Non prediligo particolarmente andare ad analizzare configurazioni di lungo termine perché so che le medesime sono assai suscettibili di variazioni nel tempo anche significative. Si potrebbe ammettere, allora, che hanno poco senso, ma la verità è che invece il senso ce l’hanno perché sono sempre e comunque il frutto di sofisticati calcoli fisico-matematici, e, seppur nel modo corretto, da considerare e di cui tener presente. Nel caso specifico vado a guardare ai giorni di fine seconda decade o di inizio terza decade giacché per quei giorni si prospetta una evoluzione dettata da un affondo sull’europa occidentale e che merita di essere esaminata. C’è da considerare, nel frattempo e per il breve-medio termine, il corso di un affondo artico sostanzialmente destinato all’europa orientale ed alla penisola balcanica, che potrebbe non mancare, allargando un pò il tiro verso ovest, di coinvolgere, in parte, il mediterraneo centrale e la nostra penisola. Tuttavia, al di là di una certa influenza sui settori adriatici e un ingresso relativo di correnti da est o nord-est in transito da nord-ovest a sud-est, non sembra che il medesimo sia in grado di soddisfare particolari speranze freddiste o le speranze che, sulla base di prospettive di ben altro segno, aveva fatto nascere giorni fa. In ogni caso detto transito non mancherà di favorire nuovi abbassamenti di temperatura e una fase di matrice sostanzialmente settentrionale. Poi, per come accennato, e saremo in dirittura di fine seconda decade, tenderà a maturare la configurazione di un nuovo affondo artico, stavolta molto più spostato ad ovest, destinato inizialmente alla longitudine dell’europa occidentale e, nei suoi possibili risvolti, più o meno interessanti o deludenti per i freddisti, tutto da analizzare. Il medesimo, di fatto, si mostra assai incisivo, associato a valori barici in quota assai bassi, capace di destinare all’europa nord-occidentale e settentrionale un corso davvero freddo ed instabile. E si mostra anche associato all’accenno di un blocco groenlandese di grande interesse. Ma è altrettanto vero che la stessa configurazione anticiclonica non sembra tale da sbarrare la porta dell’atlantico e dirigere la grande saccatura verso sud o sud-est. Sembra, al contrario, che tutto il disegno tenda a produrre confinamento verso nord-ovest di una cella anticiclonica groenlandese e fasatura con la presente depressione oceanica. Nel caso di una evoluzione di questo tipo, ovvero caratterizzata da una tendenza dell’affondo a dilatare la propria azione verso ovest, andrebbe a determinarsi la classica riapertura al flusso oceanico che prelude ad una fase occidentale, più o meno instabile o anticiclonica a seconda della disposizione in latitudine del flusso medesimo. Trattasi di una prospettiva che, per i freddisti, non è proprio allettante, ma che, essendo temporalmente ancora distante, come una semplice ipotesi o come una delle semplici ipotesi previsionali va considerata. Il disegno delinea la situazione prevista in quota tra il 20 ed il 21 gennaio e mostra il notevole affondo descritto che ingloba le isole britanniche, mentre le frecce, blu e viola, in rappresentazione, intendono mettere a confronto, rispettivamente, la prospettiva, meno probabile, che l’affondo scenda verso il mediterraneo, e la prospettiva, più probabile, che lo stesso permanga oltre una certa latitudine ed apra all’atlantico…
Pierangelo Perelli