Editoriali Slider — 15 Novembre 2021

La fisionomia di una terza decade di novembre improntata ad irruzioni non è cosa di tutti gli anni e merita una certa considerazione. Da freddista le irruzioni le preferisco in dicembre, in gennaio ed in febbraio, anche in virtù del fatto che il miglior clima è sempre quello che si conforma al disegno più classico delle stagioni. Tuttavia stiamo trattando della terza decade di novembre e, pertanto, di un periodo che, senza meravigliarsi troppo, può certamente assumere connotazioni invernali. Questa introduzione sembrerebbe indicare che le prospettive di tale terza decade sono quelle di chissà quali freddi e di chissà quali camionate di neve. Ma niente di tutto questo. Intanto mancano ancora parecchi giorni alle irruzioni previste, e molto, per come non sarebbe certo la prima volta, può ancora essere rivisto. E poi quanto un pò tutti i modelli stanno effettivamente segnalando è un periodo di spinte più o meno artico/marittime o anche artico/continentali, a rapida evoluzione e, nella forma, non così straordinarie per il periodo. Tutto dovrebbe scattare intorno ai giorni 22/23, con una prima discesa che nella direzione è ancora da definire e che potrebbe, in un primo tempo, non risultare ad azione particolarmente diretta. Potrebbe, ovvero, presentare quella traiettoria un pò retrograda che la porta inizialmente sulla spagna e che l’arrivo del freddo sull’italia eventuale lo rimanda di un paio di giorni. Successivamente l’insistenza di un blocco in oceano dovrebbe comunque pilotare successive spinte settentrionali atte ad agganciare la stessa circolazione e a produrre episodi freddi a seguire, stavolta e probabilmente, ad azione più diretta. Per quanto si vede sulle mappe di previsione stiamo parlando di sfuriate a rapida evoluzione e destinate a generare anche possibili temporanee fasi depressionarie sui nostri mari. Ovvio di come, con irruzione di aria dei mari del nord o del nord-europa e con sviluppo di instabilità, si possano avere precipitazioni di tipo invernale sul centro-nord anche a bassa quota. Qui, però, il discorso si fa davvero complicato, giacché in casi del genere le situazioni che si generano nel dettaglio vanno viste bene e nel momento in cui si generano, giacché la distribuzione dei fenomeni associati allo sviluppo di una depressione alimentata da aria fredda può cambiare anche drasticamente in virtù di solo piccole variazioni di posizione della medesima depressione. Per cui quanto si può dire con una certa dose di credibilità al momento è solo che tra l’inizio e la fine di terza decade i modelli inquadrano una fase di matrice settentrionale caratterizzata da impulsi successivi di aria fredda, verosimilmente anche instabile, nell’ambito della classica configurazione con alta pressione oceanica estesa sino alle latitudini dell’islanda. Niente di più e niente di meno. Titoloni, annunci megafonici, isterismi, meteoromanzi surreali e meteomercatini li lascio volentieri ad altri. Il disegno illustra la situazione prevista in quota intorno ai giorni 22/23 ed indica, con l’aiuto della simbologia, il primo affondo in forma di vortice sopra descritto e destinato a scivolare in mediterraneo con una traiettoria più o meno diretta…

Pierangelo Perelli

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