Il ritorno a condizioni di normale caldo estivo lo si può facilmente leggere nel disegno di un sub-tropicale che enfatizza, sia pure in parte, il suo lato oceanico e che non presenta promontori mediterranei. In verità lo stesso sub-tropicale, tra il fine settimana e l’inizio della settimana prossima, troverà il modo di rinforzare e di proporre temperature mediamente più alte delle attuali, ma pur sempre nell’ambito di qualcosa che nulla ha a che vedere con il compressore africano. Lo chiamo compressore perché la causa del grande caldo, in casi del genere, è certamente la risalita di aria calda dalle latitudini del sahara e dell’africa nella media e alta troposfera, ma è anche, o soprattutto, la compressione da alta pressione associata al conseguente riscaldamento adiabatico. Il fenomeno è dettato dalle leggi della termodinamica, secondo le quali la compressione di un gas di un sistema chiuso o, come nel caso specifico, di un sistema che presenta, in parte, le caratteristiche di un sistema chiuso, crea una trasformazione di energia e la genesi di energia termica. Questo per ribadire che la fase calda che ci ha lasciato è stata caldissima senza la necessità di flussi sahariani veri e propri o di fenomeni avvettivi caldi al suolo, da molti menzionati a sproposito. Dicevo della situazione attuale e di quella che sarà sino ad inizio prossima settimana. Sarà, appunto, quella di una normale o quasi normale situazione estiva. Poi, e proprio in riferimento ai primi giorni della stessa settimana, è da mettere in conto la possibilità di un cambio generale dettato dalla rimonta dello stesso anticiclone atlantico e dal movimento di una saccatura tendente a vortice lungo la media europa e verso latitudini più meridionali, assai interessante da valutare per la sua possibile influenza sulla nostra penisola. Il cambio suddetto, che vede il grande getto subire una oscillazione di non indifferenze portata, può davvero, a fronte di una sorta di blocco sull’europa nord-occidentale, colorare la fisionomia euro-mediterranea di qualcosa che ha attinenza con infiltrazioni di aria più fresca instabile settentrionale. Ma è altrettanto vero che, al riguardo, occorre considerare che le possibilità evolutive di un contesto del genere possono essere varie, e non necessariamente favorevoli ad un vero e proprio break. Alcuni modelli, infatti, delineano l’asse dell’affondo lungo una direttrice nord-est/sud-ovest che ricorda le azioni in rex blocking e che suggerisce la possibilità che la sacca o il vortice tendano a minore mobilità traslazionale, a maggiore ristagno ed anche a maggiore affondo. Mentre altri danno l’idea di qualcosa che affonda solo in parte e che fugge, nel contesto di una azione mobile. La differenza tra queste due possibilità non è trascurabile, giacché corrisponde alla differenza che sussiste tra un quadro di raffrescamenti e di instabilità significativa, segnatamente sul nord o sul centro-nord, e un quadro assai meno instabile ed a rapida evoluzione. Il disegno mostra la situazione prevista a 500 hPa intorno ai giorni 23/24. E risulta evidente come, con la rimonta anticiclonica sui mari intorno alle isole britanniche e con il conseguente affondo che spinge in direzione dell’europa centrale, dia l’idea della possibilità di un break italico. Ma, come detto, non va assolutamente trascurata la possibilità che tutto si risolva sulla base di una fuga del sistema verso sud-est e di una sua influenza ben più modesta…
Pierangelo Perelli