Per chi non segue la meteorologia da un punto di vista tecnico è difficile concepire situazioni previsionali che cambiano da un giorno all’altro anche repentinamente. In verità la modellistica, che cerca di calcolare il tempo a 5-10 giorni ed oltre e che va valutata ora per ora o giorno per giorno, al rischio di dover cambiare anche drasticamente le cose in intervalli di tempo relativamente brevi è sempre ben esposta. E lo è naturalmente, senza che questo aspetto debba creare chissà quali reazioni. Le ultime emissioni di varie proiezioni, ad es., rivedono, rispetto a ieri, i destini della sacca atlantica di metà mese al ribasso e danno maggiore credibilità alla possibilità che la medesima risulti piuttosto frenata. Personalmente, proprio per effetto del fatto che analizzare quanto dicono i modelli, soprattutto in relazione a previsioni di medio-lungo termine, significa analizzare delle possibilità o delle ipotesi, tendo sempre ad usare il condizionale e a non escludere altre ipotesi o il più credibile ventaglio delle possibilità. Tant’è che, ad es., nel considerare, precedentemente, le conferme di un possibile certo relativo guasto dei primi giorni della seconda metà del mese, ho anche scritto che ipotesi di frenate per resistenze sub-tropicali o costrizioni del flusso a latitudini non così basse non possono essere ancora escluse. Detto questo ed al netto del fisiologico ed accettabile andamento delle indicazioni dei vari istituti meteo, ci si può chiedere, tuttavia e riflettendo, quale può essere il motivo per il quale, spesso, gli stessi modelli sottovalutano il sub-tropicale e, soprattutto, la spinta dinamica africana, ponendo un quesito certamente da fornire a grandi esperti ed a climatologi. Dunque quel certo guasto atlantico prospettato in precedenza non ci sarà e ci sarà, al contrario, un ritorno del caldo da sub-tropicale ramo africano? Beh, non lo si può ancora dire e nulla toglie che certe proiezioni favorevoli all’atlantico riemergano nei prossimi giorni. Si può affermare che gli ultimissimi aggiornamenti vedono una certa discordanza modellistica, con alcune proiezioni che continuano a caldeggiare spinte oceaniche franche ed altre assai meno all’atlantico favorevoli se non nettamente favorevoli al ritorno del promontorio africano. E’ naturale che in chi non segue la meteo tecnicamente sorga spontanea la domanda su come sia possibile una discordanza così estrema. Ma in verità ed invece, è tecnicamente assai possibile e plausibile. E lo è perché non occorre così tanto perché si verifichi una situazione rispetto ad un’altra nettamente differente sul piano dei destini meteo di una certa area. Basta, ad es. che quella promettente saccatura atlantica in moto verso est o sud-est tenda, ad un certo punto, a ruotare il proprio asse in senso orario e a scivolare di latitudine acquisendo maggiore connotazione meridiana e minore spinta zonale. Basta, cioè e ad es., che il grande getto freni un pò la propria corsa ovest-est deviando verso nord-est , ecc. ecc. Il disegno mostra, tra le possibilità evolutive del dopo ferragosto in gioco, le due più estreme ed ovvero quella che vede la saccatura entrare franca sul mediterraneo settentrionale o centro-settentrionale (colori blu) e quella che vede la medesima saccatura frenare, scivolare verso sud e maturare come grande circolazione vorticosa a ridosso dell’ovest del continente (colori rossi)…
Pierangelo Perelli