Le speranze di aprile, per una ripresa della stagione ma, soprattutto, per un andamento in contrazione dell’epidemia, sono lecite ed ancorate ad elementi concreti. Purtroppo, e forse, lo sono di più, però, quelle di natura meteo. Ma non disperiamo. La primavera incerta e che avrebbe potuto, in base a certe fisionomie emisferiche in quota presentate nei giorni scorsi, persistere nell’incertezza anche nel corso dei primi di aprile, sembra ripensarci ed invertire il suo destino. Come detto in precedenza, infatti, l’attuale esuberanza anticiclonica che domina sull’oceano islandese e britannico, piuttosto che a stringere minacciosi accordi aleutinico-azzorriani, tende a cedere e ad aprire al vortice polare in piena sede atlantica. Il fatto ribalta completamente gli esiti visti giorni fa del primo corso di aprile, invertendo il possibile contesto dinamico barico euro-continentale intravisto e rimettendo in pista l’ipotesi di un futuro flusso persino di matrice sud-occidentale. Intanto, però, occorre fare i conti con la nuova irruzione di segno scandinavo, in grado di dirigere velocemente un polo freddo lungo l’europa centrale e fino all’europa centro-occidentale, a rinnovare disegni semi-invernali e ciclogenetici per il mediterraneo. Lo stesso movimento può delineare un piccolo minimo ligure-tirrenico per poi estendersi nell’aggancio di una infiltrazione iberico-atlantica a mantenere una certa fisionomia depressionaria generale per qualche tempo. Il disegno configura la situazione prevista in quota ed al suolo nel breve termine e mostra quanto descritto. Come si vede il tutto si confà ad un contesto decisamente poco primaverile. A maturazione ed invecchiamento dell’episodio, tuttavia, con aprile possiamo sperare, data l’evoluzione del medio-lungo termine sopra indicata e con il vortice polare che tende ad affondare in pieno oceano, in flussi decisamente più miti ed occidentali (evoluzione segnalata dalla simbologia delle fecce)…
Pierangelo Perelli