Nella fisionomia generale della situazione prevista in quota per metà decade, illustrata dal disegno, si può facilmente cogliere l’atteggiamento di un tempo che, un pò in sintonia con il quadro delle depressioni strettamente mediterranee dei giorni scorsi, tende a privilegiare il corso di un fronte polare poco forzato a scendere di latitudine. Questo aspetto fa riflettere, e fa riflettere perché se il grande flusso ovest-est tende a correre ben oltre le alpi e trascura le basse latitudini rifornendole solo di infiltrazioni destinate poi a fare storia a sé in veste di vortici indipendenti e di cut-off, significa che sussiste una eccessiva ingerenza del sub-tropicale. Il risultato, ahimé, finisce per essere quello dei disastri meteo che abbiamo visto, proprio a causa delle grandi rimonte di aria calda ed umida fornitrici di energia. La modifica della configurazione euro-atlantica, già ampiamente menzionata e che si profila per la prossima settimana, può effettivamente dare un senso a qualcosa che sconfessa detto atteggiamento, ma, come abbiamo detto e sulla base di quanto si può cogliere proprio nella situazione di metà decade, fino ad un certo punto. In proposito, negli ultimi giorni, la modellistica, assai inquieta, ha cercato, con difficoltà, di mettere a fuoco detta tendenza, proponendo, seppur a fasi alterne, anche spinte fredde di un certo rilievo, collegate alla confermata significativa rimonta islandese/groenlandese dell’anticiclone atlantico. Ma, e per come abbiamo ugualmente e precedentemente visto, non dandone una conferma convincente, e indicandole come una delle ipotesi tra le ipotesi. E la cautela, che è sempre d’obbligo quando si valutano carte di medio-lungo termine, mi ha indotto sia ad attendere eventuali conferme e sia a considerare, nella espressione di tale alternanza, un possibile grado di non eccessiva penetrazione verso sud di tali spinte fredde, una possibile relativa disposizione spostata ad ovest e/o retrograda e un possibile forcing zonale in rapida ripresa ed attenuante nel merito. Ebbene, alla luce delle ultime emissioni, per quanto non si possano ancora escludere situazioni ben orientate al freddo, si può si ammettere che risulta confermata la rimonta in atlantico di inizio decade e che risulta confermato anche l’innesco di azioni settentrionali capaci di guadagnare di latitudine, ma si deve anche ammettere che le stesse azioni si delineano non così energiche, un pò perché tendenzialmente non così incisive di per sé dal punto di vista barico, un pò perché, in una prima fase almeno, portate a muovere verso sud-ovest e verso l’iberia, ed un pò perché, e questo in una fase più avanzata, sollecitate negativamente da un forcing zonale in rapida ripresa. Il risultato di una tale evoluzione che, e mi ripeto, si prospetta ma rimane una ipotesi, può allora essere quello di una prima fase più instabile che fredda ed associata a moderata circolazione depressionaria iberico-mediterranea, e di una seconda fase caratterizzata dalla compattazione di una ben più definita ed acuta sacca fredda, sia in affondo che in transito verso est. Nel disegno della situazione di metà decade si nota la menzionata configurazione depressionaria che ingloba europa occidentale e mediterraneo, a struttura multipla, espressione degli affondi di aria instabile del nord-atlantico e che, per come rappresentato dalla simbologia, tende a richiamare ulteriori affondi settentrionali destinati ad un processo generale di fasatura, compattazione e maggiore incisività dell’aria fredda del nord a fine mese…
Pierangelo Perelli