Si commentano spesso e volentieri le cosiddette carte in quota, ovvero, sostanzialmente, quelle che si riferiscono alla media troposfera e a circa 5000/5.500 mt (500 hPa). E per ovvi motivi, giacché la distribuzione di centri barici e flussi a quel livello ci racconta parecchio, essendo quei flussi i flussi trainanti degli stessi sistemi perturbati e della circolazione al suolo. Ma è evidente che per capire cosa fa o cosa farà il tempo non basta. Il tempo è funzione di tutto quello che accade in tutto lo spessore troposferico dei 10.000 mt circa. Ed ecco perché è sempre bene considerare qualcosa di più e, in primis, quanto accade al suolo e quanto accade a livello del jet stream. Il jet stream, infatti e per ragioni non così semplici da spiegare, è il primum movens mentre la situazione al suolo ci racconta di come e quanto i primi strati troposferici, con la loro umidità e con i loro apporti di aria calda, sono in grado di rifornire la troposfera di energia. Naturalmente la faccenda, fatta di ragioni termiche e dinamiche, non è così semplice, ma al riguardo ci può raccontare qualcosa di esplicativo quanto è accaduto giorni fa in mediterraneo, dove abbiamo avuto una depressione al suolo che, in termini di bassa pressione non proprio supportata da qualcosa di analogo in quota, è risultata, sempre comunque in interazione con la dinamica delle quote superiori, assai foriera di nubifragi e fenomeni violenti. Tutta questa introduzione anche per dire che nelle prossime ore non avremo certamente chissà che cosa come transito di saccature in quota ma avremo comunque, in virtù di tutta una fisionomia troposferica, un certo moderato o anche marcato peggioramento, in primis sul settentrione o sul centro-nord. Detto transito, ancorato al moto di una certa moderata o debole ondulazione in quota proveniente dall’iberia ed in movimento verso nord-est, può aprire, quindi, ad ulteriori infiltrazioni di un atlantico che sembra volerci provare in un modo un pò più serio, ma che, come ampiamente già detto in precedenza, trova ancora non poche difficoltà e non riesce a rifornirci di quelle belle perturbazioni estese che interessano i nostri mari in modo franco e diretto. Archiviate dai modelli e rese improbabili certe proiezioni che vedevano, nel corso di inizio terza decade, rialzi barici sulle isole britanniche e sin sulla scandinavia, ai fini di quanto può accadere proprio nel corso della prima parte di terza decade è da vedere quale potrà essere il destino di un affondo che, rispetto a quelli delle prossime 72 ore, appare più organizzato e corposo ma anche un pò ostacolato. A conferma di quanto detto a proposito di queste difficoltà dell’atlantico ci racconta molto la carta della situazione prevista in quota intorno ai giorni 21/22 nella quale si vede, con il supporto della simbologia delle frecce viola, rappresentative del jet stream e dei relativi forcing, come lo stesso grande flusso continui ad interessare latitudini elevate e si limiti ad inviare verso l’iberia sue diramazioni destinate a diventare circolazioni cicloniche un pò frenate. Per come si può vedere, in verità la depressione iberica si presenta bene, e non possiamo certo escludere, dopo una discesa meridiana, un suo movimento successivo verso levante a coinvolgere l’italia. Ma non possiamo escludere neanche che l’alta pressione finisca per frenarla, indebolirla e costringerla ad uno scivolamento verso nord-est. Naturalmente lo vedremo, e lo vedremo fermandoci qui dato che, a dispetto di prospettive di lungo termine che vedono l’atlantico e il flusso perturbato da ovest un pò più intraprendente, tutto appare, in proposito, davvero molto incerto…
Pierangelo Perelli