Temperature di fine maggio come quelle di questi giorni non possono non far riflettere sull’andamento del clima e su come il clima degli ultimi decenni sia cambiato. E non è una fase estrema o particolare che può attivare tale discussione, quanto il fatto che, effettivamente, notiamo, da alcuni decenni, una fisionomia che, del sub-tropicale, vede maggiore protagonista il ramo africano piuttosto che quello atlantico o azzorriano. Le ipotesi e le argomentazioni, in tal senso, si sprecano, e c’è chi, ragionevolmente, mette in campo anche cause naturali legate ad una ciclicità corrispondente ad un periodo di 20/40 anni. In verità, però, la maggioranza dei climatologi, ascrivono detto cambiamento principalmente al riscaldamento antropico, ed è inutile nasconderci che sussiste, in proposito, una logica scientifica. Con buona pace dei ciarlatani che continuano a non credere all’influenza negativa dei gas serra e che, rispetto alla scienza seria, si collocano nella dimensione opposta della fantasia e del ridicolo. Notiamo, riferendoci alla situazione degli ultimi anni e decenni, nonché di questi giorni, oscillazioni in cui tendono a prevalere le situazioni che vedono depressioni a largo e rimonte dinamiche del sub-tropicale in sede mediterranea. E dobbiamo anche, se confrontiamo dette situazioni con quelle prevalenti di 40-60 anni fa, concludere che un cambiamento nella direzione indicata c’è stato, eccome. Le cause definibili nel dettaglio possono essere varie, e non c’è dubbio che una di queste potrebbe essere la temperatura in determinate sedi oceaniche, lì più elevata e, pertanto, influente nel favorire condizioni di bassa pressione piuttosto che una solida presenza azzorriana. Ma il campo, tra ipotesi che coinvolgono l’andamento più oscillante o perturbato del jet stream e un ITCZ o zona di convergenza intertropicale maggiormente estesa, è largo e la definizione di tali cause non può che essere ancora oggetto di studio. Visto, dopo una breve fase di maggiore variabilità con raffrescamenti, il possibile ristabilirsi, ad inizio giugno, di un quadro a prevalente azione sub-tropicale afro-mediterranea, ho preso in considerazione la situazione dello stesso periodo di 50 anni fa, ben diversa e dominata dalle azzorre, utile come spunto e come modello per dare l’idea del cambiamento climatico di cui stiamo trattando. Naturalmente, in senso assoluto o di per sé, un tale confronto ha poco senso e non dice assolutamente niente in proposito giacché i confronti valutativi di questo tipo si fanno paragonando periodi molto lunghi e di decenni. Ma in questo caso lo scopo è quello di prendere in considerazione due situazioni simbolo che bene servono a testimoniare, essendo quella di questi giorni rappresentativa degli ultimi anni e l’altra rappresentativa di cosa accadeva più frequentemente di oggi qualche decennio fa, il cambiamento suddetto. Nel mio disegno le frecce rosse e blu rappresentano l’andamento barico o dinamico in quota, mentre la freccia bianca enfatizza la situazione isobarica al suolo. Risulta evidente come, a tutte le quote, nella prima in alto sussistano affondi a largo e rimonte in sede continentale, mentre nella seconda in basso si configuri un quadro con una solida presenza anticiclonica oceanica che tende ad estendersi verso il mediterraneo e con una fisionomia maggiormente orientata secondo i paralleli dove non sussistono rimonte africane…
Pierangelo Perelli