Trattare, da alcuni giorni, della possibilità di un deciso cambiamento meteo di segno invernale a partire da metà terza decade, è già di per sé un progresso non indifferente. L’opacità di questa fase meteo, lontana anni luce dal vero inverno, fatta di nebbie, ore diurne assai miti, e strati o stratocumoli, è tale da rendere l’ipotesi del cambiamento assai attraente. Nelle ultime ore, tra l’altro, la medesima ipotesi, ha acquisito ulteriori motivi di interesse, dal momento che, se sono un pò sfumati i contorni dell’irruzione artica dell’immediato post-natale hanno invece maturato concretezza quelli di ulteriori irruzioni successive dei giorni di fine anno. Ammettere, per quei giorni, sprofondamenti di aria artica e di veri e propri poli freddi in sganciamento dal vortice polare, non ci da la certezza che avremo il freddo o il grande freddo ma, quanto meno, indica l’avverarsi di certe condizioni che, il freddo, possono causarlo. Ed in effetti l’irruzione che si profila a partire dal giorno 28 e destinata all’europa occidentale o centro-occidentale appare davvero consistente e degna degli eventi freddi migliori. Naturalmente occorre sempre poi vedere verso quale direzione evolutiva la situazione si orienta, tra le varie possibilità che eventi del genere possono contemplare. Diciamo comunque che certe mappe di stasera sono così interessanti da giustificare il desiderio di disegnarle, naturalmente nella speranza che per prima cosa si concretizzino e poi in quella che non evolvano in maniera tale da finire per risultare illusorie. Una massa di aria fredda in quota del genere, associata ad un vortice polare che mostra finalmente segni di relativa decompattazione ed in discesa sino alle latitudini medie se non meridionali del continente, può anche non oltrepassare una certa latitudine, può vorticizzare ulteriormente e frenare, può addirittura muovere, estendersi verso occidente e fuggire, ma, in base a certe dinamiche bariche, può anche essere forzata a traslare verso sud-est e a coinvolgere, in tutto o in parte, mediterraneo e nostra penisola. Per dovere di chiarezza va detto che quanto sto dicendo vale per dinamiche che coinvolgono le quote superiori e non espressamente il suolo, anche se, come sappiamo, è assai difficile che l’eventuale influenza diretta di una conca di aria molto fredda in quota del genere non possa finire per completare il quadro con un bel richiamo di correnti altrettanto fredde al suolo di matrice artico-continentale. Il disegno, che mostra la situazione prevista in quota dal modello europeo per il 28 dicembre, rileva, con evidenza, la consistente conca fredda scesa dal vortice polare sull’europa nord-occidentale, mentre le frecce vogliono rappresentare, e per come sopra indicato, certe possibilità evolutive ad essa collegabili…
Pierangelo Perelli