Se dicembre ci aveva abituato ad un’insolita mitezza ed a passaggi perturbati che si sono contati sulle dita di una mano – appena tre, infatti, sono stati i sistemi nuvolosi che sono transitati sulla nostra penisola e per di più relegati alla seconda metà del mese – gennaio sembrerebbe aprire contraddistinto ancora da temperature al di sopra della media stagionale, ma probabilmente in compagnia di condizioni meteorologiche caratterizzate da una maggiore dinamicità atmosferica che risponde ai comandi dell’intensa circolazione depressionaria d’Islanda. Anche i prossimi giorni, quindi, trascorreranno con un tempo più autunnale che invernale, poiché le piogge non si accompagneranno al freddo che resterà invece lontano non solo dal Mediterraneo, ma anche da quasi tutto il continente europeo che è stato ormai da tempo conquistato dal flusso temperato zonale. In particolare, a medio termine, l’attenzione sarà tutta concentrata sulla perturbazione numero 2 di gennaio che si sta avvicinando alle coste occidentali europee e che nella giornata di sabato porterà una fase di tempo perturbato al Nord e su parte del Centro (figura 1), con piogge intense ed abbondanti sulle regioni settentrionali e nevicate copiose sull’arco alpino a quote medio-alte per la stagione.
Come è spesso avvenuto di recente, la circolazione atmosferica anche in questo caso sarà propensa ad isolare questa perturbazione sul Mediterraneo, accompagnandola ad un vortice ciclonico che tra lunedì 6 e mercoledì 8 gennaio tenderà sempre di più ad isolarsi sui mari meridionali italiani, mentre sul Mediterraneo occidentale e l’Italia si farà molto probabilmente strada un aumento della pressione atmosferica a tutte le quote (figura 2). Resterà invece immutata l’evoluzione in pieno Oceano Atlantico, dove sarà sempre attiva una continua azione perturbata che porterà gli intensi sistemi nuvolosi a scorrere sulle aree occidentali del continente, per poi sfilare verso la Scandinavia e la Russia. E, insieme a questi, saranno ancora una volta particolarmente miti le masse d’aria che, lasciato il medio Atlantico, riusciranno anch’esse a spingersi verso le alte latitudini dove, di conseguenza, continuerà ad essere marcatamente anomalo e di segno positivo lo scarto dalle medie stagionali di questo periodo del campo di temperatura, sia in quota che al suolo.
Seguirà, per il Mediterraneo, una fase caratterizzata da tempo più stabile, della durata di circa 3-4 giorni, in cui saremo probabilmente interessati da un aumento della pressione atmosferica per una modesta ondulazione anticiclonica di origine nord-africana che continuerà ovviamente a mantenere inalterato l’andamento delle temperature, sempre al di sopra delle medie stagionali (figura 3). Ancora niente di nuovo sulle restanti aree del continente europeo, dove agiranno ancora indisturbate le piovose correnti occidentali che continueranno a scorrere da sud-ovest verso nord-est. Arriveremo quindi all’inizio della seconda decade di gennaio senza grosse variazioni, a scala sinottica, sull’intero continente europeo anche se, nei piani bassi della stratosfera, ai limiti della troposfera, qualche timido tentativo di cambiamento di circolazione potrebbe iniziare a delinearsi.
Infatti, dopo aver visto nelle ultime settimane un Vortice Polare davvero molto compatto, ora la previsione a lungo termine della distribuzione della vorticità potenziale isentropica a 400 Kelvin (cioè a circa 200 hPa) sull’Emisfero Settentrionale, che bene inquadra proprio i movimenti del vasto lago di aria gelida, sembrerebbe cambiare forma ed evolvere, da ellissoide, verso una configurazione ad occhiale (figura 4), con le due “lenti” che sarebbero costituite dal lobo canadese, intento ad alimentare sempre la depressione d’Islanda, e da quello siberiano che potrebbe potenzialmente cambiare le carte in tavola sull’est europeo. Non saremo quindi in presenza di un Split del Vortice, ovvero in una sua completa rottura in due circolazioni distinte, ma solo in vista di un possibile cambiamento della sua forma che, PER IPOTESI, potrebbe ripercuotersi a lungo termine sulla disposizione del pattern sinottico a quote inferiori. Alla quota isobarica di 100 hPa (tra i 15 ed i 16 km di quota) si può apprezzare meglio il nuovo assetto del Vortice con i due centri motori sull’area canadese e siberiana, affiancato sul Pacifico da un modesto riscaldamento stratosferico che non sarà la causa del cambiamento di forma della struttura: a tal proposito, infatti, non si apprezza alcuna iniezione di aria calda dalle basse latitudini del Pacifico verso il Polo, ma solo una maggiore ondulazione della corrente a getto dal continente americano che potrebbe determinare il passaggio di una cresta dell’onda sul comparto scandinavo (anticiclone), seguita da un cavo d’onda proprio sul settore continentale europeo (depressione ricolma di aria gelida).
E sarà proprio questa l’area in cui è ipotizzabile, probabilmente entro la fine della seconda decade di gennaio, un sensibile raffreddamento e l’inizio di una stagione invernale al momento mai nata. Si tratta comunque di condizioni che andranno verificate nei prossimi giorni: l’unica certezza è che, se tali ragionamenti dovessero essere esatti e trovare riscontro anche nell’evoluzione reale dell’atmosfera, bisognerà aspettare ancora almeno una settimana per vedere questo cambiamento materializzarsi in modo più deciso anche nei piani più bassi della troposfera.
Fonte: Meteogiuliacci.it