe, probabilmente, così non conforme ad un processo di riscaldamento. Ma quando si valutano detti trend vanno valutati su scala emisferica e per decine o, meglio, centinaia di anni, e poi non credo neanche che sia così scontato che una riduzione degli scambi meridiani, come ammette qualcuno, sia da associare per forza ad un riscaldamento. Ecco perché limitarsi a guardare cosa accade sulle proprie zone, limitarsi a fare considerazioni nell’ambito di scale temporali brevi e lasciare certe teorie a chi il clima lo sa e lo studia davvero, è assai saggio. Tornando con i piedi per terra, a guardare la fisionomia del tempo dei prossimi giorni mediterranei ed a guardare il disegno del vortice polare da qui alla metà del mese, non possiamo far altro che ripetere quanto detto.  L’anticiclone sembra tuttaltro che arrendevole, al punto da ridimensionare anche la sbuffatina nord-orientale dell’epifania; la compattezza del VP appare durevole; e, tutto sommato, risulta una configurazione persistente di alta zonalità con invadenza sub-tropicale. Il disegno riferisce sulla situazione in quota prevista per il giorno dell’epifania, dove si nota la conca fredda scendere piuttosto ad est e coinvolgere, ancora una volta, balcani ed egeo, lasciando ai margini il mediterraneo. Freddisti ed appassionati non possiamo che prenderne atto, e, come sempre, sperare in quelle liete sorprese che, a dispetto di tutto, a volte, il tempo riesce a fornire…

Pierangelo Perelli

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