Definito l’episodio meteo in atto e delle ultime 24-48 ore per quello che è, e cioè come un normale evento in perfetta sintonia con il periodo stagionale e ben lontano dalla fisionomia dei veri episodi freddi, occorre anche ribadire che, per i freddisti che amano le fasi fredde con la effe maiuscola, al momento, di motivi di entusiasmo, ce ne sono ben pochi. Non che il periodo non faccia la sua parte, ed anzi. Ma non sta regalando per nulla il freddo vero. Se poi episodi del genere diventano motivo di titoloni che scomodano il polo nord e le fredde steppe siberiane non è certo colpa del tempo, ma è colpa di chi ha da raccattare pubblicità o di chi le nuvole non sa se sono fatte di acqua o di vino. Lo sguardo alle carte di previsione che abbracciano tutta la prima decade del mese ci danno l’idea, di fatto, di un persistente quadro atlantico o nord-atlantico, magari prodigo di un tempo variabile se non perturbato, ma, di certo, non troppo freddo. Le masse d’aria che provengono dall’atlantico come in queste caso, polari marittime o, in parte, anche artico-marittime, non possono essere certamente, di per sé, calde; ma stabiliscono le ragioni dinamiche di flussi e di richiami che, in mediterraneo, strutturano le fisionomie di un clima da tardo autunno o da inizio inverno, talora persino associate a richiami caldi sciroccali. Se poi, come può accadere nel corso delle spinte depressionarie verso est o sud-est, ci mette lo zampino un certo richiamo continentale al suolo da levante, si possono anche avere, segnatamente sul nord-italia, momenti di aria più fredda e precipitazioni nevose a bassa quota, ma nulla di più. La sostanza resta quella di un tempo che arriva dall’atlantico senza apprezzabili interazioni con masse d’aria fredde del continente. La porta aperta dell’oceano come in questo caso, infatti, sta per un flusso dominante libero e privo di freni, più o meno ondulato, in grado di mantenere un disegno ciclonico sull’europa, esteso dalla groenlandia al mediterraneo. Mentre l’episodio che ha prodotto qualche spruzzatina nevosa a bassa quota al nord, associato ad una moderata irruzione che è stata capace, più di quanto non sembrasse giorni fa, di allargare il tiro ai bacini ad ovest, è già in fase di esaurimento, si prepara un nuovo peggioramento, questa volta a carattere meno freddo e frutto di un affondo atlantico che punta iberia e mediterraneo occidentale. E potrebbe essere, detto affondo, l’inizio di un periodo prolungato caratterizzato da successive azioni cicloniche più o meno intense ed associate ad un tempo variabile, spesso instabile e piovoso. Il disegno, che marca la decisa azione depressionaria atlantica, indica la situazione prevista in quota ed al suolo ad inizio settimana prossima mentre le frecce blu vogliono rappresentare il corso dei flussi dominanti in quota destinati a caratterizzare probabilmente quanto meno tutta la prima decade del mese. Ho voluto anche, con le tre grandi frecce viola, indicare quali dovrebbero essere le dominanti di flusso per avere il freddo vero, ovvero quello che regalano irruzioni di matrice artica/artico-marittima, artico-continentale, o polare continentale, quali dominanti che ben poco hanno a che vedere con la dominante nord-occidentale attuale…
Pierangelo Perelli