Chi osserva il tempo da varie decine d’anni fa a questa parte non può non cogliere la differenza tra gli inverni di una volta e quelli più recenti. Soprattutto non può non cogliere, rispetto ad un passato più o meno remoto, un maggiore protagonismo del sub-tropicale ramo africano ed una minore presenza dell’anticiclone termico russo-siberiano. Il quesito su quanto questo possa essere ascritto ad una normale fisiologia di cambiamento climatico naturale o all’azione antropica lo lascio ai climatologi, quelli seri, quelli veri. Non lo lascio, naturalmente, alle teorie di personaggi che si definiscono studiosi del clima a suon di libriccini insignificanti e concetti privi di senso e di prove scientifiche, e che attendono l’imminente era glaciale. Naturalmente, costretti a muoversi nel corso della inesorabile legge seconda della termodinamica, temo che la prossima era glaciale saranno costretti, ammesso che arrivi, a vederla in un altro mondo. E mi domando, con molta serietà, come si fa, di questi personaggi, ad essere seguaci, e se è lecito che esista certa finta scienza o se non sarebbe più opportuno e normale che esistessero enti di controllo che detta finta scienza la mettono al bando, la assimilano all’illegale e la proibiscono. Tornando alla situazione meteo e a proposito di sub-tropicale si può notare, nella configurazione di 500 hPa e prevista a metà mese e dopo una fase nord-atlantica depressionaria come quella tuttora in corso (vedi linea tratteggiata delle frecce blu), come l’oceano torni ad affondare in direzione di gibilterra per ridare slancio ad una rimonta anticiclonica mediterranea, tuttaltro che in sintonia con l’era glaciale (vedi freccia viola dell’andamento del flusso in quota e frecce grandi, viola e rossa, rappresentative delle spinte opposte in gioco). Inevitabile che un contesto del genere, piuttosto che aprire al freddo, apra a rimonte calde meridionali che ergono barriere a tutto quello che potrebbe o dovrebbe arrivare da nord-est o da est. Ammettere, osservando detta evoluzione di metà mese, che dicembre nel suo complesso rischia di essere poco invernale non è corretto, giacché potrebbe sempre riscattarsi nel suo finale e nessuno è ora in grado di prevedere con certezza quanto accadrà nel corso della sua terza decade. Di certo, per il momento ed almeno fino a tutta seconda decade, per quanto il modello americano accenda delle concrete speranze per l’inizio della terza, il vero freddo e le magiche ed affascinanti situazioni associate ai grandi eventi freddi, rimangono nei sogni…
Pierangelo Perelli