La situazione prevista in dirittura di fine seconda decade segnala, inevitabilmente, un contesto assai diverso da quello in corso. Quello in corso, beneficamente di matrice settentrionale ed associato ad instabilità diurna, andrà progressivamente, salvo una possibile moderata e temporanea recrudescenza intorno a metà mese, esaurendosi a colpi di alta pressione e di lento trasferimento delle figure bariche verso levante. E la relativa situazione prevista intorno ai giorni 17/18, che ho voluto disegnare in modo da evidenziare bene il confronto tra configurazione in quota (a 500 hPa; colori e linee nere delle isoipse) e quella al suolo (linee bianche delle isobare con le lettere indicative dei centri barici), presenta caratteristiche tali da avere valore didattico. In essa, infatti, è ben chiaro il posizionamento sfalsato verso est (verso nord-est nel caso delle alte pressioni e verso sud-est nel caso delle basse pressioni) dei centri barici al suolo rispetto ai corrispondenti centri barici in quota. E’ una caratteristica questa legata alla dinamica delle situazioni meteo più o meno mobili, ancorate ad una fisionomia baroclina, e da mettere in relazione ai vari meccanismi dinamici quali la divergenza/convergenza, la vorticità, ecc. E di fatto la situazione in esame ci mostra la storia vecchia della depressione dell’est europeo oramai confinata nei pressi della turchia o oltre e la storia nuova di una saccatura che preme dall’europa nord-occidentale in direzione dell’iberia. Ammettere che trattasi di una situazione a componente baroclina e, pertanto, di una situazione evolutiva e con la possibilità di un suo spostamento ovest-est, in verità, è un pò azzardato. Senza ombra di dubbio la medesima si colloca nell’ambito di un flusso generale che, seppur debolmente, forza da occidente, ma è anche vero che il corso dei venti in quota tende a correre delineando un profilo assai ondulato e, dunque, non così mobile. E il quesito meteo che viene di porci sta proprio in quanto il contesto andrà effettivamente maturando in termini zonali o in quanto andrà, invece, tendendo a ristagno. C’è l’affondo suddetto, c’è il promontorio africano non evocativo di estati piacevoli, e ci sono, quindi, le condizioni in base alle quali il sistema può disegnarsi consumando energia lungo i meridiani e perdendo forza traslazionale. Ma c’è anche la possibilità, per fortuna, che l’atlantico dica la sua e permetta al sistema ciclonico di procedere verso est, erodendo, almeno in parte, il promontorio anticiclonico e coinvolgendo, quanto meno, il nostro centro-nord. Va detto che questa seconda possibilità è anche quella attualmente più accreditata. Ma vedremo…
Pierangelo Perelli