Editoriali Slider — 02 Ottobre 2020

Il tempo governato da una corrente a getto che, muovendo con vivacità lungo l’atlantico, produce periodici affondi in mediterraneo, segna il classico tempo autunnale decisamente variabile. Il grande corridoio depressionario che dalla groenlandia raggiunge l’europa centro-occidentale dispone, infatti e lungo il suo bordo meridionale, le caratteristiche di uno zonale relativamente teso ma anche in grado di ondularsi fino al punto di muovere onde negative di una certa ampiezza e foriere di marcati peggioramenti. L’onda delle ultime ore ed in azione si caratterizza con un vero e proprio polo freddo disposto sulla francia, con un affondo in mediterraneo occidentale e con un richiamo sciroccale o sud-occidentale assai significativo, nonché in grado di coinvolgerci, segnatamente sui settori nord-occidentali, con un tempo assai perturbato. L’evento, tipico del periodo, può anche far pensare alla possibilità di una situazione di ristagno o di blocco con affondo persistente ma, per fortuna, proprio in virtù di quanto suddetto a proposito del forcing occidentale, sembra dover evolvere come il classico sistema in transito e, quindi, in risalita. Una evoluzione siffatta non esclude, ugualmente, la possibilità di fenomeni intensi e nubifragi ma, nello stesso tempo, apre a quella di un processo mobile e di un contesto che matura e che tende alla variabilità. Il disegno generale mostra la situazione prevista in quota ed al suolo a 24 ore ed è chiaro nell’indicare la saccatura in mediterraneo occidentale foriera del peggioramento descritto, mentre le frecce blu, da quella più spessa a quella più sottile, stanno ad indicare il processo evolutivo a cui tende il sistema nel corso delle successive 48 ore. Si nota il passaggio dal profilo di una ben definita saccatura che affonda sino sul nord africa, a quello, pur ancora ciclonico, di un flusso più teso da ovest e che forza il polo freddo in quota e tutto il sistema a risalire di latitudine. E di certo tutto questo può anche rappresentare il passaggio graduale da una fase di qualche giorno perturbata ad una fase meno critica e fatta della classica estrema variabilità di matrice atlantica o fatta, persino, di parziali relative riprese anticicloniche. Una prima fase del mese che appare caratterizzata dai segni di un significativo dinamismo può, quindi, essere quella che, intorno a fine decade o ad inizio seconda, tende a riperturbare il fronte polare ed a proporre una nuova e più marcata meridianizzazione, stavolta, però, assai più spostata ad ovest e, nei suoi eventuali risvolti legati a richiami sud-occidentali perturbati in mediterraneo oppure a rimonte africane in argine, tutta ancora da scoprire (vedi freccia di colore rosso)…

Pierangelo Perelli

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