Fenomeni come la depressione mediterranea in azione nei pressi della sardegna e in movimento verso est o sud-est, per quanto ampiamente previsti e con le caratteristiche di configurazioni a largo raggio, hanno comunque quel qualcosa che appartiene ai fenomeni non così prevedibili e a carattere locale. E hanno qualcosa che spinge a riflessioni e che suggerisce elementi didattici. Va detto, prima di tutto, che in molti altri momenti dell’anno l’intensità di detta depressione non sarebbe stata tale; e poi va detto che, a dispetto di fenomeni associati che possono risultare estesi ed intensi, non stiamo trattando di una situazione generale meteo che trova, ad una osservazione superficiale del disegno barico, convincenti e significativi segni a supporto di chissà quali disastri alluvionali. Se osserviamo il disegno della situazione attuale notiamo, infatti, che: 1) la configurazione barica in quota, rappresentata dalle aree colorate, risulta caratterizzata in mediterraneo da valori barici non così bassi e da un debole flusso occidentale associato ad una altrettanto debole curvatura negativa all’altezza delle baleari; 2) la configurazione barica al suolo, rappresentata dalle linee bianche identificate dal valore di pressione, presenta una fisionomia altrettanto blanda, seppur identificativa di una circolazione ciclonica proprio ad ovest della sardegna. Ma si sa, anche i fenomeni meteo più intensi ed alluvionali non necessariamente, talora, necessitano di minimi da uragano e da saccature ampie e profonde. E non ne necessitano in particolare quando l’apporto di energia, in termini di calore ed umidità, è tale da rendere significativi anche piccoli motivi di instabilità e di dinamica favorevole. In proposito ci mettono il loro proprio gli estremi stagionali della stagione calda, intesi come tarda primavera o inizio d’autunno. Dopo una estate calda e per gli effetti di un settembre altrettanto caldo, a questo punto della stagione un mare come il mediterraneo, già di per sé naturalmente portato a rifornire l’atmosfera di buona energia da dissipare, diventa una sorta di camera di esplosivi pronti a diventare esplosioni cicloniche quando qualcosa riesca ad accenderne la miccia. Al di fuori della strumentazione analitica e della quotidiana attività professionale meteo si può anche, guardando da appassionati una mappa meteo come quella attuale, non ritenere che si possa andare oltre una certa distribuzione di temporali diurni da instabilità potenziale. Si nota infatti che la saccatura atlantica è ben confinata a nord-ovest e che la moderata falla balcanica in quota tocca appena l’adriatico. Ma si può anche arrivare a ritenere, per come sopra visto, che quella debole curvatura in quota all’altezza delle baleari possa rappresentare la cosiddetta miccia, specialmente se associata a certe dinamiche di accelerazione, divergenza e diffluenza, e che il seppur blando fluire al suolo possa essere tale, in quanto costituito da un disegno ciclonico, da rifornire il sistema dell’appropriato wind shear direzionale positivo nonché dell’appropriato apporto di aria caldo-umida. Da questo punto di vista la simbologia può servire a raccontarci tutto questo, con le correnti più fresche da ovest in quota (frecce blu) contestualizzabili in una dinamica favorevole, con le correnti da sud al suolo (frecce rosse) che incrociano da destra quelle in quota, e con il conseguente sviluppo di vorticità che favorisce i moti ascensionali e lo sviluppo di aree temporalesche, evidentemente trascinate e mosse, insieme alla depressione, verso est o sud-est dalla stessa dominante di flusso della media troposfera…
Pierangelo Perelli